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Hieronymus Bosch

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Hieronymus Bosch

Hieronymus Bosch (pronuncia olandese [ɦijeːˈɾoːnimʏs bɔs]), pseudonimo di Jeroen Anthoniszoon van Aken[1] (pronuncia [jəˈrun ɑnˈtoːnɪsoːn vɑn ˈaːkəⁿ]; 's-Hertogenbosch, 2 ottobre 1453's-Hertogenbosch, 9 agosto 1516), è stato un pittore fiammingo. Fu noto come El Bosco in lingua spagnola, Gerolamo Bosco, o Bosco di Bolduc, o ancora Ieronimo Bos[2] in quella italiana (da Bosch e Bois le Duc, traduzione francese di 's-Hertogenbosch = "Bosco Ducale", città natale di Bosch); in alcuni suoi dipinti si firmò con il solo cognome, Bosch.

La ricchezza di inventiva nelle sue opere, vere e proprie visioni, ha chiamato in causa dottrine diverse, tra esse la psicoanalisi, ciascuna delle quali diede una propria lettura, talvolta anche non compatibile storicamente. Sicuramente la sua opera andò di pari passo con le dottrine religiose e intellettuali dell'Europa centro-settentrionale che, al contrario dell'Umanesimo italiano, negavano la supremazia dell'intelletto, ponendo piuttosto l'accento sugli aspetti trascendenti e irrazionali: ne sono esempio le prime elaborazioni di Martin Lutero e le opere di Sebastian Brandt ed Erasmo da Rotterdam[3].

Con grande ironia, Bosch mise in scena i conflitti dell'uomo rispetto alle regole imposte dalla morale religiosa, quindi la caduta nel vizio e il destino infernale, per redimersi dal quale appare il riferimento alle vite dei santi, attraverso l'imitazione della loro vita dedita alla meditazione anche se circondati dal male o, nelle tavole con la Passione di Cristo, attraverso la meditazione sulle pene sofferte dal Cristo per riscattare dal peccato universale il genere umano, che porta all'immedesimazione stessa del riguardante e alla salvezza[3].

Bosch non datò mai i suoi dipinti e ne firmò solo alcuni. Il re Filippo II di Spagna fu un appassionato collezionista dei suoi lavori, muovendosi tramite i suoi emissari nei Paesi Bassi spagnoli qualche decennio dopo la morte del pittore; come risultato la Spagna è oggi il paese che in assoluto possiede il maggior numero di opere del pittore, soprattutto al Museo del Prado e al Monastero dell'Escorial a Madrid.

Origini e ascesa sociale

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Ritratto di Hieronymus Bosch (1550 circa)
Una firma dell'artista
Sette peccati capitali, Museo del Prado, Madrid
Estrazione della pietra della follia, Museo del Prado, Madrid

Nacque tra il 1450 e il 1455, forse il 2 ottobre 1453[4], a 's-Hertogenbosch, una città nel sud degli odierni Paesi Bassi, vicino a Tilburg e allora possedimento dei duchi di Borgogna. La sua famiglia, probabilmente tedesca originaria di Aquisgrana (come farebbe pensare il cognome "van Aken"), si era trasferita nei Paesi Bassi inizialmente a Nimega e abitava a 's-Hertogenbosch dal 1426[5]. Il nonno Jan e quattro[6] dei suoi cinque figli, fra cui il padre dell'artista, Anton van Aken, erano pittori, così come lo erano i suoi due fratelli Goossen e Jan.

Nel febbraio del 1462 il padre acquista la casa sul versante orientale della Piazza del Mercato detta "In Sint Thoenis" (oggi al civico Markt 29) dove in seguito all'incendio dell'anno seguente che distrusse in città circa 4000 abitazioni[7], verrà fissata la bottega di famiglia. A quest'epoca pare che Anton van Aken fosse il pittore di maggior prestigio in città e quindi il capo dell'impresa familiare che lavora per il patriziato locale e per la chiesa di San Giovanni (Sint Jan) che diverrà cattedrale nel 1559. Nella bottega di famiglia si praticava oltre alla pittura, compresa l'applicazione della policromia sulle sculture lignee, anche la doratura e la produzione di arredi sacri[8].

Le fonti d'archivio sono piuttosto scarse sulla biografia dell'artista e sulla sua famiglia, ma si sa che nel 1454 Jan, il nonno, morì e che nel 1474 il nome di "Jeronimus, detto Joen" è menzionato con quello di altri familiari in due atti notarili, datati rispettivamente 5 aprile e 26 luglio, relativi a questioni finanziarie, tra cui un prestito di 25 fiorini[9]. Ancora nel 1480-1481 il nome di "Jeroen" è nominato per la prima volta come libero maestro in un documento sull'acquisto alla confraternita di Nostra Signora, di due scomparti di un trittico dipinto in origine dal padre nel 1463 e che in seguito alla distruzione della pala centrale non avevano più trovato collocazione liturgica e potevano pertanto essere riusati[10].

Il 15 giugno 1481 è menzionato come ammogliato, con Aleid van de Meervenne, nata intorno al 1447 da Postuluna van Arkel e Goyaert van der Meervenne, di estrazione borghese relativamente agiata. Con il matrimonio Hieronymus eleva il proprio rango sociale e se l'unione rimarrà senza progenitura, la moglie portò in dote alcuni terreni a Oirschot, non lontano da 's-Hertogenbosch e consentí alla coppia di trasferirsi nella casa di lei "In den Salvatoer" anch'essa sulla Piazza del Mercato ma sul versante nord di fronte al municipio (oggi al civico Markt 61). Mentre il fratello maggiore Goessen dirige l'impresa familiare "In Sint Thoenis", Hieronymus poteva disporre di un proprio studio privato in casa, essendo peraltro liberato da preoccupazioni finanziarie immediate. Infatti, pur non appartenendo alla ristretta cerchia dei notabili, beneficiava ormai della prosperità dei maggiorenti[11].

