Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche
S.A. Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche | |
---|---|
Stato | Italia |
Forma societaria | società anonima |
Fondazione | 17 novembre 1927 |
Chiusura | 26 ottobre 1944 |
Sede principale | Torino |
Settore | Media |
Prodotti | programmi radiofonici |
L'Ente italiano per le audizioni radiofoniche, conosciuto anche con la sigla EIAR, fu la società anonima (società per azioni dal 1942)[1] titolare della concessione in esclusiva delle trasmissioni radiofoniche circolari sul territorio italiano. L'EIAR svolgeva quindi la propria attività di editore e operatore radiofonico in regime di monopolio.
La società aveva sede a Roma mentre la direzione generale era a Torino, prima in via Bertola nell'attuale palazzo Enel, poi in via Arsenale 21. È stata la "voce" del fascismo per gran parte del ventennio.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Con Regio decreto-legge 17 novembre 1927, n. 2207 venne stabilita la trasformazione dell'Unione radiofonica italiana (URI) in EIAR. Il successivo 15 dicembre venne stipulata la nuova convenzione (resa esecutiva dal R.D. 29 dicembre 1927, n. 2526) che affidava all'EIAR la gestione della radiofonia circolare per i successivi 25 anni[2]. Con lo stesso decreto le trasmissioni furono poste sotto il controllo del regime, attribuendo le relative competenze al Ministero delle poste e telegrafi e riservando a esso la nomina di quattro consiglieri di amministrazione[1].
Il 1º luglio 1931 la Società Idroelettrica Piemonte (SIP) acquisì il controllo della Radiofono [2], azionista di controllo dell'EIAR, e il 23 marzo 1933 la SIP divenne direttamente azionista di maggioranza della società.[3]
Entro il 1934 la stessa SIP si trovò a far parte del gruppo IRI. Questo doppio assorbimento ebbe due importanti conseguenze: l'assorbimento da parte della SIP portò alla cosiddetta "piemontesizzazione" dell'EIAR, in conseguenza della quale la sede di Torino ebbe un ruolo centrale sia nello sviluppo delle tecnologie sia nella produzione delle trasmissioni non politiche; l'assorbimento da parte dell'IRI ebbe invece la conseguenza di porre l'EIAR sotto il diretto controllo dello Stato[4]. Con il R.D.L. 26 settembre 1935, n. 1829 la competenza sui programmi radiofonici passò al Ministero per la stampa e la propaganda, mentre quella sugli impianti tecnici rimaneva al Ministero delle comunicazioni [2].
Dopo l'8 settembre 1943 le sedi locali dell'EIAR continuarono a operare autonomamente. Le stazioni radio di Palermo, Napoli e Bari venivano gestite dal Psychological Warfare Branch alleato, mentre quella romana fu chiusa poco dopo la liberazione della città. Con D.L.L. n. 457 del 26 ottobre 1944[5], l'azienda fu riaperta nell'Italia liberata con la nuova denominazione Radio Audizioni Italiane. Nel 1954, questa divenne anche operatore televisivo, con la denominazione di Rai Radiotelevisione Italiana (RAI).
Nella Repubblica Sociale Italiana l'EIAR rimase l'organo del regime e la sede del Giornale Radio fu spostata a Busto Arsizio, mentre il 10 maggio 1944 la sede fu trasferita a Torino[5]. Commissario straordinario, dal settembre 1943 al 1944, fu Ezio Maria Gray.
Il 25 aprile 1945 la sede bustocca dell'EIAR assunse la denominazione di Radio Busto Libera e per prima annunciò la caduta del fascismo e l'insurrezione generale.
Sedi e stazioni
[modifica | modifica wikitesto]La rete in onde medie
[modifica | modifica wikitesto]Il Regio Decreto n. 2207/1927 prevedeva, nel capitolato d'oneri, che l'EIAR, subentrando all'URI, ampliasse la rete degli impianti di trasmissione. Infatti, dall'inizio degli anni trenta la nuova concessionaria intraprese un notevole ampliamento e potenziamento della rete. In particolare si costruirono: le stazioni di Trieste (capace di effettuare prove tecniche almeno dal 16 agosto 1931[6] e inaugurata il 28 ottobre[7]), Bari (inaugurata il 6 settembre 1932[8], effettuava prove tecniche almeno dal 7 agosto[9]), Palermo (inaugurata il 14 giugno 1931[10], effettuava prove tecniche dal 1º dello stesso mese[11]), Firenze, la nuova trasmittente di Milano, gemella di quella di Roma Santa Palomba, e si potenziarono le stazioni di Genova (i cui lavori furono effettuati tra il 17 e il 23 agosto 1931[12]), Bolzano, che fu anche trasferita in una nuova ubicazione (la sede e la trasmittente furono inaugurate il 28 ottobre 1931[13]) e Roma, che vide anch'essa la sua sede trasferita in un nuovo palazzo[14].
