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Marino (Italia)

Coordinate: 41°46′N 12°40′E
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Marino
comune
Marino – Veduta
Marino – Veduta
Vista dalla campagna sottostante
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Lazio
Città metropolitana Roma
Amministrazione
SindacoStefano Cecchi (centro-destra) dal 18-10-2021
Territorio
Coordinate41°46′N 12°40′E
Altitudine373 m s.l.m.
Superficie24,19 km²
Abitanti46 481[1] (30-6-2023)
Densità1 921,5 ab./km²
FrazioniCastelluccia, Cava dei Selci, Due Santi, Fontana Sala, Frattocchie, Santa Maria delle Mole
Comuni confinantiCastel Gandolfo, Ciampino, Grottaferrata, Rocca di Papa, Roma
Altre informazioni
Cod. postale00047
Prefisso06
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT058057
Cod. catastaleE958
TargaRM
Cl. sismicazona 2B (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 1 919 GG[3]
Nome abitantimarinesi
Patronosan Barnaba apostolo
Giorno festivo11 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Marino
Marino
Marino – Mappa
Marino – Mappa
Posizione del comune di Marino nella città metropolitana di Roma Capitale
Sito istituzionale

Marino (conosciuta impropriamente come Marino Laziale, Marini in dialetto marinese) è un comune italiano[4][5] di 46 481 abitanti[1] della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio.

Situata a sud del capoluogo, sui Colli Albani nell'area dei Castelli Romani, stretta tra Rocca di Papa, Castel Gandolfo e Grottaferrata, la città è stata per tutto il Medioevo un importante avamposto militare sull'Agro Romano, un frequentato luogo di villeggiatura[6] ed un importante centro commerciale grazie alla sua posizione strategica sulla via corriera tra Roma e Napoli frequentata fino alla riapertura della più rapida via Appia Nuova attorno al 1780.[7]

Centro legato soprattutto alla viticoltura, è la patria dell'omonimo vino bianco a denominazione di origine controllata ed il suo nome è legato alla celebre Sagra dell'Uva, la manifestazione più antica in Italia nel suo genere.[8] Ha un dialetto particolare, diverso da quello dei castelli romani, il dialetto marinese.

Geografia fisica

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I Colli Albani oggi: appaiono chiaramente nell'orografia corrente i resti del cratere vulcanico del Vulcano Laziale, che occupava una superficie di circa 1600 km².[9]

Attualmente il territorio comunale di Marino, con i suoi 26,10 km² di estensione, è il sesto comune dei Castelli Romani per vastità dopo Velletri (113.21 km²), Lanuvio (43.91 km²), Rocca di Papa (40.18 km²), Rocca Priora (28.07 km²) e Lariano (27 km²).

Alcune modificazioni del territorio marinese furono apportate già sotto il dominio della famiglia Colonna: nel 1453 infatti insorse una controversia per i confini con i territori dell'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata,[10] risolta definitivamente solo nel Seicento con la rinuncia di ogni pretesa marinese sulla località Castel de' Paolis, che fin dall'XI secolo apparteneva all'abbazia criptense benché fosse situata in territorio marinese.[11] Nel 1399, durante un breve periodo di dominio diretto ecclesiastico su Marino sotto il pontificato di papa Bonifacio IX, alla castellanìa marinese fu aggregata anche la castellanìa di Genzano di Roma, che all'epoca includeva anche il desolato territorio di Ariccia:[12] un'altra effimera espansione territoriale del territorio marinese si registrò nel periodo dell'occupazione napoleonica (1807-1814), quando Grottaferrata fu aggregata al cantone di Marino.[13]

Nel 1833 invece il territorio marinese ammontava a 1932 rubbia,[14] cioè 35,71 km² (calcolando 1.848438 ettari come superficie corrispondente ad 1 rubbio)[15], dato che includeva anche l'attuale territorio di Ciampino, resosi autonomo nel 1974.[16] Un'ulteriore diminuzione del territorio comunale ci fu tra il 1993 ed il 1994 nel periodo di esistenza dell'effimero comune autonomo di Boville: il riaccorpamento di questo comune, composto dalle frazioni di Castelluccia, Cava dei Selci, Due Santi, Fontana Sala, Frattocchie e Santa Maria delle Mole, fu stabilito dalla Corte costituzionale con la sentenza nº 433 del 6 settembre 1995, poiché:[17]

«[...] Una cosa infatti sarebbe l'erezione a Comune autonomo di una frazione (non piccola ma neppure enorme) di un Comune che resta comunque più grande, come nel caso ora all'esame della Corte, altra cosa sarebbe invece l'erezione a Comune autonomo di una larghissima parte del territorio di un Comune preesistente, come avvenne nel caso di Marino. In quel caso, sarebbe stato assurdo non consultare tutta la popolazione di Marino, proprio perché Marino, dopo la scissione di Boville, sarebbe diventato altro da quel che era. [...]»

I Castelli Romani in una foto satellitare degli anni novanta: si notano il lago Albano ed il lago di Nemi e, a nord del primo, il centro di Marino.

Il territorio marinese, come quello dell'intera area dei Colli Albani, è stato soggetto tra i 600.000 ed i 20.000 anni fa circa[18] all'attività del Vulcano Laziale. Il suolo è dunque composto in massima parte di materiale vulcanico, ed abbondano minerali caratteristici come il peperino, la cui estrazione è stata fino agli anni sessanta caratteristica di Marino,[19][20] ed in misura minore la pietra sperone del Tuscolo ed il tufo, localizzati con più frequenza dell'area tuscolano-artemisia.

Secondo la Carta Geologica d'Italia redatta dal Servizio Geologico d'Italia[21] la maggior parte del territorio di Marino è geologicamente composta da "brecce piroclastiche d'esplosione, con lapilli, proiettili leucocratici, ultrafemici, pirosseniti biotitiche, xenoliti di lave leucitiche e del substrato (argille pliocalabriane, marne e arenarie paleogeniche, calcari mesozoici marmorei per metamorfismo), facies cineritiche superiormente straterellate, in strati e banchi più o meno consolidati, rapidamente assottigliati allontanandosi dai centri d'emissione",[21] ovvero in una parola da peperino formato dalle lave consolidate emesse dal cratere vulcanico del lago Albano.[21]

Panorama di Marino

Santa Maria delle Mole, Fontana Sala e la località Tor Messer Paoli si trovano invece su banchi di lave in grande colata, in questo caso soprastante a leucite tefritica e nefelinica.[21] Il rione Coste nel centro di Marino e la località Santa Fumia, posta ai confini meridionali del comune con Castel Gandolfo e Roma, si trovano invece su un suolo fatto di lava in ammassi.[21] Monte Crescenzo, infine, si presenta caratteristicamente composto da "saldame lavico, scorie, agglomerati e lapilli stratificati", materiale caratteristico di una bocca eruttiva eccentrica.[21] La località Pantanelle, ai confini settentrionali con Grottaferrata e Ciampino, è invece composta da materiale alluvionale, probabilmente trasportato dal fosso della Patatona.[21]

Sebbene il comune di Marino non sia attraversato da corsi d'acqua di grande entità, all'interno dei suoi confini scorrono numerosi piccoli corsi d'acqua a carattere torrentizio, denominati "marane" o "fossi". Il più importante dal punto di vista storico è il fosso della Patatona, anche chiamato "marana delle Pietrare" o "di San Bonaventura". Questo corso d'acqua nasce in territorio di Rocca di Papa ed entra nel territorio marinese attraverso il Barco Colonna per poi lambire il quartiere Cave di Peperino e proseguire verso Ciampino, nel cui territorio incontra la marana dell'Acqua Marciana proveniente da Grottaferrata,[24] assieme alla quale continua a scorrere nella zona urbanistica di Morena originariamente per raggiungere il Tevere irrorando la Cloaca Massima, ma dal secondo dopoguerra è stata deviata più a sud, presso la Magliana:[25] le sue acque sarebbero state alimentate dal leggendario Caput Aquae Ferentinum,[26] la sorgente d'acqua sacra alla dea indigex Ferentina presso cui era collocato il Locus Ferentinum, e nella quale Tarquinio il Superbo fece affogare il delegato aricino Turno Erdonio in margine ad una drammatica riunione della Lega Latina svoltasi nel 651 a.C.[27]

Altri corsi d'acqua, interessanti per la conoscenza idrogeologica di un territorio in denso sviluppo urbanistico, sono il fosso di Fiorano, che nasce dalla frazione di Cava dei Selci e scorre in direzione NO, il fosso delle Scopette, che si origina dalla località di Boscare presso la frazione di Santa Maria delle Mole e prosegue in direzione E con il nome di fosso di Fioranello, il fosso della Giostra, che da Colle Granato presso la frazione di Frattocchie si inoltra in direzione E ed infine il fosso di Montelungo, che dalla località di Mezzamagna presso la frazione di Castelluccia scorre verso E per immettersi nel fosso della Torre o "dei Preti" proveniente dalla frazione di Pavona in comune di Castel Gandolfo.[24]

Vegetazione cresciuta sul peperino in località Colle Licia al chilometro 5 della strada statale 217 Via dei Laghi.

Non esistono vere e proprie cime montuose nel territorio marinese, ovvero l'altitudine massima non raggiunge mai i 600 m s.l.m. Le quote più elevate si registrano nella parte orientale del comune, ai confini con Rocca di Papa presso le pendici di Monte Cavo (949 m s.l.m.), antico cratere vulcanico attivo nella "seconda fase" dell'esistenza del Vulcano Laziale, all'incirca tra i 270.000 ed i 100.000 anni fa:[28] le località di Costa Caselle e Prato della Corte raggiungono rispettivamente i 438 ed i 427 m s.l.m.[24]

Il centro di Marino, posizionato "sopra 'na collinetta de peperino" dalla vaga forma di una "L", tocca la sua altitudine massima in località San Rocco con 389 m s.l.m., altitudine che progressivamente declina per toccare quota 376 m s.l.m. presso il quartiere Villa Desideri, 373 m s.l.m. in piazza Giacomo Matteotti, 335 m s.l.m. a Palazzo Colonna ed infine 319 m s.l.m. in località Paolina.[24]

ALtre quote notevoli si trovano nella parte meridionale del comune, ai confini con Castel Gandolfo, lungo il bordo del cratere vulcanico allagato rappresentato dal lago Albano (attivo anch'esso nella "seconda fase" del Vulcano Laziale): la località dei Villini infatti è a quota 368 m s.l.m., mentre il vicino Monte Crescenzio, probabile bocca vulcanica secondaria, è alto 379 m s.l.m.[24]

Il resto del territorio è disegnato dal dolce declivio dei terreni vulcanici dei Colli Albani verso la vasta pianura dell'Agro Romano: per quanto riguarda l'altitudine delle frazioni del territorio comunale, Santa Maria delle Mole è a 147 m s.l.m., Cava dei Selci a 151 m s.l.m., Frattocchie a 173 m s.l.m., Fontana Sala a 186 m s.l.m., Due Santi a 222 m s.l.m. e Castelluccia a 200 m s.l.m.[24]

Il clima dei Castelli Romani è considerato salubre fin dall'antichità,[29] in virtù della loro posizione in collina a quote generalmente non troppo alte. L'escursione termica del centro di Marino con Roma Urbe ad esempio è praticamente nulla, anche se a Marino si avverte in misura minore l'umidità.