Nel 1497 Hieronymus subentra al fratello scomparso alla guida dell'impresa familiare. Fino al 1500 sembra che la clientela del pittore rimanga essenzialmente locale, ma progressivamente si allarga grazie alle conoscenze altolocate che può sviluppare in virtù del suo nuovo rango e della sua appartenenza alla confraternita di Nostra Signora diffusa anche negli ambienti cosmopoliti di Bruxelles a contatto con la gerarchia amministrativa degli Asburgo[12].

Vita di confratello

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Dal 1486-1487 il nome di Hieronymus è tra i confratelli di Nostra Diletta Signora (Lieve-Vrouwe Broederschap)[13]. L'associazione, maschile e femminile, per laici ed ecclesiastici, aveva come simbolo un giglio tra le spine (sicut lilium inter spinas) e si dedicava al culto della Vergine, partecipando alla processione annuale e all'abbellimento della cappella del duomo riservata alla confraternita, alle onoranze funebri dei suoi membri, nonché ad opere di carità, contribuendo al ciclo annuale di banchetti festivi tra i quali spiccavano quelli durante i quali veniva servita carne di cigno[14].

Dal 1488, grazie alla nuova posizione sociale ed economica, è registrato tra i "notabili" della confraternita, un gruppo selezionato di circa cento persone per lo più legate all'alta borghesia cittadina, e in tale rango continuò ad essere registrato fino alla morte nel 1516[15]. Nello stesso anno presiedette l'annuale banchetto della Confraternita. Tra il 1488 e il 1489, sappiamo dai documenti che dipinse le ante di un polittico scolpito per questa stessa confraternita, non si sa però a quale tavola oggi conosciuta corrisponda.

Oltre alle opere di carità e alle pratiche devozionali legate all'immagine mariana della Zoete Lieve Vrouw nella principale chiesa cittadina, la confraternita si ispirava alla devotio moderna dei Fratelli e Sorelle della Vita Comune[15]. In campo intellettuale la confraternita pubblicava libri, anche umanistici, e apriva case d'insegnamento della Scuola Latina: due ne erano state aperte a 's-Hertogenbosch, una nel 1424 e una nel 1480, che tra il 1485 e il 1487 era stata frequentata dall'allora diciassettenne Erasmo da Rotterdam. Sebbene non esistano collegamenti diretti tra Erasmo e Bosch, evidenti connessioni indirette sono ravvisabili tra i dipinti dell'artista e La nave dei folli di Sebastian Brant, che fece da principale fonte di ispirazione per l'Elogio della follia[15].

Alcuni studiosi, nel tentativo di spiegare i soggetti della poetica di Bosch, hanno ipotizzato la sua relazione con altre sette, come quella degli Homines intelligentiae (Franger, 1947), ispirata a un'eresia clandestina che prevedeva il nudismo e il libero amore come tramite per giungere a una rinascita dell'"innocenza paradisiaca" prima del peccato originale, oppure quella di una cellula superstite dell'eresia catara (Linda Harris, 1995). Si tratta di ipotesi declinate o prese molto scetticamente dalla critica successiva, prive di riscontri documentali. Altri tentativi hanno coinvolto la teoria degli umori (Larsen, 1998), l'alchimia (Combe, 1946, e Van Lannep, 1966), la farmaceutica (Dixon, 1984), le perversioni erotiche e l'omosessualità (Gibson, 1983)[16].

Formazione e sviluppo artistico

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Non sappiamo nulla della prima formazione di Hieronymus, ma possiamo supporre che apprese i rudimenti dell'arte in famiglia, cominciando l'apprendistato a bottega a partire dai suoi tredici anni[17]. A parte le connessioni con la bottega familiare si ignora per quali vie si sviluppò l'arte di Bosch e non si hanno notizie di eventuali viaggi, ma si può supporre che intorno al 1476[18] egli abbia potuto compiere un viaggio di compagnonaggio[19] nel Nord attraversando città come Utrecht, sede episcopale ed importante centro di miniatura[20], Haarlem, dove operava Geertgen tot Sint Jans, e soprattutto Delft, dove era attivo il Maestro della Virgo inter Virgines. Inoltre in quell'epoca circolavano xilografie e miniature, spesso legate al gusto gotico internazionale, verso le quali dovette essere indirizzato dai familiari, come dimostrerebbero alcune delle poche opere attribuibili alla bottega dei van Aken, come la Crocifissione del 1444, o altre produzioni locali come gli affreschi tre-quattrocenteschi nel duomo cittadino, con l'Albero di Jesse[21].

Sicuramente l'artista sviluppò un proprio stile diverso da quello allora maggiormente in voga, basato sulla finezza dei dettagli e la resa dei volumi plastici, optando per «un'esecuzione piatta, a due dimensioni, grafica anziché pittorica: erede, sotto questo aspetto, dell'arte dell'illustrazione miniata»[22]. Circa la tecnica pittorica è opportuno citare l'osservazione del primo storico dell'arte olandese che fornisce questa descrizione:

(FR)

«Comme nombre d'anciens peintres, il avait coutume de tracer complètement ses compositions sur le blanc du tableau et de revenir ensuite par une teinte légère et transparente pour ses carnations, attribuant, pour l'effet, une part considérable au dessous»

(IT)

«Come molti pittori antichi, [Bosch] aveva l'abitudine di tracciare l'intera composizione direttamente sul sostrato bianco e di ritoccare in seguito il disegno con tratti leggeri e trasparenti di colore per gl'incarnati, ottenendo così un effetto che deve molto al sostrato[23][24]»

Bosch attinge da moltissime fonti (testi alchemici e astrologici, libri dei sogni) e la sua arte ha radici iconografiche medievali, domina la strutturazione spaziale mettendo a fuoco tutti i particolari di un universo sconvolto e ricomposto in una dimensione onirica, utilizzando una trama ritmica di gesti, azioni, rapporti cromatici e proporzionali.[25] Le sue opere, anche di contenuto satirico, vanno dal sogno alla follia. La sua opera subì l'influsso della "devotio moderna" e del mistico Jan van Ruusbroec.

