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Nel [[1918]] la madre si trasferì a Budapest e prese il figlio con sé: Kádár intraprese gli studi abbandonandoli dopo soli otto anni, nonostante la lettura fosse, assieme al calcio e agli scacchi, una delle tre passioni che lo accompagnarono da ragazzo. Andò a lavorare, ma l'impiego come meccanico di macchine da scrivere durò poco; perse il lavoro nel [[1929]] a causa della drammatica situazione finanziaria che in quell'anno si era materializzata nella [[Grande Depressione]] e che attanaglierà il mondo intero per molto tempo. In questo periodo il giovane ebbe i primi contatti con le manifestazioni popolari. Durante una di queste fu coinvolto in una rissa, che ricorderà con orgoglio come situazione che lo mise per la prima volta a contatto «con la classe operaia combattente».<ref>T. Huszár, ''Kádár Janos. Politikai életrajza'', vol. I, Budapest 2001, p. 27</ref> |
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Due anni più tardi entrò nella KIMSZ, la Federazione ungherese dei giovani lavoratori comunisti, entrando nella "lista nera" del regime di [[Miklós Horthy]]. Già nel [[1931]] conobbe la prigionia, arrestato una prima volta a novembre per essere |
Due anni più tardi entrò nella KIMSZ, la Federazione ungherese dei giovani lavoratori comunisti, entrando nella "lista nera" del regime di [[Miklós Horthy]]. Già nel [[1931]] conobbe la prigionia, arrestato una prima volta a novembre per essere pubblicato nel febbraio successivo. Assunse, in seno alla Federazione, un ruolo prominente con lo pseudonimo di Barna. L'attività sovversiva portò Kádár a un nuovo arresto il 26 giugno [[1933]] cui seguì la condanna a due anni di carcere. Al principio del [[1934]] fu espulso dal KIMSZ con l'accusa di aver rivelato alla polizia di Horthy notizie circa la sua azione clandestina.<ref>''Chi era Janos Kádár?'', cit., p. 14; Gy. Moldova, ''Kádár János'', vol. I, Budapest, Urbis, 2006, pp. 24-25</ref> |
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La giovinezza di Kádár continuò ad essere legata ad esperienze di prigionia. Il 24 gennaio [[1935]] fu rimesso in libertà, ma non passò mezzo anno che dovette conoscere nuovamente la reclusione. Incarcerato a Budapest, fu trasferito a [[Szeged]] ([[Seghedino]]) il 2 febbraio [[1937]], dove conobbe [[Mátyás Rákosi]], che dopo la guerra instaurò nello stato una forte dittatura stalinista. Infine il 19 giugno 1937, dopo sei anni passati dietro le sbarre, Kádár fu definitivamente scarcerato.<ref>''Chi era Janos Kádár?'', cit., pp. 14-15</ref> |
La giovinezza di Kádár continuò ad essere legata ad esperienze di prigionia. Il 24 gennaio [[1935]] fu rimesso in libertà, ma non passò mezzo anno che dovette conoscere nuovamente la reclusione. Incarcerato a Budapest, fu trasferito a [[Szeged]] ([[Seghedino]]) il 2 febbraio [[1937]], dove conobbe [[Mátyás Rákosi]], che dopo la guerra instaurò nello stato una forte dittatura stalinista. Infine il 19 giugno 1937, dopo sei anni passati dietro le sbarre, Kádár fu definitivamente scarcerato.<ref>''Chi era Janos Kádár?'', cit., pp. 14-15</ref> |
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Durante la [[seconda guerra mondiale]] fu uno tra i più agguerriti organizzatori e sostenitori della [[Resistenza (politica)|resistenza]] al [[nazismo]]. Nel [[1951]] fu nuovamente incarcerato per aver assunto un atteggiamento filojugoslavo a sostegno di [[Josip Broz Tito|Tito]] che nel 1948 era stato condannato dal [[Kominform]]. Fu scarcerato |
Durante la [[seconda guerra mondiale]] fu uno tra i più agguerriti organizzatori e sostenitori della [[Resistenza (politica)|resistenza]] al [[nazismo]]. Nel [[1951]] fu nuovamente incarcerato per aver assunto un atteggiamento filojugoslavo a sostegno di [[Josip Broz Tito|Tito]] che nel 1948 era stato condannato dal [[Kominform]]. Fu scarcerato dopo la morte di [[Stalin]], nel 1954 da Imre Nagy. |
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Fu segretario del comitato centrale del Partito Comunista Ungherese durante la [[Rivoluzione ungherese del 1956|rivoluzione]] del [[1956]]. Inizialmente Kádár, pur non parteggiando mai in favore degli insorti fece delle dichiarazioni che esprimevano simpatia nei loro confronti, poi dopo la presa del potere in sostituzione di Nagy, con un voltafaccia veloce si mise dalla parte dell'Unione Sovietica, preferendo la vecchia politica |
