Vai al contenuto

Cinevillaggio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Ferdinando Mezzasoma, ministro della cultura popolare della RSI

Il Cinevillaggio o anche Cineisola[1] fu una struttura per la produzione cinematografica, sorta a partire dall'autunno del 1943, dopo l'Armistizio di Cassibile, per iniziativa del Ministero della cultura popolare della Repubblica Sociale Italiana (RSI), diretto da Ferdinando Mezzasoma come alternativa al complesso romano di Cinecittà.

«Quel che vedete non è certo Cinecittà: chiamiamolo pure un Cinevillaggio: ma il piano urbanistico ne è stato così ben tracciato da consentire domani ogni più ampio sviluppo. Anche Roma, che è grande, nacque dal piccolo solco quadrato. E valga l'augurio.»

La Giudecca (Venezia), sede principale del Cinevillaggio

Il Cinevillaggio ebbe sede principalmente a Venezia, con allestimenti di fortuna, nella zona della Giudecca e nei locali della Biennale di Venezia, ma anche negli studi della Fert di Torino, del Kursaal di Montecatini Terme ed anche in alcuni stabilimenti allestiti a Budrio.

Nelle intenzioni dei suoi promotori la nuova struttura doveva ospitare nel territorio della RSI le maestranze e le apparecchiature degli stabilimenti romani di Cinecittà, danneggiati dai bombardamenti alleati e trasformati in campo di concentramento. Il Cinevillaggio avrebbe consentito la continuazione della produzione cinematografica, anche in un'ottica di propaganda e costruzione del consenso. A questo riguardo è necessario ricordare che lo stesso Mussolini manifestò sempre grande interesse, utilizzandoli abilmente, verso i nuovi mezzi di comunicazione (radio, cinema e cinegiornali).

Il Cinevillaggio aveva l'obiettivo di realizzare circa venti film all'anno, obiettivo che nella pratica fu impossibile raggiungere per le vicende belliche: strutture non adeguate, carenza di materiali (come la stessa pellicola cinematografica), difficoltà nei trasporti e nell'approvvigionamento energetico[2] e la riluttanza della maggior parte dei registi e degli attori italiani che, sollecitati a trasferirsi nelle nuove strutture del Nord, preferirono rendersi irreperibili in attesa di tempi migliori.

Fra quelli che aderirono vi furono gli attori Osvaldo Valenti, Luisa Ferida, Mino Doro, Salvo Randone, Emma Gramatica, Doris Duranti, Roberto Villa e i registi Giorgio Ferroni, Francesco De Robertis, Piero Ballerini, Mario Baffico.[1]

Dall'autunno del 1943 alla caduta della Repubblica Sociale Italiana nella primavera del 1945 furono prodotti diciassette film a Venezia (altri sette furono prodotti a Torino e quattro in altre località)[1][3] mentre altri, iniziati, videro interrotta la loro lavorazione con la fine del conflitto, senza essere più ripresa.

La produzione

[modifica | modifica wikitesto]

Film prodotti completati (elenco parziale)[1][4][5]:

  1. ^ a b c d Il cinema della Repubblica Sociale Italiana di Alberto Rosselli Archiviato il 5 dicembre 2010 in Internet Archive. Dal sito "Tutto Storia".
  2. ^ a b Vedi: Franco Montini, Enzo Natta, Una poltrona per due. Cinecittà tra pubblico e privato, Effatà Editrice, Torino, 2007.
  3. ^ Lamberto Antonelli, nel suo articolo su Stampa Sera, elencato nei Collegamenti esterni, scrive "vennero realizzati 28 film di cui 17 a Venezia, 7 a Torino e altri 4 in diverse località del Nord".
  4. ^ Pino Farinotti, Il Farinotti 2009 : Dizionario di tutti i film, Roma, Newton Compton Editori, 2008. ISBN 978-88-541-1250-6.
  5. ^ I grandi dizionari del cinema on line Dal sito Mymovies.it.
  6. ^ distribuito nelle sale solo nel 1947
  7. ^ film perduto
  8. ^ Presentato nelle sale solo nel 1946 e diviso in due parti a causa dell'eccessiva lunghezza.
  9. ^ Presentato nelle sale solo nel 1946
  10. ^ Rielaborazione di Dieci minuti di vita, iniziato a Cinecittà nel 1943 da Leo Longanesi
  11. ^ Distribuito nelle sale solo nel 1946
  12. ^ Distribuito brevemente nei primi mesi del 1945 è in seguito andato perduto
  13. ^ a b Presentato nelle sale solo nel 1946.
  14. ^ Conosciuto anche con il titolo Povera gente.
  15. ^ a b c Film perduto
  16. ^ Considerata a lungo come perduta, la pellicola è stata invece trasmessa in prima visione TV assoluta su Rete 4 il 14 febbraio 2024, a 79 anni dalla sua uscita al cinema
  17. ^ Distribuito nelle sale solo alla fine del 1946.
  18. ^ conosciuto anche con il titolo I figli della laguna
  19. ^ Presentato nelle sale solo nel 1947.
  • Guido Aristarco, Il cinema fascista: il prima e il dopo, Dedalo, Bari, 1996.
  • Gian Piero Brunetta, Guida alla storia del cinema italiano: 1905-2003, Einaudi, 2003.
  • Roberto Chiti, Enrico Lancia, Roberto Poppi, I film: Tutti i film italiani dal 1930 al 1944, Gremese editore.
  • Pino Farinotti, Il Farinotti 2009 : Dizionario di tutti i film, Newton Compton Editori, Roma, 2008. ISBN 978-88-541-1250-6
  • Ernesto G. Laura, L'immagine bugiarda : Mass-media e spettacolo nella Repubblica di Salò, 1943-1945, Roma, ANCCI, 1986.
  • Umberto Lenzi, Morte al cinevillaggio, Coniglio editore, 2008. ISBN 978-88-6063-252-4
  • Lino Miccichè, Storia del cinema italiano: 1954, Edizioni di Bianco & nero, 2004.
  • Franco Montini, Enzo Natta, Una poltrona per due. Cinecittà tra pubblico e privato, Effatà editrice, Torino, 2007. ISBN 9788874022731
  • Sergio Raffaelli, Cinema, film, regia: saggi per una storia linguistica del cinema italiano, Bulzoni, 1978.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]