Stadio Partenopeo
Stadio Partenopeo | |
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Lo stadio negli anni Trenta | |
Informazioni generali | |
Stato | Italia |
Ubicazione | Rione Luzzatti, Napoli |
Inizio lavori | 1929 |
Inaugurazione | 16 febbraio 1930 |
Demolizione | 4 dicembre 1942 |
Ristrutturazione | 1934 |
Proprietario | Società Sportiva Calcio Napoli |
Progetto | Amedeo D'Albora |
Informazioni tecniche | |
Posti a sedere | 40 000 |
Mat. del terreno | tappeto erboso |
Uso e beneficiari | |
Calcio | Napoli Italia (2 incontri) |
Mappa di localizzazione | |
Lo stadio Partenopeo, anche noto come stadio Ascarelli, fu un impianto sportivo di Napoli[1] che ospitava le partite di calcio della squadra del Napoli, proprietario della struttura.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Lo stadio fu progettato da Amedeo D'Albora[3] su commissione di Giorgio Ascarelli, primo presidente del Napoli,[2] e fu edificato nei pressi della zona nota come "Rione Luzzatti", vicino alla stazione Centrale.[4] Le tribune furono costruite in legno[4] e l'impianto, inizialmente denominato "Stadio Vesuvio",[2] poteva contenere 20.000 spettatori.[2] I lavori vennero interamente finanziati dallo stesso facoltoso industriale tessile di origine ebraica Ascarelli,[1] che lo fece divenire il primo e fino ad allora unico stadio di proprietà del Napoli in più di novant'anni di storia; inoltre il Napoli divenne la seconda società calcistica in Italia, dopo il Milan, a possederne uno.[1]
La prima partita ivi disputata fu il 16 febbraio 1930;[5] dopo tre settimane circa, il presidente Ascarelli morì ed in sua memoria l'impianto fu intitolato al suo nome, divenendo lo "Stadio Giorgio Ascarelli".[2] In vista del campionato del mondo 1934, l'impianto, ribattezzato col nuovo e definitivo nome di "Stadio Partenopeo",[2] fu interamente ricostruito in cemento armato,[1] in modo da portare la sua capienza a 40.000 persone.[1]
Dopo i mondiali ritornò ad esser sede abituale delle partite casalinghe del Napoli e nel 1937 la società vi attuò il singolare esperimento dell'ingresso libero alle donne.[6] Nel 1942 lo stadio fu raso al suolo dai bombardamenti alleati,[1] per poi divenire, durante la ricostruzione post-bellica, una sorta di sversatoio delle macerie dei palazzi circostanti colpiti anch'essi dai bombardamenti. Successivamente, quel che era rimasto dello stadio divenne una baraccopoli a causa della sua occupazione da parte di molti senzatetto della zona, che ridussero l'impianto ad un rudere irrecuperabile. Dopo essere stato anche oggetto di ripetuti saccheggi, si decise la totale demolizione dello stadio, e l'unico indizio della sua esistenza ormai permane solo nel nome che popolarmente ha preso e mantiene un vicino rione di case, chiamato appunto "Rione Ascarelli".[3]
Eventi
[modifica | modifica wikitesto]Calcio
[modifica | modifica wikitesto]Inaugurazione
[modifica | modifica wikitesto]Campionato mondiale di calcio 1934
[modifica | modifica wikitesto]- Ungheria - Egitto 4-2 (Ottavi di finale, 27 maggio)
- Germania - Austria 3-2 (Finale 3º posto, 7 giugno)[2]
Incontri della nazionale italiana
[modifica | modifica wikitesto]Lo stadio Partenopeo è stato sede di due incontri della nazionale di calcio dell'Italia: il primo, valido per la Coppa Internazionale e disputato il 14 febbraio 1932 contro la Svizzera, è terminato con il punteggio di 3-0 in favore degli Azzurri; il secondo, amichevole e giocato il 4 dicembre 1938 contro la Francia, è terminato in questo caso con il punteggio di 1-0 per i padroni di casa.[8][9]
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]-
La costruzione del muro di cinta
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La costruzione delle fondamenta della tribuna
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Panoramica dello stadio con in primo piano gli spalti in legno.
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La facciata principale dello stadio.
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L'interno dello stadio.
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Le gradinate dello stadio distrutte durante i bombardamenti.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f Emanuela Mastrocinque, Stadio Partenopeo, storia e costruzione di un Mito, vesuviolive.it, 18 giugno 2014. URL consultato il 4 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2015).
- ^ a b c d e f g h Massimiliano Amato, Napoli onora Ascarelli, il presidente ebreo che il Duce tentò di cancellare. (PDF), l'Unità, 15 novembre 2011. URL consultato il 4 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ a b Ciro La Rosa, La Città Martire - Il terrore che viene dal cielo 1940/1944, ilportaledelsud.org, febbraio 2010. URL consultato il 4 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2015).
- ^ a b Antonio Di Costanzo, Costi e contenziosi allo stadio Ascarelli, spalti negati a oltre quattrocento spettatori., repubblica.it, 7 luglio 2013. URL consultato il 4 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2015).
- ^ Varriale, p. 28.
- ^ Napoli a spasso nel tempo - I campi a disposizione dei calciatori napoletani, su riccardocassero.it. URL consultato il 4 gennaio 2015.
- ^ Napoli - Triestina 4-1, in La Stampa, 17 febbraio 1930, p. 4. URL consultato il 21 marzo 2021.
- ^ LE PARTITE DISPUTATE DALL’ITALIA NELLO STADIO 'PARTENOPEO' DI NAPOLI
- ^ LE PARTITE DISPUTATE DALL’ITALIA NELLO STADIO 'GIORGIO ASCARELLI' DI NAPOLI
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Nico Pirozzi, Il Fantasma che sconfisse il Duce, in Napoletani. Irripetibili, irriducibili e incorruttibili, Cento Autori, 2013, ISBN 978-88-97121-76-3
- Enrico Varriale, Napoli 8½ il film degli 85 anni d'amore tra la città e la sua squadra, Argelato (BO), Minerva Edizioni, luglio 2011. ISBN 978-88-7381-381-1
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stadio Partenopeo
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- CinecittaLuce, Napoli. Opere del regime Il nuovo Stadio, su YouTube, 15 giugno 2012, a 0 min 00 s. URL consultato il 4 gennaio 2015.