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Ernest Hemingway

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Ernest Hemingway nel 1950
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1954)

Ernest Hemingway (1899 – 1961), scrittore e giornalista statunitense.

Citazioni di Ernest Hemingway

  • [Sugli italiani] "È il suo istinto di conservazione". "Il grande istinto degli Italiani". "Il più grande istinto degli Italiani".[1]
  • [Su Gary Cooper] È un brav'uomo, onesto e schietto, per nulla viziato, proprio come ti aspetteresti.[2]
  • Il pernod è un'imitazione verdastra dell'assenzio. Se ci aggiungi acqua diventa lattiginoso. Sa di liquirizia e subito ti tira su, ma poi ti deprime in egual misura.[3]
  • [A Bernard Berenson] Io da ragazzo ero a Bergamo prima di aver mai sentito il tuo nome...[4]
  • Io preferisco un nemico sincero alla gran parte degli amici che ho conosciuto.[5]
  • La macchina attraversò l'allegra città di San Donà di Piave. Era ricostruita di fresco, ma non era più brutta di una cittadina medio-occidentale ed era fiorente e gaia.[6]
  • La giusta maniera di fare, lo stile, non è un concetto vano.
    È semplicemente il modo di fare ciò che deve essere fatto.
    Che poi il modo giusto, a cosa compiuta, risulti anche bello, è un fatto accidentale.[7][8]
  • Ma avere un cuore da bambino non è una vergogna. È un onore. Un uomo deve comportarsi da uomo. Deve sempre combattere, preferibilmente e saggiamente, con le probabilità a suo favore, ma in caso di necessità deve combattere anche contro qualunque probabilità e senza preoccuparsi dell'esito. Deve seguire i propri usi e le proprie leggi tribali, e quando non può, deve accettare la punizione prevista da queste leggi. Ma non gli si deve dire come un rimprovero che ha conservato un cuore da bambino, un'onestà da bambino, una freschezza e una nobiltà da bambino.[9]
  • Madrid è il luogo dove s'impara a capire. Madrid uccide la Spagna.[10]
  • Mi piacerebbe vivere tanto da poter scrivere altri tre romanzi e venticinque racconti. Ne so di quelli buoni.[11]
  • Mussolini è il più grande bluff d'Europa. Anche se domattina mi facesse arrestare e fucilare, continuerei a considerarlo un bluff. Sarebbe un bluff anche la fucilazione. Provate a prendere una buona foto del signor Mussolini ed esaminatela. Vedrete nella sua bocca quella debolezza che lo costringe ad accigliarsi nel famoso cipiglio mussoliniano imitato in Italia da ogni fascista diciannovenne. Studiate il suo passato. Studiate quella coalizione tra capitale e lavoro che è il fascismo e meditate sulla storia delle coalizioni passate. Studiate il suo genio nel rivestire piccole idee con paroloni. Studiate la sua predilezione per il duello. Gli uomini veramente coraggiosi non hanno nessun bisogno di battersi a duello, mentre molti vigliacchi duellano in continuazione per farsi credere coraggiosi. E guardate la sua camicia nera e le sue ghette bianche. C’è qualcosa che non va, anche sul piano istrionico, in un uomo che porta le ghette bianche con una camicia nera.[12]
  • Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all'Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita![13]
  • Prima che mia moglie si preparasse per andare a teatro, ho trascorso con lei lunghe ore in Città Alta [a Bergamo]. Ci siamo fermati lassù anche per il pranzo, a me piace molto, in particolare, la polenta e uccelli...[14]
  • [Su Fernanda Pivano] Non so cosa farei senza di te [...] In italiano ho sempre te come un'ancora [...] Quest'anno ho lavorato col traduttore spagnolo e ho avuto una buona traduzione. Ma Nanda è quasi come scrivere il libro [...] Sono lieto che il libro piaccia in Italia. Ma se piace so quanto devo a te e per favore sappi sempre che lo so. [15]
  • Scrissero un tempo che è dolce e meritevole morire per la patria.[16] Ma in una guerra moderna non c'è niente di dolce né di meritevole, nella tua morte. Morirai come un cane e senza ragione.[17]
  • Se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi da giovane, dopo, ovunque tu passi il resto della tua vita, essa ti accompagna perché Parigi è una festa mobile.[18] (epigrafe di Festa mobile)
If you are lucky enough to have lived in Paris as a young man, then wherever you go for the rest of your life, it stays with you, for Paris is a moveable feast.
  • Un uomo deve subire molti castighi per scrivere un libro veramente divertente.
A man's got to take a lot of punishment to write a really funny book.[19]

Papà Hemingway

  • La vita di ognuno [...] finisce nello stesso modo, e soltanto i particolari su come ha vissuto e su come è morto valgono a distinguere un uomo dall'altro. (prefazione, pp. 7-8)
  • L'esitazione di fronte al rischio aumenta in proporzione diretta all'età. (p. 69)
  • Quando ero giovane, non avrei mai voluto sposarmi, ma da quando l'ho fatto la prima volta, non ho più saputo stare senza moglie. E lo stesso vale per i figli. Non ne ho mai voluti, ma quando ne ho avuto uno non ho più potuto farne a meno. Tuttavia, per essere un buon padre, non bisogna guardarli nei primi due anni. (p. 102)
  • Non confondere il movimento con l'azione. (p. 37)
  • Tutti i buoni libri hanno una cosa in comune: sono più veri che se fossero accaduti realmente. (p. 152)

Addio alle armi

Prefazione

  • Ogni giorno leggevo il libro dal principio al punto dov'ero arrivato a scrivere, e ogni giorno smettevo che andava ancora bene e sapevo che cosa sarebbe successo dopo.
    Il fatto che il libro fosse tragico non mi rendeva infelice perché ero convinto che la vita è una tragedia e sapevo che può avere soltanto una fine. (p. 3)
  • Ero in un angolo a bere lo champagne del nostro ospite con Miss Ingrid Bergman e le dissi: «Figliola, questo sarà l'anno peggiore che abbiamo mai visto». (Ho omesso gli aggettivi qualificativi.) (p. 4)
  • Così questo libro fu pubblicato la prima volta il giorno che il mercato crollò nel 1929. Scott Fitzgerald è morto, Tom Wolfe è morto, Jim Joyce è morto (lui, il caro compagno diverso dal Joyce ufficiale dei biografi, che una volta, da ubriaco, mi chiese se non mi pareva che i suoi libri fossero un po' troppo da periferia); John Bishop è morto, Max Perkins è morto. Anche una quantità di personaggi che avrebbero dovuto essere morti sono morti; appesi a capofitto davanti alle stazioni di rifornimento a Milano o impiccati bene o male in città tedesche superbombardate. Vi sono anche tutti i morti senza nome, alla maggior parte dei quali piaceva molto la vita. (pp. 4-5)
  • C'era qualcuno che diceva sempre, perché questo tale è così preoccupato e ossessionato dalla guerra, e ora dal 1933 forse è chiaro perché uno scrittore debba interessarsi al continuo, prepotente, criminale, sporco delitto che è la guerra. Siccome di guerre ne ho fatte troppe, sono certo di avere dei pregiudizi, e spero di avere molti pregiudizi. Ma è persuasione ponderata dello scrittore di questo libro che le guerre sono combattute dalla più bella gente che c'è, o diciamo pure soltanto dalla gente, per quanto, quanto più ci si avvicina a dove si combatte e tanto più bella è la gente che si incontra; ma sono fatte, provocate e iniziate da precise rivalità economiche e da maiali che sorgono a profittarne. (p. 5)
  • Sono persuaso che tutta la gente che sorge a profittare della guerra e aiuta a provocarla dovrebbe essere fucilata il giorno stesso che incomincia a farlo da rappresentanti accreditati dei leali cittadini che la combatteranno. (p. 5)