Il problema della cronologia

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La ricostruzione del catalogo dell'artista è un'operazione estremamente problematica e controversa, data la generale scarsità di notizie. Nessuna opera è infatti datata e pochissimi sono i collegamenti certi tra opere e commissioni documentate[16]. A ciò vanno aggiunti anche i dubbi sull'autografia, anche delle opere firmate o di parti di esse, la presenza di più versioni della stessa opera (con la difficoltà di risalire al prototipo), nonché gli effetti del successo della sua arte: i suoi lavori erano spesso copiati o imitati, anche da artisti di alta capacità, e nei secoli restauri impropri e ridipinture di parti lacunose hanno alterato la superficie pittorica delle sue tavole[16]. Tuttora per sormontare queste difficoltà ed evitare ricostruzioni puramente congetturali, gli studiosi si affidano alle tecniche di diagnostica artistica. Poiché la produzione pittorica è interamente composta di tavole su legno di quercia la dendrocronologia consente di determinare una datazione "alta" delle opere, che ha il merito di isolare dalla produzione autografa le copie tarde perché realizzate su legno abbattuto dopo la morte dell'artista. L'analisi del disegno preparatorio consentita dalla riflettografia e dalla radiografia permette invece di discernere la tecnica dell'artista relativamente alla preparazione del sostrato pittorico ed all'applicazione dei colori, e di identificarne alcuni schemi di base suscettibili, nella migliore delle ipotesi, di essere ricondotti a fasi distinte del suo sviluppo stilistico. Tra i contributi più moderni alla definizione di periodi stilistici nella produzione dell'artista, oltre ai classici studi di Justi (1889), Dollmayr (1898), Max Friedländer (1927), Charles de Tolnay (1937), Baldass (1943), Combe (1946), spiccano per l'appunto quelli legati ai restauri[26] e alle indagini tecnico-scientifiche[27]. In maniera schematica si sogliono distinguere tre periodi della produzione artistica del Bosch[28]: il periodo iniziale (o giovanile) fino al 1490 con i primordi risalenti si suppone al 1470 e il 1475[29]; il periodo mediano (o maturo) fino al 1505; ed il periodo tardo fino alla morte avvenuta ai primi del mese di agosto del 1516[30].

Questa tripartizione abbastanza tradizionale può essere complicata in una sequenza pentapartita la cui scansione distingue il periodo della prima giovinezza (1475-80); quello della seconda giovinezza (1480-85), la fase della prima maturità (1485-1500), quella della seconda maturità (1500-10) per terminare con il periodo tardo (1510-1516)[31].

La commessa di Filippo il Bello

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Tra gli scarsi documenti che riferiscono della committenza del Bosch spicca quella di Filippo d'Asburgo "il Bello", che nel settembre del 1504, passa commessa per un grande quadro sul Giudizio universale:

(FR)

«Septembre l'an XVc quatre. A Jeronimus Van aeken dit bosch paintre dem[eurant] au boisleduc La somme de trente six livres dud[ict] pris En prest et paiement a bon compte Sur ce quil povoit et pourroit estre deu sur vng grant tableau de paincture de neuf pietz de hault et vnze pietz de long Ou doit estre le Jugement de dieu assvoir paradis et Infer que icellui S[eigneu]r lui avoit ordonné faire po[ur] son tres noble plaisir Pour ce icy par sa quictan[ce]ncy Rend[ue]n lad[icte] somme de XXXVI L[ivres]»

(IT)

«Settembre 1504. A Hieronimus Van Aaken detto Bosch pittore dimorante in Bois-le-Duc si versa la somma di 36 lire a titolo di arra [acconto] su ciò che sarà dovuto per un grande quadro di nove piedi di altezza e undici piedi di lunghezza[32] che dovrà raffigurare il Giudizio di Dio vale a dire l'Inferno e il Paradiso secondo quanto ordinatogli dal nostro Signore per il suo nobilissimo piacere con la presente si rende quietanza della detta somma»

Se si potesse ancorare l'analisi cronologica ad una data precisa come quella della commessa di Filippo il Bello, si godrebbe di un punto di riferimento certo. Purtroppo il Giudizio universale di Filippo il Bello non è noto con certezza. Cionondimeno il dibattito verte sull'ipotesi che la tavola dell'Accademia di Vienna, malgrado le dimensioni più ridotte e l'assenza di emblemi araldici, possa identificarsi con "il grande quadro" voluto dal governatore delle Fiandre. È così che la data del 1505 è assunta da alcuni studiosi, tra cui l'Elsig, quale asse portante dell'analisi stilistica e da discrimine cronologico. Tale assunto conduce all'attribuzione al periodo 1505-1510 di un gruppo ben definito di opere cardini: il trittico del Giudizio di Vienna, il trittico del Giardino delle delizie; la Salita al Calvario di Gand e l'Incoronazione di spine di Londra. Tutte queste opere sarebbero accomunate da una maniera più plastica nella resa delle figure e nell'applicazione dei colori per zone omogenee contrastate. Il prototipo di tale indirizzo stilistico sarebbe il trittico di Vienna che farebbe da tramite tra la maniera di quello di Lisbona (Tentazioni di sant'Antonio) e quello di Madrid (Giardino delle delizie).

Anni iniziali

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Intorno al 1480 è datata l'Estrazione della pietra della follia ora al Prado. Il tema si rifà al detto popolare che indicava i pazzi come coloro che hanno un sasso nella testa. In essa, il chirurgo intento all'estrazione indossa un copricapo a forma di imbuto simbolo di stupidità, qui usato come pesante critica mossa contro chi crede di sapere ma che, alla fine, è più ignorante di colui che deve curare dalla «follia». L'iscrizione in alto e in basso recita: Meester snijt die keye ras, Myne name is lubbert das cioè: «Maestro, cava fuori la pietra [della follia]» e «Il mio nome è sempliciotto» (o letteralmente: "bassotto castrato").

