Real Casa
Real Casa | |
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Stemma minore del re d'Italia | |
Gli uffici della Real Casa erano in via del Quirinale, presso il Palazzo Sant'Andrea (al centro della foto) | |
Stato | Ducato di Savoia |
Suddivisioni |
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Istituito | 24 gennaio 1849 |
da | Carlo Alberto di Savoia |
Predecessore |
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Soppresso | 19 giugno 1946 |
da | Governo della Repubblica Italiana |
Successore | Segretariato generale della Presidenza della Repubblica Italiana |
Sede | Roma, Palazzo Sant'Andrea |
Indirizzo | via del Quirinale, 30 |
La Real Casa è stata un insieme di uffici presenti nel Regno di Sardegna (1720-1861) prima e poi nel Regno d'Italia (1861-1946) che furono destinati al supporto, all'amministrazione e alla gestione del patrimonio - mobile e immobiliare - del Re e della famiglia reale italiana, sia di proprietà della Corona che privata.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Erede delle gerarchie feudali della corte sabauda di Ancien Régime, la Real Casa venne riformata nel 1848 da Carlo Alberto di Savoia a seguito della concessione dello Statuto Albertino.
Durante gli anni del Risorgimento venne ad acquisire maggiore rilievo nella scena politica della nazione, subendo numerose riorganizzazioni interne ma conservando sempre la propria fedeltà al Re tanto da essere stato uno degli organi di governo fautori della caduta del fascismo.
In seguito alla nascita della Repubblica italiana gli uffici vennero soppressi: le funzioni di supporto al capo delle stato repubblicano vennero poi assunte dal segretariato generale della Presidenza della Repubblica Italiana.
Normativa
[modifica | modifica wikitesto]- Statuto Albertino (artt. 19, 20, 21);
- R.D. 24 gennaio 1849, n. 870;
- Legge 16 marzo 1850;
- R.D. 10 novembre 1856;[1]
- R.D. 11 aprile 1869;[2]
- R.D. 16 gennaio 1871;[1]
- R.D. 27 gennaio 1878;[3]
- R.D. 25 giugno 1884;[3]
- R.D. 15 gen. 1890;[2]
- R.D. 25 dicembre 1892, n. 309;
- R.D. 14 nov. 1901, n. 466;
- Legge 12 febbraio 1905, n. 26;
- R.D. 6 ottobre 1914, n. 327;
- R.D. 3 ottobre 1919, n. 1792, poi legge 18 marzo 1926, n. 562;
- R.D. 1º giugno 1921, n. 151;
- R.D. 27 novembre 1921, n. 166;
- R.D. 23 maggio 1924, n. 827;[4]
- R.D. 10 luglio 1934, n. 123;
- R.D. 15 agosto 1939, n. 328;
- R.D. 16 set. 1940, n. 402
- D.L.P. 19 giugno 1946 n. 3;
Organizzazione
[modifica | modifica wikitesto]Casa Militare di S.M. il Re
[modifica | modifica wikitesto]Originata dalle milizie di guardia personale del Medioevo la Casa Militare era preposta alla protezione del sovrano, alla sorveglianza delle sue residenze e alla funzione di collegamento tra le forze armate, il ministero della guerra e il suo capo supremo; da quest'ufficio dipendevano quindi tutti i corpi di guardia ed era composta da ufficiali provenienti dagli alti ranghi militari.[5]
Casa Civile di S.M. il Re
[modifica | modifica wikitesto]Concepita dalla riforma voluta da Carlo Alberto nel 1849, la Casa Civile subentrava alla Camera, della corte medievale, e comprendeva tutti gli uffici e il personale che non era alle dipendenze del primo aiutante di campo; nella riforma voluta da Carlo Alberto essa dipendeva dal prefetto di palazzo, che era posto a capo di tutti gli uffici, compresi quelli dell'amministrazione e della gestione patrimoniale. Lentamente però, la figura di rilievo della Casa Civile divenne il sovrintendente della lista civile, che dal 1856 prese la denominazione di ministro della Casa del Re e poi di ministro della Real Casa. Con la creazione della carica ministeriale venne anche a crearsi un'ulteriore burocrazia civile, strutturata in divisioni - da intendere come uffici e non come unità militari - e uffici autonomi.
Ministero della Real Casa
[modifica | modifica wikitesto]La struttura ministeriale deriva dalla sovrintendenza generale della lista civile.
