La parola erotismo, da Eros, divinità greca dell'amore, indica le varie forme di manifestazione del desiderio erotico che ci attrae verso qualcuno o qualcosa.
Secondo Platone (Simposio), nel momento in cui ne sentiamo la mancanza (desiderium in latino), l'oggetto erotico ci attira verso di sé con la forza di una calamita.
Nella teoria freudiana, invece, il desiderio erotico è concepito come libido, ovvero come un impulso fondamentale che muove l'essere umano verso la ricerca del piacere. L'oggetto erotico, quindi, in questo caso è investito eroticamente come potenziale fonte di soddisfazione della pulsione.
Il film, che ottenne al botteghino uno dei più alti incassi degli anni novanta ed è al numero 132 nella classifica dei maggiori incassi della storia del cinema, è soprattutto noto per una scena interpretata dalla protagonista Sharon Stone (all'epoca poco nota al grande pubblico), la quale durante un interrogatorio accavalla le gambe rivelando l'assenza di biancheria intima.
Nato da una severa famiglia di origine giuliana, e nipote del pittore Italico Brass, Tinto Brass si trasferì giovanissimo a Venezia. Nel 1957 si laureò in Giurisprudenza a Padova. Appassionato di cinema più che di giurisprudenza, sul finire degli anni Cinquanta trascorse un biennio come archivista alla "Cinémathèque" di Parigi, avvicinandosi agli ambienti della nascente Nouvelle Vague. In seguito tornerà in Italia come aiuto-regista di Alberto Cavalcanti.
Già assistente di maestri del cinema del calibro di Roberto Rossellini e Joris Ivens, esordì nella regia con il lungometraggio In capo al mondo (1963), anarchico apologo sul disagio giovanile, del quale curò anche la sceneggiatura e il montaggio. Con una sorta di "anarchismo umoristico" il film narrava circa i disagi di un giovane che stenta ad integrarsi nella società, ma questa insofferenza verso il potere e le sue istituzioni non venne apprezzata dai censori dell'epoca, che gli imposero di rigirare la pellicola da capo. Per tutta risposta Brass gli cambiò solo il nome (lo denominò Chi lavora è perduto), rendendo ancora più esplicito il messaggio politico-sociale.
Laurette Marcia Gemser, meglio conosciuta come Laura Gemser, Giava 5 ottobre 1950, è una attrice cinematografica italiana di origine indonesiana nota soprattutto per la fortunata serie cinematografica "Emanuelle nera" in cui interpretava la protagonista.
Trasferitasi giovanissima in Europa posò come modella in alcune riviste patinate come Playmen.
Esordì nel cinema nel 1974 interpretando il film Amore libero - Free Love, diretto da Pier Ludovico Pavoni. Fu il suo primo film e per avere l'opportunità di girarlo si trasferì appositamente in Italia. La pellicola fu poi girata alle Seychelles e consacrò la Gemser come attrice del genere esotico-erotico. Nella pellicola, ambientata nei Caraibi la Gemser interpretò la parte di una indigena coinvolta in una storia d'amore con l'ingegnere italiano Francesco Ferrero, interpretato dall'esordiente Enzo Bottesini, giunto sull'isola per aprire una miniera d'argento. Nonostante il titolo del film "Amore libero" e la trama che racconta delle relazioni sessuali sull'isola in cui appunto vige ampia promiscuità la pellicola è abbastanza casta con sfumature nei momenti più sensuali.
In seguito nel 1975, al fianco di Sylvia Kristel, ebbe un piccolo ruolo in Emmanuelle l'antivergine, in cui interpretò il ruolo di una massaggiatrice. Fu il secondo capitolo della serie originale francese ispirata ai romanzi di Emmanuelle Arsan. Da questa interpretazione nacque in Italia l'idea di creare la serie apocrifa di Emanuelle in cui il nome della protagonista è scritto con una sola "emme" ed è una bella fotoreporter di colore. La Gemser ritornò in Italia dal Belgio dove nel frattempo si era stabilita e la serie iniziò con la pellicolaEmanuelle nera (1975) di Adalberto Albertini che all'estero fu nota come "Black Emanuelle". La stessa Gemser non fu accreditata con il suo nome ma con il nome della protagonista "Emanuelle".
La pellicola comprendeva anche scene ai limiti dell'hard nelle quali la Gemser ricorse ad una controfigura.
Il film, soprattutto grazie alla bellezza della Gemser fu un successo e sul set nacque una relazione con l'attore Gabriele Tinti che fu determinante nella sua decisione di stabilirsi definitivamente in Italia. Tinti divenne poi suo marito. Albertini parlando della recitazione della Gemser ricorda che "era difficile farla recitare, credeva fosse un gioco. Non lo prendeva sul serio, all'inizio, poi diventò piuttosto brava".