Non è un romanzo. Ha quasi la struttura di un poema in versi, ma non tratta di eroi. Si parla di uomini che lavorano a stretto contatto con una BestiaNon è un romanzo. Ha quasi la struttura di un poema in versi, ma non tratta di eroi. Si parla di uomini che lavorano a stretto contatto con una Bestia che cattura le menti e distorce la realtà. Quello della follia è un universo impenetrabile, fatto di dolore immenso che le parole non riescono a esprimere. Sono tanti i tipi di disagio mentale. Con grande sensibilità, poesia e tenerezza Milone ci aiuta a scoprire le persone imprigionate in un mondo che le parole non possono penetrare. “La parola non è luce che scaccia i fantasmi della notte, non è legna da conservare per il freddo inverno, non è cibo da tenere in dispensa, non è ninnananna che rincuora”. Invisibile compagna di viaggio è la morte, sempre in agguato. Basta un attimo e un paziente apparentemente tranquillo si butta dal terzo piano. I suicidi sono tanti, inspiegabili, per quanto si pensi di conoscerne la ragione. Non ci si fa l’abitudine, ma si va avanti. Con Genova e il suo mare consolatore sullo sfondo, conosciamo Lucrezia, per me splendida e tragica coprotagonista di queste pagine. Milone passa il testimone a un giovane medico: “Non cercare la consapevolezza totale di esistere; ognuno vive nella nebbia più o meno fitta. Scegli il tuo posto sul pendio, e tira su casa”.
Governare il tempo è un desiderio comune. Regolarne il flusso, stabilire quanto deve durare il giorno è quello che fanno a Diurno, città dei divertimeGovernare il tempo è un desiderio comune. Regolarne il flusso, stabilire quanto deve durare il giorno è quello che fanno a Diurno, città dei divertimenti in cui non si dorme mai e, soprattutto, dove non fa mai buio. Il cielo è fatto da file sovrapposte di lampadine colorate, un inganno di luci che stordisce e crea dipendenza. Si cammina attraversando più linee temporali, girando continuamente le lancette dell’orologio per adeguarsi alla linea preferita. Per chi è nuovo del posto orientarsi è difficile, ma dopo un forte disorientamento iniziale, ci si abitua. Guai però abusarne! Il tempo può risucchiare in un vortice di minuti saltati, di ore perdute e quando si esaurisce l’ultimo orologio resta la follia. Di solito a Diurno si lavora e poi si va a dormire a Nocturna, in un’oscurità innaturale e profonda. Per le vie di Nocturna ci si orienta seguendo finte costellazioni fisse, fili di lampadine appese in alto per cui la gente cammina con la testa in su. Chi è nato in questa città non ha mai visto né il sole né il cielo. Un treno unisce le due parti, attraversando una zona maledetta, fatta di nebbia filamentosa e gelida, su cui circolano leggende spaventose, forse non così terribili come la realtà. È Crepuscolo, i cui confini si stanno estendendo pericolosamente. In questa realtà complessa John Henry Nyquist fa l’investigatore privato. La sua vita è al limite, ignora i normali ritmi di veglia e sonno, si fa coinvolgere dai casi che segue. Dall’ultimo in particolare: riportare a casa Eleanor Bale. Adrenalinico, angosciante, inquietante....more
Ho letto la trilogia insieme a un gruppo, spinta dalla curiosità. Se i primi due libri, pur con tante riserve (mie) sono passabili, il terzo … indubbiaHo letto la trilogia insieme a un gruppo, spinta dalla curiosità. Se i primi due libri, pur con tante riserve (mie) sono passabili, il terzo … indubbiamente è un problema mio, ma il protagonista maschile che luccica e profuma di menta fredda è troppo...more
Filo conduttore dei racconti, a parte quello che dà il titolo alla raccolta e mi è piaciuto meno degli altri, è il passato. Un segreto che riaffiora sFilo conduttore dei racconti, a parte quello che dà il titolo alla raccolta e mi è piaciuto meno degli altri, è il passato. Un segreto che riaffiora spezzando gli equilibri raggiunti e mettendo a rischio la vita attuale del protagonista. Da qui ossessioni, ansia, paure e il tentativo di evitare che quel fatto finora occultato diventi noto a tutti. Al solito, passiamo per treni e stazioni del Giappone, dalle grandi città ai villaggi più remoti. Ci accompagna lo stile asciutto ed elegante dell’autore....more
