Vai al contenuto

Ordine costantiniano di San Giorgio (Parma)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Sacro imperiale angelico Ordine costantiniano di San Giorgio
Le insegne dell'ordine con (ω) l'omega minuscolo che lo contraddistingue dalla versione adottata dal Regno delle Due Sicilie.

Ducato di Parma e Piacenza
TipologiaOrdine dinastico
Statusattivo
CapoCarlo Saverio di Borbone-Parma
IstituzioneXVI secolo
1816 (separato dall'Ordine dei Borbone-Due Sicilie)
Primo capoCostantino I (leggendario)
Andrea Angelo Flavio Comneno
Derivato daOrdine costantiniano di San Giorgio
Gradisenatore di gran croce con collana
senatore di gran croce
commendatore
cavaliere di 1ª classe
cavaliere di 2ª classe
Precedenza
Ordine più alto-
Ordine più bassoOrdine del Merito sotto il Titolo di San Lodovico
Nastro dell'ordine

Il Sacro Angelico Imperiale Ordine Costantiniano di San Giorgio è un ordine cavalleresco dinastico del ducato di Parma e Piacenza ed una delle tre incarnazioni moderne dell'Ordine costantiniano di San Giorgio.

Oggi esistono due ordini omonimi, uno ereditato dai Borbone-Parma e l'altro dai Borbone-Due Sicilie. A sua volta l'ordine napoletano è conteso, insieme al ruolo di capo della casata dei Borbone Due-Sicilie.

Lo stesso argomento in dettaglio: Ordine costantiniano di San Giorgio.
Dipinto del duca Francesco Farnese con le vesti dell'Ordine.
Maria Luigia, con la fascia dell'Ordine.

La leggenda vuole che le origini dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio risalgono a prima della fondazione di Costantinopoli, in quanto è tradizionalmente legato all'imperatore Costantino I oltre che a Isacco II Angelo. In realtà, gli ordini militari cavallereschi sono un'invenzione medioevale, e l'ordine risale al XVI secolo. La leggenda della nascita dell'ordine (che include i presupposti legami a Costantino, San Giorgio, e le crociate) appare per la prima volta dopo la caduta di Costantinopoli e la cattura di Rodi da parte degli Ottomani.[1][2] Benché la leggenda implichi gli imperatori Bizantini nella storia dell'ordine, in realtà gli ordini cavallereschi (come questo stesso, i Templari, o gli Ospitalieri) non esistevano come istituzione nell'Impero Bizantino.[3][1][4] Il ruolo degli imperatori Bizantini come Gran Maestri dell'ordine è frutto di fabbricazioni successive.[4][2][5]

La nascita dell'ordine è invece legata alla famigli degli Angeli Flavi, una dinastia cattolica dei Balcani. Gli Angeli Flavi reclamavano varie discendenze, tra cui quella da Constantino I (ritenuta dagli storici moderni fittizia) e da Isacco II Angelo (ritenuta improbabile ma possibile dagli storici).[2] I legami dinastici e la leggenda della nascita dell'ordine ad opera di Costantino furono un'invenzione degli Angeli Flavi per dare prestigio alla propria dinastia.[4][2] La data di nascita esatta dell'ordine è sconosciuta, ma deve essere apparso all'inizio del '500. Fonti secondarie danno notizia dei primi statuti noti dell'ordine risalgono al 1522 ad opera di Giovanni II Cesare Nemagna Paleologos e descrivono l'ordine col nome di «Milizia Aureata Angelica Costantiniana sotto il titolo di Santo Stefano e la protezione di San Giorgio». Tra i "compatrioti" dell'ordine vi era anche la famigli degli Angeli Flavi. Non è certo se questo ordine fosse quello attuale, di cui poi gli Angeli Flavi abbiano preso il comando, oppure uno precedente.[2][1]

Un motu priorio di Paolo III, Cum sicut accepimus, datatao tra il 1545-49 conferma alcuni presunti privilegi Leone I e Michele Paleologo agli per le creazione di cavalieri del toson d'oror, ma non menzioni l'ordine costantiniano. Uno dei primi documenti certo a descrivere l'ordine è da parte di Alessandro Riario, protonotario apostolico, e parente alla lontana degli Angeli, che rilasciò il «Processus fulminatus ad favorem Ordinis Militaris, sub titulo sancti Georgij» il 10 giugno 1568. Questo documento contiene la descrizione dell'ordine e i privilegi dei Gran Maestri.[2]

L'Ordine Costantiniano venne successivamente ceduto dall'ultimo discendente della famiglia Giovanni Andrea Angelo Flavio a Francesco Farnese nel 1698 con un atto del 1697. Il trasferimento definitivo fu approvato dall'imperatore Leopoldo I d'Asburgo e da papa Innocenzo XII; conseguentemente Francesco agli inizi del Settecento assunse il Gran Magistero nella basilica di Santa Maria della Steccata che diventò di fatto la sede conventuale dell'Ordine mentre, prima del 1698, la sede amministrativa era a Venezia. Nel 1718 papa Clemente XI con la bolla Militantis Ecclesiae confermò la natura dinastica dell'Ordine attraverso due condizioni essenziali all'assunzione del Gran Magistero e cioè, essere discendenti dei Farnese e Duchi di Parma e Piacenza. Con la morte senza eredi dell'ultimo duca Farnese Antonio il Gran Magistero passò al figlio della nipote Elisabetta, Carlo I di Borbone, Duca di Parma che una volta diventato re delle Due Sicilie trasferì l'Ordine da Parma a Napoli negando quindi la condizione legata alla sovranità del ducato. In seguito, per tutto il '700, Filippo e Ferdinando cercarono di rivendicare il Gran Magistero senza però risultati dato che erano politicamente deboli in confronto ai fratelli e cugini napoletani e spagnoli.

