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martedì 26 giugno 2018

paella di pesce


Per 4 persone


Cozze 1 kg
Calamari o seppie 400 g
Scampi 8
Aglio 1 spicchio
Zafferano 1 bustina
Paprika dolce 1 cucchiaio
1 peperone rosso
200 gr di piselli
Riso Bomba 400 g (in Italia non si trova, io uso Carnaroli)

Pulire le cozze e farle aprire in pentola.
Conservare il liquido di cottura, filtrarlo e metterlo da parte.
Togliere le cozze dal guscio lasciando alcune per la guarnizione.
Pulire i calamari, togliere la pelle e tagliarli ad anelli o pezzi piccoli.
Pulire ed incidere gamberoni e scampi e cuocerli pochi minuti, tenerli al caldo.
A questo punto prendere la padella, far appassire la cipolla con olio, cuocere pochi minuti il peperone tagliato a quadratini piccolo e aggiungere i piselli, precedentemente lessati.
Aggiungere la passata di pomodoro, il peperoncino e il fumetto di pesce.
Aggiungere i calamari e dopo 5 minuti aggiungere il riso.
Aggiungere la paprika e lo zafferano, sale e pepe e per ultimo le cozze sgusciate.
Non mescolare più finchè il riso sarà cotto, 20 minuti circa.
A cottura ultimata aggiungere i gamberi, gli scampi e le cozze con guscio tenuti da parte.

martedì 21 gennaio 2014

arancine con carote viola ripiene di pancetta e asiago


Cu cu!!! Eccomi qui, riemergo dopo una settimana nel mio blogghino, eh si, ultimamente lo sto trascurando un po', a giorni penso di chiuderlo, ma poi dopo 5 minuti ci ripenso e mi dico, ma si, anche se non pubblico più 2 o 3 volte la settimana lo posso sempre tenere aperto pubblicando quelle 2 o 3 ricette al mese?
Mha bho!!! Chi vivrà vedrà, come mi sento farò, almeno questo spazio lo voglio LIBERO, di pubblicare quando e quello che mi sento, e questo è uno dei motivi principali per cui non ho mai cercato "collaborazioni" proprio per non sentirmi obbligata a cucinare per forza quell'ingrediente.

Ma veniamo a questa mia ultima opera d'arte, eh eh, da quando ho imparato a preparare le arancine a regola d'arte, durante l'MTC del novembre del 2012 Roberta ci ha proposto questo caposaldo dello street food siciliano, e ogni tanto mi concedo questa prelibatezza, anzi a dire il vero, mi sono comprata anche una friggitrice finalmente, proprio per fare dei fritti perfetti senza dover inondare la casa di quel puzzo nauseabondo, e di poter friggere anche in pieno inverno, non dovendo tenere le finestre aperte, perchè la friggitrice la uso fuori in terrazza ah ah! Abitando all'ultimo piano non penso di dare fastidio a nessuno.

Ho sempre amato i colori, a me il riso in bianco mi mette tanta di quella tristezza che lo chiamo riso ospedale!
Come quando preparavo i brodi vegetali per mia figlia durante lo svezzamento, non sia mai che lo lasciavo del colore anonimo, no, magari aggiungevo 2 foglie di spinaci in più e diventava di un bel verde scintillante, tanto è vero che mia sorella lo chiamava, la pappa VISITORS ah ah!

Ma veniamo alla ricetta in questione, quando preparo il risotto con le carote viola ci abbino sempre qualche pezzetto di salsiccia, o qualche cubotto di pancetta o di speck, perchè diciamocelo pure, le carote non sanno di niente, quindi ci vuole per forza una nota di sapidità!
Ma in queste arancine i cubotti di pancetta li ho aggiunti a crudo come ripieno e il risultato finale è stato sorprendente, un sapore che è rimasto molto delicato, davvero provatelo!

ingredienti per 12 pz

Per il riso 
400 gr di riso arborio
 brodo vegetale q.b.
1 bicchiere grande di vino bianco secco
50 gr di grana padano
1 noce di burro
1 scalogno piccolo
2 carote nere
olio evo q.b.
sale q.b.
pepe nero q.b.
1 ciuffetto di prezzemolo

Per il ripieno 
100 gr di pancetta
80 gr di asiago

Per la lega (ne resterà molta, ma occorre poter immergere bene l'arancina)
300 ml d'acqua
150 gr di farina
una manciata di sale

