Vai al contenuto

Palermo

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Genio di Palermo, Villa Giulia

Citazioni su Palermo e sui palermitani.

Citazioni in prosa

[modifica]
  • A Palermo ci sono talmente tante cose e così complesse che io posso mostrare soltanto un piccolo aspetto della città. Non posso, in una breve serata, dire tutto su Palermo. Posso soltanto rappresentare le sensazioni che mi hanno colpita, e anche di queste soltanto una minima parte. (Pina Bausch)
  • A Palermo è difficile distinguere i mafiosi dalle persone perbene. Io, per esempio, ogni volta che ci vado, qualunque faccia veda ho l'impressione che sia la faccia di un mafioso. (Silvio Berlusconi)
  • A Palermo ho ancora trovato una vitalità jazzistica straordinaria. (Renzo Arbore)
  • A Palermo la rossa, a Palermo la bambina. Rossa, Palermo, come immaginiamo fosse Tiro o Sidone, fosse Cartagine, com'era porpora dei Fenici; di terra rossa e grassa, con polle d'acqua, da cui alto e snello, pieghevole ai venti, s'erge il palmeto fresco d'ombra, eco e nostalgia di oasi, verde: moschea, tappeto di ristoro e di preghiera, immagine dell'eterno giardino del Corano. Bambina perché dormiente e ferma, compiaciuta della sua bellezza, perché da sempre dominata da stranieri, e dominata soprattutto dalla madre, la fatale madre mediterranea che blocca i figli in un'eterna adolescenza. S'adagia, rigogliosa e molle, su una felice conca. (Vincenzo Consolo)
  • A Palermo non mancano artisti modernissimi, non mancano gli ingegni che potrebbero dare un buon incremento artistico e lustro alla Sicilia, mancano piuttosto i contatti diretti con i centri e i critici più importanti d'Italia, manca un indirizzo unico; gli artisti si disperdono, mancano i mecenati del cervello, manca l'interessamento sincero da parte di coloro che innalzano o distruggono per vecchi rancori personali e che vorrebbero soffocare nel silenzio o nell'indifferentismo gli artisti dai quali si potrebbe sperare. (Pippo Rizzo)
  • A Palermo si sono sedimentate tutte le culture che l'hanno attraversata. Palermo sa stare al mondo perché non rinnega le proprie radici, la propria identità. (Paolo Gentiloni)
  • Andate a Palermo per mare, e vi accorgerete se arrivate in un paese qualsiasi. Le montagne che fanno corona alla città appaiono splendide, come d'agata, e Monte Pellegrino come un meraviglioso spalto naturale. Certo, dovrete digerire anche diversi chilometri di cattiva architettura e chiedervi se è qui la città degli emiri, delle delizie di Federico II, la Palermo orientale che meravigliava gli scrittori arabi. Ma poi la troverete, con i suoi mosaici che neanche a Venezia hanno maggior fulgore e con l'architettura araba che splende nella Zisa come neanche a Marrakesh. (Cesare Brandi)
  • Avete un tesoro in questa città, ed io voglio riportarlo alla luce. (Donald Garstang)
  • Bella e immensa città, massimo e splendido soggiorno, ornata di tante eleganze che i viaggiatori si mettono in cammino per ammirarne le bellezze di natura e di arte. (Idrisi)
  • Chiunque pensasse di combattere la Mafia nel "pascolo" palermitano e non nel resto d'Italia non farebbe che perdere tempo. (Carlo Alberto dalla Chiesa)
  • Città elegante, pulita, estremamente ricca di edifici e dotata di tutto quanto si possa pretendere, quasi come Firenze. (Sigmund Freud)
  • Credo che il monte Pellegrino sia la migliore posizione per ammirare Palermo. La magnifica città si adagia all'estremo di un anfiteatro naturale, formato da alte montagne rocciose, ed il paesaggio che si estende fra la città e queste montagne è uno dei più ricchi e dei più belli del mondo. Il complesso appare quale un meraviglioso giardino ricco di alberi fruttiferi di ogni specie, bagnati da chiare fonti e da ruscelletti, che con le loro curve sinuose danno un variato aspetto alla pianura. (Patrick Brydone)
  • Credo che ci siano poche città vivaci teatralmente come Palermo e questo è riconosciuto a livello nazionale. (Roberto Alajmo)
  • È come se Palermo nel suo disordine fosse un input etico, morale, per chi vive fuori. Suscita rabbia e amore e fa venire voglia di intervenire. (Letizia Battaglia)
  • Da quassù si scorge Palermo al momento del tramonto, con il suo fascino, la sua bellezza, che però si nascondono in questo calcolato disordine, di cupole, resti di moschee, palme che emergono, statue gesticolanti ma anche orti barocchi e persino magnificenze Liberty. Da qui si intravede Monte Pellegrino, un promontorio definito da Goethe "il più bello del mondo" che sembra quasi proteggere la città. Una città che sembra scivolare pigramente verso il mare. Un mare dal quale sono venuti tutti i popoli che hanno desiderato conquistarla. Fenici, romani, bizantini, arabi, normanni, spagnoli, francesi, piemontesi, austriaci. E tutti hanno lasciato delle bellezze immense. E forse proprio dal mare è arrivata quella malinconia che è una delle chiavi per capire la Sicilia. Insomma, qui nulla è siciliano, ma tutto si fa siciliano. (Alberto Angela)
  • Davanti a lui, la città si svela. Prende forma.
    Cupole di maiolica, torri merlate, tegole. Ecco la Cala, affollata di feluche, brigantini, schooner, un'insenatura a forma di cuore, stretta tra due lingue di terra. Attraverso la selva di alberi di navi, s'intravedono le porte, incastonate dentro palazzi, letteralmente costruiti sopra di esse: porta Doganella, porta Calcina, porta Carbone. Case abbarbicate, affastellate, come a cercare di farsi spazio per trovare un po' di vista sul mare. A sinistra, seminascosto dai tetti, il campanile della chiesa di Santa Maria di Porto Salvo; poco oltre, s'intravedono la chiesa di San Mamiliano e la torre stretta della chiesa dell'Annunziata, e poi ancora, quasi a ridosso delle mura, la cupola ottagonale di San Giorgio dei Genovesi. A destra, un'altra chiesa, piccola e tozza, Santa Maria di Piedigrotta, e la sagoma imponente del Castello a Mare circondato da un fossato; poco oltre, su una lingua di terra che s'inoltra in mare, il lazzaretto per la quarantena dei marinai malati.
