Franco Fortini (10 settembre 1917 – 28 novembre 1994) era fiorentino, e si capisce perciò come la sua formazione letteraria sia avvenuta in pieno ambiente ermetico. Ma egli corresse immediatamente quella sua educazione con il supporto di una natura e di una vocazione di autentico polemista e moralista, che poi affinò negli anni della collaborazione al «Politecnico» di Vittorini, all’interno del quale dibatté il problema cruciale dei rapporti fra politica e letteratura. In quegli stessi anni, esattamente nel 1946, pubblicò il suo primo libro di poesia: «Foglio di via e altri versi».
È un libro che, comprendendo poesie scritte fra il 1938 e il 1945, risulta diviso quasi esattamente in due: i versi dell’anteguerra, che risentono ancora in qualche modo della lezione ermetica, e quelli della guerra e dell’immediato dopoguerra nei quali i temi della tragedia pubblica e collettiva subentrano con tutta la loro drammatica violenza, con la consueta oscillazione tra il senso dell’ineluttabilità del dolore e la speranza affidata alla solidarietà e alla fraternità degli uomini.
E così come c’è questa oscillazione di contenuti, allo stesso modo si assiste in questo libro all’adozione di forme poetiche diverse, tra lirica e epica, tra il sostenuto e l’andante, tra versificazione libera e forme chiuse, in una specie di incessante sperimentazione che è il tratto essenziale del Fortini poeta insieme, ma su un altro piano, alla sua capacità di continua ideologizzazione del reale e della storia, com’è confermato anche dai volumi successivi («Poesia ed errore» [1959], «Una volta per sempre» [1963], «Questo muro» [1973], «Paesaggio con serpente. Versi 1973-1983» [1984], «Composita solvantur» [1994]) che attraversano tutto l’arco della storia recente e ne offrono testimonianza appassionata e critica interpretazione. Dalla parte di uno che la sua scelta l’ha fatta sì “una volta per sempre”, ma è anche tutte le volte costretto a fare i conti con le continue e ricorrenti e perciò sempre prevedibili delusioni e nondimeno non vuole abdicare al suo compito, che è quello di scrivere: “La poesia / non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi”.
Opera di riferimento: «Tutte le poesie», a cura di Luca Lenzini, Mondadori, 2015.