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domenica 8 luglio 2018

Il Grifone

Il Grifone è un animale leggendario con corpo da leone, testa e ali di aquila, cioè la somma degli attributi del re degli animali e della regina dell'aria. Fu raffigurato in Egitto, in Mesopotamia ed è presente nei miti greci ed etruschi. Nella simbologia cristiana il Grifone fu associato alla persona stessa del Cristo. Con quella sua doppia natura s’immaginava avesse il governo della terra e del cielo e così il cristianesimo lo ebbe ad assumere a simboleggiare la natura umana e divina del Cristo.
In alcuni dipinti il Grifone lotta con i serpenti e con draghi e custodisce il calice dell'Eucaristia, in altre assale bovini e ovini, questo a significare che anche lui, come molti altri animali, ha valenza positiva e negativa. Il Grifone fu rappresentato in molti blasoni nobiliari, militari e anche civili, proprio per questo suo potere espresso in questa sua doppia natura.



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venerdì 29 giugno 2018

Leviatàn

Leviatàn
È il drago orrendo e cattivo, il mostro del fiume, incarna il male e il caos primitivo.
Isaia lo cita prevedendo la vittoria del bene sul male: "Il Signore punirà con la spada dura, grande e forte il Leviatàn, serpente guizzante, il Leviatàn serpente tortuoso, ucciderà il drago che sta nel mare".
Ezechiele parlando del Faraone lo paragona prima a un leone, forza del bene, e poi al Coccodrillo, forte malvagio: "Leone fra le genti eri considerato, ma eri come un coccodrillo fra le acque".
Probabilmente è il coccodrillo del Nilo, adorato dagli egizi e temuto e odiato dagli ebrei in quanto feroce predatore per chi viveva vicino al fiume e adorato come un dio da coloro che li schiavizzavano.


sinforosa castoro
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sabato 7 novembre 2015

Aquila e avvoltoio

Aquila
L'aquila, che volava là dove gli uomini non potevano arrivare, era vista come la regina del cielo, colei che abitava insieme agli dei, compagna di Zeus, il sommo dio ed è là che trasportava gli eletti. Nei proverbi biblici si ricorda che  "... il suo sentiero è nell'aria" e Isaia invita "... quanti sperano nel Signore mettono ali come di aquila, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi". L'aquila è simbolo di forza, di resistenza. Veleggiando, sostenuta dalle correnti ascensionali, con le sue ali ferme come appoggiate sulla massa di aria calda che risale, è padrona del cielo. Con la sua vista acuta scruta i movimenti delle prede e si gode il panorama sottostante.

Avvoltoio
L'avvoltoio è lo spazzino del cielo, è nominato da Ezechiele e da Giobbe "... dove si trovano cadaveri, là si trova". Anche Luca nel suo Vangelo lo nomina "dove sarà il cadavere là si raduneranno anche gli avvoltoi". L'avvoltoio è qui simbolo della folla di persone che si riuniscono attorno al Signore della Vita, a Gesù, che nella metafora è il cadavere.Perché questo paragone? È così forte la fame che spinge l'avvoltoio sulla carogna come l'attrazione che la gente ha per la vita, l'amore e Dio.


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venerdì 23 ottobre 2015

Agnello

Agnello
Con l'offerta del figlio Isacco al Signore, Abramo donava a Dio la cosa più preziosa che aveva: suo figlio. A quei tempi si offrivano a Dio gli stessi figli, cioè la cosa più preziosa che si possedeva. Ma tutti noi sappiamo che Dio ferma la mano di Abramo e Isacco è salvo e da quel momento non ci saranno mai più sacrifici umani, solo di animali.
Gli Ebrei erano pastori e per loro le pecore erano preziose e importanti, per questo venivano sacrificati gli agnelli, per donare a Dio qualcosa di puro e prezioso. Nella Bibbia questi animali sono nominati tante volte. Oltre all'episodio citato, in Esodo troviamo l'episodio dell'uccisione dell'agnello per la Pasqua ebraica, in Isaia il profeta profetizza che verrà sulla terra un agnello speciale cioè Gesù Cristo che "come agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori, non aprì la sua bocca".
Nei Vangeli Giovanni Battista indica Gesù come "l'agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo". Gesù stesso utilizza questi docili animali per le sue parabole.
Gesù è quell'agnello che si sacrifica per l'intera umanità. D'ora in poi non vi saranno mai più sacrifici, né umani né di animali poiché Dio, Gesù dichiara, "vuole tributi di amore e non di morte". Gesù, che è venuto per mostrare il vero volere del Padre, è il vero e unico Agnello sacrificale.





