Vai al contenuto

Marie-Madeleine d'Aubray

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Marie-Madeleine d'Aubray durante la tortura

Marie-Madeleine d'Aubray, marchesa di Brinvilliers (Parigi, 6 luglio 1630Parigi, 17 luglio 1676), è stata una nobile e serial killer francese.

Primogenita dei sei figli di Antoine Dreux d'Aubray, un consigliere di Stato e luogotenente civile di Parigi, la donna apparteneva alla nobiltà di toga. Era sposata con Antoine Gobelin, marchese di Brinvilliers, erede della famiglia produttrice degli arazzi Gobelins[1].

Dopo aver condotto una vita dissoluta[2] imparò dal suo amante Godin de Sainte-Croix a maneggiare i veleni[3]. Sembra che, a sua volta, il Sainte-Croix avesse appreso tali conoscenze da un prigioniero italiano durante la sua prigionia alla Bastiglia. La donna e il suo amante sperimentarono gli effetti dell'arsenico su alcuni familiari di Marie avvelenando a poco a poco il padre e due fratelli[1]. Cercarono poi di uccidere anche una sorella, una cognata, una nipote e il marito Antoine[3].

Il ritratto che le fece Le Brun durante l'esecuzione

Sainte-Croix morì probabilmente durante un esperimento[1]. Il suo laboratorio venne perquisito e in un cofanetto vennero trovate le lettere dei due amanti[3]. Prima che potesse essere arrestata però Marie riuscì a fuggire in Inghilterra facendo perdere le proprie tracce.

Gli inquirenti presero allora un suo domestico, Jean Hamelin, il quale sotto tortura confessò i crimini della sua padrona[1]. Si aprì a Parigi il cosiddetto Affare dei veleni, un processo sui loschi traffici instaurati tra la corte di Versailles e i bassifondi della capitale. Al centro di questi era Jean-Baptiste Gaudin, il quale procurava potenti veleni dietro lauto compenso ai nobili che glieli richiedevano[1]. Durante l'affare, che raggiunse il suo culmine tra il 1679 e il 1682, vennero imprigionate 442 persone[1].

Nel 1673 Marie-Madeleine fu condannata a morte in contumacia e la Camera di Giustizia parigina chiese al re Carlo II d'Inghilterra l'estradizione. La donna però riuscì di nuovo a fuggire nascondendosi in un convento a Liegi[2]. Ivi però un reparto della cavalleria francese, che si trovava in città a causa della guerra d'Olanda, la riconobbe e la riportò in Francia[1]. Durante il processo del Parlamento di Parigi, che si svolse tra il 29 aprile e il 16 luglio 1676, confessò i suoi crimini e collaborò parzialmente a smascherare la rete criminale che coinvolgeva diversi membri dell'alta società e della nobiltà[1].

Ormai prossima alla morte, Marie-Madeleine si convertì per merito dell'abate Pirot, teologo della Sorbona, a cui confidò il proprio pentimento e il desiderio di venire bruciata viva per espiare i suoi peccati[1]. Il pittore Charles Le Brun, il decoratore della reggia di Versailles, andò ad assistere all'esecuzione e ne eseguì un disegno ritraendo il viso della condannata durante il supplizio.

Rappresentazioni artistiche

[modifica | modifica wikitesto]

Vi sono stati due arrangiamenti musicali sulla sua vita:

The Sailor Moon musical Kessen / Transylvania no Mori (Kaiteiban), include un personaggio conosciuto come De Brinvilliers-Sensei. Era una vampira insegnante di chimica che testava i suoi studenti con i vari veleni. La sua vicenda è narrata da Alexandre Dumas in La Marquise de Brinvilliers[4] (trad. it. L'avvelenatrice[5]), racconto storico, pubblicato nel 1841, nella serie Crimes célèbres.

  1. ^ a b c d e f g h i Guido Gerosa, Il Re Sole, Mondadori, Milano, 2008
  2. ^ a b La Marchesa de Brinvilliers e l'Era dell'Arsenico
  3. ^ a b c 1911 Encyclopædia Britannica/Brinvilliers, Marie Madeleine Marguerite d'Aubray, Marquise de - Wikisource, the free online library
  4. ^ Alexandre Dumas, Les Crimes Célèbres T. 3 La Marquise de Brinvilliers. Les Cencis. La Marquise de Ganges, Bruxelles, Leipzig Meline, Cans et Compagnie 1841.
  5. ^ Alexandre Dumas, L'avvelenatrice, Milano, Leone, 2013. ISBN 978-88-6393-125-9.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN25407220 · ISNI (EN0000 0001 2124 8927 · CERL cnp01049171 · LCCN (ENn84076756 · GND (DE119193434 · BNF (FRcb14413155w (data) · J9U (ENHE987007277819105171