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Ostia (liturgia)

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Ostie della Chiesa latina
Ostia della Chiesa bizantina

L'ostia è un pane, esclusivamente di farina di frumento[1], usato nella liturgia cattolico-romana, e in particolare nel sacramento dell'eucaristia. Alcuni limitano l'uso del termine al pane azzimo, definendo l'ostia come "sfoglia sottile di pane azzimo, di forma rotonda, che il sacerdote consacra nel sacrificio della messa e distribuisce nel rito della comunione"[2] o "pane azzimo, a forma di sottile disco, che il sacerdote consacra nel sacrificio della messa e offre ai fedeli nel sacramento dell'eucaristia";[3] dall'altra parte, il vocabolario Treccani lo definisce come "il sottile disco di farina di frumento (impastata con acqua naturale e cotta al forno) che il sacerdote consacra nel sacrificio della messa"[4] e nella Catholic Encyclopedia il termine "ostia" è usato espressamente per riferirsi al pane eucaristico non azzimo ma lievitato dei cristiani bizantini, copti e siriaci occidentali e orientali.[5]

La parola deriva dal latino hostia, che già nel latino classico designava la materia di un sacrificio fatto in onore di una divinità[6].

Uso nel Cristianesimo

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Affresco nelle Catacombe di San Callisto con pani rotondi, non piatti

Per molti secoli il pane della messa nell'occidente era probabilmente, come tuttora in oriente (con eccezione dell'Armenia), quello normale, lievitato.[7][8][9]

Tale pane lievitato si preparava forse in forma di corona o di disco, ma la forma più comune poteva essere quella di un panino rotondo contrassegnato con una tacca a croce, per facilitarne la divisione.[7][8] Negli affreschi delle catacombe il pane eucaristico è rappresentato come una pagnottella circolare con un taglio a croce,[10] verso il V-VI secolo si diffuse anche in Occidente l'uso di oblate di forma rotonda,[11] come la prosfora (προσφορά, oblata) ancora in uso in oriente. Il più antico stampo per ostie è quello rinvenuto a Djebeniana presso Sfax e risalente al VI secolo: misura 16 centimetri di diametro.[12] Simili stampi erano in uso nel messa romana al tempo di papa Gregorio I secondo quello che racconta il suo biografo Giovanni di Montecassino di una donna che rise al riconoscere che il pane offertale in comunione l'aveva preparato lei stessa[8][13] e rimangono in uso oggi nelle Chiese bizantine.

Secondo Andrew Louth e Mario Righetti, la prima menzione dell'uso in una parte dell'Occidente del pane azzimo[14] nell'eucaristia è contenuta nella lettera Ad fratres Lugdunenses di Alcuino di York[15], risalente al 798.[16][17] Reginald Maxwell Woolley nota che si può dubitare se Alcuino, che indica chiaramente che l'uso del pane lievitato era comunissimo, abbia considerato obbligatorio l'uso dell'azzimo.[18] Woolley, come pure Paul Haffner, vede in Rabano Mauro, a metà del IX secolo, la prima indubbia affermazione dell'obbligatorietà del pane azzimo.[18][19]

Lucien Deiss dice che solo verso il IX secolo si introdusse progressivamente in Occidente il pane azzimo, che diventò normativo nell'XI secolo.[9] Jungmann osserva che, soprattutto a Roma, la nuova usanza fu accettata universalmente solo dopo l'infiltrazione generale di usi dell'Europa settentrionale.[8] A Roma l'uso del lievitato "regnava supremo" fino ad intorno a 850 e il fatto che sia Rabano sia Alcuino provenivano dalla regione al nord delle Alpi può indicare che l'uso degli azzimi era "un'ulteriore infiltrazione gallicana" nella liturgia romana.[20][21] Le ostie rotonde apparvero verso il XII secolo, tagliate nella pasta azzima in modum denarii, nella forma di moneta.[9]

Ostie di varie dimensioni. La più grande viene usata per la comunione del celebrante, le più piccole per la comunione dei fedeli.
Lo stesso argomento in dettaglio: Eucaristia.

Secondo la dottrina della Chiesa cattolica e di altre Chiese cristiane, durante la celebrazione eucaristica istituita da Cristo nell'Ultima Cena, l'ostia diventa - in un evento definito "consacrazione del pane" e interpretato teologicamente in modi diversi (nella Chiesa cattolica come "transustanziazione"[22], nella ortodosse come "trasmutazione" e nelle Chiese cristiane protestanti "consustanziazione", "impanazione", ecc.) - il corpo di Gesù Cristo, offerto in sacrificio per la redenzione dell'umanità.

« Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». »   ( Lc 22-19, su laparola.net.)

