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Coira

Coordinate: 46°50′54″N 9°31′56″E
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Coira
città
(DE) Chur
Coira – Stemma
Coira – Veduta
Coira – Veduta
Localizzazione
StatoSvizzera (bandiera) Svizzera
Cantone Grigioni
RegionePlessur
Amministrazione
SindacoUrs Marti (PLR) dal 2013[1]
Lingue ufficialitedesco
Territorio
Coordinate46°50′54″N 9°31′56″E
Altitudine593 m s.l.m.
Superficie54,24[2] km²
Abitanti36 336[3] (2020)
Densità669,91 ab./km²
Frazionivedi elenco
Comuni confinantiChurwalden, Domat/Ems, Felsberg, Pfäfers (SG) Trimmis, Tschiertschen-Praden, Untervaz
Altre informazioni
Cod. postale7000-7007, 7023, 7026, 7062
Prefisso081
Fuso orarioUTC+1
Codice OFS3901
TargaGR
Nome abitanti(DE) churer
Cartografia
Mappa di localizzazione: Svizzera
Coira
Coira
Coira – Mappa
Coira – Mappa
Sito istituzionale

Coira ([ˈkɔira][4], toponimo italiano; in tedesco e ufficialmente Chur [kuːɐ̯], in francese Coire [kwaʁ], in romancio Cuira ascolta[5]) è un comune svizzero di 36 336 abitanti del Canton Grigioni, nella regione Plessur; ha il titolo di città ed è la capitale del cantone e il capoluogo della regione.

Geografia fisica

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Coira è adagiata nell'alta valle del Reno e alla confluenza di importanti strade di valico con il sud delle Alpi.

Origini del nome

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Il nome di Coira deriva dal latino Curia[5] oppure dal celtico kora o koria ("clan", "tribù")[senza fonte].

Scavi archeologici hanno rivelato che i primi insediamenti risalgono al Paleolitico (XI millennio a.C.); resti di fondamenta e oggetti dell'Età del bronzo e del ferro sono stati rinvenuti nella parte orientale del centro storico[5].

Il sito archeologico dell'antica Curia Raetorum

La città divenne campo fortificato[senza fonte] sotto i Romani con il nome latino di Curia Raetorum nel 16-15 a.C; non è ancora dimostrato che dopo la ripartizione della provincia Rezia sotto l'imperatore Diocleziano Coira sia stata eletta capitale della provincia Rezia prima, che si estendeva dal lago di Costanza ai laghi dell'Italia settentrionale fino alla Val Venosta[5]. Da Coira passava la via Spluga[senza fonte], strada consolare che collegava Milano con Bregenz passando dal passo dello Spluga[6].

Nel IV secolo fu istituita la diocesi di Coira[7], la prima al nord delle Alpi; una leggenda la vuole fondata da san Lucio di Coira, re britannico divenuto poi il primo vescovo della città[senza fonte] del quale è santo patrono dal X secolo[7][8]; tuttavia il primo vescovo menzionato nei documenti fu Asinio, che fu rappresentato dal vescovo di Como in una lettera sinodale del 451[7][9].

Età medievale

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Hof Chur

Durante le invasioni barbariche del V secolo Coira fu un avamposto a nord del Regno ostrogoto che occupava l'intera penisola italiana e assunse il nome di Theodoricopolis[senza fonte]; la cattedrale e il castello vescovile che sorgono sull'area dello Hof Chur, una terrazza rocciosa a pianta triangolare che digrada nella parte meridionale[senza fonte] del nucleo urbano, spostarono il centro dell'insediamento sulla riva destra del fiume Plessur[10].

Nel IX secolo fu sotto domino dei Franchi; solo quando si stabilì il Sacro Romano Impero nel X secolo, dopo il conflitto con i Magiari (nel biennio 925-926 distruzione della cattedrale)[senza fonte] e con i Saraceni (nel 940 incendio della città e nel 954 una seconda maggiore invasione[senza fonte]), la città fiorì di nuovo[5][7], grazie alla posizione favorevole su una delle più importanti vie di comunicazione nord-sud dell'Europa lungo l'alta valle del Reno accedendo al passo del Giulio e al passo del Settimo da un lato e al passo dello Spluga e al passo del San Bernardino dall'altro, controllati dai vescovi di Coira[7]. Tutti i passi erano utilizzati fin dal tempo dei Romani ma ora divennero di importanza fondamentale[senza fonte] per gli imperatori del Sacro Romano Impero, occupati politicamente e militarmente su entrambi i versanti delle Alpi. Ottone I di Sassonia insediò nel 951 il suo vassallo Hartpert come vescovo e concesse al vescovado ampi diritti e possedimenti[7][11].