Tra il 1480 e il 1485 esegue L'Epifania, oggi conservata a Filadelfia al Museum of Art, in cui l'andamento lineare, tortuoso e spezzato della linea e l'incerta applicazione della prospettiva, rivelano un deciso influsso della pittura tardo gotica. Sempre a quel periodo risale la Crocifissione, oggi a Bruxelles al Musée Royal des Beaux-Arts, di iconografia tradizionale e con sullo sfondo una città turrita identificabile con il suo paese natale.

Della fine di questi anni è l'Ecce Homo, conservato a Francoforte allo Städelsches Kunstinstitut: su un rialzo il Cristo e Pilato si fronteggiano stagliandosi contro la parete, l'uno composto e rassegnato l'altro vestito all'orientale mentre ghigna; in basso la folla, armata di pugnali e alabarde, con volti grotteschi resi con una linea tormentata, mentre sulla sinistra sono in parte riconoscibili i donatori, la veduta di città sullo sfondo è costruita senza un uso coerente della prospettiva tanto che il primo piano non si distingue da quello di fondo.

Del 1490 è la Salita al Calvario, ora a Vienna, in cui il Cristo è circondato da una folla bestiale e grottesca, in basso è un frate che confessa il ladrone prima dell'esecuzione. Sul retro è un bambino su un girello che gioca con una girandola, il bambino forse allude a Gesù Bambino.

Databile intorno al 1490, Il carro di fieno, che ora si trova al Museo del Prado di Madrid, rappresenta la frenesia e la caoticità della vita guidata dalle passioni e dai vizi. Il fieno, così ambito dai personaggi raffigurati (medici, frati, suore, mercanti, donne e bambini), rappresenta i beni materiali della terra. In mezzo a scenette di umanità varia, emergono le figure di uomini-mostri, con il viso dell'animale significante un vizio, che si allontanano dal carro dopo aver momentaneamente appagato il bisogno. Nell'insieme, è un'opera che anticipa, per certi aspetti (come per la lirica paesaggistica) il Seicento olandese.

Anni centrali

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Ascesa all'Empireo, Gallerie dell'Accademia, Venezia

Tra il 1490 e il 1500 realizza Nave dei folli, conservata al Museo del Louvre, ispirata dal poema satirico La nave dei folli (Das Narrenschiff), dell'umanista Sebastian Brandt: nel poema un gruppo di pazzi si imbarca su una nave per Narragonien, la terra promessa dei matti, prima del naufragio, arrivano a Schlaraffenland, la terra della cuccagna. Nel dipinto i pazzi sono stipati su una nave, per nocchiere mette un suonatore di cornamusa e come albero della barca utilizza quello della cuccagna. In quel periodo i pazzi non venivano esclusi, perché si riteneva che a volte Dio si esprimesse attraverso di loro, con ciò venivano lasciati liberi di girare per le campagne o caricati sulle cosiddette Navi azzurre che veleggiavano liberamente. Databile tra il 1490 e il 1500 è L'Allegoria di Yale, forse coperta per la Nave dei folli.

Sempre a questo periodo dovrebbe appartenere la tavola, forse di un trittico non identificato, con la Morte di un avaro, ora alla National Gallery of Art di Washington: la scena è ambientata in un interno con il letto di morte dell'avaro disposto obliquamente. Il moribondo, invece di alzare gli occhi verso la luce sprigionata dal Crocifisso posto davanti ad una finestra in alto che gli viene indicata dall'angelo custode alle sue spalle, guarda il demonio ed il sacchetto di denari che gli offre da sotto la tenda. A lato c'è la morte, rappresentata come un scheletro che lo sta per colpire con una freccia mentre ai piedi del letto un vecchio, forse lo stesso avaro, sta riponendo monete dentro un forziere pieno di animali mostruosi; per questo soggetto, comunque già presente nei Sette peccati capitali, può far riferimento l'opuscolo Het sterfboek (il libro della morte), una traduzione in fiammingo dell'Ars moriendi. Tra il 1500 e il 1504, non si hanno documenti riguardo a Bosch. È probabile che in questi anni l'artista abbia fatto un viaggio in Italia, fermandosi a Venezia: infatti nella città lagunare sono presenti molte sue opere in collezioni private sin dai primi decenni del Cinquecento; inoltre a partire da questi anni lo stile di Bosch cambia, in direzione rinascimentale con figure monumentali inserite in un arioso paesaggio.

Tra il 1500 e il 1504 realizza il Trittico di santa Giuliana (in realtà Giulia), sappiamo di questo che si trovava nel Palazzo Ducale Veneziano nel 1771, negli sportelli laterali quello si sinistra La città in fiamme, mentre in quello di destra Il porto, nello sportello centrale il martirio della santa, alla presenza di una folla di personaggi non scalati in profondità, sulla sinistra ai piedi della croce un uomo svenuto: se si interpreta la scena con martirio di santa Giulia, dovrebbe trattarsi di Eusebio, mentre se si interpreta la scena come martirio di santa Liberata (meglio Wilgefortis), l'uomo svenuto potrebbe essere il re pagano del Portogallo: suo padre, che la condanna al martirio.

Dello stesso anno sono le quattro tavole, oggi alle Gallerie dell'Accademia con il Paradiso terrestre, l'Ascesa all'Empireo, la Caduta dei dannati e l'Inferno, costituenti a coppie gli sportelli laterali di un perduto trittico. Nella tavola con l'Ascesa all'Empireo le anime sostenute dagli angeli sono condotte verso la luce divina attraverso un passaggio cilindrico, oltre il quale devono proseguire da sole, forse qui l'artista fa riferimento ad una frase dell'Ornamento delle Nozze spirituali di Jan van Ruysbroeck, in cui si parla dell'irradiazione di Dio come un abisso immenso di luce essenziale.