Evoluzione amministrativa della Real Casa | ||||
N° | Riforma Albertina (1849)[6] |
Riforme Vittoriane (1854-1856)[7] |
Riforma Visone (1884)[8] |
Riforma Rattazzi (1892)[9] |
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Divisioni | ||||
I | N.N.[10] | 1854. Gabinetto, segreteria del Consiglio, personale, mantenimento, archivio generale, protocollo 1857. Gabinetto particolare, personale di corte, gabinetto del ministro, affari generali e riservati |
Segreteria reale | Segreteria reale |
II | 1854. Fabbriche, parchi e giardini 1857. Fabbriche e possessi, guardamobili |
Personale, affari generali, cassetta privata, beneficenza | Personale, cassetta privata, beneficenza | |
III | 1854. Contabilità 1857. Mantenimento ordinario, personale di livrea, viaggi |
Fabbriche e possessi | Fabbriche, possessi e inventari patrimonaili | |
IV | 1854. Guardamobili 1857. Contabilità e controllo |
Governo interno | Governo interno | |
V | 1854. Tesoreria, contabilità | Scuderie e razze dei cavalli | Ragioneria generale, tesoreria, controllo | |
VI | Uffici d'ordine, archivi, protocollo, economato | |||
VII | Ragioneria generale e tesoreria | |||
VIII | Controllo generale | |||
Uffici staccati | ||||
Segreteria generale (1869-1892) Direzione generale dell'amministrazione civile (1892-1922) Segreteria generale del Ministero (1922-1939)[11] | ||||
1 | Ufficio d'arte | Sezione d'arte (fino al 1860/61) | Ufficio tecnico | |
2 | Cassa della lista civile (fino al 1857), poi Tesoreria centrale | |||
3 | Biblioteca e Gabinetto delle medaglie | |||
4 | Regia armeria antica e moderna | |||
5 | Regia galleria dei quadri | |||
6 | Regie Scuderie | vedi V divisione | Ufficio del Grande scudiere | |
7 | Regie Caccie | Direzione generale delle R. Caccie | Ufficio del Gran cacciatore | |
8 | Ufficio di consulenza legale | |||
9 | Servizio telegrafico privato | |||
10 | Ufficio del Primo aiutante di campo | |||
11 | Uffizi di bocca (fino al 1865), poi Ufficio del cerimoniale | Ufficio del Prefetto di palazzo | ||
12 | Ufficio della Dama e del Cavaliere d'onore della Regina | |||
13 | vedi VI divisione | Ufficio d'ordine | ||
14 | Ispezione tecnica agraria | - | ||
15 | Reali giardini | |||
Amministrazione provinciale della Real Casa | ||||
A | Lombardia (Milano, Monza) | Torino | ||
B | Toscana (Firenze, San Rossore e Coltano, Poggio a Caiano) | Genova | ||
C | Modena e dipendenze | Milano e Monza | ||
D | Parma e dipendenze | Venezia | ||
E | Province meridionali | Firenze | ||
F | Pisa | |||
G | Napoli | |||
H | Palermo | |||
Regia Cappella - Personale ecclesiastico | ||||
Personale sanitario |
Dotazione della Corona
[modifica | modifica wikitesto]In generale, per dotazione della Corona s'intendeva tutto ciò che per mezzo di legge era attribuito al Re in ragione della carica che ricopriva, come previsto dallo Statuto all'articolo 19. Stante alle leggi e alla dottrina del tempo, era composta da due categorie di "istituti"[12]:
- la Lista Civile: [...] costituita dall'assegnazione annua, nel bilancio dello Stato, di una somma a favore del re in ragione dell'ufficio da lui esercitato; somma destinata principalmente a coprire le spese connesse all'ufficio medesimo nonché quelle necessarie per l'amministrazione dei beni della dotazione della corona;[13] Un assegno annuale era attribuito anche ai membri della casata, una volta raggiunta la maggiore età.[14]
- la Dotazione della Corona: [...] rappresentata propriamente da una determinata assegnazione di beni mobili e immobili, fatta al re per assicurargli la dignità delle condizioni di vita richieste dall'elevatezza dell'ufficio che ricopre.[12]
Durante il regno, sia la lista civile che la dotazione cambiò numerose volte. Di particolare rilievo è il passaggio degli immobili dalla casa reale allo Stato, e viceversa.
