Fiera di Sant'Alessandro
La fiera di sant'Alessandro è stato un importante punto di traffici e scambi commerciali che si svolgevano sul prato di sant'Alessandro dal X secolo, dal 22 agosto fino all'8 di settembre, periodo in cui cadeva la festa di Alessandro di Bergamo - da qui il nome - e che si trovava nella parte bassa della città di Bergamo richiamando ogni anno commercianti e avventori da località lontane, mentre il periodo restante era prato da pascolo per il bestiame[1].
La fiera subì un forte declino alla metà del XIX secolo, quella che venne ripresa nel 2003 ha un aspetto prettamente agricolo, con esposizioni zootecniche, macchine agricole, prodotti enogastronomici e innovazioni sempre relative al mondo dell'agricoltura, che vogliono riportare l'attenzione al mondo contadino e la sua valorizzazione. La fiera è allestita a Bergamo in via Lunga Bergamo[2].
Posizione
[modifica | modifica wikitesto]I primi abitanti di Bergamo si stanziarono su sette colli[3], li urbanizzarono e si circordarono da mura per proteggersi dagli attacchi che potevano arrivare dalla pianura, solo nei secoli successivi nella parte sotto le mura, anche per mancanza di spazio, si formò una nuova zona della città abitata da artigiani, commercianti e contadini.
Un grande prato separava le due parti, quella nobile da quella della plebe, chiamato di sant'Alessandro o del Rasullo o Rasulo (rasato, incolto). In questa parte che, nell'odierna città, va da via Borfuro dove c'è il Palazzo di Giustizia e la chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano sul Sentierone un tempo si estendeva il grande prato che annualmente veniva occupato da commercianti e acquirenti e che portava ogni anno dal 22 agosto all'8 settembre numerosi avventori e commercianti. Per accogliere questo evento si erano costruiti casotti in legno per i venditori e monasteri e ospedali per accogliere i visitatori.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nell'899 Berengario I donò al vescovo Adalberto, per i favori ricevuti, una parte della curtis regia di Murgula e i diritti sulla fiera di sant'Alessandro, questo è il primo documento che fa riferimento alla fiera. Il vescovo cedette i diritti ai monaci di san Vincenzo nel 911 per garantire il loro sostentamento[4].
Nel 1428, con l'arrivo del dominio veneto, i monaci dovettero cedere al comune i diritti sulla fiera e l'amministrazione, nel 1475, donerà parte del prato per la costruzione dell'ospedale di santa Maria e san Marco che doveva riunire gli undici ospedali della città.
Serve considerare la posizione geografica strategica della città, che pur essendo territorio gestito da Venezia, si trovava confinante con la Milano spagnola, con le strade che collegavano alle valli, con la Svizzera attraverso la Via Priula, serve anche ricordare che gli svizzeri valdesi fuggiti per motivi religioni erano ben accetti nella città, tutto questo favorì uno sviluppo di presenza e di commercio molto importante[5].
Sulla zona erano stati costruiti casotti in legno che dovevano accogliere la merce e le famiglie dei venditori, nel 1596 ne sono documentati presenti 200, ma essendo in legno, dove si viveva e dove si accendevano fuochi che erano facilmente causa di incendi, capitava di frequente che questi incendi causassero gravi danneggiamenti. Quello che rimane maggiormente documentato, occorse la notte tra il 24 e il 25 agosto del 1591, a soli due giorni dell'apertura della fiera. Il fuoco era divampato nella bottega dello speziale Tommaso Orio, e rapidamente, alimentato dal vento caldo estivo, intaccò i casotti che essendo di legno subito s'infiammarono e con loro anche le mercanzie. I mercanti furono derubati anche delle poche merci che si erano salvate[6]. Si calcolò un danno di circa seicentomila scudi d'oro. Per fermare il vandalismo fu emesso un bando che obbligava a consegnare tutta la merce recuperata presso l'ospedale di San Marco. Anche il vescovo intimò la scomunica a chi fosse stato preso in flagranza di reato. Risulterebbe che un ladro trovato con la refurtiva fu immediatamente impiccato. Erano quelli anni di grande carestia. Il 16 settembre 1590 è documentata la presenza di tremila cittadini che, causa la fame, salirono a protestare in piazza Vecchia di fronte al palazzo del Podestà. Furono distribuito pane e sacchi di farina ma furono processati i dimostranti, alcuni espulsi e altri messi a servizio sulle galee venete.[7]
Per ovviare il ripetersi di altri incendi, nel 1730, vennero costruite nuove strutture in pietra. Nel 1740 venne eretto un edificio quadrato con quattro torrette ai lati come sedi istituzionali, edificio che riusciva a contenere 740 botteghe, aveva dodici ingressi e al centro una piazza con la fontana del Tritone progettata da Giovan Battista Caniana e Antonio Callegari, che si trova ancora presente in piazza Dante, ed è chiamata fontana di fiera.[8] Sulla piazza si esibivano artisti e giullari che intrattenevano gli avventori.