Nell'area castellana le temperature minime oscillano tra i 9 °C ed i 12 °C, mentre le massima sono tra i 15 °C ed i 22 °C:[30] le escursioni termiche più sensibili si registrano in autunno ed in primavera, mentre per quanto riguarda la piovosità i Castelli Romani si collocano nell'area meso-mediterranea, con un picco nel mese di novembre ed un netto calo tra luglio ed agosto, per un totale medio di 942 millimetri.[30] Tuttavia la precipitosità più alta si registra nell'area prossima al litorale laziale in direzione S-SO e procede man mano calando verso l'interno, a causa dell'ostacolo rappresentato dai Colli Albani, in osservanza di un fenomeno chiamato stau.[30]

Normalmente, i Castelli sono battuti dai venti di scirocco e libeccio, provenienti dal mar Tirreno rispettivamente da S e SO, ma talvolta compare anche il "ponentino", vento dell'O caratteristico di Roma e delle zone costiere dell'Italia centrale. Durante l'inverno invece si ha la presenza di tramontana e grecale, provenienti da N e NE attraverso la vasta pianura dell'Agro Romano.[31] È in questo periodo che si può talvolta assistere a qualche nevicata, sebbene si tratti generalmente di rovesci brevi e senza accumuli degni di nota.

Origini del nome

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Non è chiara l'origine del toponimo "Marino": nel Quattrocento e nel Cinquecento era convinzione diffusa negli eruditi che fosse legato ad un'ipotetica villa romana appartenuta a Gaio Mario che sarebbe sorta nel sito dell'attuale centro storico (ed in effetti rinvenimenti archeologici compatibili con una villa di età romana furono fatti nell'Ottocento nel quartiere Borgo Garibaldi):[32] tra gli altri anche papa Pio II, in un passo dei "Commentarii" riguardante il suo "tour" dei Colli Albani del 1462, avvalorò questa tesi.[33] Altre ipotesi sono una derivazione da "Marianum" nel senso di luogo consacrato alla Madonna (ed il santuario di Santa Maria dell'Acquasanta ha origini piuttosto antiche, databili attorno al VI secolo)[34] o ad un "Maranum", collegato con la "marana" o fosso della Patatona, o ancora al nome di un antichissimo feudatario Marino o Marina di cui si è perso ad oggi il ricordo.

Non è chiaro neppure quando questa denominazione sia apparsa per la prima volta nella storia, poiché si tende ad escludere le menzioni sospette di interpolazione[35] del "Liber Pontificalis",[36] datata all'epoca dell'impero di Costantino I (306-337) coincidente con il pontificato di papa Silvestro I (314-335), e del "Chronicon Sublacense", datata al 1090.[35][37] Il primo documento certo in cui viene menzionato Marino diventerebbe così un atto notarile del 1114, rogato da un certo "Tedemarius abitatoris in castri qui vocatur Mareni" ("Tedemario abitante nel castello che [è] chiamato Marino").[35]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Marino.

Età antica (900 a.C.-476)

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Il sepolcro romano sul quale, nel Medioevo, venne edificata la Torre detta Leonardo, lungo la Via Appia Antica in località Frattocchie.

Nel territorio marinese i primi insediamenti umani attestati risalgono al I millennio a.C., nel periodo laziale II A (900 a.C. - 830 a.C.). Risalgono invece al periodo laziale III (770 a.C. - 730 a.C.) i primi reperti rinvenuti nella necropoli di Riserva Del Truglio, che ha però il suo massimo sviluppo durante il periodo laziale IV A (730 a.C. - 640 a.C.)[38]: a questo periodo risalgono circa una trentina di tombe rinvenute nel territorio marinese, che compongono una delle più importanti concentramenti di tombe dei Colli Albani. È stato anche rinvenuto, presso la stazione ferroviaria di Marino in località Cave di Peperino, il fondale di una capanna risalente a questo periodo, che rappresenta uno dei rari esempi di questo genere nel Lazio.[39]

In età storica pre-romana, diversi abitati sorsero nel territorio marinese:

In età romana, probabilmente con scopi militari, venne fondato l'insediamento fortificato di Castrimoenium, ubicato molto probabilmente nell'attuale sito del centro storico, precisamente nel rione Castelletto. Da Castrimoenium partiva l'Aqua Taepula, un acquedotto che assicurava alcune migliaia di metri cubi di rifornimento d'acqua alla città di Roma. Nel 1962 è stato rinvenuto, presso la stazione ferroviaria di Marino, il mitreo di Marino, uno dei mitrei meglio conservati del mondo, nonché uno dei due dipinti a muro presenti in Italia.[44]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Marino nel Medioevo.

L'alto Medioevo

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Già prima della caduta dell'Impero romano d'Occidente (476) Bovillae era in avanzato stato di decadenza, come dimostra l'assenza di fonti scritte o documentarie riguardanti il municipium posteriori al I secolo: benché la zona sia stata teatro di alcuni rinvenimenti paleocristiani (un oratorio i cui resti frammentari furono rinvenuti nel Settecento presso Frattocchie[45][46][47] e una catacomba rinvenuta a Due Santi sempre nel Settecento, di cui oggi si è persa l'ubicazione),[46][47] il progressivo abbandono della via Appia Antica seguito al VI secolo e le frequenti incursioni piratesche dei Saraceni del IX e X secolo favorirono la nascita di nuovi insediamenti più a monte, come appunto Marino.

Comunque a partire dall'VIII secolo il papato decise di prendere in mano il governo temporale del Lazio e, al fine di garantire l'approvvigionamento agricolo e il controllo del territorio, istituì diversi patrimonia e domuscultae formati da massae e fundi agricoli più o meno sparsi. Nel territorio marinese si trovavano alcuni fondi distaccati appartenenti al patrimonium Appiae[48] e alle massae Marulis, il cui centro era situato probabilmente a Grottaferrata presso il XII miglio della via Latina,[48] e Sulpiciana, che si estendeva lungo la via Nettunense da Frattocchie a Castel Savello presso Albano Laziale e che fu fondata da papa Adriano I.[49]

Il basso Medioevo

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L'ex-chiesa di Santa Lucia, sorta nel rione omonimo verso l'inizio dell'XI secolo[50] e ricostruita in stile gotico nel Duecento, forse su commissione della stessa Giacoma de Settesoli,[51] dal 2000 sede del museo civico Umberto Mastroianni.

Si ipotizza che il territorio marinese nell'XI secolo fosse entrato nell'orbita dei Conti di Tuscolo,[52][53] la potente famiglia baronale romana che aveva la propria roccaforte presso la vicina Tusculum e che esercitò il proprio strapotere su Roma tra il 999 e il 1179 attraverso il "papato di famiglia".[54] Furono probabilmente i Conti di Tuscolo a fortificare per primi l'altura del centro di Marino,[55] così come fecero in altri centri dei Colli Albani. La prima citazione del castello comunque risalirebbe al 1090,[35] a proposito della sua concessione fatta da Agapito dei conti di Tuscolo in dote alla figlia sposa di Oddone Frangipane, assieme ai castelli di Rocca di Papa e Monte Compatri: tuttavia questa informazione potrebbe essere un'interpolazione successiva, fatta aggiungere per dare un fondamento legale a una probabile usurpazione del feudo esercitata dalla famiglia di nuova nobiltà dei Frangipane,[35] che ad ogni modo nel XIII secolo esercitava pienamente il governo di Marino.

Nel 1237 la feudataria Giacoma de Settesoli, vedova di Graziano Frangipane, nonché amica di san Francesco d'Assisi e ispiratrice del Terzo ordine regolare di San Francesco, concesse alla Comunità marinese i suoi primi statuti.[56] I Frangipane rimasero a Marino fino alla morte del figlio di lei Giovanni Frangipane, che per disposizione testamentarie nel 1253 ordinò una spartizione dei suoi beni tra l'abbazia di San Saba all'Aventino a Roma e l'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata: una quota spettò anche ai poveri di Marino.[56] Dopo una breve usurpazione del feudo ad opera dei Conti di Poli,[57] nel 1266 il cardinale Matteo Rubeo Orsini acquistò Marino "et turrim cum ipsius tenimento suo" per 13.000 provisini.[57][58]

Sotto il dominio degli Orsini il castello fu assediato nel 1267 dal "senator" ghibellino Enrico di Castiglia[59][60] e nel 1347 dal "tribuno del popolo" Cola di Rienzo,[61][62] entrambe le volte senza successo. Con l'inizio dello Scisma d'Occidente (1378-1417) papa Urbano VI e l'antipapa Clemente VII misero in campo due eserciti formati da mercenari, che si affrontarono in uno scontro decisivo nella battaglia di Marino (30 aprile 1379), al termine della quale la vittoria arrise ai mercenari papalini comandati da Alberico da Barbiano.[62][63]

In seguito alla battaglia di Marino il feudatario del castello, Giordano Orsini, seguace dell'antipapa, ne fu scacciato da suo figlio Giacomo, che mantenne il controllo del feudo fino al 1385, quando fu a sua volta scacciato dal legittimo erede del castello, il cugino Onorato Caetani.[62] Durante tutto il periodo dello Scisma d'Occidente Marino fu oggetto di repentine conquiste e riconquiste da parte di vari personaggi: in particolare tra il 1399 e il 1405 appartenne direttamente alla Camera Apostolica,[62] dal 1408 al 1414 fu occupata da Ladislao I di Napoli che la concesse a Giordano e Niccolò Colonna, quindi tornò ai Caetani che infine nel 1419 la vendettero ai Colonna per 12.000 fiorini.[64]

I Colonna utilizzarono il castello di Marino molto frequentemente come base militare, coinvolgendolo in numerosi eventi bellici: tra il 1433 e il 1436 nella guerra tra papa Eugenio IV e alcune famiglie baronali romane,[64] terminata con la traumatica distruzione di Palestrina e l'esilio dei Colonna nel Regno di Napoli;[65] nel 1482 e nel 1484-1486 nella guerra tra papa Sisto IV, e poi papa Innocenzo VIII, e Ferdinando I di Napoli,[64] condotta in maniera feroce, ma risoltasi nello status quo ante bellum; nel 1494-1495 nelle tensioni legate alla discesa in Italia di Carlo VIII di Francia, in cui i Colonna si schierarono contro i francesi, appoggiati invece da papa Alessandro VI: la tensione con questo papa si risolse con la distruzione di Marino decretata con l'assenso del papa l'8 luglio 1501.[64] Questo evento luttuoso chiude, secondo lo storico e archeologo novecentesco Giuseppe Tomassetti, la storia medioevale di Marino.[64]

Dal Cinquecento al Settecento

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Marino nell'età moderna.
La facciata settentrionale di palazzo Colonna: il piano urbanistico concepito da Ascanio I Colonna (probabilmente in occasione della visita di Carlo V d'Asburgo a Roma nel 1532)[66] fu probabilmente ispirato a quanto Antonio da Sangallo il Giovane aveva già realizzato a Caprarola per i Farnese.[67]
Il "Cancellone" seicentesco della Villa Colonna, poi Colizza in Via Romana.
Il convento del Santissimo Rosario nel quartiere Borgo Garibaldi, abitato dalla suore domenicane di stretta osservanza, fondato nel 1675.