Fu segretario del comitato centrale del Partito Comunista Ungherese durante la [[Rivoluzione ungherese del 1956|rivoluzione]] del [[1956]]. Inizialmente Kádár, pur non parteggiando mai in favore degli insorti fece delle dichiarazioni che esprimevano simpatia nei loro confronti, poi dopo la presa del potere in sostituzione di Nagy, con un voltafaccia veloce si mise dalla parte dell'Unione Sovietica, preferendo la vecchia politica a quella dei cambiamenti. Chiese l'intervento militare dell'Armata Rossa in aiuto del governo socialistaː " ''Il governo rivoluzionario operaio-contadino ungherese, nell'interesse del nostro popolo, della classe operaia e del paese,ha chiesto al comando dell'armata sovietica di aiutare la nostra nazione a schiacciare le forze sinistre della reazione e a ristabilire l'ordine e la calma"''<ref>''Meray-Budapest'', cit., p. 313</ref> |
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Il suo atteggiamento, da quel momento, fu ostile nei confronti degli insorti e contrario a discutere qualsiasi loro richiesta. |
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János Kádár | |
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János Kádár nel 1962 | |
Segretario generale del Partito Socialista Operaio Ungherese | |
Durata mandato | 25 ottobre 1956 – 22 maggio 1988 |
Predecessore | Ernő Gerő |
Successore | Károly Grósz |
Presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Popolare d'Ungheria | |
Durata mandato | 4 novembre 1956 – 28 gennaio 1958 |
Predecessore | Imre Nagy |
Successore | Ferenc Münnich |
Durata mandato | 13 settembre 1961 – 30 giugno 1965 |
Predecessore | Ferenc Münnich |
Successore | Gyula Kállai |
Ministro dell'interno della Repubblica Popolare d'Ungheria | |
Durata mandato | 5 agosto 1948 – 23 giugno 1950 |
Predecessore | László Rajk |
Successore | Sándor Zöld |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Comunista Ungherese (1931-1948) Partito dei Lavoratori Ungheresi (1954-1956) Partito Socialista Operaio Ungherese (dal 1956) |
János Kádár, nato János József Czermanik (Fiume, 26 maggio 1912 – Budapest, 6 luglio 1989), è stato un politico ungherese. Fu de facto a capo dello Stato ungherese dal 1956 al 1988.
Biografia
Nacque a Fiume, nell'ospedale civico di Santo Spirito, come figlio naturale di János Krezinger, militare di origine contadina proveniente da Pusztaszemes (Somogy) e di Borbála Czermanik, anch'essa di umile estrazione, nata a Ógyalla, oggi Hurbanovo, nella regione di Komárom (nell'attuale Slovacchia). La madre faceva la cameriera d'albergo a Abbazia (in croato Opatija).
La famiglia materna era di origine ungherese-slovacca, mentre gli avi paterni provenivano dalla Germania. Nei successivi documenti il cognome sarà mutato in Csermanek, di più facile pronuncia per i magiarofoni, e dal 1945 assumerà ufficialmente quello di Kádár. A Fiume rimase appena tre mesi: i genitori lo mandarono già nel 1912 a Pusztaszemes presso parenti del padre, che lo rifiutarono. Kádár visse così i primi sei anni in una famiglia di Kapoly.[1]
Nel 1918 la madre si trasferì a Budapest e prese il figlio con sé: Kádár intraprese gli studi abbandonandoli dopo soli otto anni, nonostante la lettura fosse, assieme al calcio e agli scacchi, una delle tre passioni che lo accompagnarono da ragazzo. Andò a lavorare, ma l'impiego come meccanico di macchine da scrivere durò poco; perse il lavoro nel 1929 a causa della drammatica situazione finanziaria che in quell'anno si era materializzata nella Grande Depressione e che attanaglierà il mondo intero per molto tempo. In questo periodo il giovane ebbe i primi contatti con le manifestazioni popolari. Durante una di queste fu coinvolto in una rissa, che ricorderà con orgoglio come situazione che lo mise per la prima volta a contatto «con la classe operaia combattente».[2]
Due anni più tardi entrò nella KIMSZ, la Federazione ungherese dei giovani lavoratori comunisti, entrando nella "lista nera" del regime di Miklós Horthy. Già nel 1931 conobbe la prigionia, arrestato una prima volta a novembre per essere pubblicato nel febbraio successivo. Assunse, in seno alla Federazione, un ruolo prominente con lo pseudonimo di Barna. L'attività sovversiva portò Kádár a un nuovo arresto il 26 giugno 1933 cui seguì la condanna a due anni di carcere. Al principio del 1934 fu espulso dal KIMSZ con l'accusa di aver rivelato alla polizia di Horthy notizie circa la sua azione clandestina.[3]
La giovinezza di Kádár continuò ad essere legata ad esperienze di prigionia. Il 24 gennaio 1935 fu rimesso in libertà, ma non passò mezzo anno che dovette conoscere nuovamente la reclusione. Incarcerato a Budapest, fu trasferito a Szeged (Seghedino) il 2 febbraio 1937, dove conobbe Mátyás Rákosi, che dopo la guerra instaurò nello stato una forte dittatura stalinista. Infine il 19 giugno 1937, dopo sei anni passati dietro le sbarre, Kádár fu definitivamente scarcerato.[4]
Durante la seconda guerra mondiale fu uno tra i più agguerriti organizzatori e sostenitori della resistenza al nazismo. Nel 1951 fu nuovamente incarcerato per aver assunto un atteggiamento filojugoslavo a sostegno di Tito che nel 1948 era stato condannato dal Kominform. Fu scarcerato dopo la morte di Stalin, nel 1954 da Imre Nagy.