    Su ogni cosa incombe il monte Pellegrino. Dietro, una cintura di montagne coperte di boschi. (Stefania Auci)
  • È la città greca per le sue origini, per la luminosità del suo cielo e per le mètopi del suo museo, di bellezza non inferiore a quelle di Olimpia. È città romana per il ricordo delle sue lotte contro Cartagine e per i mosaici della villa Bonanno. È città araba per le piccole cupole di alcune sue chiese, eredi delle moschee. È città francese per la dinastia degli Altavilla che l'abbellirono. È città tedesca per le tombe degli Hohenstaufen. È città spagnola per Carlo Quinto, inglese per Nelson e Lady Hamilton. (Roger Peyrefitte)
  • È qui che ho cominciato a scrivere, sul giornalino della scuola, il Garibaldi. Avevo 13 anni. Palermo è una città straordinaria. [«Cosa le piace?»] Ciò che è rimasto della sua bellezza, i palazzi, le chiese, i monumenti. Soprattutto via Alloro e piazza Marina, la Kalsa, Porta Felice dove nel Settecento transitavano le carrozze. Questo pezzo di città, che ho descritto narrando le vicende di Marianna Ucrìa, è rimasto abbastanza intatto. Ma la bellezza di Palermo non è solo un fatto estetico. È capacità di riflessione filosofica. Non a caso la filosofia è nata in Sicilia. E si sente, ancora oggi. Ieri mattina, parlando con i ragazzi di un liceo, sono rimasta colpita dai loro ragionamenti. Purtroppo, da queste parti tale capacità si trasforma spesso in bizantinismo e si deforma. Bizantinismo, più pessimismo... (Dacia Maraini)
  • E su quel palmo di terra, tra moreschi archi ogivali dei portici, è cresciuto ed è fiorito tutto quello che con folle generosità il cielo ha versato nel grembo della Conca d'Oro del golfo di Palermo. Alcuni aranci e limoni si incurvano sotto il peso dei frutti maturi e ciò nonostante fioriscono: palme di datteri, roseti carichi, cespugli, con fiori a mo' di tromba della capacità di un litro buono, una vegetazione a me sconosciuta, ingarbugliata di fiori e di profumi. Su un cielo terribilmente azzurro si stagliano cinque rosse cupole saracene, simili a strani globi. Dio mio, forse è l'angolo più bello. (Karel Čapek)
  • È triste dirlo ma la Sicilia è invidiosa. Oggi leggevo che sin dal 1500 siamo stati descritti come invidiosi~ non possono avere sbagliato tutti. Il palermitano è più invidioso degli altri siciliani, ha maggiori insicurezze. (Simonetta Agnello Hornby)
  • Ecco invece che Vittorio Amedeo rinnovava gli antichi fasti. Egli veniva a farsi coronare dal metropolitano di Palermo, nell'antica sede della monarchia più gloriosa d'Italia; veniva a ridare lustro all'antica reggia dove Federico II aveva accolto il fiore di ogni gentilezza e donde aveva quasi imposto la sua volontà all'Europa. Ce n'era abbastanza per destare palpiti e speranze in tutti, ed eccitare l'orgoglio cittadino dell'antica capitale. Tutta Palermo era in festa! Tutta Palermo si apparecchiava. (Luigi Natoli)
  • Ed è Palermo, la fastosa e miserabile Palermo, con i suoi palazzi nobiliari che imitano le regge dei Borboni tra i «cortili» di tracoma e tisi, con le ville-alberghi in stile moresco-liberty di imprenditori come i Florio che s'alzavano sopra i tetti dei tuguri; la Palermo delle strade brulicanti d'umanità come quelle di Nuova Delhi o del Cairo e dei sotterranei dei conventi affollati di morti imbalsamati, bloccati in gesti e ghigni come al passaggio di quello scheletro a cavallo e armato di falce che si vede nell'affresco chiamato Trionfo della morte del museo Abatellis. (Vincenzo Consolo)
  • Era il 1945, la guerra era finita da poco e intorno erano macerie. Eppure, Palermo mi apparve bellissima. Lo sa perché? Perché c'erano i palermitani, c'era la coscienza della città. Anche tra i più poveri. (Elda Pucci)
  • Eravamo a un vertice e si parlava di un bilaterale. Nella mia testa bisogna farli nella città e allora ho proposto di farlo a Palermo. Il leader UE mi ha detto: a Palermo si spara nella strada. Gli ho risposto: Come si spara nella strada? Io non voglio più sentire una cosa del genere. È un racconto per stereotipi che diamo all'estero che grida vendetta. (Matteo Renzi)
  • Espressioni di questa sintesi, di questo momento unico e forse purtroppo irripetibile della storia umana, sono i monumenti arabo normanni della città. [...] A Palermo, più che altrove in Sicilia, le epoche storiche rivelate dai differenti stili architettonici si sovrappongono. Il centro testimonia di un tempo più vicino, quando la città con i suoi teatri, i suoi palazzi, le sue piazze barocche e suoi trionfali accessi al mare, contendeva a Napoli il primato urbano del Regno delle due Sicilie. Ricordi di un tempo ben più remoto cela invece il Monte Pellegrino: a poca distanza dai grattacieli, in caverne abitate dall'uomo preistorico, sono venuti alla luce graffiti rupestri di arcaica bellezza.[1] (L'Italia vista dal cielo)
  • Gli operai hanno terminato di appendere agli alberi grappoli di lampade gialle e rosa, aranci e limoni di fuoco, e festoni e archi sulle strade e i palazzi, e col calare della notte, d'un tratto, tutta la città si accende. Splende la grande strada che attraversa Palermo, via Maqueda, via Ruggero Settimo, come un portico sterminato di luci, splende il viale della Libertà come un aranceto sfavillante: visto di lontano, dalle vie più strette che lo continuano pare una grande distesa in salita coperta da una folla innumerevole, o un prato di montagna, o una immensa muraglia obliqua che salga a toccare il cielo. Brillano le vie laterali; i Quatto Canti di città con le statue e le modanature sono le quinte di un fastoso teatro seicentesco. Tutto un popolo coi suoi infiniti occhi si aggira silenzioso in quel bagno di luce, esce dai palazzi dei principi e dei baroni e dai «catoi» dei vicoli, e si mescola per le strade. Le tre cupole rotonde della moschea, all'ombra del campanile romanico, della chiesa barocca e del neoclassico teatro Bellini, stanno rosse sul cielo. (Carlo Levi)
  • Ho camminato molto in questi giorni, non tornavo da parecchio a Palermo, ma ho provato la stessa meravigliosa sensazione di sospensione del tempo. Questa è una città che ha molto passato e molto futuro. Credo abbia un profondo senso metafisico che la fa stare sospesa tra la vita e la morte. (Wim Wenders)
  • Ho conosciuto la piena bellezza, | lo splendore nobile e pacifico della luce, | pura e immensa, | a Palermo, a Villa Tasca. (Anna de Noailles)
  • Ho fatto un giro per la città. Forse lo avevo già detto ma lo ripeto: Palermo è magnifica, sorprendente, piena di arte, di storia, è una città unica al mondo. (Gianni Morandi)
  • Ho fotografato in tutto il mondo, ma fuori da Palermo le foto mi vengono diverse. Qui c'è qualcosa che mi appartiene, o io forse le appartengo. Ho fotografato la cronaca di questa città, io non ho fatto arte, ho fatto un lavoro, duro, anche spietato, per diciannove anni. E nella cronaca c'era di tutto, processioni, partite di calcio, feste dei ricchi, mai un capodanno con la mia famiglia in diciannove anni! C'era la spazzatura nelle strade e il concorso delle miss, arrivava Mina e fotografavo pure lei. Anche a fotografare le ragazze in topless a Mondello mi mandavano. Ma a Palermo c'era la mafia, c'erano le vittime della mafia. E io ho fotografato anche quelle. Tante. Troppe da sopportare. (Letizia Battaglia)
  • Ho scoperto una città che non conoscevo e che cinematograficamente ha una grande resa, di texture, di profondità, di fughe, anche di misteri, perché di notte, con quelle mura così antiche, quei viottoli, quei vicoli fatti di basalto in cui la luce viene riflessa, al fotogramma viene data un'unicità che a Roma non avrei avuto mai. (Gabriele Muccino)
  • I nuovi quartieri eleganti, le nuove vaste piazze alberate, i nuovi magnifici passeggi pubblici, veri luoghi di delizie, degni di Parigi e di Londra, non hanno mutato la sua antica fisionomia originalissima che è sempre costituita dalle sue interminabili vie diritte – Maqueda e Vittorio Emanuele – che s'incrociano nel suo centro [...] A giudicare dal movimento di quelle due strade si direbbe che Palermo è una città di due milioni di abitanti. Corrono in ciascuna, da un capo all'altro e dalla mattina alla sera, due torrenti di gente, di carrozze, di carri, di carrette che continuamente serpeggiano per non urtarsi, che in mille punti si intrecciano e si confondono, s'arrestano, s'addensano, ondeggiano. È un formicolio che vi confonde la vista, uno strepitio che vi introna la testa, una varietà di veicoli, di carichi, d'aspetti umani, di gesti e di voci, un contrasto di allegrezza e di furia, di fatica e di spasso, di lusso e di povertà, quale in nessun'altra città del mondo credo si possa vedere. (Edmondo De Amicis)