Il 17 dicembre 1933 le stazioni di Milano II e Torino II iniziarono a trasmettere i programmi delle stazioni meridionali (Roma, Napoli e Bari, fra loro collegate via cavo), mentre il 18 marzo 1934 la stazione di Roma II iniziò a trasmettere i programmi delle stazioni settentrionali (Torino, Milano e Genova, anch'essi fra loro collegate via cavo)[2]: si iniziavano a formare due canali radiofonici.
Il 9 agosto 1936 fu completato il collegamento via cavo fra tutte le stazioni radio italiane[2].
Il 28 ottobre 1937 la stazione radio di Roma III iniziò le trasmissioni del terzo programma, di carattere più popolare[2].
Dal 23 giugno 1940, con l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, le trasmissioni radiofoniche vennero unificate per tutte le stazioni. Tuttavia, il 14 giugno 1942 riprese la programmazione separata in due canali nell'orario serale[2].
Le trasmissioni in onde corte
[modifica | modifica wikitesto]Inaugurato dall'EIAR il 1º luglio 1930 tra Ardeatina e Laurentina il Centro Radio Imperiale di Prato Smeraldo serviva alla trasmissione di programmi di propaganda e notiziari per gli italiani nel mondo[2]. Erano previste anche ritrasmissioni di programmi generati dalle sedi regionali dalla radio. Le frequenze principali erano: stazione 2R0 25,4 m pari a 11 810 kHz e stazione R03 su 31,13 m pari a 9 635 kHz.
Il 28 ottobre 1934 iniziarono le trasmissioni dirette all'America settentrionale; il 12 marzo 1935 quelle dirette all'America meridionale e all'Estremo Oriente; il 14 aprile dello stesso anno quelle dirette verso i paesi del Mediterraneo[2].
Il 9 maggio 1938 iniziarono le trasmissioni della stazione radio a onde corte di Addis Abeba[2].
Tavole riassuntive sugli impianti
[modifica | modifica wikitesto]La rete EIAR, al massimo della sua estensione, contava i seguenti impianti[15]:
Nominativo della stazione |
Attivazione[3] | Frequenza (kHz) |
Onda (m) |
Potenza (kW) |
---|---|---|---|---|
Ancona | 15 luglio 1938 | 1348 | 222,6 | 1 |
Bari I | 6 settembre 1932 | 1059 | 283,3 | 20 |
Bari II | 26 ottobre 1935 | 1357 | 221,1 | 1 |
Bologna I | 9 agosto 1936[2] | 986 | 304,3 | 50 |
Bologna II[16] | 28 ottobre 1940 | 0,25 | ||
Bolzano | 12 luglio 1928 | 536 | 559,7 | 10 |
Cervia[16] | gennaio 1942 | 25 | ||
Catania | 27 novembre 1938 | 565 | 531,0 | 3 |
Firenze I | 21 aprile 1932 | 610 | 491,8 | 100 |
Firenze II | 28 ottobre 1937 | 1140 | 263,2 | 10 |
Firenze III | 28 aprile 1940 | 1258 | 238,5 | 1 |
Genova I | 28 ottobre 1928 | 1140 | 263,2 | 10 |
Genova II | 28 ottobre 1937 | 1357 | 221,1 | 5 |
L'Aquila[17] | 28 ottobre 1940 | 1 | ||
Milano I | 8 dicembre 1925 | 814 | 368,6 | 50 |
Milano II | 30 ottobre 1932 | 1357 | 221,1 | 5[18] |
Milano III | 1º aprile 1938 | 1429 | 210,0 | 5[18] |
Napoli I | 14 novembre 1926 | 1303 | 230,2 | 10 |
Napoli II | 4 novembre 1937 | 1429 | 210,0 | 1 |
Padova | 10 giugno 1939 | 1348 | 222,6 | 0,25 |
Palermo | 14 giugno 1931 | 565 | 531,0 | 3 |
Roma I | 6 ottobre 1924 | 713 | 420,8 | 100 |
Roma II | 18 marzo 1934 | 1222 | 245,5 | 60 |
Roma III | 28 ottobre 1937 | 1357 | 221,1 | 1 |
Sanremo | 28 ottobre 1939 | 1348 | 222,6 | 5 |
Torino I | 11 febbraio 1929 | 1140 | 263,2 | 30 |
Torino II | 17 dicembre 1933 | 1357 | 221,1 | 5 |
Torino III | 28 ottobre 1938 | 1429 | 210,0 | 5 |
Trieste | 28 ottobre 1931 | 1140 | 263,2 | 10 |
Tripoli | 12 novembre 1938 | 1104 | 271,7 | 50 |
Venezia | 28 ottobre 1939 | 1492 | 201,1 | 5 |
Verona | 28 ottobre 1939 | 1429 | 210,0 | 1 |
Zara | aprile 1942 | |||
Spalato[19] | 5 maggio 1941 | |||
Lubiana[20] | 28 aprile 1941 | 5 (?) |
La potenza totale all'antenna impiegata era pari a 588,5 kW.