Papa Alessandro VI, con il breve "Coelestis altitudinis potentiae" del 1º ottobre 1501 donò il feudo di Marino assieme ad altri trentasei feudi laziali sequestrati ai Colonna ed ai Savelli al nipote Giovanni,[68][69] probabilmente figlio illegittimo della figlia del papa Lucrezia Borgia e di uno dei suoi amanti, tale Pedro Calderón: tuttavia a causa della minore età del soggetto la cura dei suoi feudi venne affidata al cardinale arcivescovo di Cosenza Francesco Borgia.[70] Tuttavia alla morte di Alessandro VI, già nel 1503, Fabrizio I Colonna poté rientrare in possesso del castello.[69]

Marino subì nuovi eventi bellici nel 1526, quando fu rasa al suolo per ordine di papa Clemente VII assieme ai feudi colonnesi di Zagarolo, Gallicano, Artena, Subiaco e Cave,[69][71] evento in seguito al quale i Colonna pensarono bene di ricambiare il papa appoggiando l'esercito di Carlo V d'Asburgo nel terribile sacco di Roma del 1527.[72] Successivamente, i Colonna combatterono ancora nel 1539 (la "guerra del sale") contro papa Paolo III[69] e nel 1556-1559 contro papa Paolo IV,[69] prima che Marcantonio II Colonna avesse siglato un solenne giuramento di fedeltà a papa Giulio III nel 1550,[69] dopo il quale cessarono le piccole guerre intestine tra papato e baroni romani.

Sotto il dominio di Marcantonio II Colonna, che fu ammiraglio pontificio vittorioso nella battaglia di Lepanto del 1571, ci furono importanti rinnovamenti sociali ed urbanistici a Marino: nel 1564 comparve per la prima volta il sigillo della Comunità marinese, raffigurante un cavaliere portatore di un vessillo (che sostanzialmente è rimasto inalterato nei secoli);[73] molto simile all'attuale stemma di Marino,[74] nel 1566 vennero emanati i nuovi statuti,[69] e nel 1572 i "Bandi, provisioni et ordinationi" sul gioco d'azzardo, sulla bestemmia e sulla rissa;[69] venne completato per un quarto palazzo Colonna,[73] il cui progetto era stato commissionato già dal padre di Marcantonio Ascanio I Colonna ad Antonio da Sangallo il Giovane.[75]

A Marcantonio II Colonna successe il cardinale Ascanio II Colonna, che si distinse per un governo non particolarmente popolare, tanto che nel 1599 i marinesi si ribellarono al suo governo:[73] nel 1606 tuttavia papa Paolo V elevò il feudo di Marino a ducato in suo favore, con diritto di trasmissione ai suoi eredi.[73]

La tradizione vuole che nel 1618 i marinesi radunati in un'assemblea pubblica elessero come nuovo santo patrono del paese san Barnaba apostolo, iniziando così a celebrare la festa patronale di San Barnaba l'11 giugno.[76] Il Seicento fu anche un periodo di grande attività urbanistica: attorno al 1636 venne costruita la chiesa della Santissima Trinità,[77] nel 1640-1662 la basilica di San Barnaba,[78] in seguito alla consacrazione della quale furono sconsacrate le due vecchie parrocchiali di Santa Lucia e di San Giovanni,[50] fu aperto Corso Trieste (all'epoca chiamato "Strada Larga") e nel 1632 Pompeo Castiglia, su progetto dell'architetto Sergio Venturi, realizzò la fontana dei Quattro Mori.[79]

La peste del 1656 colpì duramente Marino, decimando più della meta della popolazione.[73] Gli ultimi statuti marinesi furono redatti nel 1675 ed approvati nel 1677 da Lorenzo Onofrio Colonna:[80] lo stesso fece costruire il convento del Santissimo Rosario, completato nel 1712 in rococò.[81]

L'evento più importante del Settecento per Marino fu, in negativo, la riapertura della via Appia Nuova promossa da papa Pio VI tra il 1777[82] ed il 1780:[7] il ripristino di questa rapida alternativa alla più lunga via corriera per Napoli passante per Marino, il convento di Santa Maria ad Nives di Palazzolo e Velletri fece decadere Marino come luogo di scambi commerciali e di sosta e d'altra parte fece la fortuna dei centri posti sulla direttrice Appia come Albano Laziale e Genzano di Roma.

Dopo la proclamazione della Repubblica Romana (1798-1799) (15 febbraio 1798) varie località dei Colli Albani si auto-proclamarono "repubbliche sorelle": il 18 febbraio Albano, Frascati e Velletri,[83] Marino solo ai primi di marzo.[84] Tuttavia quando già il 20 febbraio gli abitanti di Trastevere insorsero contro i francesi, gli albanensi e i velletrani si schierarono prontamente con la reazione, inviando un esercito di qualche migliaio di individui contro Roma: d'altra parte, marinesi e frascatani rimasero fedeli alla rivoluzione. La battaglia tra francesi e reazionari si svolse presso Frattocchie il 28 febbraio 1798, vinsero i francesi comandati da Gioacchino Murat che saccheggiarono Castel Gandolfo ed Albano.[85] Jean Étienne Championnet, comandante francese a Roma, si complimentò con i marinesi per la fedeltà dimostrata:[84] però fu proprio questa la causa del saccheggio dell'esercito "di liberazione" sanfedista napoletano che scacciò i francesi già nel 1799.[84]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Marino nel XIX secolo.
Il tratto iniziale del "ponte Gregoriano" nel quartiere Acquasanta.

Con il ritorno dei francesi di Napoleone Bonaparte nello Stato Pontificio e l'annessione del Lazio al primo Impero francese nel 1807 Marino fu dichiarata sede di cantone e le fu aggregato il territorio di Grottaferrata: tale situazione durò fino al ritorno di papa Pio VII a Roma nel 1814. Per riorganizzare la divisione dei territori pontifici e l'amministrazione pubblica, Pio VII nel 1816 emanò il motu proprio "Quando per ammirabile disposizione",[86] in forza del quale i feudatari che avessero voluto mantenere i diritti feudali furono scoraggiati a tal punto che la maggior parte di essi rinunciò, come nel caso di Filippo III Colonna. Si concluse dunque il dominio colonnese sul paese, anche se la famiglia Colonna rimase proprietaria di tutti i suoi immobili marinesi, che svendette lentamente nel corso di un secolo: solo nel 1916 infatti Isabella e Vittoria Colonna concessero in enfiteusi perpetua al Comune di Marino le ultime proprietà di famiglia nel territorio marinese, il palazzo ed il Barco Colonna.[87]

Costumi tradizionali di Marino

Papa Gregorio XVI (1831-1846) fu molto legato a Marino, che beneficò particolarmente con il ripristino del locale Governo nel 1831,[88][89] l'elevazione a Città nel 1835, l'apertura del collegio dei padri dottrinari e la realizzazione del cosiddetto "ponte Gregoriano", ovvero l'accesso alla città da Castel Gandolfo lungo la strada statale 216 via Maremmana III. Dopo la presa di Porta Pia (20 settembre 1870) e l'annessione del Lazio al Regno d'Italia, a Marino si contraddistinse subito un consiglio comunale a maggioranza repubblicana ed anticlericale. Venne costruita la nuova residenza municipale, oggi chiamata palazzo Matteotti, e nel 1880 si iniziarono i lavori per un collegamento ferroviario con l'allora frazione di Ciampino, già collegata con Roma dal 1856 tramite la ferrovia Roma-Frascati: la ferrovia Roma-Albano fu completata nel 1889.

Dal Novecento al Duemila

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Marino nel XX secolo.

Dall'inizio del secolo al fascismo

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Negli ultimi anni dell'Ottocento iniziò anche ai Castelli Romani la lotta dei contadini contro lo sfruttamento semi-feudali dei proprietari terrieri, meno intensa rispetto a quanto avveniva nell'Italia settentrionale ma sicuramente più forte rispetto all'accettazione passiva dello sfruttamento presente nell'Italia meridionale.[90] La prima occupazione di terre svoltasi a Marino fu nel 1898,[91] e nel 1902 si costituì una lega di resistenza contadina marinese.[91] La protesta nel 1910 si estese dal mondo contadino fino agli scalpellini delle cave di peperino,[92] realtà peculiare del territorio marinese. Nuove occupazioni di terre si svolsero nel 1917 a danno delle proprietà delle famiglie Colonna e Grazioli affittate al sindaco popolare Luigi Capri Cruciani, dando origini ad un'annosa questione giuridica.[93] Il "biennio rosso" si aprì per Marino nel segno di una forte inimicizia tra contadini e grandi proprietari:[94] ci furono invasioni dei reduci della prima guerra mondiale nelle località Casa Bianca, Sant'Antonio e Castelluccia, mentre la cooperativa "Colli Parioli" iniziò la costruzione di una "città giardino" a Ciampino per ospitare 221 famiglie di ex-combattenti.[95] Le contrapposizioni politiche sempre più turbinose crearono anche incidenti di ordine pubbliche e morti.

Il fascismo ebbe difficoltà ad insediarsi ai Castelli Romani,[96] e spesso dovette valersi di personaggi "riciclati" dai partiti socialista, popolare o repubblicano: i primi squadristi fecero capolino ai Castelli il 27 aprile 1921 con un "tour" di propaganda squadrista che toccò Frascati, Marino ed Albano Laziale,[97] trovando inizialmente un ambiente fortemente ostile.[98] Dopo la marcia su Roma (28 ottobre 1922) i fascisti presero baldanza e iniziarono progressivamente ad assaltare municipi, università agrarie e singoli individui anti-fascisti nel tentativo di controllare le amministrazioni locali. Nel caso di Marino non occorse la violenza, perché la maggioranza repubblicana confluì nel gagliardetto fascista già nel 1923[99] (come successe anche ad Ariccia[100] e con i popolari a Monte Porzio Catone e Castel Gandolfo[101] ed i nazionalisti a Rocca Priora).[102] Il regime fascista si presentò a Marino con personaggi meno violenti che altrove, ma non per questo più presentabili: generalmente provenienti da altre formazioni politiche (come Luigi Capri Cruciani, che diventò deputato e poi senatore)[103] o addirittura da altre ideologie (come Ugo Colizza, ex-anarchico ed ex-repubblicano, iscritto fra i sovversivi al casellario politico centrale fino al 1929[104] e poi podestà).[105] La credibilità del regime andò progressivamente scemando ed entrò in crisi alla vigilia della seconda guerra mondiale, nel 1939-1940, quando le segnalazioni degli informatori della polizia riferivano di diffusi discorsi anti-fascisti, scarsa partecipazione alle iniziative dei fasci locali e disaffezione verso il regime.[106]

Se a partire dal 1904 si iniziarono a celebrare le "feste Castromenie" (dedicate al municipium romano di Castrimoenium),[107] fu nel 1925 che il poeta di origini marinesi Leone Ciprelli pensò di inventare la Sagra dell'Uva,[107] primo evento del genere in Italia, caratterizzato soprattutto dal "miracolo" delle fontane che danno vino. Nel 1909 l'abate parroco della basilica di San Barnaba, Guglielmo Grassi, promosse la fondazione della Banca di Credito Cooperativo San Barnaba:[108] negli anni successivi fino alla sua morte, avvenuta nel 1954, monsignor Grassi promosse anche la fondazione dell'Oratorio Parrocchiale San Barnaba e l'avvio di una proficua attività teatrale.

La seconda guerra mondiale

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Lo stesso argomento in dettaglio: Marino durante la seconda guerra mondiale.
Una delle torri della demolita rocca Frangipane in piazza Giacomo Matteotti messa in luce dal bombardamento aereo anglo-americano del 2 febbraio 1944.

