Gioia ha sempre pensato che ci fosse una parola per dare un senso a tutto. Dove quelle che conosceva non potevano arrivare, c'erano quelle delle altre lingue: intraducibili, ma piene di magia. Ora, il quaderno su cui appuntava quelle parole giace dimenticato in un cassonetto. Gioia è diventata la notte del luminoso giorno che era: ha lasciato la scuola e non fa più le sue chiacchierate, belle come viaggi, con il professore di filosofia, Bove. Neanche lui ha le risposte che cerca. Anzi, proprio lui l'ha delusa più di tutti. Dal suo passato emerge un segreto inconfessabile che le fa capire che lui non è come credeva. Gioia non ha più certezze e capisce una volta per tutte che il mondo non è come lo immagina. Che nulla dura per sempre e che tutti, prima o poi, la abbandonano. Come Lo, che dopo averla tenuta stretta tra le braccia ha tradito la sua fiducia: era certa che nulla li avrebbe divisi dopo quello che avevano passato insieme. Invece non è stato così. Gioia non può perdonarlo. Meglio non credere più a nulla. Eppure, Lo e Bove conoscono davvero quella ragazza che non sorride quasi mai, ma che, quando lo fa, risplende come una luce; quella che, ogni giorno, si scrive sul braccio il verso della sua poesia preferita. Che a volte cade eppure è felice. È quella la Gioia che deve tornare a galla. Insieme è possibile riemergere dal buio e scrivere un finale diverso. Insieme il rumore del mondo è solo un sussurro che non fa paura. Enrico Galiano ha finalmente deciso di regalare ai suoi lettori il seguito di Eppure cadiamo felici, il romanzo d'esordio che l'ha consacrato nell'olimpo degli scrittori. Da allora, il professore più amato d'Italia ha scritto altri quattro libri che hanno scalato le classifiche, è in corso di traduzione in tutta Europa ed è diventato una figura di riferimento per la stampa e la televisione. Incontrare di nuovo Gioia e Lo è un'emozione immensa, perché in fondo non ci hanno mai abbandonato.
Enrico Galiano è nato a Pordenone nel 1977. Insegnante in una scuola di periferia, ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i venti milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. Il segreto di un buon insegnante per lui è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti». Ogni tanto prende la sua bicicletta e se ne va in giro per il mondo con uno zaino, una penna e tanta voglia di stupore.
4,5⭐️ Ho messo in lista questo romanzo senza sapere che fosse il seguito della storia di Gioia. Anche se dal titolo potevo arrivarci 😅 ho visto semplicemente che sarebbe uscito un nuovo libro di Galiano e non ho avuto dubbi sul fatto che si dovesse leggere. Poi ci sono arrivata 😄✌🏻 e la mia felicità è aumentata notevolmente 😍 Gioia è un personaggio che ti entra nel cuore e in questo secondo libro ci si affeziona ancora di più a lei in mezzo a tutte le situazioni che le tocca affrontare. Adoro perdermi in tutte le parole intraducibili che scopre (vien voglia di sottolineare quasi tutte le pagine) e adoro il fatto che si ponga sempre tante domande. Mi è piaciuto moltissimo il suo rapporto con il professor Bove, l’insegnante che tutti avremmo voluto avere probabilmente. E ho apprezzato davvero tanto come si è evoluta tutta la storia ❤️ Unica pecca: avrei dato maggior spazio a Lo nella parte finale, meritava un po’ più di approfondimento anche la sua situazione o per lo meno meritava qualche dettaglio in più il loro ritrovarsi. Per il resto assolutamente una lettura consigliata!
Credo sappiate quanto poco possa soffrire quei romanzi infarciti di frasi fatte, magari anche profonde, ma che si agganciano al nulla. Enrico Galiano, invece, riesce sempre a far centro unendo discorsi bellissimi ed evocativi a storie dal grandissimo impatto emotivo. In "Felici contro il mondo" ritorna la figura di Gioia, di cui stavolta viene approfondito il rapporto con il professor Bove, oltre a quello, estremamente problematico, che ha con Lo. Vi dirò, le conversazioni con quest'ultimo non mi hanno coinvolta quanto quelle con Bove, anche perché in fondo Lo avevamo già imparato a conoscerlo in "Eppure cadiamo felici". Il passato del professore, invece, si è rivelato una miniera di straordinarie sorprese. La trama mi ha lasciato più di una volta a bocca aperta, perché traboccante di eventi e di scoperte. Lo stile narrativo (che ve lo dico a fare) mi ha letteralmente rapita grazie al sapiente equilibrio di rapidi scambi di battute e riflessioni immensamente toccanti. Ve ne lascio qualcuna.