  • Il disegno dei monti e degli scogli che circondano il porto, tendenti all'ocra ed al violetto, sulle acque d'un azzurro carico, quale lo si contempla dal Pellegrino, è meno dolce, meno tenero, ma più puro dei monti circondanti Napoli. Come in Grecia, in Sicilia la natura è rimasta ferma a modelli eterni, e hanno mutato invece gli uomini. Il contrasto fa la natura anche più alta e più lontana; l'animo di chi guarda è costretto a una specie di altalena perpetua. (Guido Piovene)
  • Il popolano di Palermo, venditore ambulante o lustrascarpe, non chiama altrimenti che villani tutti gli altri isolani, fossero anche nati a Messina o Catania, abitassero a Palermo anche da venti e più anni. Villano, regnicolo, sono i nomi comunissimi che i palermitani con aria di disprezzo e di superiorità incontestata[2] danno a chi è nato cento metri in là dalla cinta daziaria. (Giuseppe Alongi)
  • Il valore straordinario di Palermo sta nell'incrocio di strade e tradizioni, nell'incrocio di civiltà. Palermo è la città della complessità anche nel racconto esterno. (Matteo Renzi)
  • Io dico sempre che Palermo è come una donna bella che non sa abbigliarsi, non è mai in ghingheri, prova ne è che non sa mostrare il suo mare, ma alla fine è sempre una sorpresa. È una città che fa venire voglia di scoprirla. È come i grandi amori: ti manca quando sei lontana e ti soffoca quando ci vivi. E allora quando sono lontana mi manca l'emozione dello Spasimo, i mercati, l'Orto botanico, dove ogni tanto andavo a studiare, via Archirafi, e poi i luoghi della mia infanzia: via Pipitone Federico, dove abitava mia nonna, e quindi la chiesa San Michele e il bar omonimo, dove andavamo a comprare i pasticcini. (Isabella Ragonese)
  • L'altra diramazione di monti similmente si prolunga col capo Zafferana. Tra questo e l'altri di Gallo il lido si incurva in un seno verso il quale le falde de' monti discendono più dolcemente, e nel fondo del seno formano un ampio bacino contornato da alte montagne nel quale siede come una regina la nobilissima città di Palermo [...] (Carlo Afàn de Rivera)
  • L'ingresso di Palermo colpisce il visitatore, non tanto per la città in sé (la quale è piatta e perciò non si presenta come Napoli con l'imponente castello di Sant'Elmo) quanto per lo stupendo anfiteatro di montagne che formano la baia, e specialmente per la collina di Santa Rosalia, generalmente chiamata Monte Pellegrino, dall'eremo che sorge al sommo. Questo monte, che ha una sagoma singolare, scende a picco sul porto. (Arthur John Strutt)
  • L'Isola è una straordinaria sedimentazione di bellezza. Una miscellanea di popoli e di culture. Un prendere e un dare ininterrotto, millenario. Un arricchimento reciproco di vincitori e vinti. Prendiamo Palermo, una città in cui il concetto di crisi, in chiave filosofica, cioè, un moto perpetuo di mutamenti fa capire il senso della storia. L'alternativa alla condizione di crisi è l'immobilismo, quindi il nulla. Probabilmente in tutto il mondo non c'è una città che offre questa contaminazione di culture, dal greco classico al romanico, dall'arabo al normanno. E tanto altro ancora. (Massimo Cacciari)
  • La contraddizione definisce Palermo. Pena antica e dolore nuovo, le pietre dei falansteri impastate di sangue ma anche di sudore onesto. La Mafia che distribuisce equamente lavoro e morte, soperchierìa e protezione. (Leonardo Sciascia)
  • La cosa più bella di Palermo è la qualità della vita, dieci volte migliore che a Milano. A Palermo c'è la cultura più alta di tutto il Sud. (Maurizio Zamparini)
  • La mia Palermo? Ne detesto soprusi e mentalità mafiosa. (Eva Riccobono)
  • La nobiltà di Palermo è, come tutto il resto dell'Europa, la scimmia delle mode Francesi. (Johann Hermann von Riedesel)
  • La prima impressione del viaggiatore che, sbarcato a Palermo, visita la città e i suoi dintorni ed ha occasione di frequentare anche in modo superficiale la parte educata di quella popolazione, è certamente una delle più grate che si possano immaginare. Lasciando pure da parte il clima e l'aspetto della natura, già celebrati in tutte le lingue, in versi ed in prosa, buoni e cattivi, la città colla bellezza delle vie principali, l'aspetto monumentale dei palazzi, l'illuminazione notturna, una delle migliori di Europa, presenta tutte le apparenze del centro di un paese ricco e industrioso. Nell'accoglienza dei forestieri, la squisita cortesia non si limita alle forme esterne. Appena si sia manifestata l'intenzione di inoltrarsi nell'interno dell'Isola, abbondano le lettere di raccomandazione, le offerte di ospitalità che poi si sperimentano non essere semplici complimenti. (Leopoldo Franchetti)
  • La Sicilia è un luogo in cui culture diverse si incontrano e si mescolano. È la terra di grandiosi templi greci e scintillanti mosaici bizantini. È una terra plasmata dai Normanni e dagli Arabi. È la patria di menti brillanti, da Luigi Pirandello a Luca Parmitano. Questo patrimonio unico di cui è ricca la Sicilia ha reso Palermo una capitale europea – della cultura, dell'arte e della scienza. Oggi finalmente capisco le parole del mio compatriota Goethe, che ha scritto: "Chi ha visto una volta il cielo di Palermo non potrà mai più dimenticarlo". (Ursula von der Leyen)
  • La spessa foschia allargava in cielo un biancore diffuso di lana qua e là sfilacciata. E a un tratto il velo si era sfilato, tirato su dalla scena al soffio dell'aria.
    In lontananza, le ville isolate attorniate da ulivi e vigneti e i palazzi all'ombra di folti palmizi. Palermo, ai bordi del golfo, si stagliava contro il cielo violaceo sdraiata nel suo pigro abbandono. Il monte Pellegrino con le sue groppe irte, a nord, e la bassa catena di Bagheria, dall'altra parte. Ripari naturali dal vento di tramontana e di scirocco. Sembrava appoggiata sulla riva del mare, nella verde cintura di mirti e di agrumeti. A ragione, nei miti, se la figuravano i greci trionfante sul trono come Afrodite. (Paolo Ruffilli)
  • Le strade sono regolari e pulite, e l'aspetto generale è quello di una città ricca e popolata, ma l'architettura è straordinariamente antiestetica: sembra, infatti, che il gusto del principe di Palagonia regni sull'intera città.
    Durante il nostro breve soggiorno, trovammo la gente del posto molto civile. Non ostentavano nessuna di quelle pompose grandezze che caratterizza tanto la nobiltà romana quanto quella napoletana; loro piuttosto sembrano dare maggiore importanza ai veri piaceri della vita. Gli stranieri possono stare certi di imbattersi in cortesia e civiltà e nel miglior modo possibile, poiché la maniera di vivere dei palermitani è semplice e cordiale. (Richard Payne Knight)
  • [Sulle catacombe] Ma in nessun luogo come qui a Palermo vi è un popolo intero di morti, con le varietà di un popolo e il costume, e una sorta di intesa e di serietà silenziosa. Ciascuno ha il suo viso e il suo carattere individuale, ma vi è in tutti qualche cosa di comune, un'ombra di espressione, l'immagine forse di quella testa di morto che è, come dice il poeta romano, nella testa di ciascuno dei vivi. Vi è qualche cosa di comune in quel grigio, in quello spento, che assomiglia stranamente a ciò che vi è di comune nei volti dei poveri: ed è la morte, un piccolo passo più in là della miseria; la morte che, come la miseria, più ancora della miseria, dà a tutti i volti un'aria vera. (Carlo Levi)
  • Ma in Palermo non c'è solamente il Corso: c'è anche la Villa Giulia e c'è il Giardino Inglese. Ci sarebbe anche il Foro Italico, sulla spiaggia del mare, ma serve solamente per l'estate. Eppure, nelle sere d'inverno, è così bello! Il mare cangia di colori e di toni: oggi è nero come l'inchiostro, domani riscintilla quasi fosse d'argento; oggi è placido come un sogno di bimbo, domani è torbido come la fantasia d'un poeta. In fondo, sulla prua delle barche, le torce dei pescatori di polipi mandano una luce fosca, e, più in fondo ancora, risplende la lanterna del molo. (Enrico Onufrio)
  • – Ma perché, scusi, i palermitani non parlano?
    – Quelli veri non parlano.
    [...]
    – Ma lei come se lo spiega?