Durante la seconda guerra mondiale, il territorio marinese venne colpito per la prima volta dai bombardamenti aerei anglo-americani il 19 luglio 1943,[109] con il bombardamento della frazione di Ciampino, importante obiettivo militare per la presenza dello snodo ferroviario e dell'aeroporto di Roma-Ciampino. L'8 settembre, poche ore prima che il maresciallo Pietro Badoglio annunciasse la firma dell'armistizio di Cassibile, alcuni aerei anglo-americani impegnati nel tragico bombardamento di Frascati colpirono la località di Squarciarelli in comune di Grottaferrata tagliando un ramo dell'acquedotto che riforniva il centro di Marino, oltre alla comunicazioni tranviarie intercastellari.[110] Dopo lo sbarco di ingenti forze anglo-americane sul litorale laziale ad Anzio nella notte tra il 22 ed il 23 gennaio 1944,[111] si intensificarono gli episodi bellici ai Castelli Romani: mercoledì 2 febbraio 1944 alle ore 12.30 circa alcuni bombardieri North American B-25 Mitchell della quindicesima United States Army Air Forces dal tonnellaggio di 1360 chilogrammi di bombe ciascuno, bombardarono il centro di Marino:[112]

«Mercoledì 2 febbraio. Tutto è tranquillo, sereno. La gente si avvia verso casa per il pranzo. In chiesa è appena terminata la solenne funzione della Candelora. Alcune donne indugiano tranquille nei negozi per le spese giornaliere. Le dodici e trenta: rombo di motori. Allarme. Ma pochi si avviano ai ricoveri; i più stanno a guardare, come il solito: ne son passate tante di formazioni, specie negli ultimi giorni! Queste... dove andranno a seminare la morte?... Ecco, una formazione è passata. Se ne sente arrivare una seconda; passerà anche questa come le altre. Un improvviso boato rompe bruscamente ogni illusione. (Era il crollo di Palazzo Colonna, colpito da grosse bombe a catena). Si corre ai ricoveri. Tardi! Una pioggia di bombe sopraggiunge, preannunciata da sibili laceranti. E poi un'altra e un'altra ancora. Il paese è sepolto nel fumo e nella polvere dei calcinacci: non si vede a un metro di distanza. Grida. Gemiti. Pianti. Macerie. Rinuncio a descrivere. Chi ha vissuto quei momenti sa; chi non li ha vissuti... non può capire.»

I bombardamenti si susseguirono nei giorni successivi: con l'avvicinarsi della linea di fronte a Marino, il prefetto di Roma consegnò al commissario prefettizio l'ordine di sgombero della città: questi a sua volta rimise ogni decisione in mano a Zaccaria Negroni, in quel periodo a capo del locale Comitato di Liberazione Nazionale, il quale per evitare la deportazione degli abitanti in qualche campo profughi e il saccheggio delle case abbandonate (come avvenuto ad esempio nella vicina Lanuvio)[113] si rifiutò di far eseguire l'ordine di sfollamento.[114] La città fu occupata dagli anglo-americani nella notte tra il 3 ed il 4 giugno 1944, difesa solo da piccoli manipoli di soldati tedeschi.[115]

Dal secondo dopoguerra al nuovo millennio

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Al sindaco pro tempore Zaccaria Negroni, nominato dagli anglo-americani, si presentava un panorama desolante: il 10% degli edifici del territorio era crollato,[114] l'acquedotto estremamente ridotto, la frazione di Ciampino praticamente rasa al suolo, la residenza municipale di palazzo Colonna quasi completamente distrutta assieme a quello che era diventato un po' simbolo cittadino, la fontana dei Quattro Mori, la basilica di San Barnaba distrutta, o collegamento ferroviario e tranviario tagliati. L'opera per la ricostruzione fu immediatamente portata avanti, anche se il piano per la ricostruzione venne approvato tra il 1953 ed il 1954, con diversi interventi importanti: la classificazione come strada comunale di viale della Repubblica a Santa Maria delle Mole, che spianò la strada allo sviluppo urbanistico della frazione,[116] la realizzazione dell'illuminazione pubblica a Ciampino,[117] la fondazione del quartiere Vascarelle,[118] il potenziamento dell'acquedotto.[119]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Marino.
Lo stemma di Marino.
Il gonfalone di Marino.

La descrizione dello stemma comunale, concesso con D.P.R. del 2 ottobre 2006 insieme al gonfalone[120], è la seguente:

«Di cielo, al cavaliere cavalcante il cavallo d'argento, allegro, con gli zoccoli di nero, con gli arti anteriori alzati, il cavaliere vestito con la corta tunica di rosso, il viso, il collo, il petto, le braccia, le gambe, i piedi di carnagione, capelluto d'oro, tenente con la mano sinistra l'asta di nero con il puntale d'oro, munita di gagliardetto bifido, di argento, il cavallo con gli arti posteriori attraversanti il terreno collinoso di tre rilievi, di verde, uscente dai fianchi e fondato in punta. Ornamenti esteriori da Città»

mentre quella relativa al gonfalone è:

«Drappo di bianco con la bordatura di azzurro, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della Città. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro»

I colori cittadini sono il blu ed il bianco, ripresi anche dal comune di Ciampino, fino al dicembre 1974 unito a Marino. In variante al blu, viene a volte usato il celeste.

Il motto cittadino è SPQM, Senatus Populusque Marinensis, coniato nel 1835, dopo l'elevazione a città, sulla falsariga del celebre SPQR.

  • 2 febbraio: ricorre l'anniversario del primo bombardamento alleato su Marino.
  • 7 ottobre: festa della Madonna del Rosario, celebrata fin dal 1571 in tutto lo Stato Pontificio come ringraziamento per la vittoria cristiana alla battaglia di Lepanto. In genere però a Marino la festa religiosa viene spostata alla prima domenica di ottobre, insieme alla Sagra dell'Uva.

Monumenti e luoghi d'interesse

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Lo stesso argomento in dettaglio: Centro di Marino.
La basilica di San Barnaba e l'antistante fontana del Tritone (giugno 2020).

Architetture religiose

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Architetture civili

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Palazzo Capri.
Portale di Villa Colonna-Desideri di Belpoggio.

Architetture militari

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Lo stesso argomento in dettaglio: Mura di Marino.
La via Appia Antica in prossimità di Santa Maria delle Mole: sulla sinistra, Tor Leonardo.

Nelle campagne marinesi fin dall'XI secolo sono attestate piccole fortificazioni e torrioni posizionati lungo strade importanti o in prossimità di punti strategici per il controllo del territorio. Nel 1388 viene menzionata per la prima volta Tor Leonardo, collocata lungo la via Appia su un antico sepolcro romano presso l'attuale Santa Maria delle Mole:[121] appartenne al capitolo della basilica di San Pietro in Vaticano, poi all'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata e quindi ai Colonna.[121]

Il castello di Palaverta, sull'omonima via presso la frazione di Castelluccia, posto di guardia sulla via Nettunense, che sorse nel XII secolo ma assunse l'attuale denominazione nel 1509 quando venne affittato dai Colonna a Paolo Averta:[122] poco distante, sorgono la torre Pecoreccia Lanza[123], la torre Castellazza[124] ed i resti del "castrum Castelluccie", già menzionato alla meetà del X secolo e, diventato proprietà degli Orsini, raso al suolo da Cola di Rienzo nel 1347.[124][125]

Lungo la via Pedemontana dei Castelli, arteria che collega la via Tuscolana alla via Appia tagliando la via Anagnina, sorsero Tor Messer Paoli, probabile sede di una massa medioevale già dall'VIII secolo prima di essere proprietà di Orsini, monaci basiliani criptensi e Colonna;[126] una torre a Sassone, menzionata nel 1212;[123] un torraccio della Marana (o dell'Acqua Sotterra) presso la marana delle Pietrare a Pantanelle, già esistente nel 1216.[123]

Fontane e fontanili

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La fontana dei Quattro Mori in piazza Giacomo Matteotti.
Piazza San Barnaba, con la fontana del Tritone.
Il Monumento alla Fratellanza dei Popoli in piazza Giacomo Matteotti, opera di Paolo Marazzi (1977).

Altre fontane più recenti sono la fontana di via Giuseppe Garibaldi, inserita nel complesso della scalinata che sale dalla via alla soprastante piazza San Barnaba, edificata negli anni sessanta; la fontana di piazza Giuseppe Garibaldi, situata al centro del giardino pubblico dell'omonima piazza, costruita in occasione del campionato mondiale di calcio 1990,[132] quando Marino ospitò il ritiro ufficiale della nazionale di calcio dell'Italia: per la stessa occasione venne realizzata la fontana di corso Vittoria Colonna presso l'ingresso del parco pubblico di Villa Desideri. Una fontana in stile berniniano era stata collocata al centro di piazza Giacomo Matteotti dopo il trasferimento della residenza comunale presso l'attuale Palazzo Matteotti nel 1884, ma venne smantellata nel 1903 per fare spazio alle rotaie delle Tramvie dei Castelli Romani.[133]

  • Monumento ai Caduti. Il primo monumento ai Caduti posto in opera a Marino fu realizzato dallo scultore Ettore Ferrari dopo la prima guerra mondiale[134] e collocato nell'attuale largo Giacoma de Settesoli: raffigurava un eroe di bronzo vestito solo di un elmo greco con la mano destra protesta verso l'alto e la fiaccola della vita nella mano sinistra.[134] Questo monumento venne distrutto dai bombardamenti aerei anglo-americani del 1944, ed un nuovo monumento venne progettato solo nel 1969 e collocato in piazzale degli Eroi:[134] era formato da un'ara in peperino, circondata da lunghe lastre di acciaio innalzate verso l'alto.[134] Con l'inizio dei lavori per la realizzazione di un parcheggio multipiano nel piazzale, alla fine degli anni ottanta, il monumento venne distrutto e ne venne ricostruito uno nuovo, nello stesso sito, solo nel 1998, ad opera dello scultore Alberto Piras.[134]
  • Il Guerriero. Opera di grandi dimensioni realizzata in bronzo dallo scultore Umberto Mastroianni, residente presso il Casino Colonna fino alla morte avvenuta nel 1998, donata dall'autore al Comune e collocata nei primi anni novanta in largo Guglielmo Oberdan, ai piedi di Palazzo Colonna.
  • Monumento all'Uomo di Boville. Opera in peperino di grandi dimensioni dello scultore marinese Paolo Marazzi,[135] collocata al bivio della strada statale 7 via Appia Nuova con la strada statale 207 via Nettunense, a Frattocchie.[136]

Altre opere d'arte monumentali in peperino sono ricordi di varie edizioni della "Biennale della Pietra Albana", una manifestazione nata nel 1978 e cessata all'inizio degli anni novanta che vedeva la partecipazione di scultori di tutto il mondo: tra le altre vanno menzionati il "monumento alla Fratellanza dei Popoli", opera dello scultore marinese Paolo Marazzi,[135] realizzata per la prima edizione della Biennale del 1978 e collocata nell'attuale largo Giacoma de Settesoli;[134] "La Famiglia", opera dello scultore giapponese Kazuto Kuetani realizzata per la seconda Biennale del 1980 e collocata presso la biblioteca comunale "Vittoria Colonna" nel parco pubblico di Villa Desideri;[137] "Opera dedicata alla mitologia spagnola", dello scultore spagnolo Luis Ramos, realizzata per la settima Biennale del 1990 e collocata nel giardino pubblico di piazza Giuseppe Garibaldi,[137] "Uomo con Angelo" della scultrice francese Sylvie Kleine, collocata in via Giuseppe Garibaldi davanti alla sede centrale della Banca di Credito Cooperativo San Barnaba.

Siti archeologici

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La Tauroctonia del mitreo di Marino.