Fu segretario del comitato centrale del Partito Comunista Ungherese durante la rivoluzione del 1956. Inizialmente Kádár, pur non parteggiando mai in favore degli insorti fece delle dichiarazioni che esprimevano simpatia nei loro confronti, poi dopo la presa del potere in sostituzione di Nagy, con un voltafaccia veloce si mise dalla parte dell'Unione Sovietica, preferendo la vecchia politica a quella dei cambiamenti. Chiese l'intervento militare dell'Armata Rossa in aiuto del governo socialistaː " Il governo rivoluzionario operaio-contadino ungherese, nell'interesse del nostro popolo, della classe operaia e del paese,ha chiesto al comando dell'armata sovietica di aiutare la nostra nazione a schiacciare le forze sinistre della reazione e a ristabilire l'ordine e la calma"[5] Il suo atteggiamento, da quel momento, fu ostile nei confronti degli insorti e contrario a discutere qualsiasi loro richiesta.
La repressione causò duemilacinquecento morti. Imre Nagy e il suo ministro della difesa Pál Maléter furono giustiziati.
Come segretario generale, o primo segretario, dell'allora Partito Socialista Operaio Ungherese, fu de facto il capo dello stato ungherese dal 1956 al 1988.
Dal 1961 ridivenne presidente del Consiglio e gestì il nuovo corso della Repubblica Popolare d'Ungheria favorendo una timida economia di mercato, la diffusione dei beni di consumo, rilanciando turismo e aperture all'occidente. Tra il 1962 e il 1963, a seguito dell'VIII Congresso del Partito Socialista Operaio Ungherese promulgò un'amnistia per i detenuti politici della Rivoluzione del 1956.
Successivamente alla "normalizzazione" si distinse per una politica economica aperta nei confronti del libero mercato che condusse l'Ungheria negli anni settanta ad essere il paese del blocco socialista con la migliore qualità di vita.[6] Fu autore di una politica caratterizzata da numerose aperture e concessioni alla democrazia.
Curiosità
- Intervistato a Mixer da Giovanni Minoli nel 1984, alla domanda su chi fosse la personalità internazionale cui andava la sua preferenza, Enrico Berlinguer rispose János Kádár. (Cfr. Umberto Ranieri, Napolitano, Berlinguer e la luna, Venezia, Marsilio 2014, pp.41-42).
Onorificenze
Note
- ^ Chi era Janos Kádár? (a cura di G. Nemth, A. Papo e A. Rosselli), Roma 2012, p. 14
- ^ T. Huszár, Kádár Janos. Politikai életrajza, vol. I, Budapest 2001, p. 27
- ^ Chi era Janos Kádár?, cit., p. 14; Gy. Moldova, Kádár János, vol. I, Budapest, Urbis, 2006, pp. 24-25
- ^ Chi era Janos Kádár?, cit., pp. 14-15
- ^ Meray-Budapest, cit., p. 313
- ^ Chi era Janos Kádár?, cit.,
Bibliografia
- Tibor Huszár, Kádár János. Politikai életrajza 1912-1956, Budapest, Szabad Tér Kiadó, Kossuth Kiadó, 2001
- Tibor Huszár, Kádár Janos. Politikai életrajza köt. 1956. november- 1989. július, Budapest, Szabad Tér Kiadó, Kossuth Kiadó, 2003 (è il secondo volume della biografia di Huszár)
- Tibor Meray - Budapest - Robert Laffont - Paris 1966
- Graziella Nemeth, Adriano Papo, Alessandro Rosselli (a cura di), Chi era János Kádár? L'ultima stagione del comunismo ungherese (1956-1989), Roma, Carocci editore pressonline, 2012 ISBN 978-88-430-6678-0
Voci correlate
Altri progetti
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