Per la panatura (ne resterà molto anche qui) 
300 gr di pangrattato

Per la frittura 
½ l di olio di semi diarachide (o comunque abbondante per poter friggere in olio profondo)

Far appassire in un tegame uno scalogno con l'olio extravergine di oliva, e far tostare il riso, sfumare con il vino bianco, una volta evaporato il vino aggiungere le carote crude tagliate a julienne e mantecare, aggiungere piano piano il brodo vegetale caldo, e girare continuamente, fino a cottura al dente del riso.
Una volta che il riso è al dente spegnere la fiamma, mantecare con il burro, il grana e abbondante prezzemolo tritato finemente.
Trasferire il risotto in una teglia fredda e girare finché il riso sarà freddo, volendo anche dentro il lavello con acqua e ghiaccio.
Trasferire il riso in frigo in un contenitore ben chiuso.


Sistemare sul tavolo tutti gli ingredienti, nel mio caso i dadini di pancetta per il ripieno e il formaggio asiago, la ciotola con il pan grattato, la ciotola con la lega di acqua e farina, e i vassoi per contenere le arancine tra un passaggio e l’altro.
Munirsi anche di un asciugamano pulito perché per fare 12 arancine non so quante volte mi sono lavata le mani!
Cominciare dalla preparazione della "lega". Si tratta della pastella di acqua e farina che serve a sigillare l'arancina e a creare una base per la panatura con il pangrattato che aiuterà a conferire doratura, spessore e croccantezza al punto giusto. Versare l'acqua in una scodella profonda, aggiungere la farina, una bella manciata di sale e amalgamare bene con una frusta. Tenere da parte e passare alla creazione delle arancine.

Ci sono vari modi per formare e farcire le arancine, questo secondo me è il procedimento più semplice anche per chi le fa per la prima volta ed è anche quello che consente di organizzare e distribuire meglio il lavoro. Perché in pratica bisogna prima fare tutte le sfere o gli ovali, poi fare il buco, poi farcirle. 
Posate la "futura" arancina su un vassoio e ricominciate fino a terminare il riso. Lasciatele riposare per una mezz'ora, in modo che raffreddino (anche se il riso era freddo di frigo, col calore delle mani si saranno un po' scaldate) e che il riso si compatti rendendo poi più facile la farcitura.

Tenendo la palla di riso con una mano, con il pollice dell'altra mano create un buco in alto e al centro e cominciate ad allargarlo spingendo sia verso il basso che sui lati. Posate nuovamente la palla di riso sul vassoio e passate alle altre, fino a completarle tutte. 
A questo punto passare alla farcitura.
Poi chiudere l'arancina: un po' spingendo "la conza" - il condimento - verso il basso, e un po' cercando di portare in avanti il riso per chiudere l'arancina. Girare l'arancina tra le mani per darle la forma e per rendere la superficie liscia e compatta, senza buchi o piccole fessure. Posare l'arancina con il ripieno sul vassoio e passare ad un'altra, fino a completarle tutte.




Quando tutte le arancine saranno pronte sul vassoio, passare alla "lega". Dare qualche colpo di frusta alla pastella per riprendere l'amalgama di acqua e farina e a questo punto immergere singolarmente le arancine dentro la lega, poggiandole poi sul vassoio, fino al completamento dell'operazione per tutte le arancine. 

E ora la panatura.
Versare il pangrattato dentro una teglia e, ad una ad una, passare ogni singola arancina dentro il pangrattato, pressandole bene con le mani per "saldare" bene lega e pangrattato, per rendere compatta la superficie delle arancine e, all'occorrenza, per riprenderne un pochino la forma.

E finalmente la frittura!

Versare l'olio in una friggitrice o in un tegame piuttosto alto. Quando l'olio sarà ben-ben-ben caldo, immergere le arancine per 2-3 minuti o comunque fino a quando non risulteranno dorate in superficie.


