Psamate (astronomia)
Psamate (Nettuno X) | |
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Satellite di | Nettuno |
Scoperta | 29 agosto 2003 |
Scopritori | David Jewitt Jan Kleyna Scott Sheppard Matthew Holman John Kavelaars |
Parametri orbitali | |
(all'epoca J2000) | |
Semiasse maggiore | 46 695 000 km 0,3121 UA |
Periodo orbitale | 9115,91 giorni (24,9587 anni) |
Inclinazione orbitale | 137,391° |
Inclinazione rispetto all'equat. di Nettuno | 146,60° |
Eccentricità | 0,4499 |
Dati fisici | |
Diametro equat. | 28 km |
Massa | 1,5 × 1016 kg
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Densità media | 1,5 × 10³ kg/m³ |
Acceleraz. di gravità in superficie | 0,0056 m/s² |
Pressione atm. | nulla |
Albedo | 0,16 |
Psamate, o Nettuno X, è un satellite minore di Nettuno, scoperto nel 2003 dal gruppo di ricerca di Matthew Holman utilizzando il telescopio Subaru da 8 metri.[1][2] Noto con la designazione provvisoria S/2003 N1 fino al 2007,[3] ha ricevuto dall'Unione Astronomica Internazionale il nome definitivo di Psamate, (dal greco Ψαμάθη), una delle Nereidi.
Parametri orbitali
[modifica | modifica wikitesto]Il satellite ha un diametro di 38 chilometri.[4] Orbita attorno a Nettuno con un semiasse maggiore di circa 46,7 milioni di chilometri e impiega quasi 25 anni terrestri per fare un giro completo attorno al suo pianeta. L'orbita è vicina al limite teorico di stabilità per un oggetto in moto retrogrado.[5] Data la somiglianza dei parametri orbitali con quelli di Neso (S/2002 N 4), è stato ipotizzato che entrambi i satelliti abbiano avuto comune origine dalla frammentazione di un oggetto più grande.[6] Entrambi sono i satelliti più lontani dal loro pianeta madre nell'intero sistema solare.[7]
Parametri fisici
[modifica | modifica wikitesto]Se si assume un'albedo di 0,16 come per altri satelliti di Nettuno, ne risulta un diametro di 38 km.[6] La superficie del satellite appare quindi piuttosto scura.
La densità calcolata è di 1,5 g/cm³, il che fa supporre che la sua parte superiore sia costituita di ghiaccio d'acqua.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ JPL, Planetary Satellite Discovery Circumstances, su ssd.jpl.nasa.gov, Jet Propulsion Laboratory, 21 luglio 2011. URL consultato il 24 ottobre 2011.
- ^ Daniel W. E. Green, Satellites of Neptune, in IAU Circular, vol. 8193, 3 settembre 2003. URL consultato il 24 ottobre 2011.
- ^ Brian G. Marsden, MPEC 2003-R19 : S/2003 N 1, su minorplanetcenter.org, Minor Planet Center, Smithsonian Astrophysical Observatory, 2003. URL consultato l'8 gennaio 2011.
- ^ Scott S. Sheppard, Neptune's Known Satellites, su dtm.ciw.edu, Department of Terrestrial Magnetism (Carnegie Institution of Washington). URL consultato il 13 dicembre 2008.
- ^ R. A. Jacobson, NEP078 - JPL satellite ephemeris, su Planetary Satellite Mean Orbital Parameters, 2008. URL consultato il 23 settembre 2009.
- ^ a b Sheppard, Scott S.; Jewitt, David C.; Kleyna, Jan (2006). A Survey for "Normal" Irregular Satellites around Neptune: Limits to Completeness. The Astronomical Journal, 132: 171–176. https://arxiv.org/abs/astro-ph/0604552 Bibcode 2006AJ....132..171S. doi:10.1086/504799.
- ^ Richard, Jr. Schmude, Uranus, Neptune, Pluto and How to Observe Them, Springer, 2008, p. 106, ISBN 0-387-76601-4.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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