Il potere temporale fu consolidato dal vescovo Egino (1163-1170)[12], innalzato nel 1170 al titolo di principe, e si mantenne grazie al completo controllo della via di Settimo che collegava Coira con Chiavenna[senza fonte]. Il vescovo quindi era un principe vescovo, a capo del principato vescovile di Coira (analogamente ai confinanti principati vescovili di Trento e di Bressanone e a diversi altri nel territorio del Sacro Romano Impero); per potere controllare i suoi territori (da Coira all'Engadina, alla Val Bregaglia, alla Val Venosta[7]) assunse con il consenso o perfino su ordine dell'imperatore[senza fonte] ministeriali (o avogadri), signori feudali di fiducia che controllavano e proteggevano il territorio con le armi: la famiglia Planta controllava l'Engadina[13], i territori centrali dei Grigioni invece furono affidati ai Von Vaz[14].

Nel XIII secolo la popolazione superava il migliaio di abitanti (artigiani, commercianti e agricoltori); la città era circondata da una cerchia di mura e non si sviluppò oltre questa delimitazione medievale fino al XVIII secolo[5]. La costituzione della Lega Caddea nel 1367 segnò un primo passo verso l'attenuazione del controllo vescovile sulla vita della città, che poco dopo si dotò di un primo statuto; nel 1413 si menziona per la prima volta un borgomastro[5]. Gli abitanti assaltano più volte tra il 1418[senza fonte] e il 1422 la sede vescovile, costringendo il vescovo Johannes Naso a fare concessioni[5]: il vescovo, che mostrava un comportamento spesso complice degli Asburgo[senza fonte] (signori dal 1363 della confinante contea del Tirolo), perse stima e potere.

Nel 1464 la cittadinanza si diede una costituzione che regolava le corporazioni e l'occupazione delle cariche cittadine (borgomastro, piccolo e grande consiglio)[5]. Essendo il più grande insediamento della Rezia, in conseguenza della Lega Caddea, Coira divenne il centro del potere economico e politico delle Tre Leghe, anche se si alternava con Davos e Ilanz come sede della dieta comune; nel 1489 la città ottenne l'alta corte di giustizia[5] (competenza giudiziaria su furti, rapine, omicidi, violenze, stregoneria, omosessualità e infanticidio)[senza fonte], ma le fu negato l'aspirato stato di città libera dell'Impero[5].

Come espressione della completa emancipazione dal vescovo – che aveva mantenuto tra l'altro i diritti di dogana, di conio delle monete e di caccia – la città si unì alla Riforma; tuttavia restò sede della diocesi cattolica[5]. Solo nel XVI secolo la lingua tedesca si affermò sul romancio, sebbene la sede episcopale fosse già in mano tedesca dal IX secolo; nonostante gli incendi del 1464 e del 1574 la città si sviluppò economicamente fino alla rivoluzione dei Cantoni nella guerra dei trent'anni, quando la città fu distrutta e gravemente colpita delle epidemie[5].

Coira nel 1642. Matthäus Merian, Topographia Helvetiae

Con la riforma protestante il vescovo nel 1524 fu costretto a lasciare la città, cedendola in amministrazione, mentre assumeva, in veste di conte dell'Alta Rezia (attuale parte alta della Val Venosta con annessi territori oggi svizzeri e austriaci), il diritto di partecipare alla Lega Caddea, alleata agli Svizzeri[senza fonte]. Dopo vari tentativi, solo con i Cappuccini viene ricondotto in città il cattolicesimo[7] nel 1635[senza fonte]. Nella metà del XVII secolo la città riprese un pacifico sviluppo, sostenuto dal rinnovato traffico attraverso i valichi[5]. Il principe-vescovo, pur senza feudi immediati, tornò ad avere diritto di voto e seggio alla Dieta imperiale dal 1654[7] fino al 1798, anno in cui il principato vescovile fu occupato dagli Svizzeri e poi secolarizzato nel 1801 da Napoleone[senza fonte].

Età contemporanea

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Coira nel 1900

Il principato vescovile fu soppresso nel 1803, anno in cui i Grigioni entrarono nella Confederazione elvetica; Coira divenne ufficialmente capitale del cantone nel 1820[5]. Nel 1852 Hof Chur, la rocca vescovile che fino allora era rimasta indipendente dalla città, venne incorporata nel comune[5][10]. Dopo la demolizione della cerchia delle mura cittadine, dalla fine del XIX fino alla seconda metà del XX secolo la città si sviluppò all'estensione attuale; nel 1939 la città incorporò l'insediamento di Sassal, nel 2020 il comune soppresso di Maladers e nel 2021 quello di Haldenstein[5].

