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Marco Cocceio Nerva (curator aquarum)

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(LA)

«Cocceius Nerva, continuus principi, omnis divini humanique iuris sciens»

(IT)

«Cocceio Nerva, compagno inseparabile di Tiberio, dotto nel diritto umano e divino»

Marco Cocceio Nerva
Console dell'Impero romano
Nome originaleMarcus Cocceius Nerva
Nascita42 a.C. circa?
Morte33
Capri
FigliMarco Cocceio Nerva
GensCocceia
PadreMarco Cocceio Nerva?
Consolatosecondo semestre 21 o 22 (suffetto)
Curatorecurator aquarum, 24-33

Marco Cocceio Nerva (in latino: Marcus Cocceius Nerva; 42 a.C. circa? – Capri, 33) è stato un magistrato, senatore e giurista romano, console dell'Impero romano e curator aquarum della città di Roma.

Appartenente alla gens Cocceia, proveniente dalla città umbra di Narnia[1][2][3][4], salita alla ribalta in epoca triumvirale[5], soprattutto dalla parte di Marco Antonio[6] per poi passare a Ottaviano[7][8], e in seguito contraddistinta da una certa quies che permise loro di fiorire durante i Giulio-Claudi[9][10][11][12][13], Nerva[14] era figlio[15][16] o più probabilmente nipote[4][14] del console ordinario del 36 a.C. Marco Cocceio Nerva, e nipote o più probabilmente pronipote del console suffetto del 39 a.C.[8]: la critica è ancora incerta se questo fosse Gaio Cocceio Balbo[6] o Lucio Cocceio Nerva[8], di cui il secondo era sicuramente fratello del console del 36 a.C.[8] e il primo era probabilmente imparentato con gli altri due[8]. Le imprese di questi homines novi[3][17] portarono Ottaviano a concedere loro il patriziato nel 30 a.C.[18] Qualora Nerva fosse figlio del console del 36 a.C., è stato proposto che fosse all'incirca coetaneo di Tiberio, suo amicus[16][19].

Della carriera di Nerva non molto è noto. Il primo incarico noto, infatti, lo vede direttamente al vertice dello stato romano. Egli, infatti, fu con ogni probabilità console suffetto insieme a Gaio Vibio Rufino[15][20] nel secondo semestre del 21 o del 22[14][21][22][23][24][25][26], in sostituzione rispettivamente di Mamerco Emilio Scauro e Gneo Tremelio o di Decimo Aterio Agrippa e Gaio Sulpicio Galba: allo stato attuale della documentazione, che attesta la coppia consolare in carica ad agosto[20], è impossibile definire con maggiore esattezza l'anno del suo consolato.

In ogni caso, Nerva era ormai consularis nel 24[21], quando fu nominato curator aquarum, sovrintendente al rifornimento idrico della città di Roma[27], compito che evidentemente richiedeva poco dispendio di forze[28][29], in sostituzione di Lucio Tario Rufo[27] o, secondo un'ipotesi non unanimemente accettata di Ronald Syme, di Gaio Vibio Rufo[30].

Nel 26, poi, Nerva, grande amicus di Tiberio[31][32] e consularis[32], fu l'unico tra tutti i senatori a decidere di accompagnare il princeps nel suo soggiorno sull'isola di Capri[32]. Sempre sull'isola campana Nerva rimase fino al 33, anno in cui si suicidò lasciandosi morire per inedia, pur essendo perfettamente fiorente e in salute e sebbene Tiberio lo supplicasse di non togliersi la vita:

(LA)

«Haud multo post Cocceius Nerva, continuus principi, omnis divini humanique iuris sciens, integro statu, corpore inlaeso, moriendi consilium cepit. Quod ut Tiberio cognitum, adsidere, causas requirere, addere preces; fateri postremo grave conscientiae, grave famae suae, si proximus amicorum nullis moriendi rationibus vitam fugeret. Aversatus sermonem Nerva abstinentiam cibi coniunxit. Ferebant gnari cogitationum eius, quanto propius mala rei publicae viseret, ira et metu, dum integer, dum intemptatus, honestum finem voluisse.»

(IT)

«Non molto tempo dopo, Cocceio Nerva, compagno inseparabile di Tiberio, dotto nel diritto umano e divino, in fiorente situazione finanziaria ed in perfette condizioni di salute, decise di morire. Come Tiberio seppe ciò, cominciò ad assediarlo di domande, per conoscere le ragioni di tale decisione, insistendo nelle preghiere e dichiarando che sarebbe stata cosa grave per la sua coscienza e per la sua buona fama, se il più intimo dei suoi amici, senza aver alcuna ragione concreta di morire, si sottraesse alla vita. Nerva, rifuggendo da ogni discorso, continuò a non mangiare. Coloro che erano ben al corrente dei suoi pensieri dicevano che quanto più da vicino egli aveva veduto le sciagure dello Stato, sdegnato e sgomento con tanta maggiore fermezza aveva voluto dignitosamente morire mentre era ancora puro e insospettato.»