Il territorio di Marino "innumeris antiquitatum vestigiis refertissimus est" ("è ricchissimo di innumerevoli vestigia dell'antichità"), come ebbe a dire Athanasius Kircher nella sua opera sul Lazio.[138] La più antica testimonianza archeologica disponibile è rappresentata da un fondale di capanna dell'età del ferro rinvenuto nel quartiere Cave di Peperino negli anni settanta dall'attuale direttore del museo civico di Albano Laziale Pino Chiarucci.[39] Altri rinvenimenti pre-romani erano già stati portati in luce fin dall'Ottocento e per tutti gli anni dieci del secolo successivo durante lo scavo delle necropoli individuate nelle località Riserva Del Truglio, Pascolari di Castel Gandolfo, Campofattore ed in altri luoghi lungo la corona del Lago Albano.[139]

L'individuazione dell'antica città latina di Mugillae presso Santa Maria delle Mole, seppur a lungo discussa, attualmente sembra essere veritiera,[140] e Legambiente assieme ad alcuni cittadini cercano di salvare il probabile sito della città (mai esplorato da archeologi) dall'espansione edilizia dilagante.[141] Per quanto riguarda il sito di Bovillae, scavi archeologici furono effettuati tra il 1823 ed il 1825[142] e poi nel 1910[142] e nel 1930,[142] portando alla luce numerosi interessanti reperti tra cui il famoso circo, ed individuando il sito del teatro e della "scola actorum", del tempio di Veiove e del sacrario della gens Iulia.[143]

Al centro di Marino, il ritrovamento più sensazionale è stato, nel 1962,[144] quello del mitreo di Marino, uno dei tre mitrei dipinti in Italia e tra i migliori al mondo per stato di conservazione e qualità artistica.[145] Un altro importante rinvenimento è stato fatto sotto l'ex-chiesa di Santa Lucia, alla fine degli anni novanta, con il ritrovamento di una cisterna romana adattata in seguito a luogo di culto cristiano:[146] proprio negli spazi dell'ex-chiesa è stato collocato nel 2000 il museo civico "Umberto Mastroianni", che raccoglie alcuni resti archeologici già conservati nell'antico antiquarium comunale costituito nel 1904[147] a Palazzo Colonna e disperso dai bombardamenti aerei anglo-americani del 1944.

Recentemente sono stati portati alla luce due tratti di strada in località Frattocchie. Il primo sembra un diverticolo della Via Nettunense e si dirige verso i Colli Albani per breve tratto, mentre il secondo è un diverticolo della Via Appia rinvenuto durante gli scavi per la realizzazione del McDonald's nell'area ex STAFF e si dirige verso il Vicolo del Torraccio. Lungo questo secondo diverticolo sono state individuate tre tombe, ognuna occupata da uno scheletro. L'area, all'interno del Mac Donald, è stata resa visitabile e protetta da coperture in vetro. Infine lungo il tratto dell'Appia Antica a ridosso di Via della Repubblica in Santa Maria delle Mole è stata individuata e portata alla luce una struttura che sembrerebbe essere un piccolo centro termale, e lungo Via delle Repubblica stessa sono venuti alla luce, durante gli scavi per il collocamento di cavi da parte dell'ENEL, tratti di mosaico pavimentale e altri resti che sono attualmente in fase di studio.[148][149]

Aree naturali

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L'ingresso di una cava di peperino dismessa nel parco pubblico del quartiere Acquasanta.
Una delle statue di epoca manierista che decoravano il “piazzale delle fontane” del Barco Colonna, popolarmente soprannominata “Cellone”.

Aree di verde pubblico nel comune di Marino

Una parte relativamente piccola del territorio comunale di Marino (ridotta al Bosco Ferentano, al Barco Colonna ed a piccole aree limitrofe) è inclusa all'interno del perimetro del Parco Regionale dei Castelli Romani, ente di tutela ambientale istituito nel 1984 dalla Regione Lazio nell'area dei Colli Albani.[150] In origine, l'intero territorio comunale era stato incluso all'interno dell'area protetta del parco (legge regionale nº 2 del 13 gennaio 1984[151]), ma già il 28 settembre 1984 le aree assegnate al parco furono drasticamente ridotte[152], per ovvi motivi legati all'espansione edilizia ed industriale dei centri abitati inclusi. Gli attuali confini del parco sono più vasti dei confini precedenti, ed includono buona parte del territorio della prima circoscrizione di decentramento comunale (Marino centro), mentre l'area contigua si estende fino ai margini delle frazioni abitate di Cava dei Selci e Due Santi.

Una porzione del territorio della seconda circoscrizione di decentramento comunale (Santa Maria delle Mole-Cava dei Selci) è inclusa all'interno del Parco Regionale dell'Appia Antica, altro ente di tutela ambientale regionale istituito nel 1988 sui comuni di Marino, Ciampino e Roma per un'estensione totale di 3500 ettari.[153]

Tra i luoghi di particolare interesse naturalistico, il Bosco Ferentano[154], dell'estensione di 22 ettari accoglie una delle poche zone boschive dei Colli Albani in cui il bosco misto (il cosiddetto bosco Q.T.A., querce, tigli ed aceri)[155] abbia resistito di fronte all'avanzata del castagno introdotto dall'uomo tra Seicento e Settecento, e che copre circa l'80% della superficie boschiva del Parco dei Castelli Romani.[155]

Anche fuori dal centro storico, nelle frazioni di Marino, sono presenti numerose aree di verde pubblico curate da comitati di cittadini: la prima area verde fu il parco Sassone di Cava dei Selci, recintato nel 1977:[136] in seguito sorsero il parco Spigarelli (1980)[136] ed il parco di via Pietro Maroncelli a Santa Maria delle Mole, quest'ultimo intitolato al magistrato Giovanni Falcone nel 1993.[136] Il parco della Pace di Cava dei Selci è stato ricavato nell'area occupata dalle rotaie delle Tranvie dei Castelli Romani (in funzione su questa tratta fino al 1965)[156] negli anni novanta, ed accoglie una cavea per 800 spettatori:[136] nel 2009 è stato sottoposto a nuovi lavori di sistemazione.[157]

Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[158]

Etnie e minoranze straniere

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I cittadini stranieri residenti a Marino sono 3 235[159], così suddivisi per nazionalità (sono indicati solo i dati superiori alle 50 unità):

  1. Romania, 1 514
  2. Albania, 458
  3. Ucraina, 511
  4. Polonia, 95
  5. Moldavia, 86
  6. Tunisia, 53

Lingua e dialetti

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Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto marinese.

Oltre alla lingua italiana, a Marino non sono ufficialmente riconosciute altre lingue. Il dialetto locale è incluso nella famiglia del dialetto laziale centro-settentrionale.

Nelle frazioni di Marino la situazione è più complicata: al dialetto marinese si sono sovrapposti altri dialetti castellani e le parlate dialettali dei tanti immigrati da varie parti d'Italia nel secondo dopoguerra, soprattutto dialetti abruzzesi, marchigiani, veneti, laziale meridionale, e altri dialetti meridionali in genere. Vi è comunque una tendenza alla generale espansione del dialetto romanesco un po' in tutta l'area metropolitana di Roma e soprattutto nel suo quadrante meridionale.[160]

Il santuario di Santa Maria dell'Acquasanta nel quartiere omonimo, presso cui la tradizione vuole che si fermò a pregare san Bonaventura da Bagnoregio attorno al 1270-1274,[161] maturando l'idea di fondare la confraternita del Gonfalone di Marino, istituzione tanto antica che vantava la primogenitura sull'omonima confraternita romana.[162]

La religione più diffusa a Marino è il Cristianesimo nella confessione cattolica. Sono otto le parrocchie del territorio comunale. La parrocchia della Basilica di San Barnaba comprende anche una parte del territorio di Rocca di Papa fino a Palazzolo. Sono presenti sul territorio varie comunità religiose tra le quali la congregazione dei Missionari oblati di Maria Immacolata e le Suore della Sacra Famiglia di Bordeaux.

Tradizioni e folclore

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A Marino durante la Sagra dell'Uva si svolge uno dei cortei storici in costume più antichi d'Italia: la prima edizione si tenne nel 1929,[163][164] e fu saltuariamente ripresa negli anni successivi finché non si riprese a celebrarla con continuità a partire dal 1969 per iniziativa del gruppo culturale "Storia ed Arte":[163] dagli anni novanta il corteo viene curato da due associazioni culturali che realizzano i costumi e reperiscono i figuranti, "Arti e Costumi Marinesi" (nata nel 1995)[165][166] e "Lo Storico Cantiere" (nata nel 1991).[167]

Il corteo storico ricorda il ritorno del feudatario Marcantonio II Colonna in patria dopo la vittoria ottenuta come ammiraglio della flotta pontificia nella battaglia di Lepanto del 1571 contro l'impero ottomano: tuttavia non si ricorda l'ingresso a Marino, avvenuto probabilmente in forma privata il 4 novembre 1571,[73] bensì l'ingresso trionfale a Roma, concesso all'ammiraglio vittorioso da papa Pio V il 4 dicembre dello stesso anno.[164][168]

Majorettes della banda musicale di Marino

Era originario di Marino il poeta e drammaturgo romanesco Leone Ciprelli, anagramma di Ercole Pellini (1873-1953). Fu lui l'iniziatore della Sagra dell'uva, nel 1924, ed il promotore del concorso di canzone e poesia romanesca che si tenne durante la Sagra stessa dal 1926 fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. In quegli anni, Marino fu uno dei principali centri di diffusione della canzone e della poesia dialettale romanesca.[169]

Qualità della vita

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Secondo alcune statistiche, il reddito pro capite medio di un cittadino di Marino è pari a 13.600 euro (dati 2003), inferiore alla media provinciale (16.976) e regionale (17.590).

Sempre secondo queste statistiche, al 2003 i marinesi hanno speso 8900 euro medi pro capite in acquisti, contro i 9900 della media regionale e i 10.600 della media provinciale.

Lo stesso argomento in dettaglio: Sistema bibliotecario dei Castelli Romani.
La biblioteca comunale "Vittoria Colonna".

La principale biblioteca del territorio è la biblioteca comunale "Vittoria Colonna", situata nella palazzina del parco pubblico di Villa Desideri. Questa istituzione è stata fondata nel 1984[170] ed oggi raccoglie circa 24.000 volumi[170] ed oltre 1700 documenti[170] datati tra il 1835 ed il 1957 provenienti dall'archivio comunale. La biblioteca è stata fra i soci fondatori del Sistema bibliotecario dei Castelli Romani nel 1997, piazzandosi al terzo posto per patrimonio librario fra le biblioteche castellane.[171]

Dall'aprile 2004 a biblioteca comunale "Vittoria Colonna", d'accordo con il Sistema Bibliotecario Castelli Romani, mantiene un punto lettura e prestito per ragazzi presso la frazione di Santa Maria delle Mole.[172]

Al piano terra di Palazzo Colonna, presso la sede dell'associazione pro loco, è situata da diversi anni la biblioteca di interesse locale "Girolamo Torquati", specializzata nella raccolta di materiale riguardante la storia e le tradizioni locali.

Da luglio 2017 è attiva la Biblioteca popolare Bibliopop-"Giselda Rosati" nata dall'utilizzo del "Fondo Lello Raffo" donato alla Associazione Acab di Marino, in S. Maria delle Mole, via S. Pellico,12 (https://associazioneacabblog.wordpress.com/). Bibliopop non ha spazi sufficienti per la lettura e quindi promuove soprattutto prestito librario tramite il sito web o direttamente dove poter consultare il patrimonio librario in via di incrementazione e già con circa 1500 volumi dal 1860 ai giorni nostri.