venerdì 1 febbraio 2013

risotto con carote viola, mele e quartirolo


Non penso che questo mio allontanamento dal blog sia dovuto solo alla dieta post natalizia, è che proprio non ho più stimoli, non trovo più il senso di "dover" cucinare per il blog, e fotografarlo per giunta!
Oppure sto passando anche un periodo in cui se si ha voglia di un dolce e hai voglia di quello che hai già postato, ebbene lo fai lo stesso, è un "problema" di tutti i blogger che oramai dopo 3-4 anni non hanno sempre voglia di cucinare cose nuove ma di rifare e rifare e rifare quella torta che proprio ti era piaciuta così  tanto :-)
Quindi questo risotto mi è venuto proprio perchè questo periodo sono in sintonia con le mele verdi, dopo aver mangiato alla Sidreria, le metto dappertutto! Che cos'è la Sidreria l'ho già scritto in questo post dell'insalata con le mele verdi.
Poi diciamo pure che da quando ho scoperto le carote viola almeno una volta la settimana lo faccio il risotto viola, e a pensarci bene non l'ho mai pubblicato, proprio per la pigrizia di non stare li a "doverlo" anche fotografare!
Vi confesso anche una cosa, da Natale ho perso qui in casa tutto il necessario che tiravo fuori ogni volta per fotografare, cartoncini colorati, sfondi, ma vi pare normale??????
Quindi finchè non lo ritrovo mi sembro un'anima in pena, la mia sbadataggine sta raggiungendo alti livelli!




Gli ingredienti per 4 persone sono:

350 gr di riso carnaroli
uno scalogno
una carota nera media
Brodo
Vino bianco
50 gr di quartirolo magro fresco
una mela verde
un rametto di rosmarino
olio evo

Preparare il fondo con lo scalogno tritato al mixer con la carota e un rametto di rosmarino e l'olio extra vergine di oliva, aggiungere una mela verde tagliata a dadini, poi cuocere il risotto facendo sfumare prima il vino e poi ultimando la cottura col brodo caldo.
Alla fine mantecare con il quartirolo grattugiato!


martedì 20 novembre 2012

Arancine con ragù di zucca ripiene di speck e scamorza




Questo mese la sfida più avvincente della blog sfera - l’MT Challenge - ci porta in Sicilia, in Sicilia occidentale più precisamente, dove le arancine la fanno da padrone! E si perché grazie a Roberta, abbiamo scoperto tante cose sulle arancine, prima di tutto che sono “fimmine”, belle tonde, o al limite ovali, e loro ci tengono eh? Guai a chiamarli arancini, che subito ti correggono! Pero’ mi sembra di aver capito che non è un errore chiamarli al maschile ma sono semplicemente quelli a forma di cupola che sono tipici della Sicilia orientale!

Comunque le arancine mi ricordano la mia cara amata Sicilia, quando da piccola mio padre ci caricava tutti in macchina e ci portava in estate nella sua amata terra per noi era come un’avventura, non soltanto perché prendere il traghetto era una vera e propria avventura, ma anche perché nel paese di mio papà in estate sembravano tutti impazziti, siccome di giorno faceva un gran caldo, di notte si viveva, ma si viveva fino a tardi, non tarda notte, a volte si faceva proprio quasi mattina, e le nostre nottate erano scandite da ritmi ben precisi, e da fiumi e fiumi di granite e da chili e chili di arancine J
Io sinceramente non ho mai avuto il coraggio di dire a un siculo che a me le arancine non piacevano, quelle al burro perché dentro ci trovavo sempre gli odiati piselli, e quelle al ragù perché non filavano, abituata come ero al gusto del romanissimo supplì ripieno di mozzarella, io preferivo di gran lunga il romano, ma non ho mai avuto il coraggio di confessarlo, lo dico qui pubblicamente, davanti a tutti!
Per non parlare delle dimensioni! Immaginate voi una bimbetta di 6 anni alle prese con un’arancina? Ma è gigantesca! Il supplì con 2-3 morsi te lo finisci! L’arancina si è scoperto che deve essere grande come un’arancia appunto, ma non deve andare al di sotto dei 200 gr! C’è un famoso bar a Palermo che addirittura ne fa di 280 gr! Ma da pazzi! Altro che cibo da strada! Qui ci vuole un bel piatto e coltello e forchetta per mangiare una bomba del genere J

L’unica cosa che mi piace della cucina tipica romana sono i supplì, per il resto visto che gran parte dei piatti tipici romani prevedono il pecorino o il guanciale e la pancetta non li ho mai sopportati! Ecco ora posso andare avanti con il racconto delle arancine
J che comunque ogni volta che torno in Sicilia assaggio, non si sa mai che trovo qualcuno che le faccia un po’ meno pesanti, o con un po’ di ragu ;-)