Cassio Dione riporta invece una versione alternativa, che lega il suicidio di Nerva a motivi più concreti, ossia le decisioni economiche di Tiberio in occasione della grande crisi di credito del 33[33][34]:

(GRC)

«Καὶ ὁ Νέρουας μηκέτι τὴν συνουσίαν αὐτοῦ φέρων ἀπεκαρτέρησε διά τε τἆλλα, καὶ μάλισθ' ὅτι τοὺς νόμους τοὺς περὶ τῶν συμβολαίων ὑπὸ τοῦ Καίσαρος τεθέντας, ἐξ ὧν καὶ ἀπιστία καὶ ταραχὴ πολλὴ γενήσεσθαι ἔμελλεν, ἀνενεώσατο, καὶ πολλά γε αὐτοῦ παρακαλοῦντος ὅπως τι ἂν φαίη οὐδ' ἀποκρίνασθαί τι ἠθέλησε.»

(IT)

«E Nerva, il quale non tollerava più la vicinanza di Tiberio, si lasciò morire di fame: fece ciò per diverse ragioni, ma principalmente perché il principe aveva rinnovato le leggi sui debiti che erano state varate da Cesare e che avrebbero provocato una grande sfiducia e molta confusione; nonostante Tiberio continuasse a intimargli di mangiare qualcosa, egli non volle neppure rispondere.»

Nerva, accanto alla carriera politica, doveva senza dubbio aver perseguito anche la carriera giuridica con grande successo[27][32][35], dal momento che è attestato come successore di Marco Antistio Labeone a capo di quella che in seguito sarebbe stata definita "scuola proculiana" di diritto romano, favorita dallo stesso Tiberio[31][36][37]: Nerva e Masurio Sabino, nuovo capo della futura "scuola sabiniana", proseguirono e accrebbero le dispute e i dissensi che erano già state dei loro predecessori, rispettivamente Labeone e Gaio Ateio Capitone[31][36]. Di Nerva sono conservate numerose sentenze in frammenti conservati da giuristi posteriori[38].

Nerva è definito da Frontino nonno del princeps Nerva[27]. Egli infatti ebbe da moglie ignota un figlio omonimo[14], precoce giureconsulto al tempo del successore del padre Proculo[37][39], ipotizzato console suffetto sotto Caligola[40] e autore di un trattato De usucapionibus[41]: questo Marco Cocceio Nerva prese in moglie Sergia Plautilla[4][42], figlia del console suffetto del 33 e successore del padre come curator aquarum Gaio Ottavio Lenate e cognata della bisnipote di Tiberio Rubellia Bassa[4][42][43], e dal loro matrimonio nacquero Cocceia, moglie del console ordinario del 52 Lucio Salvio Otone Tiziano[13][44], e proprio il futuro princeps Nerva[13][43][45] l'8 novembre del 30[46][47] o del 35[13][48].

