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Hugo Haas

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Hugo Haas nel film La follia del silenzio (1951)

Hugo Haas (Brno, 19 febbraio 1901Vienna, 1º dicembre 1968) è stato un regista e attore ceco.

Haas, nato nell'allora Impero austro-ungarico[1], ed attivo anche come sceneggiatore cinematografico, al di là della sua carriera di attore teatrale, è apparso in più di 60 film fra il 1925 ed il 1962, e ha curato la regia di una ventina di film fra il 1933 e il 1962.[2]

Dopo il diploma al conservatorio, nel quale studiò sotto la guida di Leoš Janáček insieme al fratello Pavel, che divenne un apprezzato compositore, Hugo Haas iniziò la sua carriera di attore al Teatro Nazionale di Brno, a Ostrava e ad Olomouc. Nel 1924 si trasferì a Praga, dove fu attivo al teatro Vinohrady[3] fino al 1929. Nel 1930[4], grazie all'interessamento di Karel Hugo Hilar, divenne membro della compagnia del Teatro Nazionale di Praga, ove rimase fino all'emigrazione nel 1939. Uno dei suoi ruoli più significativi fu quello del dottor Galen in Bílá nemoc ("Il morbo bianco"), che Karel Čapek scrisse appositamente per lui. Il suo ultimo ruolo al Teatro Nazionale fu quello del direttore Busman in R.U.R. di Čapek[4].

Nel 1925 Haas fece il suo debutto cinematografico nel ruolo del notaio Voborský nel film muto Jedenácté přikázání ("L'undicesimo comandamento")[5] (una decina di anni dopo recitò la medesima parte nel film omonimo di Martin Frič). Con l'avvento del cinema sonoro ebbe modo di esibire il proprio talento comico in Muži v offsidu di Svatopluk Innemann, del 1931. Da lì al 1938 prese parte a una trentina di film.

Nel 1936, in collaborazione con Otakar Vávra, diresse il suo primo film, Velbloud uchem jehly, per poi passare a Kvočna (la cui colonna sonora si deve al fratello Pavel), Bílá nemoc e Co se šeptá. L'ultimo film cui prese parte come attore in Cecoslovacchia fu Andula vyhrála, di Miroslav Cikán, uscito nel 1938[6].

In conseguenza della Conferenza e accordo di Monaco del 1938 e dell'occupazione tedesca della Cecoslovacchia degli inizi del 1939, Haas fu licenziato dal Teatro Nazionale della capitale ceca in ottemperanza alle Leggi di Norimberga, in virtù delle sue origini ebraiche[4]. Nell'aprile dello stesso anno, insieme alla moglie Maria von Bibikoff (detta "Bibi") passò a Parigi, e di lì in Spagna; successivamente, da Lisbona raggiunse il porto di New York nell'ottobre/novembre del 1940. Il loro figlio Ivan fu preso in consegna dal fratello Pavel che, più tardi, insieme al padre Lipmann (Zikmund) Haas, trovò la morte nel campo di sterminio di Auschwitz nel 1944.

Verso la metà degli anni '40 Haas era diventato un classico caratterista del cinema americano. A partire dal 1951 iniziò a dirigere una serie di B-movies, generalmente con attrici bionde e seduttive come star, e che dominavano la campagna promozionale del film, nonostante il ruolo maschile da protagonista fosse riservato allo stesso Haas. Notevole, all'interno di questa produzione, fu The Girl on the Bridge (1951), che Haas diresse, scrisse, produsse e interpretò: vi si narra di un orologiaio che, avendo perso la moglie e i figli nell'olocausto, si costituisce una nuova famiglia insieme a una giovane donna che salva da un tentativo di suicidio.

I film statunitensi di Haas, nonostante il tiepido riscontro della critica, furono spesso dei successi commerciali, e ospitarono attori con una certa notorietà ai tempi, come la Miss Universo del 1956 Carol Morris, Eleanor Parker, John Agar, Vince Edwards, Joan Blondell, Agnes Moorehead, Julie London, Corinne Griffith e Marie Windsor.

Il suo ultimo film, Paradise Alley, fu rifiutato dalle majors di produzione e distribuzione cinematografiche, finché non apparve, con una circolazione limitata, nel 1962.

