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Panorama (periodico 1939)

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Panorama
StatoItalia (bandiera) Italia
Linguaitaliano
Periodicitàquindicinale
Generestampa nazionale
Formatorivista (30 cm)
Fondazione27 aprile 1939
Chiusurasettembre 1940
SedeRoma
EditoreGianni Mazzocchi
DirettoreRaffaele Contu, Emilio Ceretti
 

Panorama (sottotitolo: «Enciclopedia delle attualità») fu un quindicinale italiano di attualità e cultura pubblicato a Roma. Fondato nel 1939, fu chiuso dal regime fascista nel settembre 1940, dopo poco più di un anno di vita.

Fondato dall'editore Gianni Mazzocchi, il primo numero uscì il 27 aprile 1939. Panorama era di formato tascabile (14,5 x 22 cm.) con una foliazione di 150 pagine e cadenza quindicinale. Il periodico coniugava argomenti di attualità, politica, letteratura, poesia e architettura, raccogliendo gli articoli e gli scritti di importanti collaboratori, quali Alfonso Gatto, Alberto Moravia, Carlo Linati, Giovannino Guareschi, Giuseppe Pagano, Giovanni Comisso, Elsa Morante, Luigi Comencini, Irene Brin e tanti altri.
Dal marzo 1940 il formato fu ampliato (20,5 x 29 cm) e la foliazione ridotta a 60 pagine per fascicolo.

Il 12 luglio 1940 uscì un «Numero speciale sulla guerra italiana» (l'Italia era entrata in guerra il mese prima). Uno degli articoli fu scritto da Indro Montanelli, inviato del Corriere della Sera; Mazzocchi era stato l'editore di un suo libro, XX battaglione eritreo. Nell'articolo Montanelli raccontò le sue giornate del 9 e del 10 giugno (giorno della dichiarazione di guerra dell'Italia) a Roma. Concluse la prima parte del pezzo con una battuta antipatriottica ascoltata in un teatro della capitale; anche il resoconto del 10 fu scritto senza toni enfatici. L'articolo provocò a Montanelli grane con la censura, senza conseguenze. Al periodico andò molto peggio: uscirono ancora due numeri, in agosto e in settembre, poi la testata fu soppressa per ordine del Minculpop, anche a causa dell'aneddoto disfattista raccontato da Montanelli.

La soppressione causò all'editore un danno valutabile in un milione di lire[1].

Ecco l'aneddoto anti-militarista incluso nel pezzo di Montanelli. Il giornalista racconta cosa successe in un teatro di Roma, dove si era recato la sera del 9 giugno a sentire i fratelli De Filippo (A che servono questi quattrini? di Armando Curcio):

«Il teatro era pieno e tutti si divertivano. A un certo punto Eduardo recitò questo monologo: «Una volta a un contadino cinese fuggì il cavallo. La disgrazia era così grave che tutti vennero a fargli le condoglianze. - E chi vi dice che sia una disgrazia? - rispose il contadino. Infatti il giorno dopo il cavallo tornò portandone dietro altri sette. Di nuovo tutti tornarono per congratularsi della fortuna. - E chi vi dice che sia una fortuna? - rispose il contadino. Infatti il giorno dopo, cavalcando uno dei sette cavalli, il figlio cadde e si ruppe una gamba. Di nuovo tutti tornarono a fare le condoglianze al contadino per la disgrazia. - E chi vi dice che sia una disgrazia? - rispose il contadino. Infatti il giorno dopo scoppiò la guerra e il figlio, avendo la gamba rotta, fu riformato». A questo punto il pubblico scoppiò a ridere, e ridendo udii qualcuno bisbigliare: «È proprio di attualità… Se ti rompi una gamba stasera, fai un affare!»»

  1. ^ Gerbi, p. 146.
  • Sandro Gerbi, Lo stregone. La prima vita di Indro Montanelli, Torino, Einaudi, 2006, ISBN 88-06-16578-X.

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