Sul finire dell'estate di quell'anno eravamo in una casa in un villaggio che di là del fiume e della pianura guardava le montagne. Nel letto del fiume c'erano sassi e ciottoli, asciutti e bianchi sotto il sole, e l'acqua era limpida e guizzante e azzurra nei canali. Davanti alla casa passavano truppe e scendevano lungo la strada e la polvere che sollevavano copriva le foglie degli alberi. Anche i tronchi degli alberi erano polverosi e le foglie caddero presto quell'anno e si vedevano le truppe marciare lungo la strada e la polvere che si sollevava e le foglie che, mosse dal vento, cadevano e i soldati che marciavano e poi la strada nuda e bianca se non per le foglie. (p. 9)

Citazioni

  • Tutti gli uomini che pensano sono atei. (p. 13)
  • Io ci credo, nella Massoneria. È una nobile organizzazione. (p. 13)
  • «Mi piacerebbe che vedesse gli Abruzzi e andasse a trovare i miei a Capracotta» disse il cappellano. «Sentilo lui con gli Abruzzi. C'è più neve che qui. Lui non vuole vedere contadini. Deve andare in centri di cultura e di civiltà». (p. 14)
  • Era impossibile salutare gli stranieri come gli italiani senza sentirsi imbarazzati. Il saluto italiano non si è mai potuto esportare. (pp. 27-28)
  • A Capracotta, mi aveva detto, c'erano le trote nel torrente sotto la città. Era proibito suonare il flauto la notte. Quando i giovanotti facevano le serenate, soltanto il flauto era proibito. Perché, avevo chiesto. Perché alle ragazze non faceva bene udire il flauto di notte. (p. 74)
  • Aquila era una bella città. D'estate la notte faceva fresco e la primavera degli Abruzzi era la più bella d'Italia. Ma quel che era bello era l'autunno per andare a caccia nei boschi di castagni. (p. 74)
  • Perché ci siamo solo noi due e nel mondo ci sono tutti gli altri. (p. 135)
  • Un giorno o l'altro vedrò gli anglosassoni eliminare la prostituzione con uno spazzolino da denti. (p. 162)
  • Voglio farti ubriacare e tirarti fuori il fegato e metterti un buon fegato italiano e farti ritornare un uomo. (p. 162)
  • Sono stati battuti fin dal principio. Sono stati battuti quando li hanno presi dalle loro campagne e li hanno messi nell'esercito. Per questo il contadino è saggio, perché è sconfitto fin dal principio. Mettilo al potere, e vedrai com'è saggio. (p. 171)
  • Ero sempre imbarazzato dalle parole sacro, glorioso e sacrificio e dall'espressione invano. Le avevamo udite a volte ritti nella pioggia quasi fuori dalla portata della voce, in modo che solo le parole urlate giungevano, e le avevamo lette su proclami che venivano spiaccicati su altri proclami, da un pezzo ormai, e non avevo visto niente di sacro, e le cose gloriose non avevano gloria e i sacrifici erano come i macelli a Chicago se con la carne non si faceva altro che seppellirla. [...] Parole astratte come gloria, onore, coraggio o dedizione erano oscene accanto ai nomi concreti dei villaggi, ai numeri delle strade, ai nomi dei fiumi, ai numeri dei reggimenti e alle date. (pp. 175-176)
  • Sono stato solo mentre ero con molte ragazze e questo è il modo in cui si può essere più soli. (p. 234)
  • So che la notte non è come il giorno: che tutte le cose sono diverse, che le cose della notte non si possono spiegare nel giorno perché allora non esistono, e la notte può essere un momento terribile per la gente sola quando la loro solitudine è incominciata. (pp. 234-235)
  • Se la gente porta tanto coraggio in questo mondo, il mondo deve ucciderla per spezzarla, così naturalmente la uccide. Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molto buoni e i molto gentili e i molto coraggiosi. Se non siete fra questi potete esser certi che ucciderà anche voi, ma non avrà una particolare premura. (p. 235)
  • È il grande inganno: la saggezza dei vecchi. Non diventano saggi. Diventano attenti. (p. 246)
  • L'infermiera entrò nella stanza e chiuse la porta. Sedetti fuori in corridoio. Tutto era finito dentro di me. Non pensavo a niente. Non potevo pensare. Sapevo che sarebbe morta e pregavo che non morisse. Non lasciarla morire. Oh Dio, per favore non lasciarla morire. Farò tutto quello che vuoi se non la lasci morire. Ti prego, ti prego, ti prego, Dio caro, non lasciarla morire. Dio caro, non lasciarla morire. Ti prego, ti prego, ti prego, non lasciarla morire. Dio, ti prego, non farla morire. Farò tutto quello che vuoi se non la lasci morire. Hai preso il bambino ma non lasciarla morire. Hai fatto bene ma non lasciarla morire. Ti prego, ti prego, Dio caro, non lasciarla morire. (p. 306)
  • È nella sconfitta che si diventa cristiani.

Fuori dalla stanza, in corridoio, dissi al dottore: «C'è qualcosa che possa fare stanotte?».
«No. Non c'è niente da fare. Posso accompagnarla in albergo?»
«No, grazie. Rimarrò qui un momento.»
«So che non c'è niente da dire. Non so dirle...»
«No» dissi. «Non c'è niente da dire.»
«Buona notte» disse. «Non posso accompagnarla in albergo?»
«No, grazie.»
«Era l'unica cosa da fare» disse. «L'operazione si è dimostrata...»
«Non voglio parlarne» dissi.
«Vorrei accompagnarla in albergo.»
«No, grazie.»
Si avviò in corridoio. Mi avvicinai alla porta della stanza.
«Non può entrare, adesso» disse un'infermiera.
«Sì, posso» dissi.
«Non può ancora entrare.»
«Vada via» dissi. «Anche quell'altra.»
Ma quando le ebbi fatte uscire ed ebbi chiusa la porta e spenta la luce non servì a niente. Fu come salutare una statua. Dopo un po' me ne andai e uscii dall'ospedale e ritornai a piedi in albergo nella pioggia. (pp. 307-308)

Citazioni sul libro

Di là dal fiume e tra gli alberi

Partirono due ore prima dell'alba, e dapprima non fu necessario spezzare il ghiaccio sul canale perché erano già passate altre barche. In ogni barca, al buio, in modo che lo si udiva ma senza vederlo, il barcaiolo stava ritto a poppa, col lungo remo. Il cacciatore era seduto su uno sgabello fissato al coperchio di una cassetta che conteneva la colazione e le cartucce, e i suoi due o tre fucili erano appoggiati sul mucchio di stampi. In ogni barca, in un punto o nell'altro vi era un sacco con un paio di germani femmine vive, o un maschio e una femmina e su ogni barca c'era un cane che si agitava tremando inquieto allo starnazzar d'ali delle anatre che passavano in volo nel buio.

