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Cattolica di Stilo

Coordinate: 38°28′48.7″N 16°28′05.7″E
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Cattolica di Stilo
L'esterno
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneCalabria
LocalitàStilo
IndirizzoVia Cattolica - 89049 Stilo (RC), Piazza Cattolica 26, 89049 Stilo, via Cattolica, s.n.c. - Stilo e Piazza Cattolica, 89049 Stilo
Coordinate38°28′48.7″N 16°28′05.7″E
Religionecattolica di rito romano
Diocesi Locri-Gerace
Stile architettonicobizantino
Inizio costruzioneIX- X secolo
CompletamentoIX- X secolo

La Cattolica di Stilo è una piccola chiesa bizantina a pianta centrale, di forma quadrata, costruita con muratura in mattoni, il cui tetto è costituito da cinque piccole cupole, molto caratteristiche; è situata alle falde del monte Consolino, a Stilo, nella città metropolitana di Reggio Calabria, ed è uno dei poli museali ed uno dei siti bizantini più importanti tra quelli presenti in Calabria[1][2].

Raffigurata a pagina 9 del passaporto italiano, dal 2006 fa parte della lista dei candidati, insieme ad altri sette siti basiliano-bizantino calabresi, per entrare a far parte della lista UNESCO dei siti patrimonio dell'umanità.

Nel 2015 è stata scelta per rappresentare la regione Calabria all'Expo 2015[3].

Origine del nome

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La denominazione di "cattolica" stava a indicarne la categoria delle "chiese privilegiate" di primo grado e proviene dalla parola greca katholikì (καθολική) che, nella nomenclatura impiegata sotto il dominio bizantino nelle province dell'Italia meridionale soggette al rito bizantino, spettava solo alle chiese munite di battistero. La denominazione è rimasta fino a oggi in certe località legate per tradizione a questo titolo, come ad esempio la chiesa cattolica dei Greci di Reggio Calabria, che fu la prima della città[4].

Vista dell'alto della cattolica e dell'ambiente in cui è stata edificata

Soggetta all'impero di Bisanzio fino all'XI secolo, la Calabria conserva oggi numerose testimonianze dell'arte orientale di cui la cattolica è un valido esempio. La cattolica era la chiesa madre tra le cinque parrocchie del paese, retta da un vicario perpetuo (succeduto al protopapa di epoca bizantina), che aveva diritto di sepoltura al suo interno. Ne sono testimonianza i resti umani, rinvenuti in un sepolcro marmoreo, con un anello di valore.

La sua edificazione viene data tra il IX ed il X secolo, prima della conquista normanna[5].

La storia della Cattolica è avvolta da un silenzio assoluto sino al XIX secolo, quando ne appare la prima citazione nella Memoria istorico-geografica del canonico Michelangelo Macrì (1760-1837) di Siderno, attestando così la continuità d’uso della chiesa a quel tempo. Fu illustrata per la prima volta da Heinrich Wilhelm Schulz nel 1840 nel corso dei suoi viaggi in terra calabra[6].

Restauri e studi archeologici

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La chiesa vista dalla base della collina su cui sorge

La cattolica di Stilo è stata oggetto di numerosi interventi di consolidamento strutturale fra il XVII ed il XVIII secolo, ma il primo restauro in senso moderno fu svolto dall'archeologo Paolo Orsi fra il 1912 e il 1927[7][8], durante il quale fu eliminato il fronte a cuspide con una finestra trilobata sul portale d'ingresso[9].

Un secondo restauro fu condotto da Gilberto Martelli fra il 1947 e il 1951, restituendo «sia la copertura di tegole sui tamburi delle cupole [...] sia la forma attuale dei timpani sulle facciate» (Zago 2009, p. 44).

Il restauro eseguito fra il 1968 e il 1980 da Giorgio Leone ha riportato alla luce gli affreschi di Cristo Pantocratore, dell'Annunciazione e parte del San Giovanni Battista[10], mentre durante i restauri all'esterno dell'edificio nel 1997-1998 sono state rinvenute ossa umane del basso medioevo[11] e alcune scritte in lingua araba[12] da Francesco Cuteri, o come riferisce un custode della Cattolica scritte trovate e tradotte da un monaco ortodosso che conosceva l'arabo.

Dal 2004 al 2006 furono eseguiti i restauri degli affreschi interni a opera del Consorzio Iconos[11], mentre nel 2011 si è conclusa l'opera di salvaguardia dalle infiltrazioni di acque meteoriche finanziato dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali su direzione della Regione Calabria[11].

Nell'aprile 2015 si è aperta una nuova campagna di restauri diretta da Francesco Cuteri[11] e nel 2017 avvengono alcune scoperte importanti. L'8 gennaio viene annunciato che l'affresco della Dormitio Virginis è stato dipinto nel 1552: insieme alla campana bronzea cinquecentesca e dalla piccola acquasantiera in granito, ciò attesterebbe il cambio dal rito bizantino al rito latino[13]. Il successivo 9 dicembre è stato invece reso noto che lo studioso di Calabria bizantina e medievale Elia Fiorenza ha scoperto, attraverso analisi fotogrammometriche, una nuova iscrizione in pessimo stato di conservazione che fa uso di molte abbreviazioni e che lo studioso ha datato al XV secolo[14].