Lo stesso argomento in dettaglio: Istruzione a Marino.

Per l'istruzione primaria e secondaria di primo grado Marino conta su cinque istituti statali e tre private cattoliche, oltre all'Istituto delle Maestre Pie Venerini.

Presso la frazione di Due Santi, al chilometro 21.5 della strada statale 7 via Appia Nuova, è situato il "campus" romano della University of Dallas,[173] inaugurato nel giugno 1994 ed utilizzato dall'università cattolica statunitense come base per i viaggi degli studenti in Europa.[174]

Lo stesso argomento in dettaglio: Musei del Lazio.
L'ingresso al museo civico "Umberto Mastroianni" nella ex-chiesa di Santa Lucia.
  • Museo civico "Umberto Mastroianni".

Il museo civico "Umberto Mastroianni" è il principale museo della città, ed è collocato nella ex-chiesa di Santa Lucia. In seguito al ritrovamento massiccio di reperti archeologici durante scavi casuali nel territorio marinese alla fine dell'Ottocento, nel 1904 il Comune pensò di allestire un antiquarium comunale al piano nobile di Palazzo Colonna:[147] l'antiquarium venne disperso dal bombardamento aereo anglo-americano del palazzo il 2 febbraio 1944 ed i pochi reperti sopravvissuti, assieme a nuovi ritrovamenti, furono accumulati nei magazzini dell'istituto statale d'arte "Paolo Mercuri" dove sono rimasti fino all'istituzione del museo civico nel 2000. Fra le opere più notevoli, un rilievo con volto di Medusa in marmo bianco diventato simbolo del museo,[175] due sostegni da tavola in marmo bianco a grana grossa,[175] ed alcuni componenti dell'antica chiesa gotica come l'affresco di un santo.

  • Percorsi nel sottosuolo.

Le grotte sotterranee di Palazzo Colonna, probabilmente la più vasta rete di grotte tra le tante scavate nel sottosuolo del centro storico di Marino, sono state aperte al pubblico nel 1999:[176] vi si accede dalla sede dell'associazione pro loco in largo Palazzo Colonna. All'interno, il percorso espositivo si articola in due tronchi:

  • Memorie di guerra: in questa parte dell'esposizione si vuole ricordare che durante la seconda guerra mondiale le grotte furono, tra il febbraio e il giugno 1944, luogo di rifugio per molti marinesi sfollati dalle proprie case a causa delle incursioni aeree anglo-americane. Qui sono rimasti ancora resti della presenza di queste persone, come scarpe, coperte ed altri oggetti della vita quotidiana, ed inoltre sono collocati dei pannelli esplicativi con materiale d'epoca.
  • In vita vitis: percorso che ricorda la funzione originale degli ambienti, con esposizione di strumenti agricoli ed altro materiale per la produzione vinicola.

In questi spazi suggestivi si svolge, durante il periodo natalizio, un'esposizione di presepi chiamata "presepi in grotta".

  • Museo del bottaio.

Questo piccolo spazio museale è stato allestito all'inizio degli anni duemila in una cantina di via Costa Caselle che presenta una caratteristica bombatura degli stipiti in peperino, praticata per far passare le botti. All'interno, strumenti tradizionali della viticoltura e della produzione vinicola, ed altri ricordi del mondo contadino: vi si svolgono eventi culturali soprattutto nel mese di ottobre, in corrispondenza con la Sagra dell'Uva.[177]

  • Museo del Carretto a Vino.

Allestito in un piccolo locale (bettola) dove si faceva la mescita del vino, testimonia le antiche usanze della cittadina.[178]

  • Museo del Vino.

Allestimento che espone gli attrezzi e gli strumenti utilizzati per la produzione del vino.[179]

La scalea del ninfeo del parco pubblico di Villa Desideri.

La stampa nazionale a pagamento che si occupa delle notizie più importanti provenienti dalla provincia è rappresentata dalle edizioni locali dei quotidiani romani "La Repubblica" ed "Il Messaggero", mentre le notizie sportive possono apparire nell'edizione locale del "Corriere dello Sport-Stadio".

Il principale organo locale a pagamento è "Nuovo Oggi Castelli" che però ha cessato le pubblicazioni nel 2010. L'organo locale a pagamento per le notizie sportive è "Il Corriere Laziale", fondato a Roma nel 1973.[180]

Più agevole diffusione ha il quotidiano gratuito "Cinque Giorni", con sede operativa a Colleferro e diffusione in tutto il quadrante meridionale della provincia di Roma.[181]

Altri periodici locali gratuiti sono "Controluce", mensile dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini con sede a Monte Compatri,[182] "La Voce dei Castelli", mensile con sede a Santa Maria delle Mole,[183] "Il Tuscolo", mensile dell'area tuscolana con sede a Frascati,[184] "La Città Tuscolana", altro mensile dell'area tuscolana con sede a Frascati,[185] "Punto a Capo", mensile ora non più in edicola gestito dall'omonima associazione culturale di Marino.[186]

Tra i giornali on-line un posto di rilievo lo stanno acquisendo ilmamilio.it e castellinotizie.it.

Il Comune ha un proprio organo di informazione mensile gratuito, "Comune Informa": la stessa redazione, con sede in territorio marinese, si occupa anche dei mensili istituzionali dei comuni di Ciampino e Rocca di Papa.[187] A Marino viene dato alle stampe il periodico ufficiale gratuito della diocesi suburbicaria di Albano "Millestrade".[188]

Dal 1952 al 1956 una redazione di giovani marinese diede vita al mensile "Il Marinese", completamente dedicato alla cronaca ed alle problematiche comunali: l'esperienza si concluse per mancanza di fondi e venne più volte ripresa in seguito (negli anni sessanta, negli anni ottanta e nel 2006), senza riscontrare lo stesso successo.

Dalla seconda metà degli anni settanta e fino ad inizio del 2000 hanno visto la luce diversi giornali prodotti dagli ambienti culturali, sociali e politici della sinistra marinese: TuttoMarinoTutto; La Finestra; 4Righe; Il Gazzettino di Boville.

In tutto il territorio comunale sono presenti numerose tipografie, tra le quali spicca per antichità la tipografia "Santa Lucia", fondata negli anni venti dall'abate parroco Guglielmo Grassi e da Zaccaria Negroni come dipendenza dell'oratorio parrocchiale "San Barnaba": qui hanno imparato un mestiere e trovato un lavoro molti marinesi, che poi si sono messi in proprio fondando delle loro aziende.

Il concerto filarmonico "Enrico Ugolini" al completo e con le majorettes al seguito in tenuta invernale.

Come già accennato, fino al Settecento l'unica istruzione che ricevette una qualche attenzione fu a Marino quella musicale: nelle "Constituzioni dell'Illustre Comunità di Marino" del 1677 compariva l'obbligo per la comunità di tenere un fondo pubblico per stipendiare un maestro di cappella presso la basilica di San Barnaba perché insegnasse gratuitamente l'arte di suonare l'organo a quattro ragazzi talentuosi:[189] usanza che già doveva esistere all'inizio del Seicento, se a Marino nacquero apprezzati musicisti come Bonifacio Graziani, compositore e maestro di cappella presso la Chiesa del Gesù a Roma,[190][191] Giacomo Carissimi, compositore maestro di cappella presso la basilica di Sant'Apollinare a Roma,[191][192] Giuseppe Ercole, maestro di cappella presso corte asburgica di Vienna,[192] i due fratelli Falconi, maestri di cappella uno presso la famiglia reale spagnola a Madrid, l'altro presso la famiglia reale portoghese a Lisbona.[192]

Una banda musicale doveva esistere già nell'Ottocento, se già Massimo d'Azeglio ne "I miei ricordi" ne menziona un'all'epoca della sua permanenza a Marino nel 1824, ed all'arrivo dei primi bersaglieri provenienti da Frosinone nel settembre 1870, all'indomani della presa di Roma, la banda comunale salutò musicalmente i nuovi arrivati. Il primo concerto filarmonico di cui si hanno notizie certe nacque nel 1873, venne sciolto nel 1886 e ricomposto nel 1909, nuovamente sciolto alla morte dello storico direttore Enrico Ugolini nel 1961, infine ricostituito nel 1975 dall'associazione pro loco. Nel 1976 la banda si divise nel concerto filarmonico "Enrico Ugolini", tuttora esistente in seno alla pro loco, e nel concerto bandistico "Città di Marino", che in seguito si sciolse.[193]

La banda Volemose bene

La musica popolare si espresse invece, a partire dai primi anni del Novecento, attraverso le "società di divertimento", ritrovi di amici con velleità musicali che utilizzavano per suonare gli strumenti più strambi (cesoie, sedie pieghevoli, martelli e botti), accanto a strumenti tradizionali come la tromba o il flauto. La più antica società di divertimento marinese fu la "Marino brinda", oggi sciolta: sopravvivono ancora, con grande successo, i gruppi bandistici "Volemose bene" e "Ferentum".

I complessi musicali filarmonici attualmente operanti a Marino e nel suo territorio sono:

  • Concerto filarmonico "Enrico Ugolini";[194]
  • Società di divertimento "Volemose bene";
  • Gruppo Bandistico "Ferentum".

In città inoltre operano almeno tre complessi corali:

  • Gruppo Polifonico "Città di Marino";[195][196]
  • Corale "Castrimoenium";
  • Coro "Giacomo Carissimi".[197]
Francesco Guccini in concerto al Palaghiaccio di Marino nel marzo 2003.

Al Palaghiaccio di Marino,[198] struttura polivalente realizzata negli anni novanta presso la frazione di Cava dei Selci, si tengono di frequente concerti di grandi personalità musicali nazionali ed internazionali: ad esempio nel 1991 vi si esibì Frank Sinatra,[199] il 22 febbraio 1994 il complesso sportivo fu il teatro dell'ultimo concerto italiano della band grunge dei Nirvana,[200][201] il 2 febbraio 2003 di una tappa delle esibizioni dei Red Hot Chili Peppers,[202] il 10 marzo 2003 di un'esibizione di Francesco Guccini,[203] il 1º marzo 2006 di un concerto dei Deep Purple.[204] il 10 marzo 2003 di un'esibizione di Francesco Guccini,[203] il 1º marzo 2006 di un concerto dei Deep Purple.[205]

Tra gli altri concerti importanti svoltisi a Marino, vanno menzionate le esibizioni dei Ricchi e Poveri per la quarantanovesima Sagra dell'Uva nel 1973,[206] di Anna Oxa in piazza San Barnaba il 6 ottobre 1986 in occasione della sessantaduesima Sagra dell'Uva[207] e di Gigi d'Alessio il 7 ottobre 2007 nella stessa piazza (ma fu montato un maxi-schermo in piazzale degli Eroi) in occasione della ottantatreesima Sagra dell'Uva.[208] Marino è inoltre la patria di tre dei sette componenti del gruppo rock del Banco del Mutuo Soccorso, cioè il fondatore e tastierista Vittorio Nocenzi, il fratello di questi e pianista Gianni Nocenzi e il secondo chitarrista Filippo Marcheggiani. Il "Banco" è tornato di nuovo a suonare in concerto a Marino in occasione delle Sagre dell'Uva del 1970,[209] del 1992[210] e del 2006.

L'ingresso dell'auditorium "monsignor Guglielmo Grassi".