"Per Nietzsche l'umanità, l'umanità intera, si divide in due categorie: quelli che dicono di sì alla vita e quelli che dicono di no alla vita. [...] Quelli che cercano la vetta o l'abisso e quelli che si accontentano del così così. [...] e allora ci sarà chi, di fronte al pericolo di fallire, sceglierà un lavoro così così. Ci sarà chi, davanti alla paura di restare soli, accetterà di stare con un uomo o una donna con cui sta… così così. [...] Sapete qual è la grande fregatura del così così? La sicurezza."
"Noi possiamo anche prendere bei voti, ottenere grandi traguardi, successi, ma se non possiamo condividere la nostra felicità con qualcuno, [...] anche se sarà gioia, sarà sempre una gioia così così."
"Sei salvo quando non hai tutti i giorni voglia di scappare da dove sei. Ma hai sempre voglia di andare a vedere che cosa c'è oltre. Sei salvo quando staresti bene con quello che hai, ma non rinunci a desiderare qualche cosa di più. [...] Sei salvo quando hai qualcosa da perdere, ma giochi lo stesso, perché ti sai concentrare su quello che ancora puoi vincere. Sei salvo quando ridi. [...] Sei salvo quando hai ancora motivi per mettere il vestito buono e uscire. [...] Sei salvo quando canti. Sei salvo quando hai ancora posti da vedere, e ancora almeno un buco dove tornare. [...] Sei salvo quando lasci ancora che un libro, un film o una canzone ti scombinino le cose."
Grazie Enrico, come sempre. La speranza di cui avevo bisogno.
J'ai beaucoup aimé. Ce n'est pas un aussi grand coup de coeur que le premier tome qui avait été une révélation, le roman coup de coeur et coup de poing auquel je ne m'attendais pas, mais j'ai passé un excellent moment avec celui-ci. J'ai retrouvé avec plaisir cette plume d'une grande poésie, les personnages tout en nuances et en douceur et cette intrigue qui m'a portée jusqu'à la dernière page - où j'ai versé une petite larme, je l'avouuuue. C'était un peu lent, un peu décousu par certains aspects, mais néanmoins hyper addictif et très, très beau. Je pense que je n'ai pas ressenti les mêmes choses qu'avec le premier tome car avec celui-ci j'avais les paillettes de la découverte, mais cette duologie est une pépite, un concentré d'originalité sur tous les niveaux. A lire sans hésiter !
⭐️FELICI CONTRO IL MONDO⭐️ A notte fonda, alla fine di questa storia durata quasi 800 pagine posso dire una cosa: Questo libro ha mosso qualcosa dentro di me, ha chiamato quel qualcosa che era dentro di me da tempo ,e l’ha risvegliato.
Sinceramente nemmeno mi sento pronta per parlarvene, ma se non lo faccio adesso, possibilmente,non lo farò più. Non farò un’analisi, non dirò i punti di forza, cosa mi è piaciuto e cosa no. Perché, detto sinceramente tra me e voi: Non ho trovato nemmeno una virgola fuori posto.
Ogni virgola, ogni punto, ogni frase mi ha lasciato un vuoto che si propagava sempre di più nel mio stomaco. Ma procediamo passo passo. Gioia , la storia del prof Bove mi hanno fatto pensare a tante cose e mi hanno fatto crescere, perché si, da un libro tu puoi crescere più di quanto immagini.
Gioia mi ha insegnato che abbiamo dentro di noi una parte da scemi, sorridente, piena di vita e felice. E nei momenti no dobbiamo ricordarci che è sempre lì, non scappa. Se vogliamo lasciarla, abbandonarla per la parte più profonda e oscura moriranno entrambe e le perderemo. Quindi dobbiamo accettarle e non far divulgare come peste la parte oscura. Senza essa, infatti non esisterebbe la parte felice, e senza la parte felice non esisterebbe la parte oscura.È un circolo continuo che dobbiamo imparare ad accettarlo nelle sue sfumature più ignote.
Mi ha insegnato che dentro di noi abbiamo un buco nero, tanto profondo. E se lo nasconderemo al mondo un giorno esso si ribellerà, prenderà il sopravventato. Dobbiamo stare in equilibrio con esso, e per stare in equilibrio dobbiamo farci pace e mostrarlo a chi amiamo
Il professore Bove, inoltre, mi ha insegnato che il tempo non dura all’infinito. Che dobbiamo cogliere l’attimo, sempre. Sennò ce il rischio che rimpiangeremo per sempre quella parola non detta. Mi ha insegnato che prima di amare dobbiamo stare bene con noi stessi, e quando saremo pronti impareremo ad amare. Tutte quelle frasi dolci per dire che amiamo, tutte quelle lettere.. Amare è restare, non è nient’altro. Amare è una noce, non un pasticcino.
