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M76 (astronomia)

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M76
Nebulosa planetaria
La nebulosa piccola campana muta
Scoperta
ScopritorePierre Méchain
Data1780
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazionePerseo
Ascensione retta01h 42m 18s[1]
Declinazione+51° 35′ :[1]
Distanza3400 a.l.
(1042 pc)
Magnitudine apparente (V)10,1[1]
Dimensione apparente (V)2,7' x 1,8'
Caratteristiche fisiche
TipoNebulosa planetaria
Galassia di appartenenzaVia Lattea
Dimensioni2.6 a.l.
(1 pc)
Altre designazioni
M76, NGC 650/651[1]
Mappa di localizzazione
M76
Categoria di nebulose planetarie

M 76 (nota talvolta anche come Piccola Dumbell, Piccola Nebulosa Manubrio, Nebulosa Tappo di Sughero, Nebulosa Farfalla o con le sigle NGC 650 e NGC 651) è una nebulosa planetaria visibile nella costellazione di Perseo. È stata scoperta da Pierre Méchain nel 1780.

Osservazione

Mappa per individuare M76.

M76 è individuabile con difficoltà, sia a causa della sua debole luminosità (si tratta dell'oggetto più debole fra quelli indicati da Messier), sia perché nei suoi dintorni non si trovano stelle luminose: un metodo per rintracciarla è raggiungere la stella φ Persei, di quarta magnitudine, e poi muoversi di circa un grado verso nord; è al di fuori della portata di un binocolo, con l'eccezione di un 11x80, in cui si mostra come un puntino pallido e sfuocato. Un telescopio da 150mm lo mostra come un oggetto allungato in senso nordest-sudovest; strumenti superiori mostrano due lobi, che la fanno rassomigliare alla Nebulosa Manubrio nella costellazione della Volpetta.[2]

La sua declinazione è molto settentrionale: infatti quest'ammasso si presenta circumpolare da buona parte dell'emisfero boreale, come quasi tutta l'Europa e il Nordamerica; dall'emisfero australe invece è possibile osservarla solo in prossimità dell'equatore e del tropico del Capricorno.[3] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra settembre e febbraio.

Storia delle osservazioni

M76 fu scoperta da Giovanni Battista Hodierna nel 1754 e in seguito riscoperta indipendentemente da Charles Messier nel 1764: quest'ultimo la descrisse come una nebulosa estremamente debole che al minimo accenno di inquinamento luminoso diviene invisibile. William Herschel si convinse di avere a che fare con un oggetto nebuloso doppio non risolvibile, così la considerò come due oggetti separati; questo l'errore venne poi ripreso anche dal New General Catalogue, in cui è indicata con una doppia numerazione. Il pastore Webb la paragonò a M27, definendola come una sua piccola miniatura.[2]

Caratteristiche

La nebulosa possiede due numeri NGC perché si sospettava che fosse una nebulosa doppia con le due componenti in contatto. Invece NGC 651 è soltanto la parte a nord-est della nebulosa. L'aspetto della nebulosa piccola campana muta assomiglia in una certa misura a quello della nebulosa Manubrio M27.[2]

È uno degli oggetti Messier più deboli con la sua magnitudine visuale di 10,1. La zona più brillante della nebulosa ha un diametro di 65 secondi d'arco, mentre l'alone ha un'estensione di 290 secondi d'arco. La stella centrale ha magnitudine di 16,6 e una temperatura di 140.000 K; probabilmente raffreddandosi diventerà una nana bianca in una decina di milioni di anni.[2]

Note

  1. ^ a b c d SIMBAD Astronomical Database, su Results for Messier 52. URL consultato l'8 dicembre 2006.
  2. ^ a b c d Federico Manzini, Nuovo Orione - Il Catalogo di Messier, 2000.
  3. ^ Una declinazione di 52°N equivale ad una distanza angolare dal polo nord celeste di 38°; il che equivale a dire che a nord del 38°N l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a sud del 38°S l'oggetto non sorge mai.

Bibliografia

Libri

  • (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Messier Objects, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-521-55332-6.

Carte celesti

  • Toshimi Taki, Taki's 8.5 Magnitude Star Atlas, su geocities.jp, 2005. - Atlante celeste liberamente scaricabile in formato PDF.
  • Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0 - Volume I - The Northern Hemisphere to -6°, Richmond, Virginia, USA, Willmann-Bell, inc., 1987, ISBN 0-943396-14-X.
  • Tirion, Sinnott, Sky Atlas 2000.0 - Second Edition, Cambridge, USA, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-933346-90-5.
  • Tirion, The Cambridge Star Atlas 2000.0, 3ª ed., Cambridge, USA, Cambridge University Press, 2001, ISBN 0-521-80084-6.

Pubblicazioni scientifiche

Voci correlate

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