Con l'unificazione della Penisola, alla Corona non vennero attribuite solo le residenze sardo-piemontesi ma anche gli immobili degli stati preunitari.[15]
Il patrimonio immobiliare subì una drastica alienazione nel 1919, durante il regno di Vittorio Emanuele III: con il regio decreto 3 ottobre 1919 n. 1792[16], il re retrocesse allo Stato una serie di beni, alcuni dei quali vennero devoluti a favore dell’Opera Nazionale Combattenti, di rappresentanze estere italiane o al ministero della Pubblica Istruzione.[17][18] La scelta di dismettere parte degli immobili della Corona venne però criticata sia da Sidney Sonnino, indicandoli come simbolo presso le differenti regioni della Nazione, sia dai movimenti di stampo socialista.[19]
Anche se avvenne un passaggio dalla Corona allo Stato, alcuni di questi palazzi continuarono a essere a disposizione della famiglia reale, come nel caso di Palazzo Pitti,[20] del Palazzo Reale di Napoli, della Reggia di Capodimonte e della Palazzina di caccia di Stupinigi, oppure come il Castello di Miramare, che fu residenza dei duchi d'Aosta, prima del trasferimento ad Addis Abeba. Inoltre, fino al 1943 in provincia di Bolzano il Palazzo Reale venne destinata ai duchi di Pistoia, rappresentanti del Re e dello Stato italiano nei territori appena annessi.[21]
Sovrintendenza Generale del Patrimonio Privato di S.M.
[modifica | modifica wikitesto]Non rientrando nella lista civile e nella dotazione della Corona, questi beni erano soggetti alla normativa comune, così come stabilito nell’articolo 20 dello Statuto Albertino, la cui amministrazione era lasciata ad un organo preposto della Real Casa.
Cariche di Corte (1940)
[modifica | modifica wikitesto]Prima Grande carica e Grande ufficiale dello Stato
- Ministro della Real Casa -→ vedi Elenco dei ministri
Grandi cariche e Grandi ufficiali dello Stato
- Primo aiutante di campo del Re -→ vedi Elenco dei Primi aiutanti
- Prefetto di palazzo -→ vedi Elenco dei Prefetti
Alti funzionari
- Grande scudiero del Re → vedi Elenco dei Grandi scudieri
- Gran cacciatore del Re -→ vedi Elenco dei Gran cacciatori
- Gran maestro delle cerimonie
- Cavaliere d'onore della Regina
- Cappellano maggiore del Re → vedi Elenco dei cappellani
Beni immobili della Corona
[modifica | modifica wikitesto]Segue elenco parziale della dotazione immobiliare. In grassetto i beni in uso fino al 1946.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Archivio centrale dello Stato, Archivi degli organi di governo e amministrativi dello Stato, REAL CASA (1829-1951). Ultima cons. il 20/01/2023, https://search.acs.beniculturali.it/OpacACS/guida/IT-ACS-AS0001-0000285
- ^ a b Archivio storico della Presidenza della Repubblica, REAL CASA, Ministero della Real Casa. Ultima cons. il 20/01/2023, https://archivio.quirinale.it/aspr/soggetti-produttori/CPF-001-000588/real-casa-casa-militare-ufficio-del-primo-aiutante-campo-s-m#n
- ^ a b Archivio centrale dello Stato, REAL CASA
- ^ Ragioneria Generale dello Stato, Normativa, REGOLAMENTO PER L'AMMINISTRAZIONE DEL PATRIMONIO E PER LA CONTABILITA' GENERALE DELLO STATO. Ultima cons. il 20/01/2023. https://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Selezione_normativa/R-D-/RD23.05.24.pdf
- ^ Archivio storico della Presidenza della Repubblica. REAL CASA, Casa militare, Ufficio del primo aiutante di campo di S.M. Ultima cons. il 08/09/202, https://archivio.quirinale.it/aspr/soggetti-produttori/CPF-001-000588/real-casa-casa-militare-ufficio-del-primo-aiutante-campo-s-m#n
- ^ R.D. 24 gennaio 1849 n. 870
- ^ R.D. 22 dicembre 1854, R.D. 10 novembre 1856
- ^ R.D. 25 giugno 1884
- ^ R.D. 25 dicembre 1892, n. 309
- ^ vedasi Calendario generale del Regno pel 1850
- ^ Archivio storico della Presidenza della Repubblica, Commissariato per l'amministrazione dei beni demaniali già di dotazione della Corona e dei servizi del soppresso Ministero della Real Casa 1946-48, p.37. https://archivio.quirinale.it/materiali-pubblicazioni/inventari/Commissario_per_l_amministrazione_dei_beni_demaniali_gia_di_dotazione_della_corona.pdf
- ^ a b Ferracciù, "Lista Civile". https://www.treccani.it/enciclopedia/lista-civile_%28Enciclopedia-Italiana%29/
- ^ Ibidem