Il teatro nasce a Marino già negli anni della prima guerra mondiale, con l'adattamento a sala teatrale e cinematografica degli spazi dell'oratorio della Coroncina, sottostante la basilica di San Barnaba, voluto su iniziativa dell'abate parroco monsignor Guglielmo Grassi. A partire dagli anni venti nasce la Filodrammatica "Vittoria Colonna", e dopo la seconda guerra mondiale la produzione di nuovi testi teatrali in dialetto marinese prende nuovo slancio, grazie al lavoro di tanti autori locali, primo tra tutti Franco Negroni. Negli anni ottanta tra quelli più prolifici c'è Roberto Di Sante, con alcuni lavori in dialetto, fra i quali Cariolacciu e Bonu 'spidale. Attualmente Cesare Schiaffini è regista ed autore di numerose commedie.

Il teatro più grande e prestigioso è appunto l'auditorium "monsignor Guglielmo Grassi", situato nei summenzionati locali dell'ex-oratorio della Coroncina in via Giuseppe Garibaldi sotto la basilica di San Barnaba: restaurato l'ultima volta nel 2002 per iniziativa dell'abate parroco Aldo Anfuso dopo un lungo periodo di abbandono, conta circa 150 posti.[211] Questo teatro viene utilizzato anche per conferenze, concerti ed iniziative parrocchiali di vario genere.
Un'altra sala teatrale situata nel centro storico di Marino è il "teatro delle Ore", inaugurato nel 2004 presso la sede dell'associazione pro loco al piano terra di Palazzo Colonna, utilizzato per spettacoli ma soprattutto eventi culturali.
Una terza sala teatrale è il teatro parrocchiale "San Giuseppe" della parrocchia omonima della frazione di Frattocchie,[212] utilizzata frequentemente come cinema ma anche come luogo per spettacoli e conferenze.

Con la riapertura dell'auditorium "monsignor Grassi" nel 2002 sono sorte nel centro storico diverse compagnie di recitazione locali:

Il teatro ospita periodicamente spettacoli di compagnie locali e non.

Anche presso la parrocchia San Giuseppe di Frattocchie è attiva una scuola di recitazione.[212]

La prima sala cinematografica aprì a Marino intorno agli anni dieci del Novecento presso l'ex-chiesa di Santa Lucia:[215] il cinema era muto, ed i suoni ottenuti in sala ed amplificati dalla buona acustica dell'ex-chiesa gotica.[216] In seguito l'abate parroco della basilica di San Barnaba Guglielmo Grassi si curò di aprire un cinema parrocchiale nei locali sotterranei alla basilica, nella sala "Vittoria Colonna" (ribattezzata dai marinesi "cinema dei preti") adiacente alla sala teatrale oggi a lui intitolata: questa sala rimase aperta fino agli anni settanta quando chiuse per motivi di sicurezza, e nel febbraio 1955 vi fu proiettato il primo film in cinemascope, La tunica (1953).[217]
Nello stesso periodo precedente alla seconda guerra mondiale sorse un cinema privato, il cinema "Colizza", chiuso negli anni ottanta come tante altre sale italiane nell'ambito di una crisi fortissima dovuta soprattutto all'avvento della tv commerciale con un'offerta di film mai vista prima. Attualmente Marino non dispone di una sala cinematografica: solo presso il teatro "San Giuseppe" della parrocchia omonima di Frattocchie vengono proiettati periodicamente film.

Federico Fellini ha girato a Marino scene di numerosi film:

A Marino sono state anche girate scene di Un maledetto imbroglio (1958) di Pietro Germi, ispirato al romanzo di Carlo Emilio Gadda "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana", che in alcune parti è appunto ambientato a Marino e nel suo territorio.[219]

Una piccola infiorata su corso Trieste per la festa di San Barnaba l'11 giugno 2002.

La vicinanza di Marino e del suo territorio a Roma e la loro collocazione su una strada di grande percorrenza verso Napoli, altra meta obbligata del "Grand Tour" intrapreso dai viaggiatori italiani ed europei nel Settecento, hanno fatto sì che diversi autori di passaggio si soffermassero a scrivere sulla realtà marinese: tra essi ricordiamo Giacomo Casanova, che nell'"Histoire de ma vie" riferisce di aver dormito presso la "vecchia locanda" nell'attuale piazza Giacomo Matteotti, non smentendo anche qui la propria fama di seduttore,[222][223] Ellis Cornelia Knight nella "Description of Latium" (1809) e Massimo d'Azeglio, che ne "I miei ricordi" lascia un dettagliato resoconto sul suo soggiorno marinese avvenuto nel 1824, descrivendo usi, tradizioni e personaggi marinesi realmente esistiti, come il sor Checco Tozzi, suo genero Vincenzo Maldura ed il marchese Fumasoni Biondi.[224]

Marino compare anche in diverse opere poetiche, tra cui la poesia "La Battaglia di Marino", raccolta tra le "Poesie in dialetto velletrano" di Giovanni Battista Iachini (1884), che vuole raccontare satiricamente il saccheggio di Marino perpetrato da soldati velletrani al soldo di papa Clemente VII nel 1526, le stornellate popolari in dialetto romanesco "'Na gita a li Castelli" di Franco Silvestri (1926), resa celeberrima dall'interpretazione di Ettore Petrolini,[225] "Sagra d'amore" (1926) e "La Sagra dell'amore" (1926) di Giuseppe Micheli[225] ed infine i componimenti di Mario dell'Arco, raccolti nella pubblicazione "Marino Olimpo in terra" (1994).

La città ed il suo territorio fanno da sfondo anche ad un racconto delle "Novelle per un anno" di Luigi Pirandello (1917), ambientato presso un villino con vista sul Lago Albano situato tra Marino e Castel Gandolfo, e soprattutto a "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" di Carlo Emilio Gadda (1957), in cui lo scrittore milanese descrive impietosamente la desolazione e la miseria delle campagne dell'Agro Romano negli anni del fascismo. Gadda ha ambientato a Marino, durante una Sagra dell'Uva, anche un vivo racconto de "Il castello di Udine" (1934).

Fra gli storici e gli studiosi che si sono occupati di Marino, del suo territorio e della sua storia vanno annoverati Flavio Biondo (Italia illustrata, 1527), Carlo Bartolomeo Piazza (Gerarchia cardinalizia, 1703), Antonio Nibby (Viaggio antiquario ne' dintorni de Roma, 1819, Analisi storico-topografico-antiquaria della mappa de' dintorni de Roma, 1837 e New guide of Rome and the environments, 1849), Gaetano Moroni (Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, 1847), Girolamo Torquati (Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino, manoscritto) e Giuseppe Tomassetti (La Campagna Romana antica, medioevale e moderna, 1910).

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina romana.
Porchetta a Marino

La cucina marinese non si distingue praticamente in nulla dalla cucina romana, se non per alcuni prodotti particolari come la porchetta (comunemente identificata con il vicino comune di Ariccia, ma diffusa in tutti i Castelli Romani ed anche in altre zone dell'Italia centrale) e le "coppiette" di maiale per quanto riguarda i salumi, i mostaccioli (in una loro variante laziale molto simile a quella partenopea o salentina), i "brutti ma buoni", le ciambelle al mosto (prodotto a indicazione geografica protetta di Marino)[226][227] ed i "biscotti della sposa" nel campo dolciario ed infine il vino bianco locale.

La fontana dei Quattro Mori prima del "miracolo" delle fontane che danno vino all'ottantaquattresima Sagra dell'Uva (5 ottobre 2008).
Uno scorcio del Barco Colonna (giugno 2020).
L'edicola stradale della Madonna del Buon Consiglio in Via Roma.
Sagra dell'uva
La Sagra dell'Uva è la più antica tra le manifestazioni dello stesso genere che si celebrano in Italia:[228] la prima edizione si celebrò il 4 ottobre 1925, su ispirazione del poeta romanesco di origini marinesi Leone Ciprelli.[229] In realtà la festa nasce dall'unione tra diverse celebrazioni sacre e profane: la festa della Madonna del Rosario, celebrata il 7 ottobre come santa patrona dello Stato Pontificio fin dal 1571 dopo la vittoria cristiana nella battaglia di Lepanto e la celebrazione della produzione vitivinicola del territorio marinese, anticipata dall'istituzione delle "feste Castromenie" nel 1904,[228] nell'ambito degli eventi dell'"ottobrata romana". La sagra si celebra ogni prima domenica di ottobre, ma i festeggiamenti hanno una lunghezza variabile nei giorni prossimi all'evento. Il particolare più conosciuto della sagra è il celebre "miracolo delle fontane che danno vino", verificatosi per la prima volta nel 1925[229] e da allora sempre ripetuto: altre caratteristiche della sagra sono il corteo di carri allegorici, tradizione in auge prima della seconda guerra mondiale ed oggi quasi del tutto scemata, e soprattutto il corteo storico in costume cinquecentesco, realizzato per la prima volta nel 1929.[230]
Festa patronale di san Barnaba
La festa patronale di san Barnaba è la celebrazione religiosa del santo patrono della città, che si tiene l'11 giugno[231] di ogni anno dal 1619,[232] anno in cui la Comunità decise di scegliere san Barnaba apostolo come patrono in luogo di santa Lucia da Siracusa: tale decisione fu secondo una leggenda condizionata da persistenti grandinate che sconquassavano le vigne nel mese di giugno,[232] oppure ispirata dalla devozione di alcuni esponenti della famiglia Colonna verso il santo cipriota.[233] Anticamente veniva organizzata una fiera in occasione della festa: attualmente, peculiare della festa religiosa è la solenne processione per le vie del paese con la reliquia del braccio del santo.
Festa compatronale di santa Lucia
La festa compatronale di santa Lucia da Siracusa è la celebrazione religiosa della santa compatrona della città, patrona fino al 1619,[232] celebrata il 13 dicembre[234] da antica tradizione probabilmente nata nel Duecento per la devozione dei Frangipane, con la ricostruzione in forme gotiche della chiesa di Santa Lucia, ridotta ad uso profano nel 1669.[235] La statua in legno dorato della santa è conservata nella basilica di San Barnaba: particolarità della festa sono il corteo delle fanciulle vestite di bianco che precede la celebrazione religiosa e la fiera.
Festa della Madonna dell'Acquasanta
La festa della Madonna dell'Acquasanta si celebra presso l'omonimo santuario nel quartiere Acquasanta la prima settimana di settembre: la venerazione per l'immagine mariana dipinta nel santuario è molto antica, e pare risalga addirittura ad un periodo compreso tra IV e IX secolo.[236]
Festa della Madonna delle Grazie
La festa della Madonna delle Grazie si svolge il 28 maggio presso il quartiere Borgo Garibaldi, nel centro storico:[237] è la festa della chiesa omonima, costruita in epoca imprecisata probabilmente dalla confraternita del Gonfalone di Marino ed in seguito concessa nel 1580 ai padri Agostiniani,[238][239] infine costituita in parrocchia solo nel 1954.[239]
Festa della "Mater Misericordiae"
La festa della "Mater Misericordiae" (in lingua latina, "madre di misericordia", come viene appellata la Vergine Maria nel Salve Regina) si svolge il 21 maggio nel rione Coste, attorno ad un'edicola mariana di epoca imprecisata collocata in largo Palazzo Colonna.[240]
Festa della "Madonna de 'u Sassu"
La festa della "Madonna de 'u Sassu" (in dialetto marinese, "Madonna del Sasso") si svolge nel quartiere Borgo Garibaldi dal 1984 la seconda settimana di luglio:[241] la festa ruota attorno ad un'edicola mariana in peperino collocata nel 1596 all'inizio di via Roma, lungo quella che all'epoca era la principale strada da Marino per Roma, a protezione dei viaggiatori.[242]
Festa di san Giuseppe
La festa di san Giuseppe si svolge il 4 giugno[243] presso l'omonima parrocchia nella frazione di Frattocchie: gli eventi sono programmati da un apposito comitato festeggiamenti.
Festa di san Giuseppe artigiano
La festa di san Giuseppe artigiano si celebra la quarta domenica di settembre nel quartiere Vascarelle, attorno alla statua del santo collocata in un angolo di piazza Europa: particolarità della festa è il palio della Quintana, un torneo cavalleresco in costume ad imitazione della celebre Giostra del Saracino di Arezzo, scopo del quale è centrare con un'asta un fantoccio (il "saracino", appunto).
Carnevale Marinese
Il Carnevale è stato organizzato dall'amministrazione comunale fin dal 1987, ed attualmente si svolge il "martedì grasso" con un corteo di carri allegorici allestiti da scuole, oratori parrocchiali ed organizzazioni giovanili e con il rogo finale della "strega carnevalina" in piazza San Barnaba. Anticamente però le celebrazione carnevalizia veniva protratta da repubblicani ed anticlericali anche nel mercoledì delle Ceneri, quando la Chiesa cattolica predica astinenza e digiuno per l'inizio della Quaresima: era il Carnevalone, tradizione nata all'inizio del Novecento e terminata solo negli anni venti con l'avvento del fascismo.

