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Stinson L-5 Sentinel

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Stinson L-5 Sentinel
Un L-5 Sentinel in volo
Descrizione
Tipoaereo da collegamento
aereo da ricognizione
Equipaggio2 (pilota e osservatore)
CostruttoreStati Uniti (bandiera) Stinson Aircraft
Data primo volo1941
Esemplari4 033
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza7,33 m
Apertura alare10,37 m
Altezza2,13 m
Superficie alare14,40
Peso a vuoto668 kg
Peso max al decollo980 kg
Propulsione
Motoreun Lycoming O-435-1
Potenza185 hp (138 kW)
Prestazioni
Velocità max205 km/h
Tangenza4 815 m (15 800 ft)
Notedati riferiti alla versione L-5B
voci di aerei militari presenti su Wikipedia

Lo Stinson L-5 Sentinel era un aereo da collegamento e ricognizione aerea monomotore e monoplano ad ala alta sviluppato dall'azienda aeronautica statunitense Stinson Aircraft Corporation nei primi anni quaranta e impiegato principalmente dall'United States Army Air Forces, la componente aerea della US Army, durante la seconda guerra mondiale.

Derivato del modello civile Stinson 105 Voyager, era tra gli "L-aircraft" L-2, L-3 e L-4 il maggiore come massa e dimensioni.

Storia del progetto

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Nel 1941 l'United States Army richiese alla Stinson una fornitura di 6 esemplari del 105 Voyager per una valutazione sulla sua conversione ad uso militare[1] ai quali venne assegnata la designazione YO-54.[2] Gli esemplari forniti vennero valutati nel 1942 ed i risultati vennero considerati in linea con le specifiche richieste. Dopo averne richiesto una serie di modifiche minori, ne seguì un ordine di 275 esemplari, destinati alla ricognizione, osservazione e collegamento. Le allora convenzioni lo identificarono come O-62 ma la nuova convenzione entrata in vigore nell'aprile 1942[3] lo ridesignò L-5[2], sigla con la quale è più noto. Presto seguì un altro ordine di ben 1 456 unità, una considerevole entità rapportato al tipo di velivolo.

Strutturalmente si trattava di un velivolo trasporto e collegamento leggero, semplice, economico, abbastanza piccolo e con ala alta controventata, mentre la struttura era mista metallica-legno-tela.

La decisione di riservare le leghe leggere alla produzione di aerei da combattimento ebbe come risultato la riprogettazione del velivolo con ali e piani di coda in legno, mentre la fusoliera conservò la struttura di tubi in acciaio saldati. L'abitacolo aveva due posti in tandem al posto dei tre precedenti, la fusoliera venne abbassata per migliorare la visibilità posteriore e vennero aggiunti pannelli trasparenti sul soffitto al posto dell'ala in metallo. Le superfici di sostentamento sia del bordo d'entrata che d'uscita erano invece mantenute, mentre venne aumentata di quasi due volte l'escursione degli ammortizzatori oleopneumatici delle ruote del carrello principale, che era fisso.

La versione chiamata L-5C venne costruita in 200 esemplari, con una serie di piccole migliorie, come ad esempio la macchina fotografica K-20. Non bastassero questi ordinativi, vennero anche requisiti 8 Voyager civili, designati AT-19A, poi L-9A, e altri 12 chiamati AT-19B (L-9B).

Impiego operativo

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Queste macchine, ben più grandi dei "Grasshopper", vennero usate per compiti vari, con un raggio d'azione e autonomia abbastanza apprezzabili per l'aviazione leggera dell'esercito USA.

Alla RAF vennero ceduti 100 esemplari intensamente usati in Birmania con compiti di osservazione, evacuazione sanitaria e collegamento. Vennero soprannominati Sentinel, non sorprendentemente.

Infine i Marines ottennero un totale di 305 esemplari di varie versioni, denominati OY-1.

I Sentinel vennero impiegati anche dopo la guerra, almeno fino a quella di Corea del 1950-53, con buoni risultati.

Stinson L-5 Sentinel esposto al Parco e Museo di Volandia.
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Australia (bandiera) Australia
Filippine (bandiera) Filippine
Giappone (bandiera) Giappone
39 L-5 in servizio dal 1954 al 1958.[4]
Italia (bandiera) Italia
Regno Unito (bandiera) Regno Unito
Stati Uniti
  1. ^ L-5 Sentinel in National Museum of the USAF.
  2. ^ a b Stinson L-5 Sentinel in Olive-Drab.com.
  3. ^ Stinson L-5 Sentinel in Virtual Aircraft Museum.
  4. ^ "JGSDF AIRCRAFT IN-SERVICE DATES IN CHRONOLOGICAL ORDER", su j-hangarspace.jp, URL consultato 15 novembre 2020.
  • (EN) John Wegg, General Dynamics Aircraft and their Predecessors, London, Putnam, 1990, ISBN 0-85177-833-X.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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