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domenica 18 ottobre 2015

Api, mosche e cani

Api e mosche.
Nel racconto di Sansone, che uccide un leone a mani nude, si narra che dopo qualche giorno ritorna a "vedere la carcassa dell'animale e trova che dentro le api avevano fatto un favo pieno di miele".
Naturalmente quelle che Sansone trovò non erano api (le api, così precise e pulite, non farebbero mai il nido in carne in putrefazione), bensì mosche del gruppo dei Sirfidi,  mosche molti simili alle api per via delle loro strisce gialle e nere e che con quell'aspetto tengono lontani uccelli predatori. Per le  mosche, infatti, quella carcassa era la loro casa e il loro ristorante. È in un ambiente simile che le mosche si nutrono e depongono le larve. E come mai Sansone vede del miele? Sansone, convinto di aver visto delle api, è convinto di vedere il miele, che in realtà non c'è.
Anche il grande poeta Virgilio si stupì per il prodigio della giovenca.
Una giovenca fu uccisa in sacrificio agli dei e lasciata lì a putrefare. Dopo qualche giorno si vide che dalla sua bocca usciva uno sciame di api, che api non erano.
È così che per i popoli antichi l'ape divenne il simbolo della vita che rinasce dalla morte e dalla decomposizione.
Cane
I popoli antichi lo immaginavano come l'animale della soglia. Nell'antica Grecia a guardia dell'Ade (il regno dei morti) ringhiava il cane a tre tesate Cerbero. In Egitto Anubis, il dio dalla testa di sciacallo, accompagnava i defunti negli inferi. Per gli ebrei il cane era un animale impuro poiché, come il maiale, cercava cibo anche nella spazzatura e spesso e volentieri mangiava persino il suo rigurgito.
Nel cane di oggi vive l'antico lupo affamato e nonostante i cani di allora fossero come quelli di oggi: affettuosi, giocherelloni, socievoli, nell'antichità la povertà era tale che nessuno li nutriva e così erano costretti a mangiare carogne e cadaveri. Agli uomini piace sopravvivere, ma non capivano che piace anche al cane e perciò lo giudicavano con disgusto.

















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mercoledì 14 ottobre 2015

Animali nel Medioevo

Anzitutto, che cos'è un bestiario? È un libro che descrive animali o bestie e che nel Medioevo aveva una funzione didattica, quella, cioè, di raccontare di animali, reali o fantastici (ma per l'uomo del Medioevo non c'erano queste distinzioni tra reale e fantastico, dobbiamo tenerlo a mente), per meglio comprendere la vita umana. 
Uno dei più significativi bestiari risale al II e III secolo d. C. in greco (ma in seguito tradotto in armeno, etiopico, siriano e latino) e chiamato Il Fisiologo. Questo testo cerca di descrivere il mondo della natura in chiave cristiana, attingendo  da filosofi greci e latini, tra cui Aristotele, di naturalisti quali Plinio il Vecchio e da autori minori, come il poeta Lucano.
Il Fisiologo spopolò così tanto che nel Duecento un'infinità di bestiari si diffusero nei vari idiomi volgari (Fonte Bestiario Medievale Frate Indovino)
In questa rubrica cercheremo di scoprire il significato di alcuni animali che possiamo incontrare leggendo l'Antico e il Nuovo Testamento o entrando in Chiese o in Basiliche.
Spero possa interessarvi.


















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