Come ogni volta questa sfida questo mese ci ha messo a dura prova, cioè, il fritto, parliamoci chiaro, a casa mia non lo mangia nessuno, quindi non friggo quasi mai, e quando vado al ristorante o in pizzeria sono capace di ordinare tutto fritto dall’antipasto al dolce, così per un po’ di tempo la mia voglia di fritto viene soddisfatta, avevo quasi sfiorato l’idea di passare per questo mese, ma poi mi sono detta, ma che peccato pero’, perdersi per un fritto, ma no dai, di idee ne avevo tante sul come farle, verdi, viola, in tecnicolor, ma poi a quanto pare dovevano essere o rosse o bianche e allora le ho preferite rosse, e ho dovuto studiare a tavolino il giorno in cui farle, cioè quando il marito che non sopporta la puzza di fritto sarebbe uscito di casa la mattina e tornato la sera il più tardi possibile J
Indivituato il giorno giusto mi sono messa all’opera!



Per il riso 
400 gr di riso arborio
 brodo vegetale q.b.
1 bicchiere grande di vino bianco secco
50 gr di grana padano
1 noce di burro
1 bicchiere di passata di pomodoro
1 scalogno piccolo
2 fette grandi di zucca
olio evo q.b.
sale q.b.
pepe nero q.b.
1 ciuffetto di prezzemolo

Per il ripieno
100 gr di speck (tagliato in un’unica fetta di 1 cm circa)
80 gr di scamorza bianca dolce

Per la lega (ne resterà molta, ma occorre poter immergere bene l'arancina)
300 ml d'acqua
150 gr di farina
una manciata di sale

Per la panatura (ne resterà molto anche qui) 
300 gr di pangrattato

Per la frittura 
½ l di olio di semi diarachide (o comunque abbondante per poter friggere in olio profondo)

Il riso io l’ho preparato il giorno prima, come faceva mia mamma, quando eravamo piccoli e lei preparava TUTTI I GIORNI pranzo e cena per almeno 6-8 persone, faceva sempre tutto in abbondanza, perché così con gli avanzi ci sfamava sempre qualche ospite imprevisto, ma soprattutto perché con gli avanzi ci si preparavano sempre dei piatti succulenti, vedi la frittata di spaghetti, o la polenta rimessa in forno con mozzarella e pomodoro, slurp!

Quindi ho preparato il riso e poi fatto raffreddare e messo in frigo, il giorno dopo ho proceduto con la formatura delle arancine.
Far appassire in un tegame uno scalogno, e far tostare il riso, sfumare con il vino bianco, una volta evaporato il vino aggiungere la zucca, fatta appassire in forno per un’ora, la passata di pomodoro e mantecare, aggiungere piano piano il brodo vegetale caldo, e girare continuamente, così la zucca diventerà bella amalgamata con il riso.
Una volta che il riso è al dente spegnere la fiamma, mantecare con il burro, il grana e abbondante prezzemolo tritato finemente.
Trasferire il risotto in una teglia fredda e girare finchè il riso sarà freddo, volendo anche dentro il lavello con acqua e ghiaccio.
Trasferire il riso in frigo in un contenitore ben chiuso.
VENGHINO SIGNORI VENGHINO, LE ARANCINE AVRANNO INIZIO!



Sistemare sul tavolo tutti gli ingredienti, nel mio caso i dadini di scamorza e di speck per il ripieno, la ciotola con il pan grattato, la ciotola con la lega di acqua e farina, e i vassoi per contenere le arancine tra un passaggio e l’altro.
Munirsi anche di un asciugamano pulito perché per fare 12 arancine non so quante volte mi sono lavata le mani!
Cominciare dalla preparazione della "lega". Si tratta della pastella di acqua e farina che serve a sigillare l'arancina e a creare una base per la panatura con il pangrattato che aiuterà a conferire doratura, spessore e croccantezza al punto giusto. Versare l'acqua in una scodella profonda, aggiungere la farina, una bella manciata di sale e amalgamare bene con una frusta. Tenere da parte e passare alla creazione delle arancine.

Ci sono vari modi per formare e farcire le arancine, questo secondo me è il procedimento più semplice anche per chi le fa per la prima volta ed è anche quello che consente di organizzare e distribuire meglio il lavoro. Perché in pratica bisogna prima fare tutte le sfere o gli ovali, poi fare il buco, poi farcirle. 
Posate la "futura" arancina su un vassoio e ricominciate fino a terminare il riso. Lasciatele riposare per una mezz'ora, in modo che raffreddino (anche se il riso era freddo di frigo, col calore delle mani si saranno un po' scaldate) e che il riso si compatti rendendo poi più facile la farcitura.