Tra il 1503 e il 1504 realizza la Salita al Calvario del Musée des Beaux-Arts di Gand. La tavola, gremita di volti grotteschi, è costruita secondo due diagonali che si incontrano nel volto rassegnato del Cristo: una che dalla croce conduce fino al cattivo ladrone, l'altra che parte dal volto del buon ladrone, confessato da un frate grottesco e arriva fino al volto della Veronica. In questa tavola Bosch utilizza il grottesco e la deformazione e non più simboli per introdurre nella scena il male.

Nel 1504, i documenti riportano il pagamento di 36 livres per un Giudizio Universale commissionato da Filippo il Bello di 9 piedi di altezza per 11 di larghezza, forse il trittico ora a Vienna o il Giudizio di Monaco. Nel Trittico del Giudizio sia la tavola centrale che le due parti laterali sono all'Accademia di Vienna. Delle parti laterali, la sinistra raffigura il Peccato originale e, sulla faccia esterna, san Giacomo, mentre la destra raffigura l'Inferno e, sulla faccia esterna, san Bavone; nella parte centrale, in alto, quasi separato dal resto della composizione, il Cristo giudice è appoggiato su un arcobaleno mentre ai lati su nuvole sono la Vergine e san Giovanni Battista con un esiguo numero di eletti; nel resto della composizione viene raffigurato il mondo del peccato e le pene assegnate ai peccatori; qui prevalgono i riferimenti alla "cucina" e agli arnesi di metallo, infatti gli avari sono cucinati sullo spiedo, gli iracondi appesi a ganci da macello e gli iracondi cucinati in padella.

Tra il 1504 e il 1505, realizza sia il San Giovanni Battista in meditazione, ora a Madrid; sia la tavola con il San Giovanni a Patmos, ora a Berlino, sportello laterale di un perduto trittico, primo dei dipinti cosiddetti meditativi, in cui il santo, immerso in un paesaggio idilliaco, con toni cristallini che ricordano la pittura giorgionesca, ha la visione di un angelo e della Vergine nel cielo, in basso a destra un diavolo con occhiali, ali e coda di scorpione, sul retro a grisaglia varie scene della Passione.

Dello stesso periodo è il San Cristoforo di Rotterdam, probabilmente per l'altare della Confraternita di Nostra Signore nella Cattedrale della sua città natale. Del 1505 circa è la Salita al Calvario ora nel Palazzo Reale di Madrid e il San Girolamo in preghiera di Gand, dove i frutti in decomposizione intorno alla grotta del santo, alludono alle tentazioni.

Tra il 1506 e il 1508 realizza il Trittico del Giudizio del Groeninge Museum di Bruges, nello sportello destro l'Inferno, dove vengono utilizzati, come strumenti di tortura, oggetti quotidiani ingigantiti. Sempre dello stesso periodo è il Giudizio universale dell'Alte Pinakothek di Monaco.

Agli anni 1508-09 veniva fatta risalire l'Incoronazione di spine (Londra, National Gallery), opera invece degli anni ottanta del Quattrocento, dove maggiore è l'influenza della pittura italiana sia nella resa volumetrica delle figure sia nel tratto non più ondulato ma angoloso e spezzato; inoltre la composizione è costruita con meno personaggi ritratti a mezzobusto, il Cristo rassegnato è al centro mentre quattro aguzzini lo circondano, gli aguzzini possono far riferimento ai quattro tipi di carattere: il flemmatico e malinconico in alto e il sanguigno e collerico in basso. Del 1510 è il Trittico della Passione del Museo de Bellas Artes a Valencia, il pannello centrale presenta una composizione, con figure disposte asimmetricamente, inserita in un cerchio. Sempre dello stesso anno è la tavola con Tentazioni di sant'Antonio, ora al Prado, in cui il santo non viene distolto dalla sua meditazione dai demoni che lo circondano.

Dello stesso anno è il Trittico dell'adorazione dei Magi di Madrid.

Sempre dello stesso anno circa è Il figliol prodigo di Rotterdam. Come scrive Jos Koldeweij: «esso rappresenta l'homo viator, il viandante, l'uomo sul sentiero della sua vita. Minacciato da pericoli e tentazioni, egli deve continuare il cammino lungo una via spesso stretta o accidentata e irta di ostacoli», in cui si aprono due strade o quella del peccato, simboleggiata dal bordello sulla sinistra che ha per insegna un'oca bianca, simbolo di lascivia, oppure quella del ritorno che sembra aver imboccato in figliol prodigo la cui iconografia deriva dal ventiduesimo Arcano dei Tarocchi: il Matto.

Morì di colera e il 9 agosto 1516 si celebrarono in forma solenne le esequie del pittore nella Cappella di Nostra Signora, appartenente alla Confraternita, nei cui registri è ricordato come: «Hieronymus Aquen, alias Bosh, insignis pictor».

Pieter Bruegel il Vecchio venne influenzato dall'opera di Bosch e produsse diversi dipinti con uno stile simile, ad esempio il Trionfo della morte del 1562.

Citazioni su Bosch

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«La caratteristica veramente sconcertante della pittura di Bosch è che, nonostante tutta la profusione di realismo, quasi fin dall'inizio esso si sforza di esprimere l'immateriale.»

«Bosch evoca un male immateriale, un principio di ordine spirituale che deforma la materia, un dinamismo che agisce in senso contrario a quello della natura.»