Citazioni

  • «Non si dovrebbe mai desiderare troppo» disse il colonnello. «Perché si rischia sempre di ottenere quel che si desidera.» (p. 148)
  • Sorrise come soltanto i veri timidi sanno sorridere. Non era la risata facile dell'ottimista né il rapido sorriso tagliente dei testardi ostinati e dei malvagi. Non aveva niente a che fare col sorriso equilibrato, usato di proposito, del cortigiano o del politicante. Era il sorriso strano, inconsueto, che sorge dall'abisso profondo, buio, più profondo di un pozzo, profondo come una miniera profonda, che è dentro di loro. (p. 180)
  • [Il cuore] «Non è che un muscolo» disse il colonnello. «Solo che è il muscolo principale. Funziona alla perfezione come un Rolex Oyster Perpetual. Il guaio è che non lo si può mandare al rappresentante della Rolex quando si guasta. Quando si ferma ci si limita a non sapere l'ora. Si è morti.» (p. 189)
  • Non riesco a odiare i fascisti, pensò. E neanche i Kraut, perché sfortunatamente sono un soldato. (p. 224)
  • L'amore è l'amore e il divertimento è il divertimento. Ma c'è sempre un tale silenzio quando muore un pesciolino rosso. (p. 313)

Festa mobile

Poi veniva la brutta stagione. Alla fine dell'autunno, in un solo giorno, cambiava il tempo. Di notte dovevamo chiudere le finestre perché non entrasse la pioggia e il vento freddo strappava le foglie dagli alberi di Place de la Contrescarpe.[20]

Citazioni

  • Se il lettore lo preferisce, questo libro può essere considerato opera di fantasia. Ma esiste sempre la possibilità che un'opera di fantasia come questa getti un po' di luce su ciò che è andato sotto il nome di realtà. (Prefazione; pp. 33-34)
  • «Ecco che cosa siete, voialtri» disse la signorina Stein. «Tutti voi giovani che avete fatto la guerra. Siete una generazione perduta.» «Davvero?» dissi. «Sì» insisté lei. «Non avete rispetto per niente e per nessuno. Vi rovinate la salute a furia di bere...» («Une génération perdue»; p. 24)
  • Pensai alla signorina Stein e a Sherwood Anderson e all'egotismo e alla pigrizia mentale contro la disciplina e pensai: chi ci chiama generazione perduta? Poi mentre arrivavo alla Closerie des Lilas con la luce sul mio vecchio amico, la statua del Maresciallo Ney con la sciabola sguainata e l'ombra degli alberi sul bronzo, e lui là solo e nessuno alle sue spalle, e al disastro che aveva combinato a Waterloo, pensai che tutte le generazioni erano perdute da qualche cosa e lo erano sempre state e sempre lo sarebbero state [...]. (Une génération perdue; p. 25)
  • Dopo aver scritto un racconto ero sempre vuoto e triste e felice insieme, come se avessi fatto l'amore [...]. (Un buon caffè in Place St-Michel; p. 41)
  • Avevo già imparato a non vuotare mai il pozzo della mia fantasia, ma a fermarmi sempre quando c'era ancora qualcosa, là in fondo, e a lasciare che tornasse a riempirsi durante la notte con l'acqua delle sorgenti che lo alimentavano. («Une génération perdue»; p. 60)
  • La fame è un'ottima disciplina e t'insegna molte cose. (La fame era un'ottima disciplina; p. 107)
  • Ezra era lo scrittore piú generoso che io abbia mai incontrato, e anche il piú disinteressato. (Ezra Pound e il suo Bel Esprit; p. 141)
  • In Dostoevskij c'erano cose da credere e cose da non credere, ma alcune cosí vere da cambiarti mentre le leggevi; fragilità e follia, cattiveria e santità e l'insania del gioco, ti balzavano agli occhi come il paesaggio e le strade in Turgenev, e il movimento delle truppe, il terreno e gli ufficiali e gli uomini e i combattimenti in Tolstoi. (Evan Shipman ai Lilas; pp. 157-158)
  • [Riguardo a Fëdor Dostoevskij] Come può un uomo scrivere cosí male, cosí spaventosamente male, e comunicarti delle sensazioni cosí profonde? (Evan Shipman ai Lilas; p. 162)

Fiesta

Ettore Capriolo

Robert Cohn era stato un tempo campione di pugilato di Prìnceton, categoria pesi medi. Non crediate che questo, come titolo pugilistico, a me faccia una grande impressione, ma per Cohn significava molto. Non gli importava niente della boxe, anzi la detestava, ma l'aveva imparata, con fatica e sino in fondo, per reagire a quel senso di inferiorità e di insicurezza che gli derivavano a Prìnceton dall'essere trattato come ebreo.
[Ernest Hemingway, Fiesta, traduzione di Ettore Capriolo, a cura di Fernanda Pivano. Arnoldo Mondadori Editore, Meridiani 1972]

Giuseppe Trevisani

Robert Cohn era stato campione dei pesi medi a Prìnceton. Non dovete credere che questo come titolo sportivo faccia impressione a me, ma Cohn ci teneva moltissimo. In realtà del pugilato niente gli importava, non gli piaceva affatto, ma l'aveva dolorosamente imparato alla perfezione per controbattere la sensazione di inferiorità e di timidezza che l'essere trattato da ebreo a Prìnceton gli procurava.
[Ernest Hemingway, Fiesta. Il sole sorgerà ancora, traduzione di Giuseppe Trevisani, Arnoldo Mondadori Editore, 1962]

"Oh, Jake" Brett disse. "Noi due saremmo stati bene assieme."
Di fronte a noi su una pedana, un poliziotto in kaki dirigeva il traffico. Alzò la sua mazza. La macchina improvvisamente rallentò, spingendo Brett contro di me. "Già" dissi io, "non è bello pensare così?"