Ed infine che l’importante non è crescere, bensì salvarsi. Ti rendi conto che sei salvo quando ti importa qualcosa, Quando ti svegli alle 5:00 per vedere l’alba. Quando ridi,ti incazzi e provi emozioni. Ti rendi conto che sei salvo quando hai una ragione per svegliarti al mattino.
Potrei dire un’infinità di cose del tipo: “Mi sono innamorata di questo libro, leggetelo!” Ma sapete, a me queste frasi fatte quando scrivo non le voglio, perché sono troppo banali -passatemi il termine- per un libro del genere.
Quindi mi limiterò a questo. Potrei parlarne per ore e dire sempre le stesse cose cambiando sinonimi. Gioia è un personaggio di cui mi sono affezionata parecchio, ed io un po’ sento che sia una persona. Perché dentro di noi, più o meno ci sarà una Gioia. Una Gioia che è 𝒞𝑜𝓃𝓉𝓇𝑜 il mondo. Che è diversa e si distingue dalla massa. Gli altri vanno a sinistra e lei a destra perché è 𝒸𝑜𝓃𝓉𝓇𝑜. E per me questa è la vera bellezza dell’essere umano e del differenziarsi: essere 𝒸𝑜𝓃𝓉𝓇𝑜 tutti. Felici 𝒸𝑜𝓃𝓉𝓇𝑜 il mondo
E grazie a questo libro ho una parola preferita: Neach-Gaoil 🔑
Gioia, la protagonista, a un certo punto si perde: cade in quella crisi depressiva di quando si diventa adulti. E qui l'autore è riuscito bene nell'intento di descrivere questa condizione profonda, il destarsi dal sogno per guardare in faccia la realtà, la perdita delle proprie ambizioni, dei colori, il mondo che piano piano diventa in bianco e nero. Questa è la parte che ho preferito, perché era profondamente reale. Il resto è un romanzo.
"Quello che le voglio dire, signorina, è che ogni volta che siamo spaventati, ogni volta che non vogliamo fare qualcosa perché abbiamo paura -e se mi va male? e se poi faccio una brutta figura? e se sbaglio?- dovremmo sempre ricordarci di questo, e cioè che Fobos è figlio di Afrodite e di Ares, quindi: la paura è figlia della guerra e dell'amore, della forza e della bellezza. Perciò, quando ce la facciamo sotto dalla paura di rischiare è un segno." "Un segno di... cosa?" "Che quella, proprio 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 è la cosa che dobbiamo fare. La paura è il primo segno che dobbiamo combattere per quello che amiamo."
"Alla fine diventare grandi è un po' come attraversare il metal-detector degli aeroporti. Devi passarci sotto ma non puoi portarti dietro tutto quello che avevi con te durante l'infanzia e l'adolescenza, perché altrimenti suona l'allarme e non ti fanno passare. Non puoi tenerti in tasca certi sogni, certe illusioni, anche certe idee che avevi. Suona subito l'allarme, non ti fanno passare. Per cui o resti di là e non cresci mai, oppure cresci, ma devi rinunciare un po' a quello in cui credi. A volte, a tutto."
"Si chiede se quello che sta facendo è cercare di risalire o provare a toccare il fondo. Ha la strana sensazione che le due cose, alla fine, siano la stessa. Ma per scoprirlo, il fondo lo deve toccare davvero."
"Mi viene da pensare che se c'è un modo per uscire dalle prigioni che ci creiamo da soli, è accettare che noi siamo sia il cigno nero sia il cigno bianco. Accettare che il nostro più grande nemico ce lo portiamo dentro, che abbiamo anche una parte oscura, una parte che non ci piace, che non vorremmo. Una parte che non possiamo controllare e che spesso è molto più forte di noi. Anzi, forse mi viene da dire che la parte migliore di noi esiste proprio perché esiste quella parte oscura: non esiste cigno bianco senza cigno nero, e se uccidiamo il cigno nero facciamo morire anche il cigno bianco. Forse l'incantesimo si rompe quando facciamo pace con lui: siamo fatti anche di buio, e bisogna guardarlo in faccia, questo buio, se vogliamo trovare in noi una scintilla di luce."
"𝘈𝘯𝘢𝘨𝘢𝘱𝘦𝘴𝘪𝘴 (inglese), non essere più innamorati della persona che prima si amava."