    – È una cosa genetica questa. (La mafia non è più quella di una volta)
  • Mi affascinano molto il clero e le vecchie signore. L'architettura mi pare divina. Colonne di marmo verde pallido e rosa simili a viali di betulle che spariscono una dietro l'altra; immense distanze; ampi spazi; le persone sembrano formiche; tutto molto arioso, ridente e spazioso. Perché, ti chiedo, noi non sappiamo costruire così? Non puoi immaginare come risulti bella la figura umana perfettamente ambientata su queste scalinate. (Virginia Woolf)
  • Mi sento palermitana fino all'osso, e non avere le caratteristiche somatiche tipiche invece mi lascia libera di portare questa mia palermitanità ovunque. Anche essere rimasta a Palermo fino ai 26 anni mi ha formata: e di quegli anni mi piace raccontare la possibilità di vedere e incontrare Pina Bausch, Bob Wilson, Carlo Cecchi, gli spettacoli di Palermo di Scena. Palermo non è una città ghettizzante e alla Vucciria incontri il giovane nobile decaduto e il ragazzo da cui hai acquistato il pesce la mattina. (Isabella Ragonese)
  • Negli odorosi pomeriggi di maggio e massime nelle diafane notti dell'estate ardente, quando Palermo, ebbra degli intensi profumi della sua Conca, ferace e calda, sembra una languida odalisca, ammalata d'amore, dai balconi, aperti alla fresca brezza marina, suoni flebili e patetici di clavicembali si spandevano nell'aria fragrante o in una vasta terrazza signorile, imbalsamata dall'odore inebriante del gelsomino d'Arabia, una voce soave di donna, accompagnata da un tenue e lamentoso pizzicar di chitarra, cantava, nel dolce silenzio della notte stellata, una mesta cantilena siciliana, tutta singhiozzi e lacrime e sospiri. (Alessio Di Giovanni)
  • Non c'è luogo al mondo in cui il dialogo tra civiltà cristiana e araba sia stato tanto profondo. A Palermo quel dialogo mille anni fa, ai tempi dei Normanni, c'era. Gli arabi hanno dato bellezza a Palermo, non morte. Perché oggi, mille anni dopo non è più possibile? (Vittorio Sgarbi)
  • Non di solo barocco è fatta Palermo. C'è anche una città modernista che tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento scelse l'art-nouveau per realizzare i teatri, le ville e i palazzi di una borghesia che voleva sentirsi all'altezza della vecchia aristocrazia cittadina. Per sensazioni ed immagini lontane, di quando ci sono venuto per la prima volta verso il 1930, spesso riesco a estrarre dal bellissimo caos che è Palermo una città essenzialmente liberty, quasi una piccola capitale dell'art-nouveau. (Leonardo Sciascia)
  • Obbedendo all'ancestrale impulso tedesco come in passato i teutoni, gli imperatori Staufen e i pii nazareni stanziatisi a Roma, ero attirato dall'Italia. La lontana meta del viaggio si chiamava Palermo dove già da ragazzo mi ero aggirato in stato sonnambulico, come scudiero o falconiere del secondo Federico, e infine, quando per gli Staufen le cose si erano messe male, avevo fatto parte del seguito di Corradino. (Günter Grass)
  • Ornata e bella, splendida e graziosa, stava essa posta con sembiante seduttore, insuperbendo tra piazze e pianure che erano tutte un giardino; abbagliava la vista con la rara beltà del suo aspetto... E i palazzi del re la circondavano come monili il collo di fanciulle dal turgido seno... Quante delizie, quante sale e quante edifizi, quante logge e quanti belvedere, quanti conventi di ricca architettura, quante chiese dalle croci gettate in oro ed argento! (Ibn Jubayr)
  • Palermitani! Mi vedete venire? Sono io! Sono io! Applauditemi! Sono dei vostri! Sembra il mio monoplano un gigantesco uomo bianco ritto sul trampolino delle nuvole, che aperte le braccia, si chini per tuffarsi repente nella vostra fremente aurora siciliana! [...] Tu m'appari da lungi, Palermo, come un formidabile arsenale difeso a destra e a sinistra dalle mura dei monti. Quella tua lunga strada in pendìo che si tuffa nel mare fa con la doppia linea delle sue bianche terrazze un enorme cantiere, su cui può scivolare la dreadnought ideale che sgombra l'orizzonte! Giù nella strada profonda l'andirivieni febbrile dei calafati, e su in alto il lacerarsi soave delle brezze color di rosa. (Filippo Tommaso Marinetti)
  • [Parlando del Gruppo 63] Palermo ci faceva e noi facevamo Palermo. La nostra non era l'urgenza di raccontare la città, ma di rispondere a una tensione culturale vivissima, che si respirava quasi in ogni angolo. (Gaetano Testa)
  • Palermo, dove siamo stati otto giorni, è deliziosa. Come posizione è la più bella città del mondo, passa la vita sognando nella Conca d'oro, una valle squisita divisa tra due mari.
    I boschetti di limone e i giardini di aranci erano di una perfezione così totale che sono diventato preraffaellita e ho aborrito i comuni impressionisti... In nessun luogo, nemmeno a Ravenna, ho visto mosaici così.
    Nella Cappella Palatina, che dal pavimento alla cupola è tutta d'oro, ci si sente veramente come seduti in grembo a un gran favo di miele a guardare gli angeli che cantano. (Oscar Wilde)
  • Palermo è bella. C'è sempre il sole. E anche se dicono che c'è la mafia, la mafia ha questa cosa che non si vede. Basta non pensarci. (La mafia uccide solo d'estate, serie televisiva)
  • Palermo è bellezza. È così piena di bellezza che, purtroppo, quando tu hai tanta bellezza, la ignori. Ovunque ti giri c'è bellezza, ovunque vai, anche a Ballarò, anche nei vicoli più popolari. (Domenico Dolce)
  • Palermo è di per sé una capitale nel cuore del Mediterraneo, che è riuscita a ritrovare la propria centralità grazie alla cultura, al turismo, alla riqualificazione degli spazi urbani. Un'offerta culturale di qualità, come quella di Manifesta 12, unita alle iniziative per Palermo Capitale italiana della cultura 2018 e dell'Anno Europeo del Patrimonio, faranno di questa metropoli un centro vitale e attrattivo agli occhi del mondo. E questo avverrà nel nome della cultura e dell'arte contemporanea, che con Manifesta ha scelto un tema pienamente coerente con il carattere originale di Palermo, vale a dire il confronto e il dialogo tra le diversità per coltivare la coesistenza. (Dario Franceschini)
  • Palermo è erotica, trasuda passione. (Simona Izzo)
  • Palermo è l'unico luogo al mondo nel quale penso di poter esercitare fino in fondo e senza autocensure lo jus murmurandi, che è forse l'unico diritto non del tutto conculcato, che sia sopravvissuto nella nostra democrazia incompiuta. (Santo Piazzese)
  • Palermo è situata in una insenatura della costa nordoccidentale, non fra i monti e il mare, ma dietro monti che bagnano il piede nel mare. Questa muraglia non è continua né larga: ampie finestre la interrompono formando ciascheduna una spiaggia. Il sole sorge, fra i monti, dal mare e declina, fra i monti, nel mare. Al tramonto, i raggi del sole passano fra le montagne, colpendo Palermo nel più irregolare dei modi. La luce salta interi quartieri, che rimangono in una penombra turchina, e accende gruppi di case nei punti più disparati. La scena è molto singolare. Si vedono cupole, terrazze, tetti completamente privi di luce e, sotto questi, file di basse case illuminate fortemente. Raggi sottili vanno a pescare chi una finestra, chi un cane che si morde la coda, minutissimi particolari che, per essere illuminati nel mezzo di un quadro oscuro, si rendono visibili anche a grande distanza. (Vitaliano Brancati)
  • Palermo è sontuosa e oscena. Palermo è come Nuova Delhi, con le reggie favolose dei maharajà e i corpi agonizzanti dei paria ai margini dei viali. Palermo è come Il Cairo, con la selva dei grattacieli e giardini in mezzo ai quali si insinuano putridi geroglifici di baracche. Palermo è come tutte le capitali di quei popoli che non riuscirono mai ad essere nazioni. A Palermo la corruzione è fisica, tangibile ed estetica: una bellissima donna, sfatta, gonfia di umori guasti, le unghie nere, e però egualmente, arcanamente bella. Palermo è la storia della Sicilia, tutte le viltà e tutti gli eroismi, le disperazioni, i furori, le sconfitte, le ribellioni. Palermo è la Spagna, i Mori, gli Svevi, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini, non c'è altro luogo che sia Sicilia come Palermo, eppure Palermo non è amata dai siciliani. Gli occidentali dell'isola si assoggettano perché non possono altrimenti, si riconoscono sudditi ma non vorrebbero mai esserne cittadini. Gli orientali invece dicono addirittura di essere di un'altra razza: quelli sicani e noi invece siculi. (Giuseppe Fava)
  • Palermo è una città senza tempo, esotica e incantevole. (Gabriele Muccino)
  • Palermo l'ho trovata cambiata in meglio da quando giravo La Piovra o Mary per sempre. La Sicilia e i giovani hanno fatto tanti passi in avanti con Falcone, Borsellino, Livatino, il generale dalla Chiesa. Tanti siciliani, grazie al loro sacrificio, hanno portato avanti il riscatto di questa terra. (Michele Placido)