Sede della stazione |
Nominativo | Frequenza (kHz) |
Onda (m) |
Potenza (kW)[21] |
---|---|---|---|---|
Addis Abeba[22] | ABA | 9650 | 31,09 | 1 |
Roma | 2 RO 3 | 9630 | 31,15 | 100 |
2 RO 4 | 11810 | 25,40 | 100 | |
2 RO 6 | 15300 | 19,61 | 50 | |
2 RO 8 | 17820 | 16,84 | 50 | |
2 RO 9 | 9670 | 31,02 | 25 | |
2 RO 15 | 11760 | 25,51 | 25 |
Quando cambiava la stazione di origine delle trasmissioni (operazione detta "inversione") veniva messo in onda il cosiddetto uccellino della radio[23].
Il centro di produzione di Via Asiago
[modifica | modifica wikitesto]Nel gennaio 1932 fu inaugurato il nuovo centro di produzione di via Asiago, 10, a Roma[2]. Il palazzo comprendeva tre piani fuori terra e due sotterranei. Gli auditoria erano sette: in particolare la sala A era dedicata alla lirica e sinfonica; la sala B alla musica da camera; un terzo studio al teatro di prosa; due studi piccoli erano utilizzati per i giornali radio[24].
Programmi
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1929 nacque il primo Radiogiornale che partiva da Milano: il notiziario informava con cinque edizioni quotidiane; la redazione era principalmente composta da annunciatori, scelti per la dizione e per il timbro vocale, in quanto le notizie venivano fornite esclusivamente dall'Agenzia Stefani. Nel 1935 il Giornale Radio (com'era stato nel frattempo ribattezzato) fu trasferito alla sede di Roma[25].
Ancora più politicizzata era la rubrica Cronache del Regime, commento ai fatti del giorno, tenuta dal 1933 al 1936 da Roberto Forges Davanzati e negli anni della seconda guerra mondiale, ribattezzata Commento ai fatti del giorno, da Mario Appelius[25].
Il più famoso radiocronista, soprattutto di eventi sportivi, era certamente Nicolò Carosio.
Presso la sede EIAR di Torino furono create prima l'orchestra "moderna" del maestro Tito Petralia, nel 1930, e poi l'Orchestra sinfonica e il Coro dell'EIAR nel 1931. Nel 1933 si aggiunsero le orchestre di musica leggera: da un lato l'Orchestra Cetra, diretta prima dallo stesso Petralia e poi dal 1936 dal maestro Pippo Barzizza, e dall'altro l'Orchestra da ballo dell'EIAR diretta dal maestro Cinico Angelini[26]. Queste ultime due orchestre rivaleggiavano ai microfoni dell'ente di Stato nell'accompagnare i cosiddetti "cantanti della radio", come Alberto Rabagliati, il Trio Lescano, Silvana Fioresi, che lanciavano le canzoni di successo dell'epoca.
Nel 1936 iniziarono ad andare in onda dal vivo il lunedì i popolari "Grandi Concerti Martini & Rossi", che presentavano arie operistiche interpretate dai grandi cantanti lirici italiani del tempo, ma anche da esordienti. Il primo ciclo di questi concerti durerà fino al 1943.