4,5⭐️ Eccoci qui a parlare di un romanzo di cui fino a pochi mesi fa non sapevamo nemmeno di aver bisogno! Esatto: questo è il seguito di #eppurecadiamofelici e ne è uscito un libro importante, dove scopriamo cosa succede dopo e tanto altro. Non sapevo cosa aspettarmi ed è stata un'altra bella sorpresa!
In questo libro scopriamo nuovi personaggi e ne vengono approfonditi altri, uno in particolare il professor Bove di cui scopriamo la storia. Le sue super lezioni ci sono sempre e anche grazie ad esse Gioia prende coscienza di chi è, cosa vuole essere e quel'è il suo posto nel mondo.
Mi è piaciuto tutto di questo libro! I colpi di scena, i personaggi, le vicende e la curiosità che mette e ti porta velocemente fino all'ultima pagina. L'unica cosa che mi è mancata è la presenza di Lo nella parte finale del libro, che c'era ma di cui avrei voluto qualche capitolo in più.
Quando sono venuta a conoscenza del fatto che sarebbe uscito il sequel di "Eppure Cadiamo Felici" di Enrico Galiano, non stavo più nella pelle. Ero euforica. Avrei reincontrato Gioia, Lo e il professor Bove. Ne ero davvero entusiasta, ma ho sempre cercato di non pensarci più del dovuto. Ero felice come una bambina, sì, ma cercavo di non crearmi aspettative perché si sa, spesso le aspettative vengono meno. Il problema dei sequel è proprio questo: l'aspettativa che una persona crea intorno a quella determinata storia. Più le aspettative sono alte, più, di solito, vengono deluse. E non nel senso che quel sequel è brutto o sconclusionato, no. Nel senso che può succedere di fare delle proprie previsioni e non vederle avverate, e poi rimanerci male. Quindi ho cercato di non avere molte aspettative per questo sequel, ho cercato di non farmi film mentali e, quando ho avuto il libro tra le mani, ho divorato pagina dopo pagina. Però la mente delle persone è strana perché, anche se si cerca di non avere alcuna idea di quello che si troverà nelle pagine del libro, volente o nolente qualcosa ci balena nella testa. La mia aspettativa: approfondimento del rapporto tra Gioia e Lo. La verità invece è che se prenderete in mano questo sequel con il mio stesso desiderio nella testa, be', rimarrete delusi. Il romanzo non è stato scritto con lo scopo di portare nero su bianco la loro relazione, ma tocca temi più profondi di un rapporto di coppia. Mi è dispiaciuto? Sì, perché nelle mie pochissime aspettative, speravo di leggere qualcosa di un po' diverso, sotto questo punto di vista. Non sono rimasta delusa dal libro, ad ogni modo. Enrico Galiano, con il suo stile che abbiamo imparato ad apprezzare e che ci piace, ha cercato di scrivere la realtà della vita, dell'adolescenza. Perché, secondo me, è questo quello che lui cerca di fare: insegnare tramite i suoi romanzi una, due, tre lezioni di vita. Ed in questo romanzo possiamo toccare con mano la psiche di una persona che passa un brutto momento che, da un giorno all'altro, ha come l’impressione che il mondo le cada addosso, che cerca disperatamente di chiudere i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi stati d'animo perché il troppo sentire non le porta niente di buono. La vita di Gioia devia a novanta gradi. Ogni sua convinzione si allontana da lei ed allora non le resta che cercare di diventare l'opposto di quello che è. E sappiamo bene che la mente di un'adolescente è in costante mutamento. Basta anche un avvenimento che per altri non significa niente, a distruggere tutto ciò in cui si crede. E per Gioia è un concatenarsi di scoperte che la portano via via a decidere di forzarsi di cambiare perché: "Che senso ha?". Penso che sia questo quello che lei pensa. Che senso ha darsi da fare, cercare di dare il massimo, cercare di capire gli altri quando poi non solo non le torna nulla, ma viene anche calpestata e le vengono nascoste delle verità? Ma nella vita tutto ha il suo senso e a Gioia serve questo suo momento di "niente" per riuscire a ritrovarlo, per riuscire a ritrovarsi. Felici contro il mondo è un romanzo che parla di un’adolescente alle prese con la sua psiche, con il suo essere, parla di crescita interiore, di come una persona possa perdersi e poi ritrovarsi oppure non ritrovarsi più (può accadere). Gioia è una ragazza che pensa tanto, tantissimo, ma poi la sua impulsività prende il sopravvento. E, come in "L'arte di sbagliare alla grande", Enrico Galiano ci insegna che gli errori si possono commettere, a volte sono necessari per diventare una persona migliore e diversa. Ma i riferimenti non finiscono qui, infatti c'è anche un crossover con un altro libro che ho apprezzato tantissimo, ed io adoro i riferimenti ad altre opere. Ci vado a nozze! Ma anche un gioco che fa Gioia con il professore Bove mi ha ricordato un altro suo romanzo. Una cosa che ho imparato dai romanzi di Galiano è che ad ogni rilettura scopro qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevo notato (o non mi ci ero soffermata) la volta precedente, quindi chissà cosa scoprirò nel momento in cui lo rileggerò. Perché già so che, tra un po' di tempo, mi farò una maratona di "Eppure cadiamo felici" e "Felici contro il mondo". Però, se cercate un romanzo nel quale accadono determinate cose in funzione della ship, allora non so se apprezzerete questo libro fino in fondo. Ma io ne consiglio assolutamente la lettura perché è un romanzo da non perdere!