Tenendo la palla di riso con una mano, con il pollice dell'altra mano create un buco in alto e al centro e cominciate ad allargarlo spingendo sia verso il basso che sui lati. Posate nuovamente la palla di riso sul vassoio e passate alle altre, fino a completarle tutte. 
A questo punto passare alla farcitura.
Poi chiudere l'arancina: un po' spingendo "la conza" - il condimento - verso il basso, e un po' cercando di portare in avanti il riso per chiudere l'arancina. Girare l'arancina tra le mani per darle la forma e per rendere la superficie liscia e compatta, senza buchi o piccole fessure. Posare l'arancina con il ripieno sul vassoio e passare ad un'altra, fino a completarle tutte.


Quando tutte le arancine saranno pronte sul vassoio, passare alla "lega". Dare qualche colpo di frusta alla pastella per riprendere l'amalgama di acqua e farina e a questo punto immergere singolarmente le arancine dentro la lega, poggiandole poi sul vassoio, fino al completamento dell'operazione per tutte le arancine. Io preferisco separare lega e panatura per fare in modo che la lega scoli un pochino dall'arancina al vassoio e non finisca a fiotti dentro il pangrattato creando un mezzo pappone che poi finisce sulla superficie delle arancine. Scolando, tra l'altro, la lega resta uno strato sottile, sottile sarà la panatura e sottile e croccante sarà la crosticina finale. Naturalmente la lega non deve asciugare troppo, quindi se si devono fare 4658479857858569 arancine magari è il caso di prevedere più step di lega-panatura.

E ora la panatura.
Versare il pangrattato dentro una teglia e, ad una ad una, passare ogni singola arancina dentro il pangrattato, pressandole bene con le mani per "saldare" bene lega e pangrattato, per rendere compatta la superficie delle arancine e, all'occorrenza, per riprenderne un pochino la forma.

E finalmente la frittura!

Versare l'olio in una friggitrice o in un tegame piuttosto alto. Quando l'olio sarà ben-ben-ben caldo, immergere le arancine per 2-3 minuti o comunque fino a quando non risulteranno dorate in superficie.

Conclusioni! Il fritto non è mai stato il mio forte, lo ammetto, e questo mese sono stata davvero soddisfatta del risultato, ho fatto le cose proprio come si deve, con tanto di termometro per misurare la temperatura dell’olio, che quello di arachidi prevede il punto di fumo a 180°C.
Grazie grazie grazie 1000 volte grazie a Roberta che ci ha insegnato i trucchi per fare una frittura croccante ma allo stesso tempo leggera, perché se le arancine le trovate pesanti è sicuramente per il ripieno che ci troverete dentro, infatti se vedete la mia ultima foto, il foglio di carta assorbente era quasi pulito, non era unto affatto di olio!

La soddisfazione più grande è stata profumare tutta la casa, si perchè con gli accorgimenti giusti, la casa può rimanere "purificata da una bella frittura"! Ovviamente ho chiuso la porta della cucina, e aperto la porta-finestra, poi mentre friggevo ho messo a bollire in un pentolino di acqua la scorza di un limone e un'arancia e vi giuro, che quando il marito è tornato a casa la sera mi ha detto che non ci credeva che avevo fritto, provare per credere :-)

A giunto per la cronaca, con 400 gr di riso mi sono venute 12 arancine che pesavano 100 gr l'una, senza ripieno!





Con questa ricetta partecipo all’MTC di novembre:



E al primo contest di Mariella:



venerdì 18 maggio 2012

risotto alla birra Nora, cicoria di campo e coniglio



Telecronaca di una foto-copia.
L'unico investimento in fatto di riviste o libri di cucina e' stato l'abbonamento a sale & pepe e l'acquisto anni fa di un'intera collana della Cucina Italiana. Non sto li a comprare il libro dello chef in voga o dell'ultimo vincitore di Masterchef, sinceramente trovo questi libri troppo costosi e preferisco spendere i miei soldi con libri da leggere. A parte qualche piccola eccezione, tipo Montersino :)
Sul numero di sale & pepe di ottobre 2011 c'era l'inserto il meglio di, che riguardava il riso.
E' inutile dirvi che ne ho provate parecchie di ricette.
Ma avendo scartato i dolci a priori per questa fotocopia ho scelto questo risotto!
Non e' affatto facile scegliere una foto e una ricetta di riprodurre, io ho sfogliato un sacco di libri prima di arrivare a questa scelta.
Poi mi sono innamorata di questa presentazione e non avevo mai mangiato un risotto con la cicoria, era ora di farlo! 