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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La cattedrale
  • Hof Chur, cittadella vescovile[5][7][10]:
  • Chiesa cattolica di San Lucio, eretta nell'VIII secolo e ricostruita nel XIII e nel XIX secolo[5];
  • Chiesa riformata di San Martino, eretta nel 1470-1492[5];
  • Chiesa riformata di Santa Regula, eretta nel IX secolo e ricostruita nel 1494-1500[5].

Architetture civili

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Il palazzo delle Poste
  • Palazzo comunale (Rathaus), ricostruito dopo il 1464[5];
  • Edifici di rappresentanza lungo la Grabenstrasse, ex fossato colmato a metà del XIX secolo[5]:
    • Villa Brunnengarten (1848);
    • Villa Planta (1876);
    • Sede del parlamento e del tribunale cantonale (1878);
    • Poste (1904);
    • Sede della Banca cantonale grigione (1911);
  • Piazza delle Poste (Postplatz, 1858), centro del nucleo storico urbano[5].

Siti archeologici

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  • Resti della città romana Curia Raetorum[5];
  • Resti di una tomba del V secolo ove sorgeva la chiesa di Santo Stefano, distrutta nel XVI secolo[5].

Tabella riassuntiva dell'evoluzione demografica a Coira dal 1860 per popolazione, nazionalità, lingua e religione[3][15][16].

Anno Popolazione Nazionalità Lingua Religione
Svizzeri Stranieri Tedesco Italiano Romancio Altre Protestanti Cattolici Altre
1860 6 990 6 373 (91,17%) 617 (8,83%) 4 253 (60,84%) 2 733 (39,10)% 4 (0,06%)
1880 8 753 7 866 (90,05%) 1 023 (11,71%) 7 587 (86,75%) 250 (2,86%) 989 (11,32%) 39 (0,45%) 6 440 (73,73%) 2 431 (27,83)% 18 (0,21%)
1888 9 259 8 094 (87,42%) 1 165 (12,58%) 7 799 (84,23%) 250 (2,70%) 1 158 (12,51%) 52 (0,56%) 6 518 (70,40%) 2 729 (29,47%) 12 (0,13%)
1900 11 532 9 687 (84,00%) 1 845 (16,00%) 9 288 (80,54%) 677 (5,87%) 1 466 (12,71%) 101 (0,88%) 7 561 (65,57%) 3 962 (34,36%) 9 (0,08%)
1910 14 639 12 042 (82,26%) 2 597 (17,74%) 11 628 (79,43%) 1 165 (7,96%) 1 697 (11,59%) 149 (1,02%) 9 200 (62,85%) 5 388 (36,81%) 51 (0,35%)
1930 15 574 13 685 (87,87%) 1 889 (12,13%) 12 926 (83,00%) 822 (5,28%) 1 681 (10,79%) 268 (1,72%) 9 777 (62,78%) 5 717 (36,71%) 80 (0,51%)
1950 19 382 17 852 (92,11%) 216 (1,11%) 16 118 (83,16%) 1 015 (5,24%) 1 981 (10,22%) 268 (1,38%) 11 700 (60,37%) 7 466 (38,52%) 216 (1,11%)
1970 31 193 26 332 (84,42%) 4 861 (15,58%) 23 585 (75,61%) 3 033 (9,72%) 3 318 (10,64%) 1 257 (4,03%) 15 331 (49,15%) 15 462 (49,57%) 400 (1,28%)
1990 32 868 27 259 (82,93%) 5 609 (17,07%) 25 719 (78,25%) 2 040 (6,21%) 2 269 (6,90%) 2 840 (8,64%) 14 021 (42,66%) 15 944 (48,51%) 2 903 (8,83%)[17]
2000 32 989 27 061 (82,03%) 5 928 (17,97%) 26 715 (80,98%) 1 692 (5,13%) 1 765 (5,35%) 2 817 (8,54%) 12 710 (38,53%) 14 713 (44,60%) 5 566 (16,87%)[18]
2020 36 336 28 650 (78,85%) 7 686 (21,15%) 26 828 (84,78%)[19] 2 034 (6,43%)[19] 1 671 (5,28%)[19] 7 078 (22,37%)[19] 8 221 (25,98%)[20] 10 894 (34,42%)[20] 12 533 (39,60%)[20][21]

Evoluzione demografica

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L'evoluzione demografica è riportata nella seguente tabella[5]:

Abitanti censiti[22]

Etnie e minoranze straniere

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Circa 15 000 dei 36 000 abitanti di Coira sono stranieri, secondo il censimento del 2020[3].