Ancor maggiore popolarità, tanto da essere considerato il primo successo di massa della radio italiana,[27] ebbe la rivista I quattro moschettieri, su testi di Angelo Nizza e Riccardo Morbelli e musiche del maestro Egidio Storaci. La trasmissione andò in onda dalla sede di Torino dal 1934 al 1937 ed era collegata a un riuscito concorso di figurine disegnate da Angelo Bioletto, distribuite nelle confezioni Buitoni e Perugina.
Televisione
[modifica | modifica wikitesto]Il 2 dicembre 1937[28] presso la sede di Roma, con studio situato all'ultimo piano del palazzo in via Asiago, iniziò la sperimentazione della "radiovisione", come veniva chiamata inizialmente la televisione. L'anno successivo iniziò un servizio sperimentale ma regolare di trasmissioni televisive limitato a Roma, che fu interrotto nel 1940: in giugno l'Italia attaccò la Francia e le frequenze furono requisite dal Ministero della Guerra. Nel 1939, alla XXI Fiera Campionaria di Milano, furono mostrati ai visitatori programmi sperimentali appositamente trasmessi dalla Torre del Parco[29].
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]- Radiorario (dal 1930 Radiocorriere): settimanale con informazioni sui programmi e sulla tecnica radiotelevisiva.
- Annuario EIAR: pubblicato nel 1929, 1931, 1935, 1938 e 1942.
- Segnale Radio: settimanale pubblicato nella Repubblica Sociale (1944-1945)[30].
Consociate
[modifica | modifica wikitesto]L'EIAR aveva partecipazioni significative in due società che svolgevano un'attività strettamente legata a quella radiofonica.
La più nota di esse era la Cetra, sigla di "Compagnia per edizioni, teatro, registrazioni ed affini", con sede a Torino[31], che era una delle maggiori case discografiche italiane proprio grazie al legame con l'EIAR, in quanto i maggiori cantanti trasmessi dalla radio incidevano poi per la Cetra.
L'altra consociata era la SIPRA, sigla di "Società Italiana per la Pubblicità Radiofonica Anonima", concessionaria della pubblicità radiofonica e poi anche del Radiocorriere.
Curiosità
[modifica | modifica wikitesto]La giornata-tipo della EIAR è stata descritta nel film del 1940 diretto da Giacomo Gentilomo Ecco la radio!
Alcune canzoni ebbero come oggetto proprio le trasmissioni dell'EIAR: L'uccellino della radio (Filippini-Morbelli-Nizza), La famiglia canterina (Cherubini-Bixio), Quando la radio canta (Prato-Morbelli). Esse contengono precisi riferimenti a personaggi e programmi.
Negli studi dell'EIAR Augusto De Angelis ambientò il romanzo giallo Il Do tragico del 1937, con protagonista il commissario De Vincenzi. Nel 1977 ne è stato tratto l'omonimo episodio della serie televisiva Il commissario De Vincenzi. Soprattutto la prima puntata contiene varie citazioni di programmi dell'EIAR.
Una perfetta ricostruzione dello studio radiofonico dell'EIAR di Torino degli anni quaranta dovuta allo scenografo Massimo Pauletto e al curatore del Museo della RAI Claudio Girivetto è stata realizzata per il film del 2010 Le ragazze dello swing.[32][33][34]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Istituto di pubblicismo - Storia della Radio in Italia, su istitutodipubblicismo.it. URL consultato il 9 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2012).
- ^ a b c d e f g h i j k l Annuario RAI 1988 1989, Torino, Nuova ERI, 1989.
- ^ a b Radiomarconi.com - La vera storia della radiodiffusione in Italia, Cronologia 1919-2000, su radiomarconi.com. URL consultato il 19 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Franco Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, Venezia, Marsilio, 1992, pagg. 54-51.
- ^ a b sito Attracco Archiviato il 13 giugno 2014 in Internet Archive.
- ^ EIAR: Radio Trieste, in Radiocorriere, anno 7, n. 33, EIAR, 15-22 agosto 1931, p. 12.
- ^ Silvio Benco, EIAR Radio Trieste, in Radiocorriere, anno 7, n. 43, EIAR, 24-31 ottobre 1931, p. 5.
- ^ G. B., La stazione radiofonica di Bari sarà inaugurata ufficialmente il 6 settembre, in Radiocorriere, anno 8, n. 36, EIAR, 3-10 settembre 1932, p. 5.