  • Palermo mi piace moltissimo. È una città splendida...gli alberi...Hanno anche un orto botanico che ho visto anni fa, meraviglioso. Ho visto un paio di volte la sala di Serpotta. Lo trovo magnifico. Queste statue sono di una tale eleganza! Sono tra le donne più belle del mondo, si potrebbe dire. Son bellissime. (Fleur Jaeggy)
  • Palermo mi sembrò una città al contempo splendida e decadente, il cui aspetto un po' in rovina mi affascinò moltissimo. Ebbi l'impressione di una città molto diversa dalle altre città italiane, con una sua identità molto particolare e una bellezza tutta sua. (Daniel Pennac)
  • Palermo, Museo del Mediterraneo: se volete sapere quel ch'è passato su questi flutti azzurri venite a Palermo. È una città deliziosa, una città dolce, una città profumata. Le sue piazze, le sue vie, i suoi giardini, i suoi monumenti sono magnifici. Ecco la Sicilia: capolavoro della natura, centro d'un mondo, terra illustre, si commovente e si nobile nel suo misterioso destino. (Gabriel Hanotaux)
  • Palermo non è la città di Lauricella, Riina e i Graviano: è la città di Falcone, Borsellino, Giaccone, Agostino, Iannì, Domè e moltissime altre vittime innocenti che la mafia l'hanno combattuta a viso aperto! (Sonia Alfano)
  • Palermo, oltre ad essere una città a cui sono intimamente legato, essendo stata la culla della mia carriera, è luminosissima dal punto di vista culturale. Ritengo abbia il diritto di dire la sua in tal senso. (Franco Zeffirelli)
  • Palermo sa essere molto seduttiva, sul breve periodo, mentre magari qualche problema può sorgere quando si sceglie di trascorrere qui l'intera esistenza. (Roberto Alajmo)
  • Per chi vi è nato, Palermo è il centro del mondo. (Beppe Grillo)
  • Per la posizione singolare e la ricchezza del suolo, Palermo è stata designata con epiteti adulatori, in ispecie dai poeti che l'hanno denominata la Conca d'oro. Venne pure chiamata Aurea Valle, Hortus Siciliae, ecc.; e per abbracciare tutti questi nomi venne pure aggiunto il termine Felix col quale si trova distinta nelle mappe. (Patrick Brydone)
  • Proprio oggi pensavo ai tempi in cui andavo in bicicletta a studiare canto, attraversando una città dai profumi speziati o dolci; i suoi giardini e le tante architetture arabeggianti. Volevo studiare anche pianoforte, che oggi suono da autodidatta, come la chitarra o la tromba, grazie ad un regalo che mi fece Louis Armstrong. (Giuni Russo)
  • Quello che ho imparato dopo, lasciando Palermo, e ahimè era necessario forse lasciare Palermo per impararlo, è che qualunque cultura si distribuisca in un'ampia area geografica ha un centro e una periferia, anzi un centro e più periferie. Ecco, quello che io ragazzo ventenne a Palermo non potevo lucidamente capire era che io mi trovavo all'interno di una periferia colta, di una periferia direi molto colta. (Francesco Orlando)
  • Qui c'è soltanto primavera ed estate. (Richard Wagner)
  • Qui c'è un'atmosfera di giocosa intelligenza che svolazza per l'aria. (David Lynch)
  • Sapete, qui sto benissimo: al lavoro non potrei chiedere di piú, ho una casa e un'auto tutte mie e non mi manca niente. Ma in Italia si vive meglio. Quello che piú mi manca qui è la possibilità di avere belle amicizie. La gente è diversa e vive diversamente. A Palermo ho la mia città, la mia gente, vera, e quindi amici, veri. Appena arriverò ai quarant'anni andrò in pensione e scenderò giú... (Eleonora Abbagnato)
  • Se poi, uscendo dalla città, si girano le campagne che la circondano, s'impongono agli occhi e alla mente segni anche più caratteristici di una civiltà inoltrata. La perfezione della coltura nei giardini d'agrumi della Conca d'Oro è proverbiale; ogni palmo di terreno è irrigato, il suolo è zappato e rizzappato, ogni albero è curato come potrebbe esserlo una pianta rara in un giardino di orticoltura. Dove manca il verde cupo degli alberi di agrumi, l'occhio incontra le vigne, coi loro filari lunghi e regolari, gli orti piantati di alberi fruttiferi, qualche uliveto, qualche raro pezzetto di terra seminata, e dappertutto, segni del lavoro più accurato, più perseverante, più regolare. (Leopoldo Franchetti)
  • Sì, mi manca ma si può anche vivere lontano portandosela appresso. Vorrei starci di più ma io mi sento un palermitano a Roma. Palermo è qualcosa che mi è stata data e che mi rimane dentro. Vediamo sempre Palermo intorno a noi. Forse è un modo per cercare di far aderire una città imperfetta come Palermo alla nostra città ideale. (Luigi Lo Cascio)
  • Succeduti i Re Castigliani, cessò Palermo da indi innanzi di essere la sede dei suoi Re, e cominciò la Sicilia ad esser governata dai Viceré. (Rosario Gregorio)
  • Sulla dissolvenza della mia attività di governo ho ricevuto diverse offerte per il rientro all'Università da professore associato. Ho preferito Palermo perché la considero l'avamposto della legalità, il luogo dove meglio potrò continuare il mio impegno civile e politico. [«Cosa la emoziona di più pensando al ritorno?»] La voglia di rivedere i luoghi amati e i profumi di salsedine, gelsomino e zagara che mi sono portato dietro. E poi il mare di Mondello, l'eleganza di via Libertà, i cibi saporitissimi. So che molte cose sono cambiate dagli anni del liceo e della naja, ma tante altre sono rimaste come prima. Ricomincerò da queste. (Nando Dalla Chiesa)
  • «Tra dieci giorni, se non hai niente in contrario, potremmo andare a Palermo» le disse. «Preferisco Ginevra» rispose lei. Stava in piedi davanti al cavalletto ed esaminava una tela iniziata. «Come puoi vivere senza conoscere Palermo?». (Milan Kundera)
  • Un luogo incredibilmente ospitale e di grande bellezza in cui io, come tutti noi penso, mi sento come a casa. (Filippo VI di Spagna)
  • Una volta ogni due mesi vado, è proprio un'esigenza fisica per me Palermo, nel senso che è la mia città, è la mia terra, il posto in cui in assoluto mi diverto di più, e credo e dico sempre a tutti che, secondo me, non c'è niente di più bello che la vita notturna di Palermo. Noi siciliani siamo i brasiliani d'Europa. (Eva Riccobono)
  • Una delle capitali più importanti e resilienti del Mediterraneo [...] la sua designazione a capitale della cultura italiana per il 2018 insieme al recente inserimento del percorso arabo-normanno di Palermo nel patrimonio Unesco testimoniano la vitalità e la ricchezza culturale di una delle più antiche capitali del Mediterraneo, che ne incarna così lo spirito e le caratteristiche più pregnanti: crocevia di popoli, tradizioni, culture e commerci che si fondono e si rinnovano, generando ogni volta una convivenza diversa e arricchita dalle esperienze passate. (Dario Nardella)
  • Venendo a Palermo e guardando il materiale fotografico dei tesori della città, ho capito questo: la convivenza non è impossibile. Forse non funziona il dialogo tra le religioni ma può esserci il dialogo tra culture. (Vittorio Sgarbi)
  • Anche a volere muovere un dito non si sa da dove cominciare, se dallo Stato che esiste solo come vertice di mafia e di ladrocinio o dal cittadino che ha avuto millenni di tempo per organizzare la sua difesa a danno altrui. Non è Europa e non è Africa. Non è capitalismo e non è feudalesimo. Ѐ solo una sacca. (Giuliana Saladino)
  • [Riguardo al Sacco di Palermo] Ed ecco l'arrivo del mare a Palermo, che era una volta come ad una città sognata, o riflessa dalla fata Morgana su un mare di seta, diviene ad un tratto l'approdo ad un congolomerato amorfo e a tratti ossessivo, a ranghi serrati come una rivista militare, accanto al quale si è come appiattita, vicina ad andare in polvere, la città antica, che era ancora la città di Goethe. (Cesare Brandi)
  • Come ancor oggi Palermo è per i viaggiatori italiani città più lontana di Parigi e Londra, così la sua vita di un secolo fa è meno simpatica al nostro spirito – dico simpatica nel senso profondo della parola – di quella che oggi si vive in America o in Giappone. E fors'anco è più affinità fra noi e i siciliani dell'epoca sveva, anzi che fra gli italiani d'oggi e i palermitani del regno di Ferdinando I. [...] Eppure, sullo scorcio del secolo XVIII, la Sicilia era più remota da ogni sentimento d'italianità che non fosse, starei per dire, ai tempi di Federico II. Patria, razza, mondo era l'isola delle tre punte, l'isola che fu creata dalla testa di Giove, mentre l'Italia non era che una gamba della divinità secondo l'apologo del Meli. Matrigna chiama il Meli la lingua italiana, in antitesi alla siciliana madre. [...] Certo in altre province d'Italia non si dormiva così grosso; e la prova ne è che la Rivoluzione le toccò tutte, fuorché la Sicilia, e che la Sicilia rimase fino a Waterloo l'unico sicuro asilo dell'ancien régime in Italia.
