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Marija L'vovna Tolstaja

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Marija (a destra) con la sorella Tat'jana, la quale, tornando con la mente agli anni ottanta, scriverà del tempo trascorso con lei: «Di solito, all'inizio dell'autunno, la mamma partiva per Mosca con i bambini che andavano ancora a scuola. Mio padre, mia sorella e io restavamo a Jasnaja Poljana ancora qualche mese. Facevamo una vita da Robinson sull'esempio di nostro padre. Tenevamo la casa sole, senza l'aiuto di domestici, e preparavamo pasti strettamente vegetariani»[3]. Tuttavia, Tat'jana era gelosa di lei[4] e giunse a scrivere: «Maša è bugiarda, astuta e, insieme, sensuale e falsamente esaltata»[5].

Marija L'vovna Tolstàja, in russo Мари́я Льво́вна Толста́я?, detta Maša (febbraio 1871Jasnaja Poljana, 26 novembre 1906), è stata la figlia prediletta[1][2] dello scrittore russo Lev Tolstoj.

Quinta dei tredici figli che lo scrittore ebbe dalla contessa Sof'ja Bers, Marija fu la discepola più amata dal padre, la più intransigente ed ascetica, l'unica a rifiutare la sua parte di eredità quando Tolstoj, nel 1891, decise di cedere formalmente i propri beni ai familiari.[2][6] In tale occasione, egli confidò nel diario: «Come mi è pesante la vita, come la sopporto solo perché ho Maša!»[7].

In una lettera del 1873, quand'ella era appena una lattante di due anni, Tolstoj l'aveva descritta così a una parente:

«È una bambina malaticcia e fragile. Ha il corpo bianco come il latte, capelli ricci, biondissimi, grandi occhi azzurri, singolari per l'espressione seria e profonda. Molto intelligente e priva di bellezza. È destinata a soffrire, a cercare invano, continuamente rivolta all'inaccessibile, e resterà un enigma.[8]»

Come le sorelle Tat'jana e Aleksandra, anche Marija lavorò in qualità di copista dei manoscritti di Tolstoj,[9] occupandosi zelantemente di far pervenire a Vladimir Čertkov ogni pagina scritta dal padre (questa invadenza costrinse Tolstoj a redigere un doppio diario, uno «pubblico» e uno «privato» che teneva nascosto a tutti).[10]

Nel 1888 la ragazza pensò di sposare Pavel Birjukov, uno dei principali tolstoiani, ma il matrimonio non si fece, anche per l'opposizione della madre Sonja,[11] che aveva in antipatia i discepoli di Tolstoj. Lo scrittore annotò con orgoglio:

«Maša vale molto, è seria, intelligente, buona. Le rimproverano di non avere affetti esclusivi. Ma proprio questo dimostra il suo vero amore. Lei ama tutti e costringe tutti a amarla; non nella stessa misura, ma anche più di quelli che amano esclusivamente i loro.[12]»

Nel 1893 Marija si iscrisse alla facoltà di medicina,[13] con l'intenzione di sposare Nikolaj A. Zander, un giovane medico che viveva come istitutore nella casa di Jasnaja Poljana, e del quale era innamorata. Ma anche questo matrimonio saltò per l'opposizione di Sonja.[14]

Tuttavia, la figlia non restò nubile: sposò Obolenskij, un principe squattrinato, nonostante la decisa contrarietà del padre, che subì un'ulteriore delusione: Marija richiese la parte di eredità a cui aveva precedentemente rinunciato, dato che il marito era a corto di denaro.[2] Eppure proprio lei si era offesa quando, al tempo della spartizione, il suo rifiuto non era stato preso sul serio.[7] Tolstoj, che sopportava con fatica il proprio matrimonio e perciò esortava gli altri a non sposarsi,[2] commentò:

«La compiango, come si compiange un purosangue che è stato messo a portare dell'acqua. Lei non porta dell'acqua, ma l'hanno fatta in pezzi e resa sporca. Che succederà, non posso rappresentarmelo. Qualcosa di mostruosamente poco naturale, come fare del pâtés con dei bambini.[15]»

La giovane rimase incinta ma ebbe un aborto.[16]

Ammalatasi di una violenta forma di polmonite, morì dopo tre giorni,[17] all'età di trentacinque anni, assistita dal padre, che la vide spegnersi serenamente.[18] Nella primavera del 1889 egli aveva scritto nel diario: «Ho per lei una grande tenerezza. Solo per lei. È come se lei riscattasse gli altri. [...] la cara Maša, pronta sempre al bene»[19]. Fu sepolta nel cimitero della chiesa parrocchiale a due chilometri da Jasnaja Poljana.[20]

  1. ^ I. Sibaldi, p. CXV.
  2. ^ a b c d AA.VV., p. 28.
  3. ^ T. Tolstoj, p. 187.
  4. ^ P. Citati, p. 300.
  5. ^ M. Tolstaja, citata in P. Citati, pp. 300-301.
  6. ^ S. Bernardini, nota in L. Tolstoj, pp. 744-745.
  7. ^ a b L. Tolstoj, 18 aprile 1891, p. 348.
  8. ^ L. Tolstoj, citato in T. Tolstoj, pp. 114-115.
  9. ^ T. Tolstoj, p. 48.
  10. ^ Marta Dell'Asta, La follia del discepolo che impedì la conversione di Tolstoj [collegamento interrotto], su ilsussidiario.net, 4 febbraio 2011. URL consultato il 24 maggio 2012.
  11. ^ S. Bernardini, nota in L. Tolstoj, p. 739.
  12. ^ L. Tolstoj, 14 maggio 1889, p. 309.
  13. ^ S. Bernardini, nota in L. Tolstoj, p. 749.
  14. ^ S. Bernardini, nota in L. Tolstoj, p. 748.
  15. ^ L. Tolstoj, citato in P. Citati, pp. 289-290.
  16. ^ L. Tolstoj, 2 gennaio 1899, p. 461.
  17. ^ S. Bernardini, nota in L. Tolstoj, p. 778.
  18. ^ L. Tolstoj, 26 novembre 1906, p. 547.
  19. ^ L. Tolstoj, 25 aprile e 13 maggio 1889, pp. 307 e 309.
  20. ^ L. L. Tolstoj, p. 14.
  • AA.VV., Lev Tolstòj, collana I Giganti, Verona, Periodici Mondadori, 1970, ISBN non esistente.
  • Tatiana Tolstoj, Anni con mio padre, traduzione di Roberto Rebora, Milano, Garzanti, 1978, ISBN non esistente.
  • Lev Tolstoj, I diari, traduzione e note di Silvio Bernardini, Milano, Longanesi, 1980, ISBN non esistente.
  • Pietro Citati, Tolstoj, Milano, Longanesi, 1983, ISBN non esistente.
  • Lev L'vovič Tolstoj, La verità su mio padre, traduzione di Marta Albertini, Milano, Archinto, 2004, ISBN 88-7768-378-3.
  • Igor Sibaldi, Cronologia, in Lev Tolstoj, Tutti i racconti, volume primo, Milano, I Meridiani Mondadori, 2005, ISBN 88-04-55275-1.

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