Prospetti, sezione e pianta della cattolica rappresentati in un testo del 1901.

La cattolica di Stilo è un'architettura bizantina, assimilabile alla tipologia della chiesa a croce greca iscritta in un quadrato, tipica del periodo medio-bizantino. All'interno quattro colonne dividono lo spazio in nove parti, all'incirca di pari dimensioni. L'area quadrata centrale e quelle angolari sono coperte da cupole su delle colonne di pari diametro, ma la cupola centrale è leggermente più alta e ha un diametro maggiore. Sul lato orientale sono presenti tre absidi.

Questa tipologia è simile a quella delle chiese di San Marco di Rossano e San Giorgio di Pietra Cappa presso San Luca e a quella degli Ottimati di Reggio Calabria, nella sua forma originaria.

Facciata della cattolica

L'aspetto generale dell'edificio è di forma cubica. Il muro perimetrale è spesso 70 centimetri[15] realizzato con un particolare intreccio di grossi mattoni uniti tra loro dalla malta. L'uso del materiale laterizio (più costoso della roccia, ma più semplice da utilizzare) e la tecnica usata dai costruttori non trovarono però concorde Paolo Orsi, sovrintendente al Museo Nazionale di Reggio Calabria, che data i mattoni come «cortine di laterizi della buona età imperiale», in contrapposizione ad altri studiosi che pensavano fossero usati per «disciogliere la plasticità della parete nell'accentuazione della grana e del colore del materiale». I contrafforti sono invece realizzati con pietrame e laterizio[15].

L'archeologo Francesco Cuteri ha rinvenuto nella parete occidentale esterna della muratura un mattone con un marchio, il quale ne indica la provenienza dalle botteghe romane del III secolo D.C. nei pressi di Scolacium: è quindi probabile che i mattoni siano stati raccolti da una villa romana in contrada Maddaloni (Stilo), non lontano da Scolacium[16], e poi reimpiegati per la costruzione della chiesa.

Sulla parte di ponente la costruzione si adagia per lo più sulla roccia nuda, mentre la parte di levante, che termina con tre absidi, poggia il suo peso su tre basi di pietra e materiale laterizio.

La cattolica esternamente è quasi priva di decorazioni, a parte per due cornici di mattoni disposti a dente di sega lungo l'andamento delle finestre. Le cupolette sono state costruite con una struttura a opus reticulatum e poi rivestite di mattonelle quadrate di cotto disposte a losanga[15].

Secondo gli studiosi Bérteaux e Ferrante, gli edifici a cinque cupole del sud Italia non sono stati costruiti sotto l'influenza di altri edifici, ma sono modelli originali, poiché i loro costruttori con tutta probabilità ignoravano gli esempi di chiese a cinque cupole costruite negli stessi anni a Cipro, come la chiesa di San Barnaba e Ilario a Peristerona e la chiesa di San Parasceve a Hieroskipos[17].

L'interno della chiesa

La particolare disposizione delle fonti di luce all'interno[18] mette in risalto lo spazio e conferisce maggiore slancio, oltre a fornire un sottile richiamo al meccanismo simbolico della gerarchia e della scala umana. Questa dilatazione dello spazio serviva a mettere in risalto gli affreschi di cui i muri della chiesa erano interamente ricoperti in origine e a cui era affidato il compito di decontestualizzare la superficie muraria.

Il piccolo ambiente della chiesa è munito di tre absidi sul versante orientale: quella centrale detto bema[19] conteneva l'altare vero e proprio, quella a nord detto prothesis[19] accoglieva il rito preparatorio del pane e del vino, mentre quella a sud detto diakonikon[19] custodiva gli arredi sacri e serviva per la vestizione dei sacerdoti prima della liturgia[19] .

Croce su colonna

Sopra l'abside di sinistra (prothesis) è posta una campana di manifattura locale del 1577, risalente all'epoca in cui la chiesa fu convertita al rito latino, che raffigura a rilievo una Madonna con Bambino e, limitata da croci, un'iscrizione[20]:

«Verbum Caro Factum Est Anno Domini MCCCCCLXXVII (In questo modo è indicato l'anno, al posto della "D" ci sono "5 C") Mater Misericordiæ»

Un pezzo di colonna antica nell'abside prothesis, fu adibito a mensa per la conservazione delle specie eucaristiche, mentre le quattro colonne che sostengono le cupolette, poggiano su basi differenti, recuperate da epoca molto più antica (fra cui una base ionica capovolta innestata sopra un capitello corinzio rovesciato e un capitello ionico capovolto).