PARTE SPOILER: - - - - - - - Per quanto abbia apprezzato il romanzo, penso che si sarebbero potute spendere più parole su Lo (se il libro fosse stato più lungo mi sarebbe andato benissimo!!) soprattutto nell'ultima parte. Lo non vuole vederla, viene chiamato dal professore, si presenta a casa di Gioia e fanno la pace, perdonato tutto. Qualsiasi cosa in... praticamente senza parlare. Lo dice di sapere tutto e si riavvicinano. Avrei voluto vedere, in quel momento, più interazione tra loro, come si sentivano, cosa provava Gioia, invece per quanto lei non sia per niente povera di sentimenti ed emozioni, in quel momento l'ho trovata un po’ fredda. Conoscendola poi (oddio, forse non dovrei scrivere così visto che non è un mio personaggio, ma le voglio troppo bene :'D) penso che non si sarebbe scordata di un dettaglio che, comunque, per una ragazza trovo sia importante. Perché Lo teneva ancora la foto di lui e Sara abbracciati sul comodino dopo tutto quello che è capitato in "Eppure cadiamo felici"? Perché non l'ha tolta nel momento in cui è tornato a casa, visto che Sara per lui non è più la sua ragazza? Io penso che queste sono domande che Gioia - per quanto voglia far pace con Lo - avrebbe dovuto porre. Io l'avrei fatto. Penso quasi la totalità delle ragazze :'D QUINDI! Ora vorrei il sequel del sequel, grazie :D Lo ancora non sta bene al cento per cento, si trasferisce con Gioia in un'altra città, mi piacerebbe leggere un approfondimento su di lui, sulla loro relazione e scoprire se Gioia gli ha fatto le domande che ho scritto sopra, ma soprattutto la risposta di Lo. Quindi... Enrico, scrivi il sequel del sequel? *0* Penso che non mi stancherei mai di loro due ♥
Solito romanzucolo sui "ciovani" e i loro problemi. No, ho sbagliato, i liceali e i loro amori sono solo un elemento di contorno, il nocciolo del libro è la glorificazione del professore guru stile "Attimo fuggente". Questa volta è un genio con tre lauree, in filosofia, in matematica e in biologia. Conseguite forse all'università per clown, considerando tutte le castronerie che insegna ai poveri alunni...
Non solo zeppo di coincidenze, di retorica, di troppo tutto insieme, non solo si continua a fare sesso senza protezioni - o se non altro, non vengono nominate - ma c'è una sedicenne che considera i suoi anni con un trentacinquenne i più felici della sua vita. Un professore scrive per gli adolescenti dicendo che rende felici una relazione simile.
Terminata la lettura di Felici contro il mondo mi è venuta in mente una parola: limbo. Allacciandomi all’anniversario della morte del sommo poeta, utilizzo il termine limbo non nella concezione teologia del cattolicesimo ma come il limbo il primo cerchio dell’inferno della Divina Commedia.
Perché Gioia, dalla bellissima e spaesata anima, si troverà a vivere il suo limbo: quel periodo di vita in cui si lascia l’adolescenza e si accede a quella adulta. Entrare nella sua vita è come osservare una tempesta in arrivo, per poi trovarcisi nel mezzo e attendere che si affievolisca, fino a passare. Insinuarsi nelle emotività di Gioia non è semplice, perché si percepisce la sua diffidenza verso i compagni, la spossatezza dell’atteggiamento dei genitori e la confusione che prova per i comportamenti di Lo. A tenerla ancorata al mondo ci sono Tonia, l’amica immaginaria nonché particolare Grillo parlante e il quaderno su cui scrive le parole che esprimono un concetto, un’emozione, un gesto, la vita. Poi c’è il professore di filosofia Bove che, attraverso le sue originali lezioni, le consegna gli strumenti per capire il mondo e reagire ad esso. La scrittura di Galliano mi ha permesso di comprendere Gioia attraverso il suo sentirsi fragile, spaesata e persa, utilizzando poche parole ma tanto precise e perfette.