Lingue e dialetti

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Secondo il censimento del 2020 su 31 646 abitanti con più di 15 anni 26 828 (84,78%) sono di lingua tedesca, 2 034 (6,43%) di lingua italiana, 1 671 (5,28%) di lingua romancia, 372 (1,18%) di lingua francese[15].

Secondo il censimento del 2020 su 31 647 abitanti con più di 15 anni i protestanti sono 8 221 (25,98%), i cattolici 10 894 (34,42%), gli appartenenti ad altre confessioni cristiane 1 903 (6,01%), i musulmani 1 378 (4,35%), gli appartenenti ad altre confessioni 397 (1,25%) e senza appartenenza religiosa 8 491 (26,83%)[16].

Coira è sede della Pro Grigioni Italiano e della Lia Rumantscha, associazioni culturali finalizzate alla tutela della lingua e della cultura, rispettivamente, di lingua italiana e di lingua romancia del cantone.

Il Museo retico

Geografia antropica

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Coira è al centro di un'agglomerazione urbana (Churer Rheintal), l'unica di rilievo in una vasta area, che richiama pendolari dalle aree limitrofe e da tutta la parte settentrionale del Canton Grigioni[5].

Tra i quartieri di Coira figurano[5]:

  • Ackermann
  • Clawuz
  • Hof Chur[10]
  • Rheinquartier
  • Salas
  • Sennhof/Karlihof
  • Welschdörfli
Haldenstein

Tra le frazioni di Coira figurano[5]:

L'economia di Coira è incentrata sul settore terziario, soprattutto sui servizi legati ai trasporti e all'amministrazione pubblica; minor rilievo hanno le attività del settore secondario, con imprese di modeste dimensioni e diffuse per lo più nel circondario[5]. A Coira nel 1780 il birraio grigionese Rageth Mathis fondò[senza fonte] il birrificio Rhätische Aktienbrauereien, che nel 1971 prese il nome di Calanda Bräu ed ebbe grande sviluppo con il marchio Calanda, acquisito nel 1993 dall'olandese Heineken[26].

Infrastrutture e trasporti

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La sede centrale Ferrovia Retica

La città è un rilevante nodo ferroviario, sede e centro principale della Ferrovia Retica con le linee Landquart-Coira-Thusis e Coira-Arosa e la rete celere di Coira; nel territorio comunale si trovano le stazioni di Coira, di Coira Città, di Coira Ovest, di Coira Wiesental e di Haldenstein

Amministrazione

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Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1895 1904 Richard Camenisch FDP Sindaco [27]
1904 1911 Oreste Olgiati FDP Sindaco [28]
1911 1915 Robert Pedotti Sindaco [senza fonte]
1915 1926 Georg Hartmann Sindaco [29]
1926 1935 Adolf Nadig FDP Sindaco [30]
1936 1951 Gian Mohr FDP Sindaco [31]
1951 1960 Johann Anton Caflisch FDP Sindaco [32]
1960 1972 Georg Sprecher FDP Sindaco [33]
1973 1988 Andrea Melchior Sindaco [senza fonte]
1988 1996 Rolf Stiffler Sindaco [senza fonte]
1996 2000 Christian Aliesch Sindaco [senza fonte]
2001 2012 Christian Boner Sindaco [34]
2012 in carica Urs Marti PLR Sindaco [1]

Coira è gemellata con[35]:

A Coria hanno sede le squadre di calcio Fussballklub Chur 97, di football americano Calanda Broncos e di hockey su ghiaccio HC Coira.

