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Trofeo delle alpi
pagina francese https://fr.wikipedia.org/wiki/Troph%C3%A9e_des_Alpes
pagina italiana: Trofeo delle Alpi
Trofeo delle Alpi | |
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La Turbie e il trofeo delle Alpi | |
Civiltà | Romana |
Epoca | I secolo a.C |
Localizzazione | |
Stato | Francia |
Comune | La Turbie |
Dimensioni | |
Altezza | 35 metri |
Larghezza | 38 metri |
Amministrazione | |
Responsabile | Stato |
Visitabile | Sì |
Sito web | it.wikipedia.org/wiki/Monumento_storico_ |
Mappa di localizzazione | |
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il monumento venne eretto, sul punto più alto della via Julia Augusta, negli anni 7-6 a.C. in onore dell'imperatore Augusto per commemorare le vittorie riportate dai suoi generali (tra cui i figliastri Druso maggiore e Tiberio) e la definitiva sottomissione di 44 tribù alpine. Questi popoli non sferravano attacchi per impossessarsi delle merci, ma, una volta entrati nel loro territorio, imponevano un controllo delle relazioni commerciali e dei movimenti militari, inaccettabili per l'Impero romano.
Menzionando altri popoli Reti e Alpini, il trofeo celebra indirettamente la sottomissione dal 23 al 13 a.C. degli ultimi popoli celtico-liguri indipendenti che popolavano la zona alpina tra la provincia Narbonese e la Gallia cisalpina. In questo luogo la sottomissione ha permesso la continuazione della via Aurelia attraverso la costruzione della via Julia Augusta. I vinti, godendo della clemenza imperiale, hanno ricevuto nel 10 a.C. la regione delle Alpi marittime, la cui capitale, costruita di fronte a Nikaia, era Cemenelum, oggi Cimiez, un quartiere di Nizza.
Il Trofeo non aveva né vocazione militare né ruolo di rifugio o di fortificazione, ma demarcava il confine tra l'Italia romana e la Gallia Narbonese lungo la Via Julia Augusta, successivamente spostato al fiume Varo.
Questo trofeo nel tempo segue, nelle Gallie, il trofeo di Pompeo, in Summum Pyrenaeum, quello di Briot (ora al museo di Antibes) e altri[1].
Storia successiva
[modifica | modifica wikitesto]Tra il XII ed il XV secolo il Trofeo delle Alpi venne trasformato in fortezza, soprattutto a scopo di avvistamento e di difesa dalle scorribande dei pirati saraceni.
Durante gli scontri tra gli eserciti del Regno di Francia e del Ducato di Savoia, nell'ambito della Guerra di successione spagnola, Luigi XIV ordinò la distruzione di tutte le fortezze conquistate ed il Trofeo venne minato e fatto parzialmente esplodere il 4 maggio 1705.
La distruzione del complesso aprì la strada al suo progressivo smantellamento per trarne materiale da costruzione, nonostante l'originaria cava di epoca romana fosse ubicata a soli 500 metri di distanza. Dopo il ritorno di Turbia sotto l'autorità savoiarda, venne autorizzato il prelievo dei materiali dalle rovine, per la costruzione della sottostante chiesa di San Michele, iniziata nel 1664.
Nel 1865 i resti sono stati classificati come monumenti storici [2].
Prima del restauro parziale, effettuato agli inizi del XX secolo non rimanevano che quattro colonne intatte, e solo la facciata occidentale (con l'iscrizione) è stata ricostruita quasi completamente; ulteriori resti e frammenti sono esposti nel museo archeologico ricavato nel basamento.
I lavori di restauro sono stati resi possibili negli anni '30 del Novecento dagli studi dell'architetto Jules Formigé e dal generoso finanziamento del mecenate statunitense Edward Tuck. È stato inaugurato il 26 aprile 1934. L'altezza del monumento misura oggi 35 metri, mentre originariamente, grazie alla statua, raggiungeva i 50 metri. Dalla sua terrazza panoramica è possibile godere d'un punto d'osservazione che, in giornate limpide, consente di spaziare visivamente dalla riviera ligure di ponente al golfo di Saint-Tropez.
Il bimillenario del trofeo[3] [4]è stato commemorato dal 10 luglio al 28 agosto 1994 dal Centro dei monumenti nazionali con una composizione di tre giovani artisti che hanno proposto delle rivisitazioni del Trofeo, la realizzazione di un film di Vincent Gareng sulla storia del monumento e uno spettacolo di luci di Louis Clair, professionista in progetti di illuminazione artistica.
Costruzione
[modifica | modifica wikitesto]La costruzione, parte in marmo lunense e parte in pietra locale[5], concepita secondo il modello architettonico vitruviano sul modello del Mausoleo di Alicarnasso, consisteva di un piedistallo quadrato misurante 38 metri di lato, sulla cui facciata occidentale era apposta un'iscrizione con la dedica ad Augusto. Ai lati dell'iscrizione c'erano dei trofei.
Il secondo ordine era composto da un basamento, anche questo quadrato ma di dimensione minore, su cui poggiavano 24 colonne, con capitelli dorici, poste in cerchio e adornate da un fregio dorico con alternanza di metope e triglifi.
All'interno del colonnato si trovava una torre cilindrica in cui, alternate alle colonne, si trovavano delle nicchie dove erano state collocate le statue dei comandanti militari che avevano partecipato alla spedizione, tra cui quella di Druso. Sulle colonne poggiava infine una copertura conica a gradoni, coronata da una imponente statua di Augusto in bronzo dorato raffigurato nell'atto di sottomettere due barbari inginocchiati ai suoi piedi. Nell'insieme la struttura, secondo gli architetti Formigé padre e figlio, con la statua di Augusto arrivava a ben 49 metri di altezza, ma oggi il trofeo restaurato ne misura solamente 35.