Grazie alla radiografia, alla riflettografia e alla dendrologia, si sono raccolti dati che hanno stabilito, ad esempio, che alcuni supporti erano troppo "giovani" per essere stati dipinti da Bosch, escludendo dal catalogo opere come l'Incoronazione di spine dell'Escorial, l'Ecce Homo di Filadelfia, le Nozze di Cana di Rotterdam e la Natività di Colonia.[33]

Oggi la cronologia delle opere si basa sulla datazione dendrocronologica[34] combinata all'analisi stilistica.[35]

Opere autografe f[36] dT(α)[37] dT(ω)[38] dTS[39] dS(α)[40] dS(ω)[41]
Ecce Homo, olio su tavola, 75 × 61 cm, Francoforte sul Meno, Städelsches Kunstinstitut 1480 1485 1470 1485
Trittico del Giardino delle delizie, olio su tavola, 220 × 195 cm, Madrid, Museo del Prado 1503 1504 1458 1505 1510
Trittico del Giudizio di Vienna, olio su tavola, 163,7 × 127 cm, Vienna, Gemäldegalerie der Akademie der bildenden Künste 1508 1512 1474 1505
San Girolamo in preghiera, olio su tavola, 77 × 59 cm, Gand, Museum voor Schone Kunsten 1505 1474 1504 1505
Crocifissione con donatore, olio su tavola, 70,5 × 59 cm, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique 1480 1485 1477 1510 1516
Incoronazione di spine, olio su tavola, 73,7 × 58,7 cm, Londra, National Gallery 1508 1509 1477 1505 1510
Trittico dell'Adorazione dei Magi, olio su tavola, 138 × 72 cm, Madrid, Museo del Prado X 1510 1500 1510 1516
San Giovanni Battista in meditazione, olio su tavola, 48,5 × 40 cm, Madrid, Museo Lázaro Galdiano 1504 1505 1472 1504 1505
San Giovanni a Patmos e storie della Passione, olio su tavola, 63 × 43,3 cm, Berlino, Gemäldegalerie X 1504 1505 1487 1504 1505
Quattro visioni dell'Aldilà, olio su tavola, 87 × 40 cm ciascuno, Venezia, Gallerie dell'Accademia 1500 1504 1482 1502 1503
Trittico degli eremiti, olio su tavola, 86,5 × 60 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia X 1505 1485 1502 1503
Venditore ambulante, olio su tavola, 71 × 70,6 cm, Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen 1510 1486 1502
Allegoria dei piaceri, olio su tavola, 35,9 × 31,4 cm, New Haven, Yale University Art Gallery 1490 1500 n.d. 1502
Nave dei folli, olio su tavola, 57,9 × 32,6 cm, Parigi, Louvre 1490 1500 1486 1502
Morte di un avaro, olio su tavola, 92,6 × 30,8 cm, Washington, National Gallery of Art 1490 1500 1486 1502
San Cristoforo, olio su tavola, 113 × 71,5 cm, Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen X 1504 1505 1488 1503 1504
Trittico della martire crocifissa, olio su tavola, 105 × 63 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia X 1500 1504 1489 1502 1503
Salita al Calvario, olio su tavola, 150 × 94 cm, Madrid, Monastero dell'Escorial 1505 1507 1490 1504 1505
Cristo portacroce e Bambino che gioca, olio su tavola, 57,2 × 32 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum 1490 1500 1500 1490 1495
Sette peccati capitali, olio su tavola, 120 × 150 cm, Madrid, Museo del Prado X 1475 1480 1490 1505 1510
Trittico delle Tentazioni di sant'Antonio, olio su tavola, 131 ×119 cm, Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga X 1505 1506 1493 1503 1504
Salita al Calvario , olio su tavola, 76,7 × 83,5 cm, Gand, Museum voor Schone Kunsten 1515 1516 n.d. 1505 1510
Tavole del Diluvio, olio su tavola, 69,5 × 39 e 69 × 36 cm, Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen 1500 1504 1506 1510 1516
Trittico del Carro di fieno, olio su tavola, 135 × 200 cm, Madrid, Museo del Prado X 1500 1502 1508 1501 1502
Opere di discussa attribuzione f[36] dT(α)[37] dT(ω)[38] dTS[39] dS(α)[40] dS(ω)[41]
Estrazione della pietra della follia, olio su tavola, 48 × 35 cm, Madrid, Museo del Prado 1475 1480 1486 1516
Prestigiatore (con bottega), olio su tavola, 53 × 65 cm, Saint-Germain-en-Laye, Musée Municipal 1475 1480 1494 1510 1515
Giudizio universale, olio su tavola, 60 × 114 cm, Monaco, Alte Pinakothek 1506 1508 1440 1520 1525
Tentazioni di Sant'Antonio, olio su tavola, 70 × 51 cm, Madrid, Museo del Prado 1510 1460 1520 1525
Adorazione dei Magi, tempera e olio su tavola, 71,1 × 56,5 cm, New York, Metropolitan Museum 1474 1466 1475
Ecce Homo, olio su tavola, 50 × 52 cm, Filadelfia, Philadelphia Museum of Art 1500 1504 1555 1560 1570
Nozze di Cana, olio su tavola, 93 × 72 cm, Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen 1475 1480 1553 1555 1560
Trittico del Giudizio di Bruges, olio su tavola, 99 × 117,5 cm, Bruges, Groeningemuseum X 1505 1510 1478 1505 1510
Incoronazione di spine, olio su tavola, 165 × 195 cm, Madrid, Monastero dell'Escorial 1510 1525 1530 1540
Adorazione dei Magi, olio su tavola, 94 × 74 cm, Filadelfia, Philadelphia Museum of Art 1480 1485 1491 1500
Lo stesso argomento in dettaglio: Disegni di Hieronymus Bosch.