[Ernest Hemingway, Fiesta (Il sole sorgerà ancora), traduzione di Giuseppe Trevisani, Arnoldo Mondadori Editore, 1966]

Il vecchio e il mare

Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce. Nei primi quaranta giorni lo aveva accompagnato un ragazzo, ma dopo quaranta giorni passati senza che prendesse neanche un pesce, i genitori del ragazzo gli avevano detto che il vecchio ormai era decisamente e definitivamente salao, che è la peggior forma di sfortuna, e il ragazzo li aveva ubbiditi andando in un'altra barca che prese tre bei pesci nella prima settimana. Era triste per il ragazzo veder arrivare ogni giorno il vecchio con la barca vuota e scendeva sempre ad aiutarlo a trasportare o le lenze addugliate o la gaffa e la fiocina e la vela serrata all'albero. La vela era rattoppata con sacchi da farina e quand'era serrata pareva la bandiera di una sconfitta perenne.

Citazioni

  • Li odio, i crampi, pensò. Sono un tradimento del corpo. È umiliante in presenza di altri avere una diarrea o vomitare per via di un avvelenamento. Ma un crampo – lo penso come calambre – umilia, specialmente quando si è soli.
I hate a cramp, he thought. It is a treachery of one's own body. It is humiliating before others to have a diarrhea from ptomaine poisoning or to vomit from it. But a cramp, he thought of it as a calambre, humiliates oneself especially when one is alone.
  • Prima si chiede in prestito. Poi si chiede l'elemosina.
First you borrow. Then you beg.
  • Il vecchio aprì gli occhi e per un attimo parve ritornare da lontano.
The old man opened his eyes and for a moment he was coming back from a long way away.
  • «Tu sei la mia sveglia» disse il ragazzo. «La mia sveglia è l'età» disse il vecchio. «Perché i vecchi si svegliano così presto? Sarà perché la giornata duri più a lungo?»
«You're my alarm clock,» the boy said. «Age is my alarm clock,» the old man said. «Why do old men wake so early? Is it to have one longer day?»
  • La vita degli uccelli è più dura della nostra. [...] «Perché sono stati creati uccelli delicati e fini come queste rondini di mare se l'oceano può essere tanto crudele?»
The birds have a harder life than we. [...] «Why did they make birds so delicate and fine as those sea swallows when the ocean can be so cruel?»
  • Ogni giorno è un nuovo giorno.
Every day is a new day.
  • Era considerata una virtù non parlare se non in caso di necessità, sul mare.
It was considered a virtue not to talk unnecessarily at sea.
  • Non lo disse ad alta voce perché sapeva che a dirle, le cose belle non succedono.
He did not say that because he knew that if you said a good thing it might not happen.
  • Nessuno dovrebbe mai restar solo, da vecchio, pensò. Ma è inevitabile.
No one should be alone in their old age, he thought. But it is unavoidable.
  • [Il marlin] ha già abboccato molte volte e sa che la sua battaglia va combattuta in questo modo.
[Marlin] has been hooked many times before and he knows that this is how he should make his fight.
  • Poi vai [uccellino] e rischia quel che devi rischiare come qualsiasi uomo o uccello o pesce.
Then go [small bird] in and take your chance like any man or bird or fish.
  • Vorrei poter dar da mangiare al pesce, pensò. È mio fratello.
I wish I could feed the fish, he thought. He is my brother.
  • Guardò il mare e capì fino a che punto era solo, adesso.
He looked across the sea and knew how alone he was now.
  • Il dolore non deve avere importanza per un uomo.
Pain does not matter to a man.
  • L'uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto, ma non può essere sconfitto.
But man is not made for defeat, a man can be destroyed but not defeated.
  • È stupido non sperare, pensò. E credo che sia peccato.
It is silly not to hope, he thought. Besides I believe it is a sin.
  • Tutti uccidono tutti gli altri in un modo o nell'altro.
Everything kills everything else in some way.
  • La pesca mi uccide proprio come mi dà da vivere.
Fishing kills me exactly as it keeps me alive.
  • Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai.
Now is no time to think of what you do not have. Think of what you can do with what there is.

In cima alla strada, nella capanna, il vecchio si era riaddormentato. Dormiva ancora bocconi e il ragazzo gli sedeva accanto e lo guardava. Il vecchio sognava i leoni.

Citazioni su Il vecchio e il mare

  • – Non l'ha più preso?
    – Mh?
    – Il pesce.
    – Sì. Sì certo, lo ha preso.
    – Ha un lieto fine.
    – Be', non direi. Il vecchio ha legato il pesce al fianco della barca, doveva remare fino a riva. Il pesce ha perso sangue, sono arrivati degli squali e lo hanno divorato tutto, senza lasciare niente.
    – È una fatica sprecata, no?
    – No, dipende da come la vedi. Il vecchio ha incontrato il suo più grande avversario quando pensava di aver chiuso quel capitolo. Si è identificato con il pesce. È come... se lo rispettasse di più perché lotta.
    – Perché non l'ha lasciato andare allora?
    – Il vecchio rimane il vecchio, il pesce rimane il pesce. Devi rimanere te stesso nel mondo. Ad ogni costo. (The Equalizer - Il vendicatore)

Isole nella corrente

Citazioni

  • Aveva bevuto doppi daiquiri gelati, quelli grandi che faceva Constante, che non sapevano di alcol e facevano, mentre li bevevi, la stessa impressione che si prova a sciare su un ghiacciaio correndo tra la neve farinosa e, dopo il settimo o l'ottavo, la stessa impressione che si prova a sciare su un ghiacciaio non più in cordata, ma isolatamente. (p. 234)
  • «Il mio latino è molto malridotto» disse Thomas Hudson. «Insieme al mio greco, al mio inglese, alla mia testa e al mio cuore. Ormai, l'unica lingua che conosco è il daiquiri ghiacciato. ¿Tú hablas daiquiri ghiacciato tú?» (p. 284)
  • Thomas Hudson stava bevendo un altro daiquiri ghiacciato senza zucchero e mentre lo alzava, pesante e con l'orlo del bicchiere incrostato di ghiaccio, guardò la parte chiara sotto la spuma che galleggiava e quello che vide gli ricordò il mare. La parte spumosa in superficie era come la scia di una nave e la parte chiara era come l'acqua quando la fende la prua nell'acqua bassa su un fondo di marna. Aveva quasi lo stesso colore.
    «Vorrei che esistesse una bevanda del colore del mare quando sei a una profondità di ottocento braccia e c'è un silenzio di morte col sole a picco sul mare e il mare pieno di plancton» disse.
    «Cosa?»
    «Niente, beviamo questo bicchiere d'acqua bassa.» (p. 297)

Le nevi del Chilimangiaro

Il Chilimangiaro è un monte coperto di neve alto 5890 metri e si dice che sia la più alta montagna africana. La vetta occidentale è detta "Masai Ngài", Casa di Dio. Presso la vetta c'è la carcassa stecchita e congelata di un leopardo. Nessuno ha saputo spiegare che cosa cercasse il leopardo a quell'altitudine.
«Di magnifico c'è che non fa male» egli disse. «È così che si sa quando comincia.»
«Davvero?»
«Sul serio. Mi spiace tanto dell'odore, però. Deve darti fastidio.»
«Oh, no. Non dire.»
«Guarda quelli» egli disse. «Cos'è che li tira qui, la vista o l'odore?»