Secondo la data presente nell'inscrizione, la costruzione fu terminata tra il 7 e il 6 a.C.
Iscrizione
[modifica | modifica wikitesto]La solenne iscrizione, di cui rimanevano solo alcuni frammenti, è stata ricostruita completamente durante il restauro del monumento curato da Jules Formigé, grazie alla menzione fatta da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia (III, 133 segg.)
Il testo riporta tutti e 44 i nomi delle tribù sconfitte in ordine cronologico e geografico ed è affiancato da due bassorilievi della Vittoria alata. Parimenti visibile è il "trofeo" in senso stretto, ossia una raffigurazione delle armi conquistate ai nemici e appese ad un tronco d'albero. Ai due lati del trofeo sono raffigurati coppie di prigionieri galli in catene.
« imp · cæsari divi filio avg · pont · max · imp · xiiii · tr · pot · xvii · s · p · q · r · qvod eivs dvctv avspiciisqve gentes alpinæ omnes qvæ a mari svpero ad infervm pertinebant svb imperivm p · r · svnt redactæ · gentes alpinæ devictæ trvmpilini · camvnni · venostes · vennonetes · isarci · brevni · genavnes · focvnates · vindelicorvm gentes qvattvor · cosvanetes · rvcinates · licates · catenates · ambisontes · rvgvsci · svanetes · calvcones · brixenetes · leponti · vberi · nantvates · sedvni · varagri · salassi · acitavones · medvlli · cenni · catvriges · brigiani · sogionti · brodionti · nemaloni · edenates · esvbiani · veamini · gallitæ · trivllati · ecdini · vergvnni · egvitvri · nematvri · oratelli · nervsi · velavni · svetri»[6]
Non si conosce con precisione la localizzazione geografica dei popoli citati, che in certi casi è completamente sconosciuta. Questa è oggetto di ricerche, ma l'inscrizione del trofeo, come ha ricordato Philippe Casimir[7], permette di delineare una ricostruzione della situazione delle Alpi nell'antichità[8].
- ^ Frova, pp. 485-486.
- ^ «Ruines du Trophée d'Auguste, actuellement Musée du Trophée d'Auguste», ministère français de la Culture.
- ^ Danièle Mouchot, Le trophée de la Turbie: bimillénaire d'un monument, Dijon, Archeologia, 1995, n. 309, pages 30-33
- ^ Historire de la Turbie
- ^ Bendinelli, Tropaeum Alpium
- ^ Pline 3, 136-137, sito di Bill Thayer.
- ^ (FR) Philippe Casimir, Le Trophée d'Auguste à La Turbie, Paris, Le Livre d'Histoire-Lorisse éditeur, 2010, ISBN 978-2-7586-0412-9.
- ^ Secondo lo studioso Michel Bourrier, scrittore, gli Eguituri vivevano tra gli Ectini di Puget e i Suetri di Estéron. Secondo l’abate Papon, (Histoire générale de Provence, Paris 1777) questi dovevano abitare sulle rive del Varo dopo il piccolo torrente di Chans (Cians) fino a la Tinée. Alleati agli altri 21 popoli liguri della confederazione alpina all'est del Varo, essi furono sconfitti da Roma nel 233 a.C. e vinsero al guado di Gattières (Alpi-Marittime) en 189 a.C. (Dion Cassius). Gli Eguituri dopo la vincita, « latroni et atroces », obbligarono Roma a incendiare la foresta per ridurla in spazio. Sottomessi nel 13 a.C. da Augusto, il loro nome è inciso nell'ultima riga del trofeo di La Turbie (Plinio, Libro III, cap. 20).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Philippe Casimir, Guide historique du musée du trophée romain de La Turbie, Imprimerie Monégasque Monte-Carlo, Imprimerie monégasque, 1910.
- (FR) Philippe Casimir, Le Trophée d'Auguste à La Turbie, Paris, Le Livre d'Histoire-Lorisse éditeur, 2010, ISBN 978-2-7586-0412-9.
- (FR) Jean-Camille Formigé, Le Trophée d'Auguste, note sur l'inscription qui était gravée sur le trophée, et sa reconstitution avec les fragments recueillis dans les fouilles exécutées à la Turbie, A. Picard, 1910..
- (FR) Jules Formigé, Le Trophée des Alpes, La Turbie, 1949..
- Jules Formigé, « La Turbie », 309-320, dans Congrès archéologique de France. 95e session. Aix-en-Provence et Nice. 1932, Société française d'archéologie, Paris, 1933.
- Jules Formigé, « La dédicace du Trophée des Alpes (La Turbie) », p. 101-102, Gallia, 1955, n. 13-1 [leggere online].
- (FR) Sophie Binninger, Le trophée d'Auguste à la Turbie, Paris, Éditions du Patrimoine, 2009.
- Nino Lamboglia, Le trophée d’Auguste à la Turbie, Institut international d’études ligures, 1983.
- (FR) Collectif (Conservations régionales des monuments historiques, des antiquités préhistoriques, des antiquités historiques, avec la collaboration d'A. Roth-Congès, IRAA-CNRS), Coordination générale : René Dinkel conservateur régional des monuments historiques, E. Decugnière, H. Gauthier, Suivez le guide, Monuments historiques Provence-Alpes-Côte d'Azur, Marseille, Conseil régional Provence-Alpes-Côte d'Azur (Office Régional de la culture) et Ministère de la Culture (Direction régionale des affaires culturelles Provence-Alpes-Côte d'Azur), 1986.
- Jean-Camille Formigé & Jules Formigé, Le Trophée des Alpes La Turbie (Alpes-Maritimes).
- Le trophée d'Auguste à La Turbie, sur http://www.archeo-alpi-maritimi.com.