La dottrina della Chiesa cattolica afferma che l'autorità per la valida consacrazione dell'eucaristia è stata conferita da Gesù stesso agli apostoli e ai loro successori (vescovi e, in subordine, presbiteri) nell'Ultima Cena. Tale successione apostolica non è però riconosciuta dalle Chiese protestanti.

Strumento per tagliare le ostie, Museo diocesano di Monreale, Palermo, Sicilia

Nella Chiesa cattolica le specie consacrate del pane (ostia) e del vino ricevono il nome di Santissimo Sacramento e sono ricevute dai fedeli durante la Messa e, nella tradizione occidentale sono oggetto della stessa adorazione (latría) dovuta a Dio in quanto in essa è la presenza reale di Cristo[23]. Nell'adorazione eucaristica fuori dalla Messa il Santissimo Sacramento è custodito nel tabernacolo e può essere esposto nell'ostensorio. La Chiesa cattolica ha autorizzato anche l'uso di ostie con un minimo contenuto di glutine per i fedeli celiaci[24].

  1. ^ D. Giovanni Diclich, Dizionario sacro liturgico, vol. 1, Tomassini, 1831, p. 166. URL consultato il 15 ottobre 2019.
  2. ^ Garzanti linguistica
  3. ^ Dizionario di italiano (La Repubblica)
  4. ^ Vocabolario Treccani online
  5. ^ Henri Leclercq, "Host in Catholic Encyclopedia (New York, 1910)
  6. ^ ostia, in Enciclopedia on line, Istituto Treccani. URL consultato il 15 ottobre 2019.
  7. ^ a b (EN) Nicholas Paxton, 'Let Us Keep the Feast': Some Perspectives on the Form and Symbolism of the Eucharistic Bread in the Early and Medieval West (PDF), in Melita Theologica, n. 68/2, Journal of the Faculty of Theology, University of Malta, 2018, pp. 159-161.
  8. ^ a b c d (EN) Joseph Jungmann, The Mass of the Roman Rite: Its Origins and Development (Missarum Sollemnia) (PDF), vol. 2, pp. 31-34.
  9. ^ a b c (EN) Lucien Deiss, The Mass, Liturgical Press, 1992, p. 51.
  10. ^ Righetti, p. 482.
  11. ^ Righetti, p. 483.
  12. ^ Righetti, pp. 483-484.
  13. ^ The monthly magazine of the holy rosary; under the direction of the Dominican fathers (Burns, Oates and Co., 1875), vol. 3
  14. ^ Immagini di pane azzimo
  15. ^ Il testo è: Audivimus quoque aliquos in illis partibus adfirmare salem esse in sacrificium Corporis Christi mittendum, quam consuetudinem nec universalis observat Ecclesia nec Romana custodit auctoritas ... sic et panis qui in Corpus Christi consecratur absque fermento ullius alterius infectionis debet esse mundissimus.
  16. ^ (EN) Andrew Louth, The Oxford Dictionary of the Christian Church, Oxford University Press, 2002, p. 937.
  17. ^ Righetti, pp. 481-482.
  18. ^ a b R. M. Woolley, The Bread of the Eucharist (A. R. Mowbray & Co., 1913), pp. 18–19
  19. ^ Paul Haffner, The Sacramental Mystery, Gracewing Publishing, 1999, p. 81
  20. ^ Archdale Arthur King, Liturgy of the Roman Church, Longmans, Green and Company, 1971, p. 171
  21. ^ Nicholas Paxton, "'Let us Keep the Feast': Some Perspectives on the Form and Symbolism of the Eucharistic Bread in the Early and Medieval West" in Melita Theologica 68/2 (2018), p. 165
  22. ^ Gioacchino Ventura Da Raulica, Opere,, vol. 6, G. Sarracino, 1858, p. 618. URL consultato il 15 ottobre 2019.
  23. ^ Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istruzione Redemptionis Sacramentum, su vatican.va.
  24. ^ Un parroco può rifiutarsi di usare ostie senza glutine per i celiaci?, su novena.it. URL consultato il 5 settembre 2019.
    «Il 19 giugno 1995 la Congregazione inviò una lettera circolare ai presidenti di tutte le Conferenze Episcopali chiarendo che le ostie in cui è completamente assente il glutine sono materia «invalida» per l'eucaristia non avendo le caratteristiche del pane, mentre si possono utilizzare ostie particolari confezionate appositamente nelle quali è presente la quantità minima di glutine sufficiente per ottenere la panificazione (e quindi tale da non snaturare la sostanza del pane, necessaria per la validità della consacrazione) e che assicuri e garantisca la genuinità per la salute di tutti.»

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