Citazioni

  • Giaceva immobile e la morte non era con lui. Doveva essere passata da un'altra strada. La morte pedalava in bicicletta, si muoveva silenziosa sul selciato. (p. 102-103)

[Ernest Hemingway, Le nevi del Chilimangiaro, da I quarantanove racconti, traduzione di Giuseppe Trevisani, I Libri del Pavone, Arnoldo Mondadori Editore, 1959]

Morte nel pomeriggio

La prima volta che andai a una corrida mi aspettavo di rimanere inorridito e forse nauseato da ciò che mi avevano detto sarebbe accaduto ai cavalli. Tutto quello che avevo letto intorno all'arena insisteva su questo punto; la maggior parte di coloro che ne scrivevano condannavano le corride come una stupida faccenda brutale, ma anche coloro che ne parlavano bene, considerandole dal punto di vista spettacolare e come esibizione di abilità, deploravano l'uso dei cavalli con tono di scusa.

Citazioni

  • Fino ad ora, sulla morale ho appreso soltanto che una cosa è morale se ti fa sentire bene dopo averla fatta, e che è immorale se ti fa star male.
  • Il coraggio percorre una distanza breve; dal cuore alla testa, ma quando se ne va non si può sapere dove si ferma; in un'emorragia, forse, o in una donna, ed è un guaio essere nella corrida quando se n'è andato, dovunque sia andato.
  • Il guaio della moderna tecnica della corrida è che è diventata troppo perfetta. Il matador lavora così vicino al toro, così lentamente e in modo così del tutto privo di difesa e di movimento che gli è indispensabile un toro quasi fatto su ordinazione. (1973, p. 203)
  • I libri più lunghi sulla Spagna, di solito sono scritti da tedeschi che ne fanno una visita intensiva e poi non ritornano più indietro. (1973, p. 99)
  • Il tempo ideale per visitare la Spagna e vedere le corride e il periodo in cui ci sono più corride da vedere, è il mese di settembre. L'unico svantaggio di questo mese, è che le corride non sono molto buone. I tori sono nella forma migliore a maggio e giugno, ancora buoni a luglio e ai primi d'agosto, ma a settembre i pascoli sono riarsi dal caldo e i tori sono magri e fuori forma, a meno che siano stati nutriti di grano, il che li rende grassi, lisci e lucenti, e violentissimi per qualche minuto, ma incapaci al combattimento, come un pugilista nutrito esclusivamente di patate e birra. (1973, p. 96)
  • Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo […]. (1998, p. 13)
  • La corrida è basata sul fatto che è il primo incontro tra l'animale allo stato selvaggio e l'uomo a piedi. Questa è la premessa fondamentale della corrida moderna; che il toro non sia mai stato prima nell'arena. (1973, p. 69)
  • La corrida è un'istituzione spagnuola; non è nata per gli stranieri e i turisti ma loro malgrado, e ogni passo che la modifichi per assicurarsi la loro approvazione, che non si otterrà mai, è un passo verso la sua soppressione completa. (1973, p. 56).
  • La corrida non è uno sport nel senso anglosassone della parola, vale a dire non è una gara o un tentativo di gara tra un toro e un uomo. È piuttosto una tragedia; la morte del toro, che è recitata, più o meno bene, dal toro e dall'uomo insieme e in cui c'è pericolo per l'uomo ma morte sicura per l'animale. (1973, p. 64)
  • L'individuo, il grande artista, quando viene, adopera tutto ciò che si è scoperto o conosciuto nella sua arte fino a quel momento [...] e poi va oltre ciò che è stato fatto e conosciuto e crea qualcosa di suo.
  • Madrid è una città di montagna e ha un clima montano. Ha quell'alto cielo spagnuolo terso che fa parer sentimentale il cielo italiano. Il caldo e il freddo vanno e vengono rapidamente. (1973, p. 94)
  • Madrid è un luogo strano. Non credo che piaccia la prima volta che ci si va. Non ha nulla di quello che ci si può aspettare dalla Spagna. È moderna più che pittoresca senza costumi, praticamente senza cappelli di Cordoba, eccetto sulle teste degli imbroglioni, senza castagnette e senza mistificazioni disgustose come le caverne degli zingari a Granada. Non c'è in città nessun sito di color locale per i turisti. E pure, a conoscerla, è la città più spagnuola di tutte, la migliore, in cui vivere, la gente più simpatica, il clima più bello in qualunque mese dell'anno e, mentre le altre grandi città simboleggiano tutte la provincia in cui si trovano, sono in sostanza andaluse, catalane, basche, aragonesi, e comunque provinciali, soltanto Madrid può darvi l'essenza. (1973, p. 97)
  • Non c'è rimedio a niente nella vita.
  • Ritengo che da un moderno punto di vista morale, vale a dire da un punto di vista cristiano, l'intera corrida sia insostenibile; c'è senza dubbio molta crudeltà, c'è sempre pericolo, sia voluto sia inaspettato, e c'è sempre morte... (1973, p. 49)
  • Tutta la corrida è basata sul coraggio del toro, la sua semplicità e la sua mancanza d'esperienza. C'è modo di combattere tori vigliacchi, tori esperti e tori intelligenti, ma il principio della corrida, la corrida ideale, presuppone nel toro coraggio e un cervello sgombro da qualunque ricordo di un lavoro precedente nell'arena. (1973, p. 187)
  • Uno scrittore serio non va confuso con uno scrittore solenne. Uno scrittore serio può essere un falco o un bozzagro o magari anche un pappagallo, ma uno scrittore solenne è sempre un gufo della malora.[8]
  • Vecchia signora: «Allora dev'essere molto pericoloso essere un uomo.»
    «Lo è, signora. E solamente pochi ce la fanno. È un mestiere difficile, e al fondo c'è la tomba.» (1998, p. 112)

Per chi suona la campana

Il mento poggiato sulle braccia incrociate, l'uomo era disteso sulla terra bruna del bosco coperta d'aghi di pino. Sulla sua testa il vento investiva, fischiando, le cime degli alberi. In quel punto il versante del monte si raddolciva ma un poco più in giù precipitava rapido, e l'uomo poteva vedere la traccia nera della strada incatramata che, serpeggiando, attraversava il valico.

