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Scuola scozzese

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La scuola scozzese di filosofia nasce nella seconda metà del Settecento quando il centro dell'illuminismo inglese si sposta nella Scozia di David Hume e di altri autori spesso in polemica con il suo pensiero. [1]

Il "senso comune"

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Thomas Reid

Nel 1763 alla cattedra di filosofia morale di Adam Smith a Glasgow succede Thomas Reid fondatore della "Scuola scozzese del senso comune". Nella sua opera più importante, Ricerca sullo spirito umano secondo i principi del senso comune, Reid sostiene la progressiva degenerazione della filosofia inglese contemporanea che, ad opera della filosofia cartesiana e passando per le filosofie di Locke, Berkeley, sarebbe arrivata alla sua deleteria conclusione con il pensiero di Hume.

L'"ideismo" cioè di Cartesio, di Locke e Berkeley, che sostenevano che non le cose ma le idee fossero il vero oggetto della conoscenza, ha avuto la sua naturale conclusione con David Hume che aveva infatti negato ogni realtà non solo all'oggetto ma anche alla sostanza spirituale. Lo scetticismo di Hume riguardo alla realtà materiale e spirituale non può però inficiare l'esistenza di verità che appaiono all'uomo, quando rifletta su sé medesimo, di una tale evidenza da costituire "principî del senso comune" (principles of common sense).

Reid è infatti convinto che l'oggetto del conoscere sia la cosa stessa e che quindi esista un mondo spirituale esterno alla realtà materiale. Questa è una verità certa che non ha bisogno di essere dimostrata razionalmente e che si fonda su una indubitale intuizione immediata documentata dall'universale "senso comune". [2]

«L'uomo che per primo scoprì che il freddo congela l'acqua e che il caldo la trasforma in vapore procedette sulla base degli stessi principi generali e con lo stesso metodo con cui Newton scoprì la legge di gravitazione e le proprietà della luce. Le sue regulae philosophandi sono massime del senso comune, e vengono praticate ogni giorno nella vita comune; e colui che filosofa con altre regole, sia rispetto al mondo materiale sia rispetto alla mente, fallisce il suo scopo [3]

Seguaci della scuola scozzese

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«I veri tra questi sono Reid, siccome il capo, Beattie, Oswald, Scott, Brown e Dugal-Stewart, i primi due come semplici proseliti e gli ultimi due come illustratori ed ampliatori [4]»

Continuatori della tradizione della scuola nel XIX secolo sono stati:

  1. ^ Ove non indicato diversamente, le informazioni contenute nella voce hanno come fonte Dizionario di filosofia (2009) alla voce corrispondente
  2. ^ Guido Calogero, Scuola scozzese, Enciclopedia Italiana (1936)
  3. ^ Thomas Reid, Ricerca sullo spirito umano in Andrea Mario Moschetti, Grande antologia filosofica, editore C. Marzorati, 1968 p.271
  4. ^ Wilhelm Gottlieb Tennemann, Manuale della storia della Filosofia, Tr. it. di Longhena, con note e supplementi dei professori G. Romagnosi e B. Poli, Milano, 1832, pp. 93-94
  • Thomas Ahnert, Susan Manning (eds.), Character, Self, and Sociability in the Scottish Enlightenment, Palgrave Macmillan, 2011 ISBN 978-1-349-28869-4
  • Alexander Broadie (ed.), The Cambridge Companion to the Scottish Enlightenment, Cambridge University Press, 2003.
  • Alexander Broadie, A History of Scottish Philosophy, Edinburgh University Press, 2009.
  • George Davie, The Scotch Metaphysics. A century of Enlightenment in Scotland, New York, Routledge, 2001.
  • Franco Restaino, Scetticismo e senso comune. La filosofia scozzese da Hume a Reid, Roma-Bari, Laterza, 1974.
  • Antonio Santucci (a cura di), Scienza e filosofia scozzese nell'età di Hume, Bologna, Il Mulino, 1976.

Voci correlate

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