Il periodo della Restaurazione

[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il Congresso di Vienna, nel 1815, Maria Luisa d'Asburgo-Lorena fu riconosciuta sovrana del Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla e con un decreto del 26 febbraio 1816, ripristinò l'Ordine costantiniano di San Giorgio appartenente al patrimonio araldico dei Farnese, che avevano retto il ducato prima dei Borbone, suoi diretti predecessori sul trono parmense.[6] Il 24 aprile dello stesso anno nominò nove cavalieri di giustizia e tredici cavalieri di merito, istituendo, il 12 marzo 1817, una commissione araldica presieduta dal principe di Soragna per valutare i titoli di ammissione nelle categorie nobiliari.[7] La carica di gran priore, per decreto del 28 luglio 1826 della stessa duchessa Maria Luigia, ancora oggi in vigore, fu "riunita ed annessa costantemente alla Dignità Episcopale pro tempore della Diocesi di Parma".

Dall'Unità al giorno d'oggi

[modifica | modifica wikitesto]

L'ordine fu soppresso con l'unità d'Italia, tuttavia il duca Roberto I continuò a conferire l'Ordine così come quello di San Lodovico ai membri della propria famiglia e ad altre persone di rilievo in tutta Europa.

Relativamente alla Legge 178/51, l'Ordine è riconosciuto dallo Stato Italiano come "ordine dinastico non nazionale" legittimamente conferibile ed il suo uso sul territorio italiano è autorizzabile a domanda dal Ministero degli affari esteri[8].

In continuità con la sua storia secolare, sono oggi insigniti del S.A.I. Ordine costantiniano capi di Stato, ministri, ecclesiastici, diplomatici, esponenti del mondo dell'economia, della cultura, dell'imprenditoria. Storica sede parmense dell'Ordine, dal periodo farnesiano ad oggi, è la basilica di Santa Maria della Steccata, che dal 2006 ospita anche il Museo costantiniano.[9] Dal 1922 i suoi beni sono gestiti da un Ente del cui Consiglio fanno parte le massime autorità della città di Parma.

L'insegna dell'Ordine parmense è la medesima dell'epoca farnesiana, con l'omega minuscolo, come appare fin dalle origini sulla simbologia paleocristiana, mentre l'Ordine Costantiniano di San Giorgio, quando venne trasferito nel Regno delle Due Sicilie, adottò successivamente l'omega maiuscolo, particolare per il quale si differenziano i due ordini. La lettera alfa (Α) e la sigla IHSV invece è uguale in entrambe le versioni.

Dopo le riforme volute da Maria Luigia nel 1845, l'Ordine è attualmente suddiviso in cinque classi:

  • Senatore di Gran Croce con Collana
  • Senatore di Gran Croce
  • Commendatore
  • Cavaliere di 1ª Classe
  • Cavaliere di 2ª Classe
Nastri
Cavaliere di 1ª e 2ª classe
Commendatore
Senatore di gran croce

Membri illustri

[modifica | modifica wikitesto]
Charles-René de Bombelles con la fascia e la placca di Gran Croce.
L'arcivescovo Giovanni Tommaso Neuschel, al petto si può notare la placca dell'Ordine.
Joseph von Werklein con al petto la medaglia dell'Ordine.
Antonio Lombardini con il collare del S.A.I Ordine Costantiniano.
  1. ^ a b c (EN) Donald M. Nicol, The Immortal Emperor: The Life and Legend of Constantine Palaiologos, Last Emperor of the Romans, Cambridge University Press, 9 maggio 2002, ISBN 978-0-521-89409-8. URL consultato il 1º ottobre 2022.
  2. ^ a b c d e f Guy Stair Sainty, The Constantinian Order of Saint George : and the Angeli, Farnese and Bourbon families which governed it, Boletín Oficial del Estado, 2019, ISBN 978-84-340-2506-6, OCLC 1090141809. URL consultato il 1º ottobre 2022.
  3. ^ Guy Stair Sainty, The Constantinian Order of Saint George : and the Angeli, Farnese and Bourbon families which governed it, Boletín Oficial del Estado, 2019, p. 46, ISBN 978-84-340-2506-6, OCLC 1090141809. URL consultato il 1º ottobre 2022.
  4. ^ a b c (EN) Demetrius Rhodocanakis, The Imperial Constantinian Order of St. George: A Review of Modern Impostures and a Sketch of Its True History, Longmans, Green, and Company, 1870. URL consultato il 1º ottobre 2022.
  5. ^ Donald MacGillivray Nicol, The immortal emperor : the life and legend of Constantine Palaiologos, last emperor of the Romans, Cambridge University Press, 1992, ISBN 0-521-41456-3, OCLC 317459939. URL consultato il 1º ottobre 2022.
  6. ^ AA.VV., L'Ordine costantiniano di San Giorgio, storia, stemmi e cavalieri, Parma, 2002
  7. ^ borboneparma.it
  8. ^ Gli ordini cavallereschi e la Legge 178/51
  9. ^ Museo Costantiniano Steccata, su cultura.comune.parma.it. URL consultato il 19 gennaio 2016.
  10. ^ Gli insigniti sono tratti dagli elenchi riportati negli "Almanacchi di Corte" del Ducato di Parma e Piacenza, pubblicati dalla Tipografia ducale fino al 1859.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]