Non avendo letto il precedente libro Eppure cadiamo felici, non so come sia stato caratterizzato Lo, poiché in questo è un ragazzo rotto che deve cercare la forza di mettere assieme i suoi fragili pezzi. Il professor Bove lo definisce ‘un tipo con il vento negli occhi’ mentre Gioia lo classifica come un pasticcino e non una noce.
Leggendo del professor Bove viene da sperare che esistano davvero dei professori così, di quelli che sono in grado di arrivare agli studenti creando un incredibile canale comunicativo con loro, stimolando il ragionare con la testa e trovare il proprio posto nel mondo. Il professor Bove stimola la mente, provoca le emozioni, spinge i suoi interlocutori a porsi delle domande e trovare le risposte, incita all’agire, pungola il comprendere e il credere in se stessi per trovare il proprio posto nel mondo.
I personaggi secondari sono pochi e caratterizzati benissimo, ognuno si unisce all’altro in un incastro perfetto e per Gioia sono dei pezzi che danno sempre più forma al suo mondo. Alcuni rimangono in penombra, altri acquistano più scena e ho apprezzato che nessuno di loro abbia prevaricato, o tolto, la mia attenzione sul viaggio emotivo di Gioia.
La narrazione di Enrico Galliano è diretta, semplice, piena e trascinante. Alterna attimi di poesia ad altri che appaiono come le barre delle canzoni rap, facendone uno stile tutto suo e immediatamente riconoscibile. L’ambientazione è spoglia, grigia e polverosa ed è funzionale per far risaltare maggiormente il mondo – lo so sto usando questa parola molte volte, ma leggendo il libro ne capirete il motivo -.
Felici contro il mondo è una lezione di filosofia sulla vita che prende ad esempio quella di Gioia. È uno di quei libri da leggere assolutamente dopo quello che è capitato con la pandemia, sopratutto ai ragazzi. A loro è stato tolto più di un anno e mezzo di socialità, libertà ed esperienze che certamente recupereranno, anche se di corsa, ma potrebbe capitare che i tanti dubbi, le infinite domande e l’incertezza, se le terranno dentro come a voler trattenere un palloncino sul fondo di secchio pieno d’acqua. Provate a farlo come spiegato dal professor Bove e vedrete che difficoltà! Gioia ha capito cos’è il palloncino, accettato che la felicità è una cosa che accade e trovato la risposta alla domanda su come si diventa grandi anche se, prima, ha dovuto attraversare il suo infernale limbo per arrivarci.
La protagonista di Felici contro il mondo è ovviamente Gioia Spada, quella ragazzina lì che passa spesso inosservata, con le lentiggini e i capelli rossi, una passione per la fotografia e per le parole intraducibili; una ragazza che forse è diventata adulta già da molto tempo, a causa di situazioni che si è ritrovata a vivere, ma che non riesce a comprendere quando è che ci si può definire grandi: serve un’età? Un traguardo? Un lavoro? Forse non esiste una risposta a questa domanda, oppure forse sì.
Il suo personaggio mi è entrato nel cuore sin dalle prime righe di Eppure cadiamo felici, perché nei suoi pensieri ci rivedevo spessissimo pezzi di me, di gioia appunto, ma anche di sofferenza, di passioni, di desideri per il presente, il passato e il futuro. Mi hanno subito affascinata moltissimo le parole intraducibili che usa scrivere su un suo quadernetto e mi sono rivista anche in lei quando nel corso di Felici contro il mondo ha vissuto un periodo buio nel quale non riusciva a ritrovarsi, era come persa. Di Enrico Galiano mi ha sempre affascinato questo: utilizza parole semplici, anche la storia che racconta è abbastanza semplice, ma ha una grandissima capacità di arrivare al cuore del lettore e di conquistarlo, farlo sentire capito e meno solo. E’ questo quello che fanno i buoni libri, ed è questo quello che sono stati in grado di fare i suoi romanzi con me.
A me è piaciuto più di quello che riuscirò ad esprimere, al punto che oltre ad averli letti io (entrambe) mi viene voglia di regalarli perche li leggano in molti. La storia sotto alcuni punti di vista può sembrare irreale, scontata, mielensa, e molto probabilmente agli occhi di chi non riesce a guardare oltre è proprio questo, agli occhi di chi non ha la forza di buttare il cuore oltre l'ostacolo, agli orecchi di chi quando il vento soffia sente rumore. Per me oltre alla storia costruita ci sono quintalate di sberle in faccia km di messaggi intrinsechi, e vita vita vita a più non posso, di quella vera, adoro questo autore perché è un pioniere, è una perla rara, e di perle come lui ne servono nella vita di ogni adolescente che si affaccia sulla porta del mondo. Complimenti Enrico non cambiare mai!