  • Goethe che visitò la Sicilia quando era più lontana che non sia l'India oggi, ed era ignota de visu anche ad archeologi d'avanguardia, anche allo stesso Winckelmann, Goethe ammirò incantato il monte Pellegrino su Palermo, «il più bel promontorio del mondo», e cercò arte e natura su strade ancora inospiti, su clivi inaccessi, disse una delle sue parole profetiche scrivendo che l'Italia senza la Sicilia non è un tutto.
  • Polizzano o petralese, il ragazzetto di montagna era comunque «regnicolo», uno del regno, che è poi la provincia, tutta l'isola, come la misura dai suoi fastigi il fanciullo nativo di quella che fu, e sempre è nel suo cuore, la metropoli coronata, caput mundi. Egli la chiama, con l'enfasi che le spetta, Palieimmu, il regnicolo non sa sollevarsi dal suo piatto Palermu. Più radicato delle varianti di pronunzia e lessico, dei diversi giri grammaticali e fraseologici, è il contrasto dei toni. Petralese o polizzano, l'accento regnicolo, udito nella città regnante, suona rallentato, arcaico; non sale a quella veemenza del parlar palermitano, unica, che anche se i più fidi amici si fermano sul marciapiede a dialogare, ti pare siano lì lì per venire alle mani.
  • Io penso che ogni siciliano debba sentirsi palermitano e non debba fare distinzioni. Da catanese ho il diritto di dirmi palermitana, perché Palermo è anche mia.
  • Palermo ha un fascino che lascia senza fiato. È il capoluogo, ci sarà un motivo.
  • Sono palermitana perché Palermo è il mio capoluogo. Tutti i siciliani sono palermitani. Ogni siciliano di buon senso riconosce che il suo capoluogo è Palermo. Se parlo di Palermo, mi riferisco a tutta la Sicilia.
  • Allora dico che Palermo avrebbe voglia di dichiararsi capitale del Mediterraneo, ma ha paura di farlo. Servirebbe un gigantesco Piano Marshall di restauro dei beni storici e artistici del centro storico. Dovrebbero intervenire i privati, ma a Palermo i capitali privati puliti sono difficili da reperire. Palermo dovrebbe focalizzarsi sulle sue ricchezze nobiliari, se non ci fosse stata una stupida sperequazione immobiliare, via Libertà sarebbe potuta essere la più bella strada di una città del Mediterraneo.
  • Dico che Palermo soffre di onfalite perché non riesce a mettersi in discussione. È una città che evita i paragoni, si crede all'apice, non pensa di aver bisogno di un confronto. E invece sbaglia, se si guardasse attorno, scoprirebbe che sta abdicando al suo ruolo principale nel Mediterraneo; ruolo che invece dovrebbe pretendere con forza. Palermo guarda a se stessa, ma soffre di una patologia meridionalista: basti pensare che i genovesi sperano di vivere a Buenos Aires, i veneziani non lo sanno, i bolognesi ci stanno pensando. Palermo no, è felice di stare al suo posto, è uno specchio appannato di una monarchia passata, brillante e decadente. [«Benissimo professore, ma se Palermo è così malata, perché cercare di ricoverarla? Magari non c'è rimedio»] Non diciamo stupidaggini. Palermo ha il dovere di curarsi e rimettersi in sesto. Non può vivere di ricordi, legati al periodo del suo grande splendore, della lunghissima Belle Époque, dall'arrivo di Nelson al fascismo. Poi la città ha cominciato ad implodere, la migrazione ha fatto il resto, nel dopoguerra c'è stato il crollo. Se oggi facesse un po' di autocritica, riuscirebbe a recuperarsi.
  • Io credo che riscoprire la radici culturali in un momento storico come questo sia fondamentale per un territorio come Palermo. Ogni tanto immagino che si possa dar vita ad una sorta di neo Garibaldi al contrario che parta con le camicie rosse da qui per conquistare non Roma ma Bruxelles, per spiegare che l'Europa non è un fatto solo legato alla monetina ma che è un legata a incroci e stratificazioni culturali dove Palermo gioca un luogo da protagonista.
  • Io giustifico Palermo perché la sberla presa negli anni del sacco edilizio di Vito Ciancimino, è stata molto forte; ma è giunto il momento di alzare la testa e smetterla di compiangersi. Bisogna che qualcuno si dia una mossa e recuperi certa tradizione che è ricchezza.
  • Palermo è un grandissimo laboratorio, un esperimento: è la più grande città multietnica d'Italia senza problemi. Potrebbe essere, domani, una sorta di capitale virtuale del Mediterraneo. Perciò è un luogo dove mi trovo benissimo.
  • Palermo, la città barocca, la città delle palme; anche la città che contiene strati molto più antichi che vanno riletti sotto gli strati più recenti.
  • Perché questi normanni in Sicilia non sono affatto isolati. Sentono Palermo come capitale centrale del mondo.
  • [Ai palermitani] Siate fieri della vostra tradizione, non fatela marcire, smettetela di pensate che i carretti e la coppola siano da chiudere in un armadio; sarebbe come se i banchieri bavaresi si vergognassero dello Jodel. La fierezza è una pillola antidepressiva, che va presa a manciate. E recuperate la bellezza, il fascino di ieri, la mondanità e la nobiltà di Palermo. La cura mondana è di per sé antimafiosa, perché la mafia sbaglia sempre la cravatta.
  • Una città naturalmente splendida che ha una forte inclinazione verso il degrado.
  • È una delle più belle e gradevoli città che un viaggiatore possa incontrare. L'affabilità e la cortesia degli abitanti rendono il soggiorno molto attraente e l'allontanarsene particolarmente difficile. Ne partimmo il primo agosto, alle due del mattino, in una notte oscura come se avessimo scelto quel momento per sottrarci all'incanto di un luogo dove ogni oggetto avrebbe potuto trattenerci o strapparci un reale rimpianto con il ricordo di un piacere goduto.
  • Più si osserva Palermo e sempre più l'abbelliscono i suoi particolari: belle strade, grandi e belle piazze, fontane pubbliche e fontane private fino al quarto piano di ogni casa, chiese splendide e passeggiate deliziose, un'aria pura; una densa popolazione e, tuttavia, una pulizia che non si riscontra in nessun'altra città del regno; un commercio fiorente, benché non raggiunga ancora che la dodicesima parte delle sue possibilità, una gran quantità di nobili dimore ricche e fastose, un clima caldo, delle passioni vive, delle donne gradevoli e dei costumi sibaratici. Tutto questo lascia immaginare se il soggiorno qui non debba essere preferito a quello delle altre città del regno.
  • [descrivendo la festa di Santa Rosalia] Quella sera, i fuochi di artificio che si sparano alla Marina, l'illuminazione che rivela appieno tutta la bellezza di questa passeggiata e quella del Cassaro e quella delle navi a mare, si uniscono per fare di Palermo una città incantata.