- ^ Radiocorriere, anno 8, n. 32, EIAR, 6-13 agosto 1932, p. 25.
- ^ Le antenne di Palermo portano da oggi in tutti i lidi mediterranei la voce dell'Italia fascista, in Radiocorriere, anno 7, n. 24, EIAR, 13-20 giugno 1931, p. 5.
- ^ La stazione di Palermo, in Radiocorriere, anno 7, n. 23, EIAR, 6-13 giugno 1931, p. 3.
- ^ Radiocorriere, anno 7, n. 33, EIAR, 15-22 agosto 1931, p. 11.
- ^ f. v. cre., La voce radiofonica di Bolzano diffusa su più vasti orizzonti, in Radiocorriere, anno 7, n. 43, EIAR, 24-31 ottobre 1931, p. 14.
- ^ Camillo Boscia, La mostra nazionale della Radio, in Radiocorriere, anno 7, n. 42, EIAR, 17-24 ottobre 1931, p. 7.
- ^ Se non specificato altrimenti i dati provengono da Radiocorriere, anno 16, n. 23, EIAR, 2-8 giugno 1940, p. 30.
- ^ a b Gino Castelnuovo, La storia degli impianti della radio italiana, in Radiocorriere, anno 26, n. 40, Rai, 2-8 ottobre 1949, p. 16.
- ^ L'inaugurazione della trasmittente di L'Aquila, in Radiocorriere, anno 16, n. 45, EIAR, 3-9 novembre 1940, p. 11.
- ^ a b I nuovi impianti dell'EIAR, in Radiocorriere, anno 16, n. 44, EIAR, 27 ottobre-2 novembre 1940, p. 5.
- ^ L'EIAR in Dalmazia, in Radiocorriere, anno 17, n. 21, EIAR, 18-24 maggio 1941, p. 5.
- ^ L'EIAR nei territori occupati, in Radiocorriere, anno 17, n. 19, EIAR, 4-10 maggio 1941, p. 5.
- ^ Stazioni ad onda corta, in Radiocorriere, anno 15, n. 43, EIAR, 22-28 ottobre 1939, p. 2.
- ^ Luigi Cobisi, Alcuni dati sulla radio nelle colonie italiane, su portale.italradio.org, 11 gennaio 2005. URL consultato il 10 marzo 2017.
- ^ Sito ufficiale della RAI, su museoradiotv.rai.it.
- ^ La sede di Roma su Storia della radio.
- ^ a b InStoria.
- ^ Dizionario biografico degli Italiani, Treccani
- ^ sito RAI, su rai.tv. URL consultato il 31 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014).
- ^ Radiocorriere n. 50/1967
- ^ Le origini della radiodiffusione in Italia-Cronistoria della radio dal 1923 al 2006, su radiomarconi.com. URL consultato il 30 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2016).
- ^ Raccolta digitalizzata.
- ^ Introduzione: i "due archivi" Iri.
- ^ Attualità - Massimo Pauletto: "EIAR 1939, Ricostruzione di una sala di registrazione per le scene di un film", in Attualità n. 11, su italradio.org, Portale Italradio, 2 settembre 2010. URL consultato il 31 dicembre 2016.
- ^ Rivista Italradio, esperienze radiofoniche nel n.11, su italradio.org, Portale Italradio, 2 settembre 2010. URL consultato il 31 dicembre 2016.
- ^ Le Ragazze dello Swing e uno studio radio anni quaranta, su italradio.org, Rivista Italradio. URL consultato il 31 dicembre 2016.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Costruire la RAI Tecnologia e televisione in Italia dai pionieri al boom economico articolo tratto dalla rivista "Nuova Civiltà delle Macchine" (PDF), su crit.rai.it.
- La radiofonia in Italia: dalla SIRAC alla RAI, su cisi.unito.it. URL consultato il 9 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2013).
- Le origini della radiodiffusione in Italia-Cronistoria della radio dal 1923 al 2006, su radiomarconi.com. URL consultato il 30 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2016).
- Sito ufficiale della RAI, su storiadellaradio.rai.it.
- Sito Attracco, su attracco.it. URL consultato il 1º settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2014).
- Le automobili dell'EIAR, su arivenezia.it. URL consultato il 30 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2013).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 135796520 · LCCN (EN) n00076774 · J9U (EN, HE) 987007325122805171 |
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