Citazioni

  • Preoccuparsi è dannoso come aver paura; serve solo a far le cose più difficili. (cap. I, 1969, p. 12)
  • "A rifletterci bene, i migliori sono sempre allegri." È molto meglio essere allegri, ed è anche il segno di qualche cosa: è come avere l'immortalità mentre si è ancora vivi. Una cosa complicata. (cap. I, 1969, p. 21)
  • Com'erano adesso, ogni difesa era sparita tra loro. Dov'era stata stoffa ruvida tutto era adesso liscio, con una levigatezza e un'elasticità ferma e rotonda, e una lunga freschezza calda – fresco di fuori e caldo di dentro – lunga e lieve e strettamente allacciante, strettamente allacciata, solitaria, svuotante e che dava felicità; giovane e amante, ed ora tutto era liscio e ardente in una solitudine svuotante, stretta, angosciosa, e cosí grande che Robert Jordan sentí di non poterla sopportare piú. (cap. VII, 1969, p. 77)
  • Prima avevamo la religione e altre sciocchezze: ora ognuno deve aver qualcuno con cui poter parlare apertamente, perché se anche ha coraggio da vendere, uno dopo un po' si sente molto solo. (Pilar: cap. IX, 1969, p. 97)
  • Che strana faccenda la bigotteria. Per essere bigotti bisogna essere assolutamente certi che si ha ragione, e non c'è niente come la continenza che dia quella sicurezza e quel senso d'infallibilità. La continenza è il nemico dell'eresia. (cap. XIII, 1969, p. 177)
  • In una rivoluzione non si può consentire ad estranei di aiutarvi, né a chiunque altro di sapere piú di quel che deve sapere. Egli aveva imparato questo: se una cosa è giusta nella sostanza, le menzogne di contorno non contano. C'erano però una quantità di menzogne. In principio, quel mentire non gli piaceva. L'odiava. Poi, piú tardi, gli era perfino piaciuto. Era inevitabile, quando uno si trovava al centro delle cose, ma era una faccenda che corrompeva. (cap. XVIII, 1969, p. 247)
  • E non pensare nemmeno male di Anselmo. Anselmo è un cristiano, qualcosa di molto raro nei paesi cattolici. (cap. XXIII, 1969, p. 308)
  • Morire era niente e El Sordo non aveva dentro di sé una visione chiara della morte né la temeva. Ma vivere era l'immagine di un campo di grano che ondeggia al vento sul fianco di una collina. Vivere era un falco nel cielo. Vivere era una giarra di terra piena d'acqua nella polvere della trebbiatura, col grano lanciato in aria e la pula che vola. Vivere era un cavallo tra le cosce e un fucile sotto una gamba e una collina e una valle e un fiume fiancheggiato d'alberi sulle rive, e l'estremo della valle e le colline al di là. (cap. XXVII, 1969, p. 333)
  • È piú facile vivere sotto un regime che combatterlo. (cap. XXXIV, 1969, p. 391)
  • La sua rabbia cominciò a sfumare a misura che egli esagerava e allargava il suo disprezzo e il suo dispetto in maniera cosí generale e ingiusta che egli stesso non poteva piú crederci. Se questo è vero per che cosa diavolo sei qui? Non è vero che tu lo sai. Guarda quanta gente perbene c'è. Guarda quanta gente magnifica. Egli non poteva sopportare di essere ingiusto. Odiava l'ingiustizia come odiava la crudeltà e si adagiò nella sua rabbia che gli annebbiava il cervello, finché la rabbia gradualmente non svaní e la collera rossa, nera, accecante, micidiale non si dileguò tutta, e il suo cervello non fu tranquillo, calmo e vuoto e aguzzo e freddamente perspicace come quello di un uomo dopo che ha posseduto una donna che non ama. (cap. XXXV, 1969, p. 394)
  • Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno. Ma quello che accadrà in tutti i giorni che verranno può dipendere da quello che farai tu oggi. (1969, p. 456)
  • Per chi è piú facile, secondo te? Per quelli che credono in Dio o per quelli che la prendono piú semplicemente? La religione è un gran conforto, ma noialtri sappiamo che non c'è niente da temere. Va male solo quando se ne sente la mancanza. Morire è una brutta cosa quando dura troppo a lungo e ti fa tanto soffrire da umiliarti. (cap. XLIII, 1969, p. 498)
  • "Ciò che rende difficili le cose è dare importanza a quello che può accadere"
  • "Istruito" egli pensò. "Ho solo molto vagamente cominciato a imparare. Molto vagamente. Se oggi muoio sarà un peccato, perché so un certo numero di cose, ora. Mi domando se la impari ora solo perché la mia sensibilità è acuita dalla ristrettezza del tempo. Ma la brevità del tempo non esiste, dovresti avere tanto buon senso per capire anche questo. […]"
  • Poi furono insieme così che mentre la lancetta si muoveva, invisibile adesso, sull'orologio, seppero che niente poteva accadere mai più a uno di loro senza che accadesse all'altro, che nient'altro poteva mai essere più importante di questo; che questo era tutto e sempre; questo era il passato, e il presente a qualunque cosa fosse per venire. Questo non avrebbero dovuto averlo, eppure l'avevano. L'avevano ora e prima e sempre ed ora ed ora ed ora. Oh, ora, ora, ora, quest'ora solo, e sopra tutto ora, e non c'è altro ora che tu, ora, e ora è il tuo profeta. Ora e per sempre ora. Vieni, ora, ora, perché non c'è altro ora che ora, sì, ora. Ora, per favore, ora, ora solo, nient'altro, solo quest'ora, e dove sei tu e dove sono io e dove è l'altro, e non il perché, non hai il perché, solo quest'ora; e ancora e sempre, per favore, e poi sempre ora, sempre ora, a partire da ora sempre lo stesso ora: uno soltanto. Non c'è che un solo ora, un solo, che ora va, ora si solleva, ora veleggia, ora ricade, ora turbina, osi gonfia, ora ti lascia, ed è sempre ora, sempre, sempre ora.
  • "Non prendere mai alla leggera l'amore. La verità è che la maggior parte della gente non ha mai avuto la fortuna di amar qualcuno. Tu non l'avevi mai avuta sinora, questa fortuna, e ora l'hai. Quello che tu e Maria avete, che duri solo oggi e una parte di domani, o duri tutta una lunga vita è la cosa più importante che può capitare a un essere umano. Ci saranno sempre persone che diranno che non esiste perché non possono averla. Ma io ti dico che è vero, che tu la possiedi e che sei fortunato, anche se domani morrai."
  • Se tu non mi ami, io ti amo abbastanza per tutti e due.
  • Questo è l'odore che mi piace. Questo è il trifoglio appena tagliato, la salvia calpestata quando uno cavalca dietro un armento, il fumo della legna e delle foglie che bruciano d'autunno. È l'odore della nostalgia, l'odore del fumo dei mucchi di foglie che bruciano l'autunno nelle strade del Missoula. Quale odore preferiresti sentire? L'erba dolce che gl'indiani adoperano nei loro cesti? Il cuoio affumicato? L'odore della terra a primavera dopo la pioggia? L'odore del mare quando un o cammina in mezzo alle ginestre su un promontorio in Galizia? O il vento di terra quando si avvicina a Cuba nell'oscurità: l'odore dei fiori di cactus, di mimosa e delle viti marine? O preferisci l'odore del prosciutto fritto, la mattina, quando hai fame? O quello del caffè del mattino? O di una mela quando la mordi? O di un frantoio quando si prepara il sidro, o del pane appena sfornato? Ma allora devi aver fame.
  • Non era che un vigliacco e quella era la maggior sfortuna che un uomo potesse avere.
He was just a coward and that was the worst luck any man could have. (cap. 30)
  • Il mondo è un bel posto e per esso vale la pena di lottare.[21]
The world is a fine place and worth the fighting for. (cap. 43)

Fissando le orme, il tenente Berrendo seguitava a salire con la sua faccia magra, seria e grave. Il suo fucile automatico era posato di traverso sulla sella ed egli lo reggeva nel cavo del braccio sinistro. Robert Jordan giaceva dietro l'albero respirando molto leggermente per mantener ferme le mani. Aspettava che l'ufficiale giungesse nel tratto soleggiato dove i pini della foresta finivano e cominciava la verde china del prato. Sentiva il cuore battergli contro il terreno coperto d'aghi della pineta.