Il link vi riporta alla foto alla quale mi sono ispirata ma la ricetta e' completamente diversa da quella che ho riprodotto io sulla rivista, non so come facciano a gestire le ricette questi qua, bho?

La foto-copia e' questa:


La ricetta e' la seguente:

A questo punto ho fotografato anche la rivista, visto che non sono riuscita a trovarla in rete!

Comincia la telecronaca.
Ok la scelta l'ho fatta, ma mica posso fare questo risotto da grandi chef comprando semplicemente la cicoria, che poi a dirla tutta io qui trovo solo il cicorione, quindi domenica ho approfittato dell'accoglienza dei nonni e ci siamo messi a cercar cicoria. Sapete debbo fare una ricetta, non e' che mi dite come si riconosce la cicoria!
wow, primo ingrediente portato a casa.
Lunedi' trovero' la faccia da c..o da andare dal macellaio e chiedere, sa, debbo fare una ricetta, mi darebbe un filetto di coniglio, ma poi il coniglio lo compro tutto, eh?
Qual e' stata la risposta dei bei 2 aitanti giovinotti?
Signora, ma lei sa quant'e' un filetto di coniglio? E mi hanno indicato un cm e mezzo di roba, io rispondo si lo so, ma non potete tagliarmelo? No signora, prenda le lombatine gia' pronte!
Presi le lombatine gia' tagliate :-(
Lardo di Arnaud preso.
Birra a casa ne ho di tutti i tipi.
La robiola e la toma e' stato abbastanza facile, non c'e' niente da raccontare :-)

Si va a casa e si comincia tutti eccitati a pulire la cicoria, prendo le foglie piu' piccole in quanto piu' tenere.
Seguo tutta la ricetta per filo e per segno, non e' stato affatto difficile.
La difficolta' e' stata assemblare il piatto per la foto.
All'inizio pensavo che le 2 foglie di cicoria e i 2 puntini di riduzione di birra mi dessero filo da torcere.
Ebbene, e' stato proprio cosi'.
Passa la prima ora, come vedete poi io ho fotografato solo il piatto, non ho trovato nessuna anima pia che si mettesse a mia disposizione per tutta la mattina, per farmi da modella per sorreggere il piatto, insomma, fotografa che rifotografa, e piano piano che passavano le ore la cicoria cominciava ad appassire, fotografa le prime 10-20 foto, scaricale, rimettiti li, insomma rimetti le foglie di cicoria ammollo in acqua fredda, riprendile, asciugale, ma no, scegli altre piu' somiglianti, ma no, sto caspita di lardo una volta cotto non e' cosi' rosato come in foto, che faccio provo a barare con una fetta di prosciutto cotto? Ma si, lo faccio, perche' il lardo con i filetti di coniglio era un tuttuno, non si vedeva la differenza, srotolo i filetti di coniglio, li arrotolo con il prosciutto cotto, si vede che e' crudo, lo metto nel microonde 1 minuto, e' perfetto, ma ora anche le altre foglie di cicoria si sono appassite, cerca nel bustone altre foglie adatte, madonna mia, ce l'ho fatta!

Se non si e' capito con questa foto-copia partecipo al contest foto-copiando di Stefania e lo ZioPiero:









giovedì 5 aprile 2012

risotto con crema di barbabietola


Il riso è di un rosa delicato, ma il sapore è bastardo, si bastardo! Lo conoscete questo formaggio?
L'ultima volta che ho comprato i formaggi ho chiesto al signore del banco un formaggio un po' stagionato e mi ha consigliato questo, buono, ogni tanto mi fa piacere assaggiare formaggi di regioni che non ho mai visitato.

Quando Cinzia e Vale hanno organizzato il loro contest a colori ho subito pensato che sarebbe stato molto difficile stare alla larga.
Ma è anche vero che appena ho letto che il colore per il mese di aprile era il rosa, nooooooooooo, questo mese non partecipo.
La mattina dopo ero già al super a comprare la barbabietola!
E che rosa sia, mi sono detta!


Ultimamente mi piace preparare i risotti con una crema cotta a parte, quindi questo riso l'ho visto così sin da subito, senza l'aggiunta furba di una salsiccia per dare sapore alla barbabietola, oppure di un sapore forte come un fungo porcino  o anche il pesce, no no, doveva essere delicato!