  • Qui si incontra la popolazione di Palermo, pari per numero a quella di Napoli. Qui si possono vedere un gran numero di persone in carrozza: l'essere trasportati è talmente insito nel gusto dei Palermitani che la carrozza è diventata indispensabile e che questa usanza, si è imposta, spesso, a scapito di cose di prima necessità. La nobiltà passeggia dunque per il Cassaro fino alle tre del pomeriggio; dopo fa colazione; poi un concerto pubblico la richiama alla Marina, due ore prima della notte. Torna, poi, il momento destinato al piacere della conversazione cui ho accennato o si va all'opera che rappresenta la sola forma di spettacolo con inizio un'ora dopo la notte e finisci così, come il conversare, a mezzanotte o all'una, ora in cui si ritorna alla Marina, ritornello saliente della giornata. Questa vita, voluttuosa e quotidiana, è disturbata solo dai festeggiamenti per il carnevale che mutano l'ordine dei piaceri per renderli più acuti, dalle due stagioni dedicate alla campagna nei mesi di maggio e di ottobre, ed infine, dalla festa di Santa Rosalia che, ogni volta, fa rinascere nel cuore di tutti il più fervito ed il più garbato sentimento di devoto entusiasmo che abbia mai ispirato.
  • Alle tre del pomeriggio, con sforzo e fatica, entrammo finalmente nel porto, dove ci si presentò il più ridente dei panorami. Mi sentivo del tutto rimesso, e il mio godimento fu grande. La città, situata ai piedi di alte montagne, guarda verso nord; su di essa, conforme all'ora del giorno, splendeva il sole, al cui riverbero tutte le facciate in ombra delle case ci apparivano chiare. A destra il Monte Pellegrino con la sua elegante linea in piena luce, a sinistra la lunga distesa della costa, rotta da baie, penisolette, promontori. Nuovo fascino aggiungevano al quadro certi slanciati alberi dal delicato color verde, le cui cime, illuminate di luce riflessa, ondeggiavano come grandi sciami di lucciole vegetali davanti alle case buie. Una chiara vaporosità inazzurriva tutte le ombre.
  • Chi ha visto una volta il cielo di Palermo non potrà mai più dimenticarlo.
  • Com'essa ci abbia accolti, non ho parole bastanti a dirlo: con fresche verzure di gelsi, oleandri sempre verdi, spalliere di limoni ecc. In un giardino pubblico c'erano grandi aiuole di ranuncoli e di anemoni. L'aria era mite, tiepida, profumata, il vento molle. Dietro un promontorio si vedeva sorgere la luna che si specchiava nel mare; dolcissima sensazione, dopo essere stati sballottati per quattro giorni e quattro notti dalle onde!
  • La sera feci una divertente conoscenza. Mi fermai in una botteguccia di merciaio sulla via principale per farvi alcuni piccoli acquisti. Mentre stavo davanti al negozio ad osservare la merce, si levò una leggera folata di vento, che in un attimo, turbinando lungo l'intera strada, riempì botteghe e vetrine di Polvere. «Per tutti i santi,» esclamai, «di dove viene, mi dica, tanta sporcizia nella vostra città? Non è possibile rimediarvi? Questa via gareggia in lunghezza e bellezza col Corso di Roma; la pulizia dei marciapiedi è assicurata da tutti i padroni dei negozi e dei fondachi laterali, che scopano instancabili, spingendo l'immondizia nel mezzo della strada e rendendola pertanto sempre più sudicia, sicché una ventata basta a restituirvi tutti i rifiuti di cui l'avete gratificata. A Napoli, ogni giorno, dei bravi ciuchini portano la spazzatura negli orti e nei campi; non potreste anche voi prendere o mettere in pratica un'iniziativa del genere?»
    «Da noi le cose stanno come stanno» replicò il bottegaio; «quel che buttiamo fuori di casa rimane a marcire a mucchi davanti alla porta. Guardi quei cumuli di paglia e di canne, di avanzi di cucina e altro sozzume: si seccano tutti assieme e ci tornano addosso in forma di polvere. Tutto il giorno ci difendiamo dalla polvere. Ma dia un'occhiata alle nostre belle, brave, eleganti scope: quando sono spuntate non fanno che ammucchiare davanti alle nostre case nuova sporcizia.
    [...] Quando gli ripetei la domanda se non vi fosse modo di ovviare al guaio, mi rispose che, secondo la voce popolare, proprio coloro che avrebbero dovuto provvedere alla pulizia non si potevano costringere, dato il grande ascendente di cui godevano, a far buon uso del pubblico danaro; si aggiungeva la bizzarra circostanza che, rimovendo quel lurido strame, sarebbero divenute visibili le pietose condizioni del lastrico sottostante, il che avrebbe messo in luce le malversazioni d'un altro ramo delle casse civiche. Ma tutte queste, continuò con beffardo sottinteso, non erano che dicerie di malintenzionati, mentre lui condivideva l'opinione di chi affermava che quello strato morbido riusciva gradito alla nobiltà, desiderosa di fare la sua tradizionale scarrozzata serale su un terreno elastico.
  • Lo stile architettonico somiglia in generale a quello di Napoli, ma nei pubblici monumenti – certe fontane ad esempio – si nota più ancora l'assenza di buon gusto. Qui non è, come a Roma, lo spirito dell'arte a improntare di sé i lavori; forma ed essenza delle costruzioni dipendono da circostanze fortuite.
  • [Parlando con la sorella di Cagliostro] Mi fece varie domande intorno al mio viaggio, al mio proposito di visitare la Sicilia, e si disse certa che sarei tornato a Palermo in tempo per festeggiare con loro la ricorrenza di santa Rosalia.
  • Nel giardino pubblico vicino alla marina ho passato ore di quiete soavissima. È il luogo più stupendo del mondo. Nonostante la regolarità del suo disegno, ha un che di fatato; risale a pochi anni or sono, ma ci trasporta in tempi remoti.
  • Nel pomeriggio visitammo la valle ubertosa e ridente, percorsa dal tortuoso fiume Oreto, che scendendo dai monti a sud costeggia Palermo. Anche per ricavare un'immagine da questo paesaggio è indispensabile un occhio pittorico e una mano esperta; e Kniepp seppe appunto scovare un osservatorio adatto, là dove l'acqua imbrigliata defluisce da uno sbarramento semidistrutto, all'ombra d'una ridente macchia d'alberi, avendo a sfondo l'ampio panorama della valle in salita, disseminata di case rustiche.
  • Nostra prima cura fu quella di studiare bene la città, assai facile da osservarsi superficialmente ma difficile da conoscere; facile perché una strada lunga alcune miglia l'attraversa dalla porta inferiore a quella superiore, ossia dalla marina sino al monte, ed è a sua volta incrociata da un'altra pressappoco a metà, dimodoché ciò che si trova su queste due linee è comodamente visibile; la città interna, al contrario, disorienta lo straniero, che può dirigersi in tale labirinto solo con l'aiuto d'una guida.
    Al crepuscolo dedicammo la nostra attenzione alla fila di carrozze con le quali i notabili compiono la loro famosa passeggiata a mare fuori cinta, per godere l'aria fresca, far conversazione e darsi a ogni sorta di corteggiamenti.
    Due ore prima di notte era spuntata la luna piena, diffondendo sulla sera un incanto indicibile.
  • La maggior parte delle città siciliane si fregia di una definizione: Palermo è chiamata Felice. A meritare l'appellativo è stata forse la bellezza della sua posizione. Situata a nord dell'isola, ha due porti volti ad occidente, uno molto grande destinato all'ormeggio delle navi, l'altro in cui si caricano e si scaricano le mercanzie. Un lungomare superbo, rettilineo, lungo un miglio, va da occidente a levante ed è chiamato La Marina. Da un lato lo sguardo si perde nel mare; dall'altro si arresta alle mura adorne di pilastri sormontati da una balaustra dietro cui si intravede una lunga fila di palazzi. L'insieme affascina. Ora il lungomare, che è la più bella passeggiata di Palermo, è arricchito da un giardino pubblico all'estremità orientale, adorno di una fontana sormontata da un colosso di marmo bianco in cui zampilla acqua.
  • Le acque sorgive sono molto abbondanti. Non c'è quartiere di Palermo che non sia adorno di fontane, la maggior parte di marmo, tutte abbellite di sculture e ricche di gran quantità d'acqua. Così la posizione della città è splendida: lo spettacolo del mare, delle colline, delle montagne con effetti deliziosi e pittoreschi rende questo luogo il più idoneo a risvegliare e a coltivare vocazioni artistiche.
  • Si intuisce che Palermo, libera dell'Inquisizione, che il Marchese Caracciolo ha appena abolita, e da altri ostacoli che non dovrebbero resistere a lungo, diverrà una delle più belle città del mondo e l'isola, di cui essa è capitale, coltivata come un giardino, potrà considerarsi il soggiorno più delizioso della terra. Nulla le ha negato la natura; e perciò nei bei tempi antichi, quando il suo popolo ha potuto manifestare il genio di cui era ricco, sono stati creati tanti monumenti celebri.
