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25 settembre 2013

Caravaggio e le nature morte

Uno dei più grandi ammiratori e appassionati collezionisti di Caravaggio, il marchese Vincenzo Giustiniani, ci ha tramandato un aforisma del pittore: “Vuol tanta manifattura per fare un quadro buono di fiori come di figure”. Penso proprio che questa sia una grande verità....Caravaggio non si limita alla riproduzione accurata della natura: riesce a dare a fiori, frutti, foglie, strumenti musicali e altri oggetti un’anima e un senso, conferendo loro una dignità autonoma, tanto da essere giustamente considerato un pioniere della “natura morta”.

Bacco

Una fruttiera di ceramica,
che rimanda
ai ricordi domestici
dell’adolescenza lombarda del pittore,
sostituisce qui
il prediletto canestro di vimini.


verrebbe voglia di allungare una mano e assaggiare

Spettacolare
"giovane con canestro di frutta"




Natura morta con fiori e frutti (1590)

Canestra di frutta, 1599
olio su tela, 41x 64,5
Milano, Pinacoteca Ambrosiana


Nonostante le piccole dimensioni, l’unica vera natura morta autonoma di Caravaggio .......è una pietra miliare nella storia della pittura; frutti e foglie sono dipinte con grande naturalezza tanto da mettere in evidenza perfino le ammaccature e le parti appassite....

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7 anni fa ho potuto fare un'esperienza bellissima...
La biblioteca comunale aveva invitato Giovanni Perico, un bravissimo artista di strada un vero "madonnaro", a passare una domenica con noi per farci conoscere la sua arte e dando a chiunque la possibilità di provare a dipingere con i gessetti...io lo avevo già visto dipingere ed ero rimasta affascinata dalla naturalità e dalla freschezza delle sue opere  e così, approfittando della presenza di questo gentilissimo e paziente maestro, ho preso coraggio e mi sono messa anch'io a dipingere su di un pezzo di cartone....proprio
"il canestro di frutta del Caravaggio "


la tecnica è abbastanza semplice ,usando i gessetti di punta o di piatto , sovrapponendo i colori e sfumando con la punta delle dita . Terminato il lavoro ho fissato il colore con una vernice apposita per evitare lo spostamento della polvere di gesso.


di quel giorno ho un ricordo molto bello.... 


ecco il mio lavoro finito e incorniciato
"un'umile omaggio.... al mio pittore preferito"

chi volesse sapere qualcosa di più sull'arte di Giovanni Perico
può andare QUI

29 giugno 2013

le Sette Opere di Misericordia

Nel 1606  il Caravaggio, su commissione della congregazione
del Pio Monte di Napoli, dedita alle opere caritative ,
 realizzò questa grande opera ad olio su tela (390 x 260 cm)
che venne disposta sopra la pala dell'altare centrale


Dopo secoli i governatori del Pio Monte della Misericordia continuano
 la loro opera di beneficenza (naturalmente adattandosi al mutare dei tempi)
 così come l’opera del Caravaggio continua ad impreziosire la chiesa 
del complesso, legata ad essa da un vincolo che ne vieta
 lo spostamento o la rimozione.


L'opera ha una composizione serrata, che concentra in una visione d'insieme diversi personaggi, ma può essere confusa con una semplice scena di genere, tant'è vero che sembra ambientata in un tipico vicolo popolare di Napoli. Sulla parte superiore del dipinto, a supervisionare l'intera scena che si svolge nella parte bassa, vi è la Madonna con Gesù Bambino accompagnata da due angeli, un'insieme a dir poco stupendo....


Le sette opere di misericordia sono nella tela del Caravaggio così raffigurate:
"Seppellire i morti": è raffigurato sulla destra con il trasporto di un cadavere di cui si vedono solo i piedi, da parte di un diacono che regge la fiaccola e un portatore

 

"Visitare i carcerati" e "Dar da mangiare agli affamati": sono concentrati in un singolo episodio: quello di Cimone, che condannato a morte per fame in carcere, fu nutrito dal seno della figlia Pero e per questo fu graziato dai magistrati che fecero erigere nello stesso luogo un tempio dedicato alla Dea Pietà. 


"Vestire gli ignudi": appare sulla parte sinistra concentrato in una figura di giovane cavaliere, San Martino che fa dono del mantello ad un uomo a dorso nudo visto di spalle; allo stesso santo è legata la figura dello storpio in basso nell'angolo più a sinistra: anche questo episodio è un riferimento alla agiografia di Martino, un emblema del "Curare gli infermi".


"Dar da bere agli assetati": è rappresentato da un uomo che beve da una mascella d'asino, Sansone, perché nel deserto bevve l’acqua fatta sgorgare miracolosamente dal Signore


"Ospitare i pellegrini": è riassunto da due figure: l'uomo in piedi all'estrema sinistra che indica un punto verso l'esterno, ed un altro che per l'attributo della conchiglia sul cappello (segno del pellegrinaggio a Santiago di Compostela ) è facilmente identificabile con un pellegrino. 