- ^ Presidenza della Repubblica, Statuto Albertino'. Ultima cons. il 08/09/2022, https://www.quirinale.it/allegati_statici/costituzione/Statutoalbertino.pdf
- ^ Merlotti, Dalle Regge d’Italia, p. 21
- ^ AuGUSto: Automazione Gazzetta Ufficiale Storica. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1919/10/06/237/sg/pdf
- ^ Mack-Smith, Savoia re d'Italia, p. 315-316
- ^ Bertoldi, Savoia. Ascesa caduta dinastia, p. 1455, vol. 6
- ^ Le Moal, Vittorio Emanuele III, p. 233
- ^ Satta, Savoia, Cifra Reale, p. 71. Utilizzato da Anna d’Aosta fino al 1946
- ^ Commissariato del Governo per la provincia di Bolzano, Ministero dell'Interno, Il Palazzo Ducale Ultima cons. il 08/09/2022, http://www.prefettura.it/bolzano/contenuti/Il_palazzo_ducale-11442.htm
- ^ https://www.castellodirivoli.org/la-residenza-reale/storia/
- ^ Inizialmente la palazzina era di proprietà del monarca assoluto del Regno di Sardegna. Con la parentesi rivoluzionaria venne ceduta a privati cittadini, per poi essere inclusa nella lista civile imperiale di Napoleone. In seguito alla Restaurazione del 1815, divenne proprietà delle Regie Finanze e, in seguito, rilevata dall’Azienda Generale della Real Casa. Nel 1919 venne ceduta allo Stato, per poi passare con il R.D. 25 giugno 1925 (legge 15 aprile 1926) proprietà dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. http://www.clubunescoalba.it/worldheritage/italia/palastupinigidoc Archiviato il 1º agosto 2022 in Internet Archive.
- ^ Rimase a disposizione della casa reale fino al 1936. https://milano.repubblica.it/dettaglio/palazzo-reale-restauro-infinito-altre-15-stanze-aprono-le-porte/1505909 Archiviato il 16 novembre 2022 in Internet Archive.
- ^ Merlotti, Dalle Regge d’Italia, p. 216. I palazzi del ducato di Parma vennero attribuiti alla Corona con la legge 24 giugno 1860 n. 4135
- ^ a b c d e f Merlotti, p. 216-217
- ^ Vedasi gli annuari del regno d'Italia, dal 1860 in poi. Gli appartamenti del legato pontificio da Domenico Ferrihttps://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/cronologia-di-bologna/1860/visita_del_re_vittorio_emanuele_ii_a_bologna
- ^ https://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/cronologia-di-bologna/1836/domenico_ferri_scenografo_a_parigi
- ^ chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/http://coelux.dfm.uninsubria.it/symbolicum/uploads/images/Heliopolis/Heliopolis%202002%201/8_2002_Saetta.pdf
- ^ Ceduta nel 1932 dalla famiglia dell’ambasciatore britannico allo Stato Italiano, posta poi a disposizione della Famiglia Reale. In questa villa nel 1946 Vittorio Emanuele III firmò l’atto di abdicazione, per poi partire per l’esilio presso Alessandria d’Egitto.
- ^ http://www.060608.it/it/cultura-e-svago/beni-culturali/beni-architettonici-e-storici/palazzo-della-consulta.html
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Bertoldi Silvio, I Savoia. Ascesa e caduta di una dinastia, vol. 6, Milano, Gruppo Editoriale Fabbri, 1983
- Codice civile. Con la Costituzione e le leggi speciali, ed. 18, Roma, Gruppo Buffetti S.p.A., 1995
- Ferracciù Antonio. "Lista Civile". In Enciplopedia italiana, 1 ed., vol. XXI, Istituto dell'Enciploedia italiana, 1934
- Ghisotti Silvia e Merlotti Andrea (cur.), Dalle Regge d'Italia, Genova, SAGEP Editori, 2017
- Le Moal Frédéric, Vittorio Emanuele III, Gorizia, LEG Edizioni, 2016
- Mack-Smith Denis, I Savoia Re d'Italia, Milano, Rizzoli, 1992
- Merlotti, Andrea, Stefano Papi e Tomaso Ricardi di Netro (cur.), Diademi e gioielli reali: capolavori dell'arte orafa italiana per la Corte Sabauda, Treviso, Piazza Editore, 2009
- Pacelli Mario, Giorgio Giovannetti, Il colle più alto: Ministero della Real casa, Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, Torino, G. Giappichelli Editore, 2017
- Poleggi Ennio, L'invenzione dei rolli. Genova, civiltà di palazzi, Milano, Skira, 2004
- Satta Danila, Amedeo di Savoia, Cifra Reale, Nove, La Compagnia del Libro, 2015
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Archivio storico della Presidenza della Repubblica, https://archivio.quirinale.it/aspr/
- Archivio centrale dello Stato, consultazioni online, https://search.acs.beniculturali.it/OpacACS/