Ingredienti per 2 persone:

180 gr di riso carnaroli
200 gr di barbabietola già cotta
4 cucchiai di ricotta
1 bicchiere di vino bianco secco
1/2 scalogno
350 ml di brodo vegetale
50 gr di formaggio bastardo
pepe rosa
sale
olio

In un tegame tostare il riso con un filo di olio, sfumare con il vino e portare a cottura aggiungendo piano piano il brodo e un cucchiaio abbondante di barbabietola, mantecare a fuoco spento con il formaggio bastardo.
In un padellino a parte far appassire lo scalogno e ripassare la barbabietola tagliata a dadini, aggiungendo un po' di pepe rosa, e sfumando con il vino bianco.
Frullare la crema con il minipimer e aggiungere la ricotta.

Impiattare il riso con la crema tutto intorno e aggiungere sopra il riso una grattatina di formaggio e pepe rosa.

venerdì 30 marzo 2012

risotto con crema di topinambur


Eccomi finalmente, allo scadere del termine della raccolta di Tiziana sul topinambur a presentare il mio risotto preferito :-)


Da quando conosco il topinambur ho sempre preparato risotti semplicemente tagliando a tocchetti il topinambur, ma poi ho visto una ricetta che lo voleva in crema, e da quella volta lo faccio sempre cosi', e' davvero molto buono.

Ingredienti per 2 persone:

2 topinambur medi
1 ciuffo prezzemolo
vino bianco secco
olio extra vergine di oliva
1 cucchiaio concentrato di pomodoro
180 gr di riso
sale e pepe
grana grattugiato
una manciata di pistacchi di Bronte
brodo vegetale
1 spicchio di aglio
1/2 scalogno

Procedimento:
pelare i topinambur e lavarli con acqua e limone.
Far imbiondire in un tegame lo spicchio di aglio con un filo di olio e tagliare a tocchetti i topinambur.
Aggiungere il concentrato di pomodoro, il prezzemolo, sale, pepe e un mestolo abbondante di brodo vegetale.
Far cuocere almeno 20-30 minuti finche' i topinambur saranno teneri.
Il prezzemolo e il pomodoro esalteranno il sapore dei topinambur oltre che a colorarlo un po', altrimenti rimarrebbe bianco, infatti la prima volta che l'ho fatto non l'ho neanche fotografato, perche' il riso bianco sul letto di crema di topinambur bianca non aveva molto effetto, diciamo che non era per niente bloggabile!
Una volta cotti i topinambur, buttare l'aglio e frullarli con il minipimer.
Nel frattempo cuocere il riso il piu' delicato possibile, io faccio imbiondire lo scalogno in un tegame con l'olio, faccio tostare il riso, sfumo con vino bianco, e aggiungo mestoli di brodo vegetale caldo fino a cottura.
Se non siete a dieta o avete problemi di colesterolo, mantecate pure con abbondante burro e grana.

Adagiare sul piatto la crema di topinambur, al centro il riso, e sopra una manciata di pistacchi di Bronte sbriciolati.

giovedì 2 febbraio 2012

riso Oldani style


Il riso più famoso di Oldani è con lo zafferano, ma io non ho osato preparare la sua cremina di zafferano, e visto che volevo celebrare il suo stile ho usato un peperone, diciamo che ho festeggiato anche perchè sono finalmente riuscita a prenotare un tavolo al suo ristorante!
In 3 anni che l'ho scoperto sono riuscita ad andare a mangiare da lui soltanto una volta!
Ha una lista di attesa che va dai 6 mesi ad un anno, dipende per quante persone vuoi prenotare il tavolo.

Davide Oldani, classe 1969, è milanese, e dopo una carriera da calciatore interrotta a causa di un infortunio, ha studiato e lavorato presso i più grandi cuochi del mondo, da Gualtiero Marchesi ad Albert Roux, da Alain Ducasse a Pierre Hermé.
"Marchesi è stato quello che mi ha fatto entrare nel mondo della grande Cucina, Roux mi ha aperto gli occhi sulla cucina francese e su come si lavora in un 3 stelle che fa duecento coperti al giorno; Ducasse, mi ha insegnato la nuova grande alleggerita cucina francese e mi ha permesso di accostarmi alla parte manageriale di questo mestiere, Hermé, mi ha mostrato le invenzioni della grande pasticceria d’Oltralpe".