Alcuni particolari di notevole fattura da notare sono: la goccia di latte sulla barba del vecchio (dar da mangiare agli affamati); i piedi lividi del cadavere che spuntano dall'angolo (seppellire i morti); degna di nota anche l'ombra che le figure celesti proiettano sulla prigione, a indicare una presenza concreta e terrena, ma nonostante ciò nessuno dei personaggi sottostanti sembra accorgersene

Su tutte queste azioni di misericordia corporali si stende il manto della Madonna. Caravaggio modifica con il genio che gli è tipico l’iconografia più diffusa, che ci fa vedere la Mater misericordiae in piedi, che distende il Suo manto sui partecipanti alla confraternita che abitualmente ne commissionavano la rappresentazione pittorica o scultorea. È un manto che tutela, protegge, accoglie prendendosi cura nella totalità del bisogno dell’altro. È insomma il gesto della cura nella sua radice più profonda e totale. Caravaggio fa letteralmente scendere dal cielo alla terra questa tutela della mater omnium, facendola continuare con il gesto laico e quotidiano dell’azione caritatevole verso il bisogno dell’uomo. Infatti il manto bluastro della Vergine si continua nel suo andamento elicoidale con quello rosso porpora di S. Martino,che mentre “veste gli ignudi”, soccorre anche i malati e tiene la sua spada all’altezza del collo di una figura di cui intravvediamo solo il volto, richiamati dal bagliore della lama, in un ennesimo autoritratto di Caravaggio. Il pittore, scappato da Roma dopo la condanna di omicidio, guarda Martino di Tours, come per chiedere la grazia dalla condanna che grava sulla sua testa affidandosi alla misericordia umana, continuazione di quella Divina, così necessaria alla convivenza civile.
Pellegrini, infermi o carcerati, santi o delinquenti, ricchi o poveri, simboli del passato o fuggiaschi anonimi nascosti nell’ombra, tutto l’uomo può star dentro questo gesto di accoglienza ben chiaro alla pietas cristiana e capace di compassione per il dolore dell’uomo, quale che ne sia la natura o l’origine.


Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
(Gesù)



5 giugno 2013

Caravaggio 8

Continuo la mia raccolta d'immagini delle stupende opere del Caravaggio

LA LUCE

La luce ha in Caravaggio una funzione costruttiva e una funzione simbolica. Essa diventa ora simbolo di grazia redentrice ed è visibile a tutti. I toni sono caldi, ma non sono quelli di una luce solare all'aperto, è invece una luminosità vibrante paragonabile a quella del fuoco che si fa strada nell'ambiente oscuro e impenetrabile, per andare poi a riflettersi sui personaggi, rivelandone la santità e rendendoli tangibili. L'andamento di questa luce, spesso radiale, svolge un'azione costruttiva sui corpi che emergono da questo fondo indefinito. Pur conferendo tridimensionalità alle figure, lo spazio circostante non è indagato e rimane in ombra, assumendo così un significato negativo, che si oppone alla luce vista come unica fonte di verità divina.

immagini tratte da internet


San Gerolamo


San Giovanni Battista


Sant 'Orsola


San Francesco


Maria Maddalena addolorata


Sant'Agostino


Lunga e impervia è la strada 
che dal paradiso si snoda verso la luce.

John Milton



6 aprile 2013

Caravaggio 7

SAN MATTEO

Tre bellissime opere del talento geniale del Caravaggio , realizzate tra il 1599 e il 1602 , sono conservate a Roma nella chiesa di S. Luigi dei Francesi per la precisione nella Cappella Contarelli, per chi entra nella Chiesa, si trova alla fine dell' ultima navata di sinistra . Questo ciclo pittorico riguarda tre momenti importanti della vita di un grande Santo, San Matteo (Santo omonimo del proprietario della Cappella). Nella parete di sinistra troviamo la vocazione di San Matteo, al centro sopra l'altare troviamo San Matteo e l'angelo e infine a destra vi è il martirio di San Matteo Queste tre opere sono tra le più importanti e ammirate realizzate dal Caravaggio, un uomo a volte molto discusso e violento, ma davvero unico e geniale come artista, e da sole costituiscono un vero e proprio tesoro artistico che affascina ed emoziona sempre gli appassionati e gli studiosi.

La chiamata


il martirio

San Matteo e l'angelo II° versione

La prima versione di questo quadro fu rifiutata dalla congregazione: in essa era rappresentato il santo come un popolano semi-analfabeta a cui l'angelo guida materialmente la mano nello scrivere il Vangelo.


L'opera destò scandalo per l'atteggiamento confidenziale tra l'angelo e il santo e, soprattutto, dalla resa del santo in posizione rozza: senza aureola e con le gambe scoperte. Venne malvista anche la presenza di caratteri ebraici sul Vangelo. L'opera venne acquistata da Vincenzo Giustiniani, passò ai Musei di Berlino e fu distrutta da un'incendio verso la fine della seconda guerra mondiale .