  1. ^ a b (DE) Urs Marti, su chur.ch, sito istituzionale della città di Coira. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  2. ^ (DEFR) Generalisierte Grenzen 2020: Hilfsdatei, su bfs.admin.ch, Ufficio federale di statistica, 14 febbraio 2020. URL consultato il 1º ottobre 2022.
  3. ^ a b c (DEENFRIT) Ständige Wohnbevölkerung nach Staatsangehörigkeitskategorie, Geschlecht und Gemeinde, definitive Jahresergebnisse, 2020, su bfs.admin.ch, Ufficio federale di statistica, 1º settembre 2021. URL consultato il 1º ottobre 2022.
  4. ^ Luciano Canepari, Coira, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah Jürg Simonett, Jürg Rageth, Anne Hochuli-Gysel, Linus Bühler, Martin Bundi, Max Hilfiker, Coira, in Dizionario storico della Svizzera, 3 agosto 2021. URL consultato il 1º ottobre 2022.
  6. ^ Regula Frei-Stolba, Itinerarium Antonini, in Dizionario storico della Svizzera, 28 gennaio 2008. URL consultato il 2 ottobre 2022.
  7. ^ a b c d e f g h i j Lothar Deplazes, Pierre Surchat, Coira (diocesi, principato vescovile), in Dizionario storico della Svizzera, 27 gennaio 2022. URL consultato il 2 ottobre 2022.
  8. ^ Ursus Brunold, Lucio, in Dizionario storico della Svizzera, 8 dicembre 2009. URL consultato il 2 ottobre 2022.
  9. ^ Immo Eberl, Asinio, in Dizionario storico della Svizzera, 21 ottobre 2001. URL consultato il 2 ottobre 2022.
  10. ^ a b c d Jürg Simonett, Hof Chur, in Dizionario storico della Svizzera, 18 dicembre 2007. URL consultato il 2 ottobre 2022.
  11. ^ Veronika Feller-Vest, Hartpert, in Dizionario storico della Svizzera, 17 febbraio 2020. URL consultato il 4 ottobre 2022.
  12. ^ Veronika Feller-Vest, Egino, in Dizionario storico della Svizzera, 30 ottobre 2000. URL consultato il 4 ottobre 2022.
  13. ^ Peter Conradin von Planta, von Planta, in Dizionario storico della Svizzera, 3 novembre 2011. URL consultato il 5 ottobre 2022.
  14. ^ Jürg Leonhard Muraro, von Vaz, in Dizionario storico della Svizzera, 28 gennaio 2014. URL consultato il 5 ottobre 2022.
  15. ^ a b (DEFRIT) Lingue principali secondo le grandi città, su bfs.admin.ch, Ufficio federale di statistica, 24 gennaio 2022. URL consultato il 13 ottobre 2022.
  16. ^ a b (DEFRIT) Appartenenza religiosa secondo le grandi città, su bfs.admin.ch, Ufficio federale di statistica, 24 gennaio 2022. URL consultato il 13 ottobre 2022.
  17. ^ Dei quali 1 073 (3,26%) senza appartenenza religiosa.
  18. ^ Dei quali 1 998 (6,06%) senza appartenenza religiosa.
  19. ^ a b c d Su 31 646 abitanti con più di 15 anni; potevano essere indicate fino a tre lingue.
  20. ^ a b c Su 31 647 abitanti con più di 15 anni.
  21. ^ Dei quali 8 491 (26,83%) senza appartenenza religiosa.
  22. ^ Dizionario storico della Svizzera
  23. ^ Jürg Simonett, Araschgen, in Dizionario storico della Svizzera, 15 marzo 2017. URL consultato il 15 ottobre 2022.
  24. ^ Silvio Margadant, Haldenstein, in Dizionario storico della Svizzera, 28 giugno 2021. URL consultato il 15 ottobre 2022.
  25. ^ Jürg Simonett, Maladers, in Dizionario storico della Svizzera, 5 ottobre 2020. URL consultato il 15 ottobre 2022.
  26. ^ Max Hilfiker, Calanda Bräu, in Dizionario storico della Svizzera, 15 febbraio 2005. URL consultato il 20 ottobre 2022.
  27. ^ Jürg Simonett, Richard Camenisch, in Dizionario storico della Svizzera, 15 aprile 2003. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  28. ^ Adolf Collenberg, Oreste Olgiati, in Dizionario storico della Svizzera, 2 novembre 2009. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  29. ^ Jürg Simonett, Georg Hartmann, in Dizionario storico della Svizzera, 11 settembre 2003. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  30. ^ Jürg Simonett, Adolf Nadig, in Dizionario storico della Svizzera, 27 settembre 2017. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  31. ^ Jürg Simonett, Gian Mohr, in Dizionario storico della Svizzera, 24 novembre 2008. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  32. ^ Jürg Simonett, Johann Anton Caflisch, in Dizionario storico della Svizzera, 14 luglio 2003. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  33. ^ Kurt Wanner, Georg Sprecher, in Dizionario storico della Svizzera, 10 gennaio 2013. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  34. ^ (DE) Christian Boner, su chur.ch, sito istituzionale della città di Coira. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  35. ^ (DE) Partnerstädte, su chur.ch, sito istituzionale della città di Coira. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  • Storia dei Grigioni, tre volumi, Collana «Storia dei Grigioni», Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2000.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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