Iscrizione araba

Entrando nell'edificio, nella prima colonna a destra è scolpita una croce con lettere greche in forma onciale interpretata come la trascrizione del versetto 27 del salmo 118 Deus Dominus nobis apparuit[21]. Sul fusto della colonna sono anche inscritte le shahada, professioni di fede musulmane, La 'Ila ha Illa Alla h wahdahu ("Non c'è Dio all'infuori del Dio unico") e LIlla hi al Hamdu ("A Dio la lode"), scoperte da Cuteri nel 1997[21]. Non è infatti da escludere un eventuale uso della cattolica come oratorio musulmano, come d'altro canto non è da escludere che le colonne possano essere state portate sul posto già incise; comunque gli arabi (il cui scopo generalmente non era la conquista della regione, ma il suo saccheggio) inspiegabilmente non distrussero la piccola chiesa bizantina, ma decisero di innalzarla a propria sede di culto e di preghiera, forse perché attratti dalla sua bellezza, e dal suo particolare posizionamento[21].

Gli affreschi si trovano su tutte le pareti della chiesa. Non si sono conservati integralmente, ma le parti restanti consentono di comprendere che sono stati realizzati in maniera diseguale e in varie fasi tra la fine del X e il XV secolo[6]. A esclusione delle absidi, non sono presenti affreschi sul soffitto dell'edificio[22].

  1. ^ Stilo, su locride.altervista.org. URL consultato il 2 maggio 2017.
  2. ^ La Cattolica, su Comune di Stilo. URL consultato il 2 maggio 2017.
  3. ^ (EN) Cattolica Monastery in Stilo and Basilian-Byzantine complexes, su UNESCO World Heritage Centre. URL consultato il 2 maggio 2017.
  4. ^ Cattolica dei Greci, su turismo.reggiocal.it, Turismo Reggio Calabria. URL consultato il 6 luglio 2020.
  5. ^ Metastasio 2020.
  6. ^ a b (EN) Francesca Zago, Cattolica in Stilo and its frescoes, in Zograf, n. 33, 2009, pp. 43–61, DOI:10.2298/ZOG0933043Z. URL consultato il 3 novembre 2023.
  7. ^ Fiorenza 2017.
  8. ^ Cattolica di Stilo decifrata iscrizione del XV secolo di Ugo Franco, Gazzetta del Sud del 10 dicembre 2017.
  9. ^ Fiorenza 2016.
  10. ^ Fiorenza 2017.
  11. ^ a b c d Fiorenza 2017.
  12. ^ Fiorenza 2017.
  13. ^ strill.it, 8 gennaio 2018, http://www.strill.it/primo-piano/2018/01/nuova-scoperta-nella-cattolica-di-stilo-riaffiora-una-data-nella-dormitio-virginis/. URL consultato l'8 gennaio 2018.
  14. ^ Scoperta un'iscrizione del XV secolo nella Cattolica di Stilo, in gazzettadelsud.it, 9 dicembre 2017. URL consultato il 10 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2017).
  15. ^ a b c Fiorenza 2017.
  16. ^ Fiorenza 2017.
  17. ^ Fiorenza 2017.
  18. ^ Fiorenza 2017.
  19. ^ a b c d Fiorenza 2017.
  20. ^ Fiorenza 2017.
  21. ^ a b c Fiorenza 2017.
  22. ^ a b c d e f g h i j k l m Fiorenza 2017.
  • G. Abatino, "L'architettura bizantina in Calabria: La Cattolica di Stilo", in Napoli nobilissima, Napoli, 1903.
  • G. Martelli, "Delle chiese basiliane della Calabria e dei nuovi restauri per la Cattolica di Stilo", in Atti del VIII Congresso internazionale di studi bizantini, Palermo, 1953.
  • Mario Squillace, La Cattolica, Catanzaro, 1962.
  • F. Taverniti e C. Bozzoni, La Cattolica di Stilo. Guida Artistica storica letteraria, Chiaravalle Centrale, 1987.
  • Aa. Vv., "Nella Vallata dello Stilaro un gioiello bizantino", in Calabria, 117 (Luglio 1995).
  • Claudio Stillitano, La Cattolica di Stilo, da Tesori di Calabria, C.B.C. Edizioni, Catanzaro, 1998.
  • Giorgio Metastasio, Il Kastron Bizantino e la Cattolica di Stilo in Calabria sconosciuta, 99 (2003).
  • Francesca Zago, "La Cattolica di Stilo e i suoi affreschi", in Zograf, 33 (2009).
  • Elia Fiorenza, La Cattolica di Stilo, Reggio Calabria, Laruffa Editore, 2016.
  • Giorgio Metastasio, La Cattolica di Stilo: luce d'oriente, Reggio Calabria, Città del sole, 2020, ISBN 978-88-8238-200-1.
  • Elena Di Fede, "San Marco a Rossano e la Cattolica di Stilo (Calabria): due sorella a croce inscritta equilatera", in Rogerius, 2 (2020).

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