  • Viali alberati abbelliscono la periferia di Palermo. La città ha le porte principali volte verso i quattro punti cardinali e poste all'estremità di due larghe strade perfettamente rettilinee, che si incrociano ad angolo retto al centro dell'abitato. La più frequentata si chiama Cassero; inizia alla fine del lungomare, dalla porta di settentrione, e termina alla Porta Nuova, dove ha inizio la strada per Monreale. A chi entra per la Porta Nuova si apre dinanzi una grande piazza sulla quale insieme a vasti monasteri, sorgono l'Arcivescovado e la residenza del Viceré. Di fronte si eleva la statua di Filippo IV, su di un piedistallo riccamente adorno di figure e fregi, tutto in marmo bianco. Palermo è piena di monumenti pubblici, chiese, monasteri, palazzi, fontane, statue, colonne: non tutti sono belli né tutti sono stati costruiti nei secoli in cui si ebbe il gusto del bello; ma tutto dimostra che questo popolo ha amore per l'arte e possiede il genio della decorazione.
  • A Palermo ammazzano più le femmine che l'infarto!
  • Crescendo iniziai a capire che a Palermo nulla è come sembra.
  • Perché siamo a Palermo... e qui la mafia ha sempre influenzato la vita di tutti, in particolar modo la mia.
  • C'è questa miscela di architettura molto antica, di architettura che viene anche dall'altra riva del Mediterraneo. È una specie di barocco molto complesso, molto lavorato, ma c'è insieme anche la dimensione della decadenza, che a Palermo è qualcosa di straordinario. Alcune case hanno solo il piano terra e il primo piano non ha più il tetto, dunque un primo piano a cielo aperto è diventato una terrazza.
  • Palermo è una città che si offre, che si apre, perché è segnata dai rilievi, è attraversata dalla natura: una caratteristica singolare, che crea luoghi di poesia, luoghi diversi, luoghi che permettono a varie architetture di svilupparsi in maniera indipendente le une dalle altre.
  • Qui a Palermo c'è un clima unico, sembra di essere in paradiso. Quindi anche quando la forma architettonica è degradata, a tratti distrutta, conserva una dimensione gioiosa. Questa è una città che comunica sensualità, felicità, e questo non solo perché ci sono dei monumenti straordinari e una grande memoria storica, ma perché c'è una natura che si integra perfettamente con gli elementi architettonici. In alcuni casi questi sono meravigliosamente conservati, altre volte sono degradati, ma le sue dimensioni sono veramente uniche.
  • In questa città il dialogo tra mondo musulmano e cristiano è continuo, non sono culture antagoniste.La futura vocazione di Palermo è quella di essere il luogo del dialogo fra mondi lontani e diversi in una convivenza armonica.
  • Non c'è luogo al mondo in cui il dialogo tra civiltà cristiana e araba sia stato tanto profondo. A Palermo quel dialogo mille anni fa, ai tempi dei Normanni, c'era. Gli arabi hanno dato bellezza a Palermo, non morte. Perché oggi, mille anni dopo non è più possibile?
  • Una città viva, Palermo, ricca di capolavori che andrebbero valorizzati meglio in una esposizione permanente: per visitare Palermo non basta una vita, è infinita nei suoi segmenti architettonici ed artistici, è la capitale della bellezza.
  • Venendo a Palermo e guardando il materiale fotografico dei tesori della città, ho capito questo: la convivenza non è impossibile. Forse non funziona il dialogo tra le religioni ma può esserci il dialogo tra culture.
  • Non credo di conoscere nessun'altra città in cui il senso della vita è così forte. Forse perché è altrettanto forte il senso della morte. Solo a Palermo il protagonista capisce come vivere il presente. La questione del tempo sta diventando centrale nella mia vita. E ogni volta che vengo a Palermo per me significa fare un salto in un tempo diverso: è come se in questa città si fosse costretti ad entrare in contatto con il tempo presente.
  • Palermo è la città che ha provocato il film [Palermo Shooting]. [Palermo] è una grande metafora del vero senso della vita, una metafora che rende la vita degna di essere vissuta.
  • Qui ci sono le catacombe, la festa dei morti, un dipinto come Il trionfo della morte, un affresco che è stato come un enorme testo per il film. Io credo che una città possa avere un forte diritto alla morte solo se ha un forte rapporto con la vita.
  • Sono entrato in un museo [Galleria regionale di Palazzo Abatellis] che stava all'angolo di dove vivevo e ho trovato la mia sceneggiatura in un dipinto sul muro di cinquecento anni prima [Trionfo della Morte], dove c'era tutto: la morte con le sue frecce, le persone spaventate e un fotografo che non aveva paura, anche perché lui è il pittore ed è praticamente lo stesso. Tutta la mia storia era già stata dipinta da un pittore sconosciuto a Palermo cinquecento anni fa. Ho ringraziato e ho pensato che questa fosse la mia sceneggiatura. Poi ho sentito altre storie sulla città e ho capito che la vitalità di Palermo era dovuta al fatto che conosceva così bene la morte. Quindi forse fare un film che avrebbe contribuito a ristabilire l'immagine della morte, non solo negli affreschi ma in generale, avrebbe aiutato non soltanto la città ma anche tutti quelli che avrebbero visto il film.

Citazioni in versi

[modifica]
  • A Palermo il versetto della cinquantacinquesima Sura: | lodato sia Dio, Signore dei secoli. | A Palermo l'impercettibile smorfia cherubini | Sodoma brucia Simon Mago precipita. | A Palermo il selciato bagnato fradicio nerolava | cavolo verdeveleno, biancheria dei poveri al vento. | A Palermo i sepolcri porfido imperiale | tunica ridotta a polvere corona e spada. | A Palermo i sospiri dei vecchi in salita | con ceste colme d'erba gocciolante. | A Palermo la chiesa che luccica scrigno di gioielli | gelsomini ramificati alla fontana. (Marie Luise Kaschnitz)
  • Arrivaru li navi | tanti navi a Palermu, | li pirati sbarcaru | cu li facci di 'nfernu. (Ignazio Buttitta)
  • La natura assolata | i prati riarsi | il vetturino dagli occhi saraceni | i muli travestiti da sultani | al trotto sotto bianchi parasole | i muri bianchi corrosi dal sole | il paradiso tra le palme | il cielo colorato di splendore e di noia.| Se qui morirò, portatemi | vicino alla Senna | dove il cielo è leggero: | avrei paura di non sentirmi morta | sepolta sotto gli aranci. (Anna de Noailles)
  • [Les vêpres siciliennes] O patria, o cara patria, alfin ti veggo! | L'esule ti saluta | Dopo sì lunga assenza; | Il tuo fiorente suolo | Bacio, e ripien d'amore | Reco il mio voto a te, col braccio e il core! | O tu, Palermo, terra adorata, | De' miei verdi anni – riso d'amor, | Alza la fronte tanto oltraggiata, | Il tuo ripiglia – primier splendor! | Chiesi aita a straniere nazioni, | Ramingai per castella e città: | Ma, insensibili ai fervidi sproni, | Rispondeano con vana pietà! – | Siciliani! ov'è il prisco valor? | Su, sorgete a vittoria, all'onor! (Eugène Scribe)
  • Palermino Palermino | sei più bello di Torino. (Natalia Ginzburg)
  • Se mala segnoria, che sempre accora | li popoli suggetti, non avesse | mosso Palermo a gridar: "Mora, mora! (Dante Alighieri, Divina Commedia)
  • Via immacolatella | palazzo aiutamicristo | ex convento dello spasimo | via dello schiavuzzo | monastero delle ree pentite | professa dei gesuiti | chiesa delle cappuccinelle | congregazione del signoruzzo | madonna dei rimedi | maria santissima del paradiso dei mugnai | chiesa dei quattro canti coronati | santa maria degli agonizzanti | reclusorio dell'annunziata. | È palermo, questa. (Mariangela Gualtieri)

Note

[modifica]
  1. Testo di Leonardo Sciascia.
  2. Intendo qui alludere alla grande massa del popolo, non alle classi intelligenti che sorridono a questi vieti pettegolezzi e che in fatto di cortesia e delicatezza nulla lasciano a desiderare. [N.d.A.]

Voci correlate

[modifica]

Altri progetti

[modifica]