Debbo dire che io non sono una fanatica degli chef, non li inseguo, non ci tengo a spendere 200 € per andare a mangiare nei loro ristoranti, né mi precipito in libreria a comprare i centinaia di libri che producono, pero' di Davide Oldani mi sono innamorata subito, appena lessi su una rivista la storia della sua vita professionale.

La cucina di Davide Oldani è di grande sostanza basata su materie prime “povere” ma lavorate con grande tecnica accontentando tutti i palati oltre che tutti i portafogli. 

"L' arte di caramellare i sogni. Mi dicono che sono pop e ho smesso di chiedermi cosa intendano e soprattutto se sia davvero così, però ho cominciato a fare alcune considerazioni. Se rivalutare il territorio, le diverse zone che contraddistinguono il paese dal punto di vista gastronomico, con le sue materie prime più povere e più umili (e umiliate!), ha una valenza pop, allora ci sto. Chiamatemi pure cuoco pop e ne sarò orgoglioso, perché mi sa di popolare nel senso più tradizionale del termine. In fondo sono uno del popolo, a cui piace restare così, senza bussare alla porta dello star system che della parola popolare conosce un solo significato, secondo me distorto: celebre."

tratto dall' introduzione de: "La mia cucina POP"


Mancano solo 48 giorni alla fatidica cena, non vedo l'ora!


Ingredienti per 4 persone:

320 gr riso Carnaroli
50 gr burro
60 gr grana padano stagionato
brodo vegetale bollente
sale
1 scalogno
2 peperoni gialli
1 cucchiaino di maizena
qualche fetta di rapa bianca

Preparazione

Tostare il riso in una casseruola, bagnare poco per volta con acqua bollente, salare e portare a cottura.
Lui sostiene che bisogna fare un riso il più possibile neutro e di giocare poi con le salse.
Togliere dal fuoco e mantecare con il burro e il grana grattugiato, lasciarlo molto morbido.
Nel frattempo che il riso era in cottura cuocere in padella molto velocemente i peperoni con l'olio, lo scalogno, e un po' di brodo vegetale.
Frullare il tutto e aggiungere un po' di maizena per rendere il tutto ben cremoso.

Tagliare qualche rondella di una piccola rapa bianca e farla arrostire, o su una griglia o sotto il grill del forno per almeno 10 minuti.

Impiattare il riso molto molto morbido, muovendo il piatto si stenderà da solo, adagiare al centro la rondella di rapa, che ricorda vagamente l'ossobuco, quando i nostri nonni in tempo di guerra mangiavano un ricco e sostanzioso risotto alla milanese col midollo, tutti i piatti di Oldani partono sempre dalla cucina antica lombarda, con un cucchiaio adagiare la crema di peperoni a spirale, ovviamente se avessi avuto un biberon sarei stata più precisa!

Questo riso lo dedico a Giancarla che ha organizzato un contest sulle gaffe correlate con ricette con il riso:

"Ho pensato di chiedervi di raccontarmi qualcosa di voi, da noi a Rimini,Mi ricordo si dice  Amarcord e il ricordo che mi interessa èquello di quella volta che avete fatto una bella gaffe e si mettiamola sul ridere, non una gaffe in cucina, ma nella vostra vita quotidiana e siccome il riso fa buon sangue, inviatemi delle ricette con il Riso."


Siccome io ho la memoria corta, non posso raccontarvi una mia gaffe storica o la più eclatante, pero' vi racconto l'ultima fatta pochissimi giorni fa.


Ero in palestra, negli spogliatoi in genere c'è sempre una musichetta in filodiffusione molto soft, che ne so, in genere a Natale ci sono le musichette di Natale, altrimenti un po' di musica new age, insomma l'altro giorno c'era una musica talmente brutta ma talmente brutta che non ho saputo trattenermi, era tipo la musica da balera anni '70, ho detto a una tipa che c'è li che incontro spesso ma con cui non ho mai parlato,


MAMMA MIA CHE MUSICA CHE CI HANNO MESSO OGGI, CI VOGLIONO PROPRIO MALE!


E lei, cosa risponde?
Ma veramente siccome oggi non c'era la musica, ho pensato di accendere il mio cellulare, oggi con i cellulari si fa tutto, non mi andava di stare in silenzio!

ERA LA SUA MUSICA!!!!!



Io mi sono girata, le ho dato le spalle e arrivederci! Quando la vedo cambio strada :-D