Il XVIII secolo vide un afflusso di persone fino ad essere contate sedicimila, che portarono a creare oltre all'esposizione anche feste, spettacoli, concerti, intrattenimenti circensi e processioni religiose, con la necessità di creare altre strutture provvisorie, come giostre e tende per i burattini, il tiro a segno e molte altre meraviglie. Questo forte affluire di persone durò fino alla fine del XIX secolo, fotografie conservate presso la Biblioteca Angelo Mai e conservate presso abitazioni private, testimoniano quanto fosse importante e frequentata la fiera, piccoli filmati di immagini in movimento venivano proiettati nei giorni della fiera[9].
Nel 1770 venne allestito sul tratto che va dal sentierone a dove erano presenti le muraine un teatro in legno stabile Bolognesi[10], venne successivamente costruito in muratura e denominato Riccardi dal nome della compagnia che lo gestiva, solo nel 1897 verrà restaurato diventando quello che è il teatro Gaetano Donizetti[11].
Il XIX secolo fu un secolo di guerre che non favorirono il commercio internazionale, così come il cambiare dei regimi con i nuovi blocchi e dazi doganali imposti dalla Repubblica cisalpina, ma il periodo successivo la Restaurazione, permise l'apertura di nuove attività, promulgando la fiera come un punto importante di scambi commerciali, inoltre la costruzione di Porta nuova a opera di Giuseppe Cusi consentì un più facile accesso alla città. I periodi dal 1833 al 1843 furono quelli che videro nella fiera di Bergamo il più importante snodo commerciale del territorio italiano[12].
Gli anni dal Quattrocento e dell'Ottocento iniziò un declino irrimediabile della fiera, conseguenziale a tanti fattori commerciali e produttivi. L'epidemia del colera e la crisi della bachicoltura, le conseguenze di moti rivoluzionari del 1848 1849 ridussero la fiera in un luogo di commercio piccolo e rionale. Il prato di sant'Alessandro fu urbanizzato, vennero distrutti i fabbricati ormai fatiscenti che occupavano il prato e sostituiti con nuovi palazzi e attività.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ C'era una volta il sintierino, storie e personaggi, su pressreader.com, Pressreader.
- ^ Ente Fiera Promoberg, su bergamofiera.it, EnteFiera. URL consultato il 6 agosto 2017.
- ^ Ebbene sì, anche la città di Bergamo è nata su sette colli, su bergamopost.it, Bergamo post. URL consultato il 6 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 4 agosto 2016).
- ^ la nascita del comune, su comune.bergamo.it, Comune di Bergamo. URL consultato il 3 settembre 2016.
- ^ Giovanni Carullo, Palazzo Frizzoni, Videocomp, 2003.
- ^ Dal prato di sant'Alessandro alla fiera settecentesca, su nottidiluce.com, Notti di luce, il luogo del prato. URL consultato il 6 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2017).
- ^ Secondo Donato Calvi la miseria aveva portato alcuni a cibarsi di due impiccati a Seriate, mentre è indicata la presenza di lupi, almeno un centinaio furono infatti catturati nel 1591 Silvana Milesi, Cavagna, Salmeggia, Zucco, Palma il Giovane e il secondo cinquecento bergamasco, Corponove Editore, 1992.
- ^ La nascita del complesso piacentino, su centropiacentiniano.it, Centro Piacentino il salotto di Bergamo. URL consultato il 2 febbraio 2019.
- ^ I volti della fiera, su bergamo.corriere.it, Corriere di Bergamo. URL consultato il 6 agosto 2017.
- ^ Un teatro stabile per i burattini bolognesi, su bolognatoday.it, Bologna todey.
- ^ La fiera di s.Alessandro, su bergamoestoria.it, Fondazione Bergamo nella storia (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2017).
- ^ Giovanni Carullo, Palazzo Frizzoni, Viedeocomp, 2008.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giovanni Carullo, Palazzo Frizzoni, Bergamo, Videocomp, 2003, SBN IT\ICCU\LO1\0803462.
- Renato Ravelli, Bergamo una città e il suo fascino, illustrazioni di Alfonso Modonesi, 4ª ed., Bergamo, Grafica e arte Bergamo, 1986, SBN IT\ICCU\MIL\0566714.