Film e documentari

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Influenza culturale

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  • Hieronymus Bosch viene citato più volte nei romanzi di Michael Connelly, il cui protagonista, il detective Harry Bosch, ha lo stesso nome del pittore olandese.
  • Il lato destro del "Trittico del Giardino delle Delizie" è presente sulla copertina di "Deep Purple III" (1969) dei Deep Purple.
  • Un dettaglio del "Giardino delle Delizie" è presente sulla copertina di "Aion" (1991) dei Dead Can Dance. Lo stesso gruppo ha inoltre intitolato un loro EP "Garden of the Arcane Delights".
  1. ^ Dai dati d'archivio si rileva che il pittore era più comunemente chiamato "Joen" di cui "Jeroen" era la forma più elegante. Cfr. G.C.M. van Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosach: His Life and "Portraits", in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag.10
  2. ^ Cfr. quest’ultimo Le opere di Giorgio Vasari pittore e architetto aretino, parte prima- comprendente porzione delle Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, Firenze, 1832-38, Per David Passagli e Socj, pag. 693.
  3. ^ a b De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 226.
  4. ^ Secondo la ricostruzione di Jan Mosmans, Bosch, "Gazette des Beaux-Arts", LIII, 1959, pagg. 13-14. Cfr. Elsig, cit., pag. 24
  5. ^ Elsig, cit., pag. 20.
  6. ^ Thomas morto nel 1561; Hubertus (m. 1563); Goeswinus (m. 1567)); Jan (m. 1571). Cfr. G. C. M. van Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 9-10
  7. ^ C'è chi opina che l'evento disastroso dell'incendio possa aver impressionato il giovane Bosch appena decenne al momento dei fatti. Cfr. Elsig, cit., pag. 24
  8. ^ Gibson, cit., pag. 17; Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 20 e 22-23
  9. ^ G. C. M. van Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 13
  10. ^ Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 22; Elsig, cit., pg. 25
  11. ^ Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 21; G.C.M. van Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: ibidem, pag. 13, precisa che, nel 1481 dopo il matrimonio, Hieronymus insieme al resto della fratria (vale a dire Jan e Herberta, l'altra sorella Katherijn essendo già deceduta) trasferisce al fratello maggiore la proprietà della casa famigliare e che a partire dal 1487 la coppia Bosch beneficia di una confortevole rendita dopo aver realizzato parte del patrimonio immobiliare eredidato dalla moglie
  12. ^ Elsig, cit., pag. 40
  13. ^ All'epoca la confraternita riunisce 353 membri, tra cui il Bosch, su un totale di circa 15'000 abitanti. Cfr. Roger H. Marijnissen, e.a., cit., pag. 18 e Elsig, cit., pag. 19, quest'ultimo indica che la città ha 11'675 abitanti nel 1464 e che raggiunge i 24'000 nel 1526
  14. ^ Ester Vink, Hieronymus Bosch's Life in 's-Hertogenbosch, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 21
  15. ^ a b c Varallo, cit., pag. 32.
  16. ^ a b c Varallo, cit., pag. 36.
  17. ^ Elsig, cit., pag. 24
  18. ^ Elsig, cit., pag. 24.
  19. ^ G.C.M. vn Dijck, Hieronimus van Aken/Hieronymus Bosch: His Life and "Portraits"; in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 11 e 13. Il prestito contratto il 26 luglio 1474 potrebbe essere servito a finanziare il viaggio di fine studi di Hieronymus
  20. ^ Gibson, cit., pagg. 19; 24-25
  21. ^ Varallo, cit., pag. 39.
  22. ^ Erik Larsen, Bosch. Catalogo completo, Firenze, Octavo-Franco Cantini ed., 1998, citato in: Varallo, pag. 39.
  23. ^ «Come altri vecchi maestri, aveva l'abitudine di abbozzare e disegnare su una preparazione bianca, procedendo con velature trasparenti e facendo concorrere all'effetto ultimo anche il sottofondo» (traduzione proposta in Cinotti, cit., pag. 10
  24. ^ Si noti la stucchevole corrispondenza tra il testo del van Mander et la sintesi di Roger Van Schoute, fondatore nei primi anni '60 del Laboratoire d'étude des oeuvres d'art par les méthodes scientifiques presso l'Université catholique de Louvain ed autore del primo studio scientifico di un'opera del Bosch condotto sul "Portamento della croce" di Gand:
    (FR)

    «La préparation est de composition courante: craie et colle animale; elle est de couleur blanchâtre. Elle est perceptible en de nombreux endroits grâce à la minceur de la couche picturale donnant à l'ensemble une translucidité particulière, surtout dans les carnations»

    (IT)

    «La tavola è preparata con un composto di uso comune fatto di gesso e colla animale; di colore biancastro. Essa è percettibile in diverse sezioni del dipinto per via della sottigliezza dello strato pittorico che conferisce all'insieme del dipinto una particolare lucentezza traslucida, specie negl'incarnati»