Geografia antropica

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Lo stesso argomento in dettaglio: Divino Amore (Marino).
Marino nel Catasto Gregoriano (1816-1835)
Marino in una foto aerea IGM degli anni novanta del XX secolo.
Facciata principale di Palazzo Colonna.
Il "Vicolo Baciadonne" nel rione Santa Lucia.

Il centro storico di Marino si è sviluppato nel corso dei secoli assumendo una forma che si definisce in gergo tecnico "a fuso d'acropoli",[244] ovvero ad "L" con i lati quasi convergenti.

L'originario nucleo dell'abitato è stato individuato nell'attuale rione Castelletto, come ipotizzato fin dall'Ottocento da alcuni studiosi:[245] in questo quartiere alto-medioevale l'ortogonalità delle strade farebbe apparire l'antico reticolo delle strade del municipium romano di Castrimoenium.

In seguito, a partire dal basso medioevo il castello si sarebbe espanso verso il rione Coste ed il rione Santa Lucia, raggiungendo l'area dell'attuale piazza Giacomo Matteotti, nella quale sorgeva la rocca Frangipane. Un'altra fortificazione più a valle, già edificata dai Conti di Tuscolo nel X secolo, venne ampliata dagli Orsini e sotto il dominio dei Colonna diventò l'attuale Palazzo Colonna. Attorno alla metà del Trecento Giordano Orsini volle rinforzare le mura di Marino aggiungendo una nuova parte di abitato (le "Camere Nuove") e realizzando una fortificazione a valle lungo la marana delle Pietrare.

Più tardi Ascanio I Colonna fece riprendere i lavori di risistemazione di Palazzo Colonna lasciati in sospeso dalla madre Agnese di Montefeltro e realizzò lo sventramento cinquecentesco di via Roma:[246] i suoi successori, ed in particolare Filippo I Colonna e suo figlio, il cardinale Girolamo Colonna, si impegnarono nella risistemazione urbanistica del castello con il parziale completamento di Palazzo Colonna, l'apertura di corso Trieste e la rettifica di via Cavour, la costruzione della basilica di San Barnaba, creando un polo di attrazione urbano nell'area centrale dell'abitato, tra le attuali piazza San Barnaba e piazza Lepanto.[247] Fuori dalle mura, nell'area dell'attuale piazza Giuseppe Garibaldi, si venne a creare un vasto spazio aperto verso Roma destinato alle fiere, circondato dal convento dei padri Agostiniani presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie e delle suore domenicane di stretta osservanza presso il convento del Santissimo Rosario.

Marino in sostanza ha mantenuto per quattro secoli, da allora, la sua conformazione urbanistica, senza espandersi ulteriormente, tanto che Girolamo Torquati, storico locale e consigliere comunale cattolico nel periodo post-unitario, in un consiglio comunale del 1877 ebbe a dire:[248]

«In uno spazio ristrettissimo sono agglomerati attualmente 7000 abitanti di popolazione stabile, a cui nella stagione estiva e autunnale per ragione di lavori campestri si aggiungono oltre 4000 persone avventizie. La ristrettezza dell'abitato è tale che al forestiero che recasi in Marino riesce impossibile ordinariamente di trovare alloggio anche per una notte soltanto (...) L'agglomerato di tanta gente, specialmente nella stagione estiva può essere incentivo e causa a malattie epidemiche nonostante la salubrità dell'aere (...)»

Solo nei primi anni del Novecento iniziò una nuova espansione urbana con la costruzione dei "villini Grandi" e l'inizio dell'urbanizzazione dell'area degli ex-Giardini Colonna, terminata solo negli anni cinquanta. Dopo la seconda guerra mondiale il piano di ricostruzione approvato nel 1954 mise in conto la nuova espansione verso l'attuale quartiere Vascarelle,[249] e tra gli anni sessanta e settanta si completò l'edificazione del quartiere Villa Desideri nell'area dell'ex-villa Colonna di Belpoggio.

Nel frattempo, la crescita della frazione di Ciampino (iniziata con la costruzione degli alloggi per i reduci della prima guerra mondiale)[250] portò alla separazione amministrativa della stessa ratificata nel 1974, e già con il piano di ricostruzione del 1954 incominciò l'espansione della frazione di Santa Maria delle Mole[251] e, più tardi, di Cava dei Selci, Frattocchie e Castelluccia, per cui il tentativo di indipendenza attuato nel 1993[252] con il comune autonomo di Boville naufragò in breve tempo.[253]

Il primo piano regolatore generale del Comune di Marino venne adottato nel 1976 e fu approvato dal consiglio regionale del Lazio il 21 marzo 1979 con delibera nº 1057.[254][255]

In seguito, vennero approvate dal consiglio comunale delle varianti nel 1989, ratificata nel 1994 dal consiglio regionale, e nel 2000: quest'ultima dibattuta variante al Piano è stata approvata dal consiglio regionale con delibera nº 994 del 29 ottobre 2004.[256][257]

La nuova variante, seppur il comitato tecnico regionale nella seduta del 21 ottobre 2004 abbia tagliato più di 4.000.000 di m³ di nuove costruzioni, prevede sostanziosi interventi urbanistici, dislocati soprattutto nei territori delle frazioni: il più discusso è l'istituzione di una grande zona D6 ("zone produttive - impianti industriali e attività artigianali") in località Divino Amore, ai confini con il comune di Roma, in un'area per la quale Legambiente aveva proposto l'inserimento nel perimetro del Parco Regionale dell'Appia Antica. Però nell'ultima espansione del perimetro del parco (17 ottobre 2006) la Regione Lazio ha escluso la zona di Mugillae e del Divino Amore, suscitando le polemiche degli ambientalisti sull'urbanizzazione dell'area[258]. Sostanzialmente, verranno edificati 1.000.000 di metri ³ di cemento sull'area definita dagli ambientalisti "l'ultimo lembo di Campagna Romana", portando però una capacità insediativa e di addetti pari a 8 000 persone.[255]

Nel 2008 il Comune di Marino ha dato finalmente il via libera per la realizzazione di 462 appartamenti di edilizia economica e popolare in località Costa Caselle e di altre abitazioni residenziali in località Paolina, entrambi siti prossimi al centro storico.[259]

Suddivisioni storiche

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Lo stesso argomento in dettaglio: Quartieri di Marino.

Suddivisioni amministrative

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Lo stesso argomento in dettaglio: Circoscrizioni di Marino.

Il territorio comunale è stato suddiviso dal 1992 in tre circoscrizioni di decentramento comunale:

Lo stesso argomento in dettaglio: Economia di Marino.

Tradizionalmente, l'attività principale del territorio è la vitivinicoltura, che ha sempre garantito ai marinesi un discreto livello di benessere. Anzi, per lungo tempo Marino era meta di immigrazione stagionale o stabile, prevalentemente dai paesi del Lazio Meridionale.

Oggi il ruolo della vitivinicoltura è molto ridotto, anche se continua ad essere caratterizzante; hanno invece notevole sviluppo il settore dei servizi, legato anche alla vicinanza della Capitale, e quello edilizio. Discretamente sviluppato il commercio.

Infrastrutture e trasporti

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Lo stesso argomento in dettaglio: Trasporti e infrastrutture a Marino.
La stazione ferroviaria di Marino centro sulla ferrovia Roma-Albano.

Il territorio di Marino è attraversato da una importante strada statale (l'Appia), da una strada regionale (la Nettunense) e da varie strade provinciali, tra cui principalmente le vie Maremmana III Inferiore e dei Laghi. In passato Marino fu stazione di posta della strada corriera per Napoli.

Il territorio comunale è anche servito dalle ferrovie regionali Roma-Velletri e Roma-Albano, e dal servizio di trasporto pubblico locale regionale e locale. Tra gli anni Dieci e gli anni Sessanta fu attiva l'importante rete delle Tranvie dei Castelli Romani.

Amministrazione

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Lo stesso argomento in dettaglio: Signori di Marino e Sindaci di Marino.
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
24 giugno 1996 1º maggio 2000 Rosa Perrone PDS Sindaco
1º maggio 2000 24 giugno 2002 Fabio Desideri AN Sindaco
24 giugno 2002 10 giugno 2003 Fausto Gianni Commissario prefettizio
10 giugno 2003 23 aprile 2005 Ugo Onorati DS Sindaco
23 aprile 2005 30 maggio 2006 Ferdinando Santoriello Commissario prefettizio
30 maggio 2006 29 aprile 2013 Adriano Palozzi PdL Sindaco
29 aprile 2013 26 maggio 2014 Fabrizio De Sanctis PdL Vicesindaco f.f.
26 maggio 2014 10 aprile 2015 Fabio Silvagni FI Sindaco
10 aprile 2015 20 giugno 2016 Enza Caporale Commissario prefettizio
20 giugno 2016 18 ottobre 2021 Carlo Colizza M5S Sindaco
18 ottobre 2021 in carica Stefano Cecchi centrodestra Sindaco

Marino è gemellata con le seguenti città:

La principale società calcistica del territorio comunale è la Marino Lepanto USD[265]. Fondata nel 1923, attualmente milita nel campionato di Eccellenza. La società ha attiva anche una divisione di calcio a 5. Nel passato la Marino Calcetto ha vinto il campionato di massima divisione.

  • Marino Pallavolo ASD che nel 2021-2022 milita nel campionato maschile di Serie B.[266] e la prima squadra femminile milita nel Campionato regionale di Serie C.[senza fonte]

Impianti sportivi

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  1. ^ a b Dato Istat. - Popolazione residente al 30 giugno 2023 (dato provvisorio).
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Motu proprio 6 luglio 1835, In institutoque Romanorum Pontificum.
  5. ^ Canestri, pp. 18-19.
  6. ^ Touring Club Italiano, Guide rosse - Lazio (edizione 2005), p. 788.
  7. ^ a b Ratti, cap. VI p. 54.
  8. ^ Onorati 2004, p. 1.
  9. ^ Guido Giordano, I vulcani di Roma (PDF), in La Geologia di Roma, p. 90. URL consultato il 27 novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2022).
  10. ^ Tomassetti, vol. IV p. 208.
  11. ^ Torquati 1974, vol. I cap. XIX pp. 173-174.
  12. ^ Ratti, cap. IV pp. 23-24.
  13. ^ Devoti 1999, p. 143.
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