Ravarano
Ravarano frazione | |
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Panorama del borgo di Castello di Ravarano | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Provincia | Parma |
Comune | Calestano |
Territorio | |
Coordinate | 44°34′48.7″N 10°04′41.3″E |
Altitudine | 686 m s.l.m. |
Abitanti | 94[2] |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 43030 |
Prefisso | 0525 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Ravarano è una piccola frazione del comune di Calestano, in provincia di Parma.
La località dista 4,41 km dal capoluogo.[1]
Geografia fisica
[modifica | modifica wikitesto]La frazione appenninica, posta a mezza costa lungo la strada provinciale di Calestano-Berceto che percorre la val Baganza, è suddivisa principalmente in due località, dette originariamente Villa e Castello, fino agli inizi del XVIII secolo separate anche in due distinte parrocchie.[3]
Salti del Diavolo
[modifica | modifica wikitesto]Leggermente più a monte sorgono nei pressi della piccola località di Chiastre di Ravarano i Salti del diavolo, affioramenti di rocce sedimentarie derivanti dalla disgregazione di antiche rocce eterogenee;[4] i materiali che li costituiscono, prevalentemente graniti, gneiss, porfidi, calcari, arenarie e diaspri, sono disposti granulometricamente con dimensioni decrescenti dal basso verso l'alto; alla base sono cementati grandi ciottoli, che diventano più piccoli e arrotondati al centro; la sommità è infine costituita da un amalgama compatto di colore biancastro, chiamato localmente "mass ladéin", molto utilizzato fino al XX secolo nelle decorazioni architettoniche degli edifici della zona.[5]
Disposti in perfetto allineamento, i Salti del Diavolo tagliano ortogonalmente la val Baganza collegando il borgo di Chiastre con l'abitato di Cassio, sul versante opposto; le formazioni, risalenti al Cretacico, si presentano come una serie lunga circa 5 km di strette guglie che a tratti si elevano fino a un'altezza di 10 m rispetto al terreno circostante.[4]
Le rocce derivano il loro nome dalla leggenda secondo la quale esse costituirebbero le orme lasciate in epoca remota dal diavolo in fuga, scacciato da un eremita.[4]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La storia di Ravarano è strettamente connessa a quella del suo castello, innalzato agli inizi dell'XI secolo dal Comune di Parma a difesa dalle incursioni provenienti dalla Lunigiana.[6]
Nel 1214 il feudo fu acquistato dal marchese Pelavicino Pallavicino, che lo trasmise ai suoi discendenti.[7]
Nel 1312 il marchese di Pellegrino Pelavicino III Pallavicino, alleato dei guelfi parmigiani, conquistò il castello del ghibellino Manfredino Pallavicino.[8]
Nel 1395 l'imperatore del Sacro Romano Impero Venceslao di Lussemburgo confermò al marchese Niccolò Pallavicino i privilegi sui feudi di Busseto, Borgo San Donnino, Solignano, Ravarano, Monte Palerio, Tabiano, Bargone, Serravalle, Pietramogolana, Parola, Castelvecchio di Soragna e Soragna.[9]
Nel 1444 il marchese Federico Pallavicino promulgò gli Statuti di Valle,[10] che garantirono per secoli ampia autonomia governativa ai vassalli del feudo.[11]
Nel 1455 il duca di Milano Francesco Sforza assegnò ufficialmente il feudo di Ravarano alla famiglia Pallavicino, alla quale fu confermata l'investitura nel 1470 e nel 1476.[12]
A causa della rivalità fra gli abitanti delle località di Villa e Castello, nel 1602 furono edificate due chiese, una per frazione, che formarono a lungo due distinte parrocchie.[3]
Nel 1687, in seguito alla morte dell'ultimo marchese del ramo di Ravarano, la Camera Ducale di Parma avocò a sé tutti i diritti sul feudo, che cedette ai fratelli Gian Simone e Lelio Boscoli; tuttavia, nel 1707 il marchese Andrea Boscoli ne ottenne la permuta con Berceto.[12]
In quegli stessi anni le due parrocchie furono unificate e l'oratorio di Castello fu chiuso.[3]
Nel 1728 il feudo fu assegnato al conte Paolo Anguissola, al quale seguì nel 1752 il conte Beltramo Cristiani, governatore di Mantova, che lo trasmise ai figli Gianfrancesco e Luigi,[12] fino all'abolizione dei diritti feudali sancita da Napoleone nel 1805.[13]
Monumenti e luoghi d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]Chiesa di San Bartolomeo