Sullo sfondo di un'Africa tormentata da corruzione, jjhadisti, fame e miseria, i delicati equilibri mondiali sono in pericolo. Una storia verosimile, Sullo sfondo di un'Africa tormentata da corruzione, jjhadisti, fame e miseria, i delicati equilibri mondiali sono in pericolo. Una storia verosimile, in cui si intrecciano le vite di spie, politici e semplici esseri umani in fuga dalla miseria e dalla paura, ci conduce con ritmo crescente verso una temuta escalation di tensioni internazionali....more
Siamo in un paesino della Slesia, un angolo di terra in cui ai tedeschi subentrarono i polacchi in un interessante e doloroso avvicendarsi di lingue eSiamo in un paesino della Slesia, un angolo di terra in cui ai tedeschi subentrarono i polacchi in un interessante e doloroso avvicendarsi di lingue e di culture. L’io narrante è una donna che colleziona sogni e storie, osservando l’alternarsi delle stagioni con estati brevissime e lunghi inverni. In questo luogo di confine, apparentemente sperduto, si snodano e a volte si intrecciano le vite sgangherate di personaggi indimenticabili. A cominciare da Marta, l’anziana vicina che sembra cada in letargo d’inverno per risvegliarsi in primavera. Donna di poche parole, perché parlare è “deleterio, seminava scompiglio e minava le cose evidenti”. Sono tanti i silenzi che ci vengono incontro dalle pagine del libro: “il silenzio di R. è liscio come la sua pelle. È naturale e innocente”, quello della voce narrante è cupo, trascina e risucchia. C’è il silenzio di una coppia che si è persa, per cui ognuno dei due vive nel ricordo di un amore diverso, forse sognato. C’è il silenzio della morte, mentre le immagini soffocate per una vita crescono, si affollano e iniziano “a spandersi come brina su un vetro umido”. Si vive tra illusioni, perché non si deve mai prendere sul serio quello che si vede. Tal dei Tali parla sempre dell’inverno, perché solo raccontandolo si può sperare che passi; c’è Ergo Sum, professore di filosofia, la cui vita cambia radicalmente per una frase della Repubblica di Platone; c’è il monaco che, sedotto dall’immagine di una santa, ne racconta la vita. Della sua fine ci sono due versioni, una delle quali non dice nulla della sua morte, perché “chi racconta è sempre vivo, in un certo senso è immortale. È al di là del tempo”. C’è la nostalgia, che scompone il mondo e lo trasforma in briciole. Ci sono le case, spazi sicuri in un mondo incerto. “Ognuno di noi ha due case - una concreta, collocata nel tempo e nello spazio; l’altra infinita, senza indirizzo … [noi] viviamo contemporaneamente in entrambe”. C’è il tempo di Marta, un presente infinito; il tempo delle storie, che l’inverno congela; il tempo della Storia che cambia gli uomini e quello di Olga Tokarczuc, magico, concreto, sospeso, che si dilata e si restringe come le ombre durante il giorno, in attesa che il buio le renda tutte uguali....more
Il fantasma di un padre idolatrato da cui si sente tradita, la bulimia, la maternità con fecondazione artificiale, l’incapacità di avere una relazioneIl fantasma di un padre idolatrato da cui si sente tradita, la bulimia, la maternità con fecondazione artificiale, l’incapacità di avere una relazione stabile, il lockdown. Migliora nella seconda parte, ma non mi ha convinta....more
Ritmo e ironia nella prima parte della storia, che vede il confronto tra un’aristocrazia elitaria e intellettuale e la (dubbia) nobiltà di paese. AmbiRitmo e ironia nella prima parte della storia, che vede il confronto tra un’aristocrazia elitaria e intellettuale e la (dubbia) nobiltà di paese. Ambientato a Leonforte, il romanzo si perde a metà, per poi riprendersi nel finale....more