“Ma più bello di averti è quando ti disegno: niente ha più realtà del sogno”.
Gioia dopo questo libro sicuramente mi è entrata nel cuore e quasi mi dispiace lasciarla. Viene approfondito il suo rapporto con il professore Bove e i loro dialoghi mi hanno fatta riflettere e lasciato ogni volta qualcosa in più. Gioia ormai sta crescendo e si sta affacciando all’età adulta con una nota malinconica, estremamente realistica. Invece ho trovato irrealistica la situazione di Lo (non dico altro per non fare spoiler), e avrei voluto che il loro incontro, nella parte finale, fosse più approfondito.
Devo dire che ho preferito, anche se di poco, il primo libro perché credo che mi abbia lasciato qualcosa in più. Consiglio anche questo, come il primo, a chi vorrebbe un libro scorrevole e leggero, ma che ti lasci lo stesso un insegnamento.
Bel libro che conclude la vicenda di "Eppure cadiamo felici". Entrambi letti piuttosto velocemente e con piacere. Ho preferito il primo al secondo. Forse perché, per quanto segua un senso di realtà dei fatti, speravo sempre si concludesse comunque in maniera diversa. Nel secondo libro i due protagonisti stanno più distanti che vicini e quindi in un certo senso é una tristezza continua, come dire che ti si spezza il cuore un po' durante tutta la lettura... Come il primo, molte parti del racconto sono state utili come spunti di riflessioni su esperienze mie passate. Una lettura che porto nel cuore e che consiglierei, ma che ricordo sempre come molto triste.
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Gli ho dato 4.75 stelle. (Eppure cadiamo felici invece 5/5 stelle) libro molto bello. Amo la scrittura di Enrico Galiano. Gioia poverina ne ha passate tante. Secondo me é un libro molto bello, insegna molte cose che solitamente sottovalutiamo. All'inizio non capivo i comportamenti di Gioia, poi leggendo quello che aveva passato ho capito.... Mi dispiace molto per tutte le persone che vivono la sua situazione familiare e che ogni giorno devono combattere contro il dolore e la tristezza... Ho amato questa duologia e comprerò sicuramente tutti i libri che ha scritto Enrico Galiano 🥺❤️ (Amo Lo (articolo determinativo ahhaha) e Gioia (cosa hahaha) , mi piacciono molto anche il professor Bove, Giovanna e Sara)
Non ho parole. Mi hanno insegnato più questi due libri che trent’anni di vita. Ho amato ogni singola frase, ogni termine intraducibile, ogni lezione. Avevo paura ad approcciarmi a questo sequel, perché “Eppure cadiamo felici” mi aveva letteralmente rapito il cuore. Questo me l’ha straziato e ricucito, gli ha dato una forma nuova.
Credo sia stato scritto da un'AI ancora in fase di sviluppo, perché nessun umano può mettere insieme una simile accozzaglia di frasi fatte senza parlare del continuo passaggio di palo in frasca, l'assenza di struttura, senso logico, TRAMA
Ieri mio figlio tredicenne mi ha insegnato un “neologismo”, di quelli che escono dalla mente dei ragazzi della sua età. Questo mi ha ricordato Sara, l’amica della protagonista del libro. Sara fonde le parole per poter spiegare più significati con un solo termine. Ed è con la parola che mi ha insegnato mio figlio che vorrei descrivere questo libro e in particolar modo il suo autore: PAZZURDO! Cioè pazzesco e assurdo. Sì perché è pazzurdo come Galiano sia poesia, come arrivi dritto al cuore, come faccia riflettere e come mi apra i cassetti della memoria. I suoi libri sono così, ti scavano dentro, ti fanno mettere in discussione, perché in quelle frasi, in quei pensieri c’è sempre un po’ di te che leggi. Tra l’altro con i suoi libri ho ceduto a quella che per me è una cosa sacrilega: sottolineare! Devo dire grazie a Galiano perché ogni sua opera è una perla aggiunta, un arricchimento alla mia libreria fisica ed emozionale. Ho avuto la fortuna di incontrarlo a Milano qualche anno fa ed è di una semplicità disarmante. Io lo clonerei e lo metterei in ogni scuola, perché penso che ogni studente meriti un Galiano nel proprio percorso didattico e di vita.
P.S. Prof. Galiano, non so se leggerai mai queste mie parole ma sappi che mi devi una scorta di fazzoletti di carta!