[modifica | modifica wikitesto]Citata per la prima volta nel 1230, l'antica chiesa, posta in località Borello, fu distrutta da una frana nel 1589; ricostruita a Villa tra il 1602 e il 1676 in stile tardo-rinascimentale, fu ampliata agli inizi del XVIII secolo e modificata tra il 1905 e il 1920; decorata internamente nel 1934, fu arricchita della nuova facciata neoromanica nel 1949; danneggiata dal terremoto nel 2008, fu ristrutturata tra il 2009 e il 2013. Il tempio, decorato con affreschi a grottesche sulle volte, conserva una pala d'altare settecentesca.[3][14][15]
Castello
[modifica | modifica wikitesto]Edificato nell'XI secolo dal Comune di Parma, il castello fu acquistato dai Pallavicino nel 1214; distrutto nel 1267 dai ghibellini parmigiani, fu riedificato dopo pochi anni;[9] passato di mano più volte a partire dal 1687, appartiene oggi alla famiglia Nanni Fainardi. Severo edificio dai tratti fortemente difensivi, si sviluppa prevalentemente su due distinti corpi a pianta rettangolare, culminanti a nord in un massiccio torrione.[6]
Via degli Scalpellini
[modifica | modifica wikitesto]Sviluppato accanto ai Salti del Diavolo, il sentiero riprende l'antico tracciato percorso fino al 1950 dagli scalpellini per estrarre le pietre utilizzate per le decorazioni architettoniche degli edifici del circondario; la via pedonale e ciclabile collega gli abitati di Chiastre e Cassio,[16] superando il Baganza con uno stretto ponte sospeso realizzato tra il 2005 e il 2007,[17] ma distrutto da una piena del torrente nell'ottobre del 2014;[18] nel 2021 fu decisa la ricostruzione della passerella metallica[19] lunga 60 m, che fu completata nel giugno 2023.[20]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b La Frazione di Ravarano, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 3 settembre 2016.
- ^ [1]
- ^ a b c d La chiesa, su ravarano.it. URL consultato il 3 settembre 2016.
- ^ a b c I Salti del Diavolo, su ravarano.it. URL consultato il 3 settembre 2016.
- ^ I Salti del Diavolo, su prolococalestano.it. URL consultato il 3 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2016).
- ^ a b Il castello, su ravarano.it. URL consultato il 3 settembre 2016.
- ^ Storia del territorio di Calestano (Val Baganza), su provincialgeographic.it. URL consultato il 3 settembre 2016.
- ^ Pallavicino Pelavicino, su parmaelasuastoria.it. URL consultato il 3 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2016).
- ^ a b Ravarano, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 3 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2016).
- ^ Molossi, p. 440.
- ^ Zuccagni-Orlandini, p. 474.
- ^ a b c Ravarano, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 3 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2016).
- ^ L'eredità napoleonica. Il Codice (PDF), su treccani.it. URL consultato il 3 settembre 2016.
- ^ Cerimonia di ringraziamento a Ravarano di Calestano (Parma), su fondazionemonteparma.it. URL consultato l'8 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2016).
- ^ Chiesa di San Bartolomeo "Ravarano, Calestano", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato l'8 settembre 2018.
- ^ La Via degli Scalpellini e i Salti del Diavolo, su comune.calestano.pr.it. URL consultato il 3 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2016).
- ^ Un ponte sospeso sul Baganza per La Via degli Scalpellini, su notizie.parma.it. URL consultato il 3 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2016).
- ^ Leggenda - Montagna e Natura, su saltideldiavolo.it. URL consultato il 14 febbraio 2020.
- ^ Emily Capozucca, Salti del Diavolo, Comune di Terenzo e Bonifica Parmense per restituire il ponte tibetano alla sua valle, in corriere.it. URL consultato l'11 giugno 2023.
- ^ Valentino Straser, Il ponte sul Baganza è realtà: inaugurata la nuova passerella, in Gazzetta di Parma, 22 giugno 2023, p. 18.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Lorenzo Molossi, Vocabolario topografico dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, Parma, Tipografia Ducale, 1832-1834.
- Attilio Zuccagni-Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole, Italia superiore o settentrionale Parte VI, Firenze, presso gli Editori, 1839.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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