Nei tardi anni '50 Hugo Haas fece ritorno in Europa. Dopo un breve soggiorno in Italia, nel 1961 si stabilì a Vienna, dove fece sporadiche apparizioni in televisione. Se si eccettua una breve visita durante il centenario della fondazione del Teatro Nazionale di Praga nel 1963, egli non ritornò più nella madrepatria. Morì a Vienna nel 1968 in seguito alle complicazione dell'asma di cui soffriva[7].

Tomba di Hugo Haas al Cimitero Ebraico di Brno

Teatro (parziale)

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  • The First Crocus di Arnold Sundgaard (Longacre Theatre, Broadway. New York, 1942)[8].
Locandina del film Velbloud uchem jehly (1936)
Locandina del film Poslední muž (1934)
  1. ^ (DE) Copia archiviata, su badatelna.eu. URL consultato il 28 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2015).
  2. ^ (CS) Hugo Haas, su csfd .cz.
  3. ^ Sílová et alii, p. 192
  4. ^ a b c AA. VV., Národní divadlo…, p. 128
  5. ^ (CS) Jedenácté přikázání, su fdb.cz. URL consultato il 27 settembre 2019.
  6. ^ (CS) Jana Figlárová, Postava Hugo Haase v české meziválečné kinematografii (PDF), su is. muni.cz, 13 agosto 2009.
  7. ^ (CS) Židovské hřbitovy, su ceneteries.jewishbrno.eu. URL consultato il 28 settembre 2019.
  8. ^ (EN) The First Crocus, su Internet Broadway Database. URL consultato il 28 settembre 2019.
  9. ^ (EN) R.U.R, su Internet Broadway Database. URL consultato il 28 settembre 2019.
  10. ^ (EN) Magdalena, su Internet Broadway Database. URL consultato il 28 settembre 2019.
  • (CS) AA. VV., Dějiny českého divadla/IV, Praga, Academia, 1983, pp. 29, 143, 145, 171, 248, 250, 254, 340, 352, 357, 463, 566–7, 597, 610, 636–7, 647, 651, 657.
  • (CS) AA. VV., Národní divadlo a jeho předchůdci, Praga, Academia, 1988, pp. 128-129.
  • (CS) Svatopluk Beneš, Být hercem, Praga, Melantrich, 1992, pp. 12, 24.
  • (CS) Bohumil, V. Pivcová e J. Švehla, Thespidova kára Jana Pivce, Praga, Odeon, 1985, pp. 76, 81, 95–6, 102, 106, 161, 173, 176–8, 182–3, 219, 237–240, 275.
  • (CS) Jaroslav Brož e Myrtil Frída, Historie československého filmu v obrazech 1930–1945, Praga, Orbis, 1966, pp. 17, 23, 34, 39, 68, 75, 78–9, 112–3, 133, 136–7, 146–7, 184, 201, foto 16, 31, 60, 75, 160, 161, 189–194, 196, 283, 287–290, 342–3, 368–370, 372–3.
  • (CS) František Černý, Theater – Divadlo, Praga, Orbis, 1965, pp. 14–6, 280, 308, 324, 357–8, 397, 405.
  • (CS) František Černý, Hraje František Smolík, Praga, Melantrich, 1983, pp. 61, 73, 105, 115, 123, 135, 143, 152, 159, 179, 191, 213–4, 218–9, 225, 230, 237, 296, 330, 333.
  • (CS) František Černý, Kapitoly z dějin českého divadla, Praga, Academia, 2000, pp. 252, 259, ISBN 80-200-0782-2.
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  • (CS) Vlasta Fabianová, Jsem to já?, Praga, Odeon, 1993, p. 99, ISBN 80-207-0419-1.
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  • (CS) Hana Konečná et alii, Čtení oNárodním divadle, Praga, Odeon, 1983, pp. 216, 218–9, 226, 395.
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  • (CS) Z. Sílová, R. Hrdinová, Alena Kožíková e V. Mohylová, Divadlo na Vinohradech 19072007 – Vinohradský ansámbl, Praga, Divadlo na Vinohradech, 2007, pp. 31, 35–6, 41, 43, 192, ISBN 978-80-239-9604-3.
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