  1. ^ Epitome de Caesaribus, XII, 1.
  2. ^ PIR2 C 1223 (Groag), 1224 (Groag), 1227 (Stein).
  3. ^ a b R. Syme, The Roman Revolution, p. 200.
  4. ^ a b c d R. Syme, Tacitus, II, Oxford 1958, pp. 556-557.
  5. ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, pp. 48 e 273.
  6. ^ a b R. Syme, Roman Revolution, pp. 200, 208, 225, 266-267.
  7. ^ R. Syme, The Roman Revolution, Oxford 1939, pp. 382, 385.
  8. ^ a b c d e PIR2 C 1214 (Groag), 1223 (Groag), 1224 (Groag).
  9. ^ Marziale, Epigrammi, V, 28, 4; VIII, 70, 1.
  10. ^ Lo stesso princeps Nerva faceva riferimento alla propria quies: Plinio il Giovane, Lettere, X, 54.
  11. ^ R. Syme, The Roman Revolution, Oxford 1939, pp. 500, 504, 518.
  12. ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 345.
  13. ^ a b c d J. Grainger, Nerva and the Roman Succession Crisis of AD 96-99, London-New York 2003, pp. 28-30.
  14. ^ a b c d PIR2 C 1225 (Groag).
  15. ^ a b CIL VI, 31674.
  16. ^ a b R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 223.
  17. ^ T. P. Wiseman, New Men in the Roman Senate, Oxford 1971, p. 225.
  18. ^ R. Syme, The Roman Revolution, Oxford 1939, p. 382.
  19. ^ R. Syme, Roman Papers, III, Oxford 1984, p. 1434.
  20. ^ a b CIL VI, 9005.
  21. ^ a b R. Syme, History in Ovid, Oxford 1978, pp. 85-86.
  22. ^ R. Syme, Roman Papers, III, Oxford 1984, pp. 1431-1432.
  23. ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 225.
  24. ^ R. Syme, Roman Papers, IV, Oxford 1988, pp. 351-352.
  25. ^ A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 619-625.
  26. ^ Che il collega di Rufino fosse il figlio di Nerva e che il loro consolato si datasse attorno al 40 era ipotizzato da A. Degrassi, in Epigraphica, vol. 8 (1946), p. 37; idem, I fasti consolari dell'impero romano, Roma 1952, p. 11; R. Hanslik, in RE VIII,A,2 (1958), col. 1981.
  27. ^ a b c d Frontino, De aquis, CII.
  28. ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 221: "A suspicion arises that some posts came close to the ideal of 'something to live for and nothing to do'. Inertia or even absence might not be detrimental. The cura aquarum happens to offer a pair of clear instances."
  29. ^ R. Syme, Roman Papers, IV, Oxford 1988, p. 34: "Some students of the Principate are prone to set a high value on administration. The Romans did very little of it. It is a question how arduous were the functions of the various curatores."
  30. ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, pp. 220-226.
  31. ^ a b c Sesto Pomponio, in Digesto, I, 2, 2, 48.
  32. ^ a b c d Tacito, Annales, IV, 58, 1.
  33. ^ Sulla crisi di credito, vd. R. Arcuri, Moderatio. Problematiche economiche e dinamiche sociali nel principato di Tiberio, Milano 2014, pp. 66-78 con bibliografia precedente.
  34. ^ Il confronto tra il racconto dell'anno 33 in Tacito e Dione è operato in R. Syme, Roman Papers, IV, Oxford 1988, pp. 223-244, con una netta propensione per il racconto tacitiano. Cfr. anche ibidem, pp. 197-198.
  35. ^ Tacito, Annales, VI, 26, 1.
  36. ^ a b R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, pp. 349, 353.
  37. ^ a b R. Syme, Roman Papers, I, Oxford 1979, p. 342; III, Oxford 1984, pp. 1413-1414.
  38. ^ I frammenti sono raccolti da O. Lenel, Palingenesia iuris civilis, I, Lipsia 1889, p. 789.
  39. ^ Digesto, I, 2, 2, 52.
  40. ^ In realtà, non vi sono attestazioni di un consolato per il figlio di Nerva: PIR2 C 1225 (Groag) e 1226 (Groag). R. Syme, Roman Papers, III, Oxford 1984, p. 1434, sembra propendere verso una carriera puramente giuridica per lui, mentre idem, Roman Papers, IV, Oxford 1988, p. 182 nota 37 e p. 351, sottolinea che non vi è alcuna traccia di un suo consolato. J. Grainger, Nerva and the Roman Succession Crisis of AD 96-99, London-New York 2003, pp. 28-30, dà per scontato un consolato negli ultimi anni di Caligola per il padre del princeps Nerva. Nei fasti consolari del regno di Caligola compilati da A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 619-625, Nerva figlio non compare affatto tra i consoli caligolei, e P. Buongiorno, Sulla struttura dei fasti consolari degli anni 39 e 40 d.C., in M. Pani (ed.), Epigrafia e Territorio. Politica e Società. Temi di antichità romane, VIII, Bari 2007, pp. 253-271, non considera nemmeno la possibilità di un suo consolato. Da ultimo, D. Liebs, Nerva filius - Selbstmord auf Wunsch des Kaisers?, in H. Altmeppen (ed.), Festschrift für Rolf Knütel um 70. Geburtstag, Heidelberg 2009, pp. 651-665 (con bibliografia precedente), ritiene che Nerva figlio si celi dietro all'ignoto collega suicida di Gneo Domizio Corbulone nel consolato suffetto tra il luglio e il 2 settembre del 39.
  41. ^ Papiniano, in Digesto, XLI, 2, 47.
  42. ^ a b R. Syme, Roman Papers, IV, Oxford 1988, p. 182.
  43. ^ a b CIL VI, 31297.
  44. ^ R. Syme, Tacitus, II, Oxford 1958, p. 628.
  45. ^ R. Syme, Roman Papers, IV, Oxford 1988, p. 196.
  46. ^ PIR2 C 1227 (Stein).
  47. ^ A. Garzetti, Nerva, Roma 1950, p. 17.
  48. ^ R. Syme, Tacitus, II, Oxford 1958, p. 653 nota 5, con bibliografia precedente.
  • PIR2 C 1225 (Groag).
  • Ronald Syme, The Roman Revolution, Oxford 1939, passim.
  • Ronald Syme, Roman Papers, I-IV, Oxford 1979-1988, passim.
  • Ronald Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, passim.

Predecessore Console dell'Impero romano Successore
Mamerco Emilio Scauro (21) o Decimo Aterio Agrippa (22) secondo semestre 21 o 22 Decimo Aterio Agrippa (22) o Gaio Asinio Pollione (23)
con Gneo Tremelio (21) o Gaio Sulpicio Galba (22) con Gaio Vibio Rufino con Gaio Sulpicio Galba (22) o Gaio Antistio Vetere (23)
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