In Accabadora (The Last Mother, 2009) Michela Murgia explores the maternal role to its extreme limits intertwining mythical archetypes and new family paradigms. The novel hinges on a female character who combines the acts of life-giving and death-bearing as two equally acceptable and accepted maternal functions. The accabadora is the “last mother”, that is, the woman who carries out the social function of hastening death for the terminally ill. Simultaneously, the same character is also a loving, benevolent mother of an adopted daughter. The presence of an adoptive mother-child relationship serves to shed light on the importance of social, non-biological aspects of motherhood. In Accabadora Murgia explores the notion of temporary parenthood as an essential experience for every human being, and places great emphasis on motherhood as a relational practice rather than a biological function. Through the combination of a wide variety of mother-daughter relationships, the novel suggests different ways of renegotiating the maternal bond. This unusual combination of motherhood and death is framed in a mother-daughter plot which is quite unconventional for many reasons. Among others, the daughter commits matricide. Both the death-bringing mother and the matricidal daughter elicit parallels with archetypal realities and mythological sources. Drawing from ancient Greek myth, psychoanalysis, feminists' thought and literary theory I discuss the implications of combining the opposite functions of life-giving and death-bearing into the maternal role. I also analyse how this complexity affects the mother-daughter relationship in its literary representation.
In Accabadora (2009) Michela Murgia esplora il ruolo materno fino ai suoi limiti più estremi, intrecciando archetipi mitologici e nuovi modelli di famiglia. Il fulcro del romanzo è una figura femminile in cui l’atto di dare la vita e quello di dare la morte si intrecciano come due funzioni materne ugualmente importanti. L’ accabadora è l’ultima madre, ovvero, la donna che svolge la funzione sociale di facilitare la morte per i malati terminali. Allo stesso tempo, questa donna è anche un’amorevole madre di una figlia adottiva. La presenza di una relazione madre-figlia basata sull’adozione serve a mettere in luce l’importanza degli aspetti sociali e non biologici della maternità. In Accabadora Murgia propone l’idea di genitorialità temporanea come un’esperienza essenziale per ogni essere umano, ed enfatizza il fatto che la maternità non è solo una funzione biologica bensì una pratica relazionale. Presentandoci una vasta gamma di relazioni madre-figlia, il romanzo suggerisce diverse modalità per rinegoziare il rapporto con il materno. Questa insolita combinazione di maternità e morte è sottolineata da un intreccio che si presenta come non convenzionale in diverse occasioni, una su tutte, la figlia commette un atto matricida. Sia la madre che dà la morte, sia la figlia matricida evocano realtà archetipe e fonti mitologiche. Combinando elementi di mitologia, psicoanalisi e pensiero femminista, questo articolo discute cosa succede quando il ruolo materno intreccia indissolubilmente le funzioni opposte di dare la vita e toglierla. Inoltre, analizza come questo intreccio si riflette sul rapporto madre-figlia e sulle sue rappresentazioni letterarie.