Ludovico di Teck
Ludovico di Teck patriarca della Chiesa cattolica | |
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Ritratto del patriarca nella Sala del Trono nel Palazzo Patriarcale di Udine | |
Incarichi ricoperti | Patriarca di Aquileia (1412-1439) |
Nominato patriarca | 6 luglio 1412 |
Deceduto | nel luglio 1439 a Basilea |
Ludovico di Teck (... – Basilea, luglio 1439) è stato un patriarca cattolico tedesco, patriarca di Aquileia dal 1412 al 1439 (fino al 1420 con potere temporale).
Eletto Patriarca di Aquileia nel 1412 con l'aiuto dell'imperatore Sigismondo, fu costantemente in contrasto con la nobiltà friulana. Ludovico si trovò subito costretto ad affrontare suo malgrado la guerra tra Repubblica di Venezia e regno d'Ungheria che coinvolse e devastò il Friuli, attraversato e dilaniato dalle truppe dei due schieramenti e che si concluse con grandi perdite territoriali per il patriarcato.
Duca di Teck, fu l'ultimo della linea Teck-Owen.
Invasione della Patria
[modifica | modifica wikitesto]L'ormai inevitabile atto finale per la storia del patriarcato si compì nel 1418: mentre gli ungheresi erano ancora occupati a combatte gli ottomani nei Balcani, Venezia li sconfisse rapidamente sul mare, firmò con essi la pace (9 luglio 1416) ed intraprese l'occupazione del Patriarcato. L'atto formale di inizio dei conflitti si ebbe quando Tristano Savorgnan reclamò i beni confiscati dal patriarca ed iniziò i saccheggi dei territori del Friuli. Anche gli ultimi territori patriarcali in Istria vennero colpiti e Capodistria fu attaccata il 27 agosto 1418. I mercenari Taddeo d'Este e Filippo Arcelli, al soldo di Venezia, invaso il Friuli, saccheggiano Aquileia e bombardano Cividale, costringendola alla resa (13 luglio 1419), seguita da quella di Sacile (14 agosto 1419), mentre Tristano Savorgnan fallì la presa di Udine (12 settembre 1419).
Soldo | |
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LOdOVICVS PATRIARCA con armi patriarcali | Vergine con Gesù bambino |
AR Soldo da 12 bagattini (19mm, 0.70 g, 11h). |
Il patriarca venne supportato da Enrico IV conte di Gorizia e con 6.000 soldati patriarcali ed ungheresi, assieme ai Carraresi ed al conte di Ortemburg assalì Cividale, bombardandola per 115 giorni ma fu sconfitto dall'esercito di soccorso veneziano (dicembre 1419). Enrico IV venne catturato e dovette pagare un grosso riscatto; Ludovico fu costretto a lasciare il Friuli per cercare aiuto in Ungheria (1420) ma Sigismondo era impegnato nelle guerre hussite (1420-1434). I Veneziani procedettero all'occupazione del patriarcato: Filippo Arcelli prese Feltre (14 marzo 1420) e Belluno (23 marzo) mentre Tristano Savorgnan ottenne la resa di Udine (4 aprile 1420), che dovette pagare una grossa taglia per evitare il saccheggio, prese Spilimbergo, San Vito, Portogruaro e Venzone (30 giugno).
Il doge Tommaso Mocenigo ottenne la resa di Monfalcone (14 luglio 1420), il porto adriatico più settentrionale che ribattezzò “Occhio della Patria del Friuli”. I Veneziani presero poi Marano ed Aquileia, ottenendo il controllo della costa ed occupando nel contempo la Carnia, mentre il Cadore (fino al castello di Botestagno compreso) cessò la resistenza solo dopo aver ottenuto il riconoscimento dei propri diritti giurisdizionali. Nell'Istria, Muggia e Capodistria fecero atto di dedizione a Venezia che assediò e prese anche Pinguente (luglio 1420), Albona, Fianona, Spalato e Cattaro. Entro la fine di luglio tutto il Patriarcato era ormai in mano veneziana.
Tentativi di liberazione della Patria
[modifica | modifica wikitesto]Un primo tentativo diplomatico si ebbe con la mediazione di papa Martino V (settembre 1420-1421) che fu però respinta. Ludovico tentò più volte di entrare in Friuli con un esercito: una prima volta fu bloccato sui passi alpini con 4.000 mercenari ungheresi (aprile 1422); un nuovo assalto fu respinto dopo essere arrivato fino a Chiusa e l'abbazia di Moggio (ottobre 1422). Venezia assoldò Francesco Bussone detto il Carmagnola per sventare l'ultimo tentativo militare di Ludovico che con 5.000 mercenari ungheresi assediò l'abbazia fortificata di Rosazzo (1431) ma dovette ritirarsi.
Furono infine respinte anche le proposte di mediazione del Concilio di Basilea; era considerato una delle colonne del concilio di Basilea; ferocissimo nemico di papa Eugenio IV, aveva proposto addirittura che lo si condannasse a morte. Quale legato del concilio, il Teck si recò al convegno dei principi tedeschi a Magonza, il 26 marzo 1439 e partecipò attivamente alle discussioni per la nomina di un nuovo antipapa[1].
Successivamente, ritornato a Basilea, Ludovico vi morì nel luglio 1439.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Pio Paschini - Alessandro di Masovia, patriarca di Aquileia - MEMORIE STORICHE FOROGIULIESI - Anno XI (1915) - pag. 62
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gian Carlo Menis, Storia del Friuli dalle origini alla caduta dello stato patriarcale, a cura della Società Filologica Friulana, Udine 1976
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ludovico di Teck
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Ludovico di Teck patriarca di Aquileia, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Ludovico di Teck, in Dizionario biografico dei friulani. Nuovo Liruti online, Istituto Pio Paschini per la storia della Chiesa in Friuli.
- (EN) David M. Cheney, Ludovico di Teck, in Catholic Hierarchy.
- (DE) Franz von Krones, Ludwig, Patriarch von Aquileja, in Allgemeine Deutsche Biographie, vol. 19, Lipsia, Duncker & Humblot, 1884, p. 483–485.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 86117127 · CERL cnp01463640 · GND (DE) 13795624X |
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