Il più grande nemico dell'arte è il lusso, l'arte non può vivere nella sua atmosfera.
William Morris


14 gennaio 2013

Caravaggio 6

CARAVAGGIO
La luce 

Il Riposo durante la fuga in Egitto ( 1595 – 1596) è uno dei pochi esempi di opere che Caravaggio ambientò all’aperto. La maggior parte delle scene che egli dipinse si svolgono invece in interni. Ciò permette a Caravaggio di giocare con la luce e con le ombre, sceglierne la fonte e illuminare questo o quel soggetto a suo piacimento. Il forte uso del chiaro scuro genera effetti teatrali di particolare intensità. Esalta la drammaticità delle scene e i dettagli dei corpi. Spesso la luce arriva in maniera quasi brutale a scoprire parti di una scena che altrimenti rimarrebbero avvolte nelle tenebre. In molti casi, non vi sono passaggi di luce graduali: la luce colpisce con potenza, rende plastiche le superfici e forti i contrasti. Svela alcuni dettagli della scena e, senza cercarne la bellezza, tuttavia la crea: le figure emergono con straordinaria forza espressiva.

il riposo dopo la fuga in Egitto

amorino dormiente

Susanna e i vecchioni

la Maddalena in estasi

S. Caterina d' Alessandria

Fillide Melandroni

Marta e Maria

Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso
 e si usano le opere d’arte per guardare la
 propria anima.

George Bernard Shaw

28 dicembre 2012

Caravaggio5

CARAVAGGIO

Le opere di Caravaggio sono divenute tutte celeberrime, e costituiscono ognuna un’icona stessa dell’arte pittorica, divenute modelli per infinite ispirazioni. Ma, dovendo sintetizzare l’enorme contributo che Caravaggio diede alla pittura europea del suo tempo, due sono i punti di maggior forza ed interesse: il realismo e l’effetto-notte . Questo realismo così intenso ed esasperato nasceva da una posizione concettuale molto distante dai precetti pittorici rinascimentali. Il pittore non era tenuto a conoscere la geometria precisa (conoscibile solo intellettualmente) dei corpi e dello spazio che rappresentava, ma ad osservare attentamente solo ciò che l’occhio proponeva alla visione. Le posizioni sono antitetiche: in un quadro rinascimentale vi è la chiarezza dell’immagine, che è chiara nella sua struttura interna anche se non sempre visibile. Nei quadri di Caravaggio l’immagine è solo ciò che appare dalla visione: ciò che non si vede non interessa. Un’attenzione così puntuale ed intensa a cogliere il dato visibile gli impedisce qualsiasi idealizzazione o trasfigurazione del reale. La sua pittura ha un’aderenza così intima e totale alla realtà che con lui, in pratica, nasce il realismo nella pittura moderna. E ne deriva una diversa concezione estetica: l’arte non è più il luogo dove la realtà trova un ordine nuovo basato sulle aspettative di bellezza e perfezione dell’animo umano, ma il luogo dove la realtà ci assale con tutta la sua drammaticità. La vita è il luogo delle contraddizioni: l’arte, perché è finzione, può risolverle e superarle (e questa è la posizione idealista), oppure può semplicemente rappresentarle (e questa è la posizione realista).

 la negazione di S. Pietro

 Il sacrificio di Isacco
 Davide e Golia

 L'estasi di S. Francesco

 Narciso

Salomè con la testa di Giovanni Battista

L'amore e l'arte non abbracciano ciò che è bello, 
ma ciò che proprio per il loro abbraccio diventa bello.
Karl Kraus 1918



6 dicembre 2012

Caravaggio4


CARAVAGGIO


L’umanità delle divinità 

- Ma come poteva non sconvolgere, non imbarazzare, non creare turbamento un pittore che per dipingere una Madonna usava come modella una donna dai costumi certamente discutibili?
Eppure è meravigliosa quella Madonna di Loreto (1603 – 1606) con il piede che, leggermente sinuoso, mostra tutta la sua femminilità. E sono così realistiche le espressioni dei due pellegrini davanti l’ingresso, così naturali quei piedi sporchi, “da pellegrini” appunto, che quasi non ci si rende conto che vengono prepotentemente verso di noi, mostrati in primo piano senza alcun pudore.
Ma il problema è proprio questo: che ci scordiamo quasi che sono Madonne e Santi, non semplici uomini e donne. E che dire del Martirio di San Matteo (1599 – 1600)? La luce illumina più il carnefice che il Santo, circondato da una folla in fuga: un brutale e terrificante assassinio, ma un assassinio qualunque. Si potrebbe continuare con un elenco lunghissimo. L’uso di soggetti e modelli popolari, quasi volgari, per soggetti sacri indigna per la sua blasfemia e svela un certo testardo ardire dell’autore.

 Madonna di Loreto
natività con i santi Francesco e Lorenzo


Madonna del Rosario

Madonna con Bambino


Sacra Famiglia

 L'Annunciazione

L'adorazione dei pastori

le sette opere di misericordia



L’opera d’arte può avere un effetto morale, 
ma richiedere ad un artista uno scopo morale 
significa fargli rovinare il suo lavoro.

Johann Wolfgang Göethe
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