Verdi colline d'Africa

Eravamo seduti nel rifugio costruito dai cacciatori wanderobo con frasche e ramoscelli al limite del lick salato, quando udimmo avvicinarsi il camion. Dapprima era molto lontano e non si poteva capire che rumore fosse; poi si fermò e sperammo di non avere udito nulla, o solo il vento. Ma riprese lentamente, più vicino e sempre più rumoroso, non ci poteva essere dubbio ormai, finché terminando in un fracasso di esplosioni irregolari passò vicinissimo dietro a noi, proseguendo su per la strada. Uno dei due battitori, quello melodrammatico, si alzò in piedi.

Citazioni

  • La retorica è come le scintille azzurre che fa la dinamo. (p. 28)
  • Tutta la letteratura moderna viene fuori da un libro di Mark Twain: Huckleberry Finn. Se lo legge si fermi però quando i ragazzi perdono il negro Jim. Quella è la fine, il resto è trucco. Ma è il nostro libro più bello, e tutto quanto è stato scritto in America viene di lì: prima non c'è niente e dopo niente che lo valga. (p. 39)
  • A una certa età gli scrittori si trasformano in tante Vecchie Mamme Hubbard, le scrittrici in tante Giovanne d'Arco senza battaglie. (p. 31)
  • Ho una vita interessante, ma devo scrivere perché se non scrivo in una certa misura non posso godermi il resto della mia vita. (p. 32)
  • [La fretta] Quella eccitantissima perversione di vita: la necessità di compiere qualcosa in un tempo minore di quanto in realtà ne occorrerebbe.
  • Gli scrittori si foggiano nell'ingiustizia come si foggiano le spade. (1992)

Incipit di alcune opere

Avere e non avere

Sapete com'è la mattina presto all'Avana, coi vagabondi ancora addormentati lungo i muri, prima che i furgoni del ghiaccio comincino il loro giro dei bar? Bene, attraversammo la piazza dal molo al Caffè San Francisco per bere una tazza di caffè e c'era in tutta la piazza un solo mendicante sveglio, che stava bevendo alla fontana. Ma quando fummo entrati nel locale e ci sedemmo, trovammo i tre che ci aspettavano. Uno venne subito verso di noi.

Vero all'alba

In quel safari niente era semplice perché in Africa Orientale le cose erano cambiate molto. Il cacciatore bianco era mio amico da molti anni. Lo rispettavo come non avevo mai rispettato mio padre, e lui si fidava di me, il che era più di quanto meritassi. Era comunque qualcosa di cui dovevo tentare di rendermi degno. Mi aveva istruito facendomi camminare con le mie gambe e correggendomi quando sbagliavo. Se commettevo un errore me lo spiegava. E se non commettevo lo stesso errore una seconda volta, spiegava un po' di più. Ma era un nomade e ora ci lasciava perché c'era bisogno di lui, alla sua fattoria. Così in Kenia veniva chiamato un ranch di ventimila acri. Era un uomo molto complicato, fatto di coraggio assoluto, di tutte le buone debolezze umane e di una capacità assai critica e particolarmente sottile di capire la gente. Era tutto dedito alla famiglia e alla casa, ma per quanto amasse la moglie e i figli, preferiva vivere lontano da loro.

Attribuite

  • Non c'è niente di nobile nell'essere superiore a un altro uomo. La vera nobiltà sta nell'essere superiore al te stesso precedente.
There is nothing noble in being superior to some other man. The true nobility is in being superior to your previous self.[22]

Citazioni su Ernest Hemingway

  • Assomiglia a quei barcaioli del Mississippi che descrive Mark Twain. (Gertrude Stein)
  • E cosí è fatto Hemingway: ha l'aria moderna e un sentore di museo. (Gertrude Stein)
  • Hemingway aveva imparato che il piacere della vita è inseparabile dal dolore: la vita è lotta – è «guerra», diceva l'antichissimo Eraclito. (Emanuele Severino)
  • Hemingway concepiva la sincerità come il supremo comandamento morale. Anche e innanzitutto nella scrittura, che non deve nascondere quello che l'uomo prova veramente. (Emanuele Severino)
  • Hemingway è figlio delle contraddizioni di un'epoca: ribelle e denunciatore per un verso, ma per un altro senza fiducia in un avvenire, e invece disperatamente in cerca di un mito oscuro di antichità: l'Europa, il Cattolicesimo, l'Italia, la Spagna. (Italo Calvino)
  • Hemingway: se dovessi scrivere un saggio su di lui, lo intitolerei Del dono considerato come un limite. Affronta un dialogo con la stessa sicurezza con cui Sacha Guitry entrava in scena: sa che non annoierà mai; riesce a forzare la pagina con la stessa naturalezza con cui altri sanno raggiungere la platea. Finché c'è Hemingway, se ne subisce il fascino; poi, si va a fumare una sigaretta e non ci si pensa più. (Julien Gracq)
  • Kipling e Nietzsche, uomini sedentari, anelarono l'azione e i pericoli che il destino negò loro; London e Hemingway, uomini d'avventura, si affezionarono ad essa. Imperdonabilmente, giunsero al culto gratuito della violenza e persino della brutalità. (Jorge Luis Borges)
  • L'idea che lo sforzo creativo e le sostanze che alterano la mente siano strettamente legati è una delle grandi mistificazioni pop-intellettuali del nostro tempo. I quattro scrittori del ventesimo secolo il cui lavoro è soprattutto responsabile di questa mitologia sono probabilmente Hemingway, Fitzgerald, Sherwood Anderson e il poeta Dylan Thomas. [...] Lo scrittore tossicodipendente è nient'altro che un tossicodipendente, sono tutti in altre parole comunissimi ubriaconi e drogati. La pretesa che droghe e alcol siano necessari per sopire una sensibilità più percettiva non è che la solita stronzata autogiustificativa. [...] Hemingway e Fitzgerald non bevevano perché erano creativi, diversi o moralmente deboli. Bevevano perché è quello che fanno gli alcolisti. Probabilmente è vero che le persone creative sono più vulnerabili di altri all'alcolismo e alla dipendenza dagli stupefacenti, e allora? Siamo tutti uguali quando vomitiamo ai bordi della strada. (Stephen King)
  • L'ultimo gesto di Socrate [...] è il gesto essenziale dell'uomo, in Hemingway; e non di auto-distruzione, ma di adempimento: gratitudine estrema, in amaro e noia, verso la vita. (Elio Vittorini)
  • Ernest Hemingway, pochi giorni prima di spararsi in bocca, mi aveva chiamata e mi aveva detto: «Non posso più bere, non posso più mangiare, non posso più andare a caccia, non posso più fare l'amore. Non posso più scrivere». La morte di cui Hemingway aveva condensato la tragedia della sua vita e aveva fatto visualizzare i molti piccoli preavvisi, le impalpabili previsioni, a chi lo aveva conosciuto; ma il dolore, l'orrore, lo spavento per il vuoto in cui ci aveva gettato ci aveva colti lo stesso di sorpresa.
  • Mi prese per mano, mi condusse alla sua tavola, mi fece sedere accanto a sé e mi disse in quel suo bisbiglio così difficile da capire finché non ci si era abituati: «Raccontami dei Nazi».
    Fu l'inizio di un'amicizia che non finì mai, perché la mia devozione continuò anche dopo la sua morte.
  • Se ho sbagliato perdonatemi: i sogni sono quasi sempre sbagliati, mi dicono. Eppure io non riesco a dimenticare la lezione forse più importante che mi ha dato il mio indimenticabile maestro Ernest Hemingway: "Ho fatto una pace separata".