Con Felici contro il mondo, il famoso e amato professore-scrittore Enrico Galiano torna a parlarci dei personaggi che ci hanno fatto innamorare nel suo libro d'esordio: Eppure cadiamo felici. Ritroviamo Gioia alle prese con una fase difficile della sua vita, un momento in cui i suoi punti fermi l'hanno delusa e forse ha perso un po' di fiducia in se stessa e nel futuro. Lei, ha perso tutto l'entusiasmo che la spingeva a collezionare parole trovandone sempre una adatta ad ogni situazione, quel sole che illuminava la sua essenza di ragazza curiosa e assetata di conoscenza. Proprio Lo, il suo ex ragazzo, e l'amato professor Bove hanno avuto un ruolo di primo piano nella sua caduta e allo stesso modo avranno un ruolo fondamentale nel suo camino di rinascita.
La narrazione degli eventi si snoda attraverso parole dense di significato in tutte le lingue del mondo, come un lungo brain storming in cui le parole danno origine a eventi, sentimenti, passioni, rimpianti, rancori e speranze. O sono gli eventi che trascinano con sè le parole? L'autore sa bene che le parole hanno un grande potere e ce lo dimostra scegliendo accuratamente i termini da eviscerare, un vocabolario internazionale sezionato per portare alla luce l'anima delle parole. Così attraverso Gioia conosciamo termini come: aizō che significa, contemporaneamente, amore e odio; Żal-, la rabbia e insieme la malinconia che scaturiscono da una perdita irreparabile; Kaukokaipuu -, la nostalgia di un posto in cui non siamo mai stati; gigil -, la voglia di far male a qualcuno, da quanto desideri stringerlo, ed altri meravigliosi termini da collezionare e portare nel cuore.
Con la sua particolarissima impronta stilistica e narrativa Enrico Galiano ci regala un emozionante secondo tempo della vita di Gioia, Lo e Bove piena di sorprese, struggimenti, segreti e resilienza. Come sempre ci si innamora delle parole e ci si diverte a collezionarle come accade alla protagonista, in cerca di una che preferiamo o che segni in modo lampante un particolare momento della nostra vita. La mia qual è stata? Ilinx –, il senso di eccitazione che ti viene quando stai distruggendo qualcosa, il piacere liberatorio che si prova quando con una mazza o un martello iniziamo a rompere oggetti.
Gioia Spada, poterti seguire in questo viaggio è stato veramente meraviglioso.
Ci sono storie che ti entrano nel cuore e che non importa quanto tempo passa, se per un po’ le metti via, o i ricordi si fanno confusi: non appena le riprendi in mano è come se non fosse passato neanche un giorno, dall’ultima volta, e ritrovare quel mondo ti regala al tempo stesso una sensazione di familiarità che ti scalda il cuore, ma mette anche in dubbio tutto quello che già avevi provato, perché si sa, le cose che lasci poi non sai mai come le ritrovi. Quel che succede con questo libro è proprio questo: inizia spiazzandoti, perché quella che leggi non è la stessa Gioia. È cambiata. È cresciuta. È diventata grande. E poi, pagina dopo pagina, ecco che nelle crepe e nelle delusioni di fronte a cui viene messa, rispunta la Gioia un po’ più bambina. Quella che ci crede. Quella che ci prova. Quella che ce la fa, nonostante. Nonostante abbia tutto il mondo contro. Nonostante abbia perso tutto ciò di cui si è mai fidata. Nonostante si sia allontanata da tutto quello che era, che credeva di essere. E quella Gioia, quella ragazzina piena di domande e in continua ricerca di risposte, schietta e sincera come solo lei sa essere, ti parla. Ti entra nella testa, ti prende a pugni nello stomaco, prende affitto nel tuo cuore. Che per forza ti ci affezioni. A lei e al suo mondo, ai suoi così splendidamente umani compagni di viaggio. Questo libro è una lezione di vita. Una di quelle che il Bove potrebbe fare ai suoi ragazzi in un’aula di scuola. Un libro che fa riflettere, fa crescere, fa innamorare, fa piangere, fa sentire in colpa, fa ridere, fa storcere il naso, fa male, fa bene. Una lezione che ti resta dentro. Che so già porterò con me ben più a lungo del tempo che ci ho messo a leggerlo.
4/5⭐️ Questo libro mi ha aiutato moltissimo, come "Eppure cadiamo felici" però mi è piaciuto un po' meno. La storia è bellissima, ti spezza un po' il cuore, però ti fa riflettere. La storia di Gioia e Lo me la porterò per sempre nel cuore 🫶🏻.