latinese
Joined Aug 2003
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Reviews23
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Un problema che ha avuto questo film in Italia è stata l'accoglienza piuttosto negativa da parte della stampa. E certo: Spike Lee aveva osato toccare la vacca sacra, ovvero la Resistenza. Nel suo film ha ricostruito la strage di Sant'Anna di Stazzema discostandosi dalla ricostruzione che ne hanno fatto gli storici, e presentando un partigiano che tradisce e passa informazioni ai nazisti. Apriti cielo! E' arrivata immediatamente la scomunica da parte dei Dententori della Verità. In Italia se parli della Resistenza lo devi fare in un certo modo: tutto in bianco se sei di sinistra, tutto in nero (scusate il gioco di parole) se sei di destra. Se sei di sinistra i partigiani sono tutti eroi; se sei di destra erano tutte canaglie. Il grigio non è ammesso.
Mentre Spike Lee, che vede questa faccenda italiana da fuori, con gli occhi di un americano per di più scuro di pelle, proprio al grigio guarda: credo che la sua intenzione fosse di mostrare come nel macchinario della guerra ci rimettono tutti, come sia la gente qualsiasi a pagare il prezzo delle scelte folli dei potenti, come le generalizzazioni siano sempre pericolose. Gli americani non sono tutti buoni: gli ufficiali bianchi che comandano le truppe nere sono razzisti come i nazisti; i partigiani non sono tutti eroi: ci sono quelli che si vendicano di offese personali; i tedeschi non sono tutti mostri: un ufficiale della Wehrmacht risparmia la vita al protagonista nero, e gli dà la pistola che poi avrà un ruolo importante molti anni dopo; gli italiani non sono tutti fascisti, e così via.
Non che il film non abbia difetti; ma tenuto conto che era la prima volta che Spike Lee usciva dagli Stati Uniti, e che si cimentava in un film storico, sarebbe stato meglio essere un po' più generosi. Macché, tutta la critica cinematografica allineata a sinistra è stata lì a fare tiro a segno. Quella allineata a destra probabilmente il film neanche se l'è andato a vedere. Be', per risarcimento la mia valutazione è di otto, e credo che Lee meriterebbe le nostre scuse per come è stato trattato.
Va detto inoltre che il vero centro del film è l'esperienza dei soldati di colore nella II guerra mondiale, una specie di preistoria delle vicende di vita quotidiana afroamericana che Lee racconta di solito. Di questo aspetto si è taciuto o se ne è parlato con superficialità, perché della discriminazione subita dai neri americani che andavano a combattere e morire per gli Stati Uniti, qui da noi, non se ne sa molto, e figuriamoci se ne sanno qualcosa i critici cinematografici. Invece è una storia importante, che sta all'origine delle lotte per i diritti civili (accesesi proprio dopo la seconda guerra mondiale, guarda caso...).
Insomma, un film che andrebbe rivisto ora che è calato il polverone; un film che per ognuno dei suoi difetti ha pregi degni della massima considerazione.
Mentre Spike Lee, che vede questa faccenda italiana da fuori, con gli occhi di un americano per di più scuro di pelle, proprio al grigio guarda: credo che la sua intenzione fosse di mostrare come nel macchinario della guerra ci rimettono tutti, come sia la gente qualsiasi a pagare il prezzo delle scelte folli dei potenti, come le generalizzazioni siano sempre pericolose. Gli americani non sono tutti buoni: gli ufficiali bianchi che comandano le truppe nere sono razzisti come i nazisti; i partigiani non sono tutti eroi: ci sono quelli che si vendicano di offese personali; i tedeschi non sono tutti mostri: un ufficiale della Wehrmacht risparmia la vita al protagonista nero, e gli dà la pistola che poi avrà un ruolo importante molti anni dopo; gli italiani non sono tutti fascisti, e così via.
Non che il film non abbia difetti; ma tenuto conto che era la prima volta che Spike Lee usciva dagli Stati Uniti, e che si cimentava in un film storico, sarebbe stato meglio essere un po' più generosi. Macché, tutta la critica cinematografica allineata a sinistra è stata lì a fare tiro a segno. Quella allineata a destra probabilmente il film neanche se l'è andato a vedere. Be', per risarcimento la mia valutazione è di otto, e credo che Lee meriterebbe le nostre scuse per come è stato trattato.
Va detto inoltre che il vero centro del film è l'esperienza dei soldati di colore nella II guerra mondiale, una specie di preistoria delle vicende di vita quotidiana afroamericana che Lee racconta di solito. Di questo aspetto si è taciuto o se ne è parlato con superficialità, perché della discriminazione subita dai neri americani che andavano a combattere e morire per gli Stati Uniti, qui da noi, non se ne sa molto, e figuriamoci se ne sanno qualcosa i critici cinematografici. Invece è una storia importante, che sta all'origine delle lotte per i diritti civili (accesesi proprio dopo la seconda guerra mondiale, guarda caso...).
Insomma, un film che andrebbe rivisto ora che è calato il polverone; un film che per ognuno dei suoi difetti ha pregi degni della massima considerazione.