Note

  1. Da Che ti dice la Patria? I quarantanove racconti.
  2. Citato in Gary Cooper. Il cinema dei divi, l'America degli eroi, p. 217.
  3. Da Fiesta, 1972, p. 18.
  4. Dalla lettera a Bernard Berenson del 27 maggio 1953; citato in Marco Roncalli, Così Hemingway si ispirava nell'«adorata» Città Alta, Corriere della Sera.it, 29 luglio 2012.
  5. Da una lettera a Ivan Kashkin, Key West, 19 agosto 1935, in Ernest Hemingway, Lettere 1917-1961, traduzione di Francesco Franconeri, Mondadori, 2015. ISBN 9788852068874
  6. Da Di là dal fiume e tra gli alberi, trad. Fernanda Pivano, Milano, Mondadori, 1997, p. 17.
  7. Da un'intervista al Times, 13 dicembre 1954.
  8. a b Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  9. Da Vero all'alba.
  10. Da I quarantanove racconti, traduzione di Giuseppe Trevisani, I Libri del Pavone, Vol. I, p. 67, Mondadori, 1959.
  11. Da I quarantanove racconti, Mondadori, 1981, prefazione.
  12. Da Mussolini, il più grande bluff d'Europa, 27 gennaio 1923, in By-line.
  13. Citato in 60 anni fa: come l'Armata Rossa ha debellato la peste nera, Resistenze.org.
  14. Dall'intervista ad Alberico Sala per il Giornale del Popolo; citato in Marco Roncalli, Così Hemingway si ispirava nell'«adorata» Città Alta, Corriere.it, 29 luglio 2012.
  15. Da una lettera; citato in Fernanda Pivano Hemingway, Rusconi, Milano, 1985.
  16. Quinto Orazio Flacco, Odi, III, 2, 13.
  17. Da Appunti sulla prossima guerra: una lettera seria sull'attualità, settembre 1935, in By-line.
  18. Da Festa mobile, p. 29.
  19. Da una lettera del 6 dicembre 1924, in Carlos Baker, Ernest Hemingway : Selected Letters 1917-1961, 1981.
  20. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
  21. Citato nell'explicit film Seven: «Hemingway ha detto: "Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso." Condivido la seconda parte.»
  22. Nonostante la citazione venga spesso attribuita a Hemingway, ci sono forti dubbi sul fatto che l'abbia effettivamente pronunciata o scritta. Quello che è certo, in ogni caso, è che la frase comparve nel 1897 (ovvero prima della sua nascita), all'interno del saggio What to Believe: An Ethical Creed di W. L. Sheldon, a cui viene riconosciuta la paternità della citazione. Cfr. There Is Nothing Noble in Being Superior to Some Other Man. The True Nobility Is in Being Superior to Your Previous Self, Quote Investigator.com, 11 marzo 2017

Bibliografia

  • Aaron Edward Hotchner, Papà Hemingway. Racconti personali, Edizioni Pgreco, Milano, 2022. ISBN 9788868024413
  • Ernest Hemingway, Addio alle armi, traduzione e postfazione di Fernanda Pivano, Mondadori, 2007. ISBN 978-88-04-56710-3
  • Ernest Hemingway, Avere e non avere, traduzione di Giorgio Monicelli, Mondadori, 1962.
  • Ernest Hemingway, By-line, traduzione di Ettore Capriolo e Giorgio Monicelli, Mondadori, 2011.
  • Ernest Hemingway, Di là dal fiume e tra gli alberi, traduzione di Fernanda Pivano, Mondadori, 1986.
  • Ernest Hemingway, Festa mobile, traduzione di Vincenzo Mantovani, con una nota introduttiva, una antologia critica e una bibliografia a cura di Giansiro Ferrata e una cronologia a cura di Vincenzo Mantovani, Mondadori, Milano, 1993.
  • Ernest Hemingway, Fiesta. Il sole sorgerà ancora, traduzione di Giuseppe Trevisani, Mondadori, 1962.
  • Ernest Hemingway, Fiesta (Il sole sorgerà ancora), traduzione di Giuseppe Trevisani, Mondadori, 1966.
  • Ernest Hemingway, Fiesta, traduzione di Ettore Capriolo, a cura di Fernanda Pivano, Mondadori, 1972.
  • Ernest Hemingway, I quarantanove racconti, traduzione di Giuseppe Trevisani, Mondadori, 1981.
  • Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare, traduzione di Fernanda Pivano, Mondadori, 1952.
  • Ernest Hemingway, Isole nella corrente, traduzione di Vincenzo Mantovani, Mondadori, Milano, 1970.
  • Ernest Hemingway, Morte nel pomeriggio, traduzione di Fernanda Pivano, Mondadori, 1973.
  • Ernest Hemingway, Morte nel pomeriggio, traduzione di Fernanda Pivano, Mondadori, 1998. ISBN 9788804460596
  • Ernest Hemingway, Per chi suona la campana, traduzione di Maria Napolitano Martone, Mondadori, 1969. ISBN 8804487739
  • Ernest Hemingway, Per chi suona la campana, traduzione di Maria Napolitano Martone, Newton Compton, 1996. ISBN 9788881832927
  • Ernest Hemingway, Verdi colline d'Africa, traduzione di Attilio Bertolucci e Alberto Rossi, Mondadori, 1965.
  • Ernest Hemingway, Verdi colline d'Africa, traduzione di Attilio Bertolucci e Alberto Rossi, Mondadori, 1992.
  • Ernest Hemingway, Vero all'alba, traduzione di Laura Grimaldi, Mondadori, 2003. ISBN 9788804513346

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