  25. ^ Arte, Le Garzantine, 2002, pag. 150.
  26. ^ Roger Van Schoute, Hélène Verougstraete, Carmen Garrido, Bosch and his Sphere. Technique, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 103-120
  27. ^ Peter Klein, Dendrochronological Analysis of Works by Hieronymus Bosch and His Followers, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 121-131
  28. ^ Frédéric Elsig, Hieronymus Bosch's Workshop and the Issue of Chronology, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 121
  29. ^ Varallo, cit., pag. 50.
  30. ^ La scansione proposta dall'Elsig coincide con quella del Combe, mentre il Tolnay suggeriva la seguente tripartizione: (1475-80, 1480-1510, 1510-1516). Cfr. Cinotti, cit., pag. 86
  31. ^ Cinotti, cit., pag. 86
  32. ^ ± 249 x 304 cm
  33. ^ Varallo, cit., pag. 46.
  34. ^ Dixon, cit., pag. 9. L'autrice spiega che nella sua monografia si rifà alla data di abbattimento dell'albero fissata dal Klein cui aggiunge due anni relativi alla stagionatura del legno. È dato constatare che la studiosa si attiene a questo principio di datazione facendo un'unica eccezione a proposito del Trittico del Giardino delle delizie (pag 132). Tale prassi conduce ad adottare una datazione generalmente più alta di quella tradizionale. Il ricorso ad ipotesi ad hoc per giustificare l'eccezione dimostra però quanto sia importante il secondo parametro della datazione dendrocronologica, vale a dire il periodo di giacenza che intercorre tra la data probabile dell'abbattimento dell'albero e quella della sua effettiva lavorazione, tenuto conto della durata più o meno lunga della stagionatura. Il Klein in merito avverte che nel '500 e nel '600 il periodo di giacenza variava di norma tra i due e gli otto anni, ma la pratica poteva andare oltre i dieci anni nel '400 (cfr. Peter Klein, Dendrochronological Analysis of Works by Hieronymus Bosch and His Followers, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pag. 121). Di fatto la Dixon ha optato per il margine basso relativo alla stagionatura adottandone però uno più elevato per il "Giardino delle delizie" che altrimenti sarebbe risultato datato al 1460 (1458+2), datazione incompatibile con la biografia del Bosch. Tale inconveniente ci ricorda che la datazione tecnico-scientifica deve essere corredata da analisi puntuali delle opere e delle prassi artigiane per ottenere delle tabelle di riferimento più affidabili perché accuratamente documentate anche dallo studio filologico e dal lavoro archivistico
  35. ^ Frédéric Elsig, Hieronymus Bosch's Workshop and the Issue of Chronology, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 97-101
  36. ^ a b Dipinto firmato
  37. ^ a b datazione tradizionale:α=terminus post quem
  38. ^ a b datazione tradizionale:ω=terminus ante quem. La fonte per la datazione dT è Cinotti, cit.
  39. ^ a b datazione tecnico-scientifica. La fonte per la datazione dTS è Peter Klein, Dendrochronological Analysis of Works by Hieronymus Bosch and His Followers, in: Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), cit., pagg. 121-131
  40. ^ a b datazione stilistica aggiornata:α=terminus post quem
  41. ^ a b datazione stilistica aggiornata:ω=terminus ante quem. La fonte per la datazione dS è Elsig, cit.
  • D. H. Strickland, The Epiphany of Hieronymus Bosch. Imagining Antichrist and Others from the Middle Ages to the Reformation (Studies in Medieval and Early Renaissance Art History), Turnhout: Harvey Miller, 2016, ISBN 978-1-909400-55-9
  • Charles de Tolnay, Jérôme Bosch, Paris, Robert Laffont, 1967 (traduzione francese della seconda edizione tedesca del 1965 della monografia del 1937).
  • Mia Cinotti, L'opera completa di Bosch, Milano, Rizzoli, 1966.
  • Roger H. Marijnissen, e.a., Hieronimus Bosch, Bruxelles, Arcade, 1972
  • Walter S. Gibson, Hieronymus Bosch, New York, Oxford University Press, 1973 ISBN 0-19-519945-6
  • Roger H. Marijnissen (a cura di), Bosch, Milano, Electa, 1995
  • Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0
  • Jos Koldeweij, Bernard Vermet, Barbera van Kooij (eds.), Hieronymus Bosch. New Insights Into His Life and Work, Ludion, Museum Boijmans Van Beuningen/Nai Publishers, 2001 ISBN 90-5662-214-5
  • Laurinda Dixon, Bosch, London, Phaidon, 2003 ISBN 978-0-7148-3974-5
  • Franca Varallo, Bosch, Skira, Milano 2004.
  • Frédéric Elsig, Jheronimus Bosch. La question de la chronologie, Genève, Droz, 2004 ISBN 2-600-00938-8
  • Roger Van Schoute; Monique Verboomen, Jérôme Bosch, Bruxelles, La Renaissance du Livre, 2007 ISBN 978-2874158605
  • Stefan Fischer, Jheronimus Bosch. L'oeuvre complet, Köln, Taschen, 2013 ISBN 978-3-8365-2630-2
  • Enrico Malizia, Hieronymus Bosch. Insigne pittore nel crepuscolo del medio evo. Stregoneria, magia, alchimia, simbolismo, Youcanprint Ed., Roma, 2015 ISBN 978-88-91171-74-0
Approfondimenti
  • Max J. Friedländer, Die altniederlaendische Malerei, Bd. 5: Geertgen Van Haarlem und Hieronymus Bosch, Leiden/Berlin, A.W. Sijthoff/P. Cassirer, 1927
  • Charles de Tolnay, Hieronymus Bosch, Bâle, Ed. Holbein, 1937.
  • Ludwig von Baldass, Hieronymus Bosch, Wien, Anton Schroll &Co, 1943.
  • Jacques Combe, Jérôme Bosch, Paris, Ed. Pierre Tisné, 1946.
  • Carl Linfert, Hieronymus Bosch - Die Gemälde. Gesamtausgabe, Köln, Phaidon, 1959.
  • Gerd Unverfehrt, Hieronymus Bosch: die Rezeption seiner Kunst im frühen 16. Jahrhundert, Berlin, Mann cop., 1980
  • W. Fraenger, Le tentazioni di sant'Antonio, Milano 1981.
  • W. Fraenger, Il regno millenario di Hieronymus Bosch, a cura di G. Collu, Milano 1983.
  • Erik Larsen, Bosch. Catalogo completo, Firenze, Octavo-Franco Cantini ed., 1998
  • Stefano Zuffi, Il Quattrocento, Milano, Electa, 2004. ISBN 88-370-2315-4
  • Daniele Trucco, Bosch e l'alchimia: un immaginario ermetico, in «Arte & Dossier», n. 329, anno XXXI, 2016, pp. 58–61.
  • M. Centini, Bosch. Una vita tra i simboli, Polistampa Firenze 2003.
  • M. Centini, Il linguaggio esoterico di Hieronymus Bosch. Il Trittico delle delizie tra iconologia e mistero, Tipheret, Acireale 2014.
  • M. Bussagli, Bosch. Tavole di diverse bizzarrie, Giunti, Firenze 2016.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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