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Prima di noi
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“Potevano fuggire dove gli pareva o stare fermi, ma la realtà non sarebbe cambiata. Il mondo sembrava fatto per combatterli. Il mondo era più forte di loro, o forse loro erano così testardi e stupidi da non sapere come viverci in pace. Eppure non si arrendevano. Nemmeno difronte alla sventura, alla malattia, alla solitudine…”
Ecco i Sartori, ed ecco la storia di una famiglia dispiegata in quattro generazioni, dal primo decennio del 1900 al primo del 2000. Un romanzo storico italiano, una saga, un’impresa di circa novecento pagine. Tutte impeccabili, molte intense, da rileggere. “Il miglior romanzo italiano degli ultimi dieci anni” scrive Francesco Cataluccio. Voce autorevole a cui mi sento di fare timida eco.
Sì. Questo è un grande romanzo. Che prima ti avvolge e ti avviluppa e poi ti inghiotte, ti immerge nel dolore e nel disincanto, ti commuove e ti ubriaca nella nostalgia di qualcosa che poteva essere e non è stato. È come uno specchio rivolto verso l’anima, il cuore e non so che altro. La mente anche, sì, senza dubbio.
Perché è impossibile non pensare a ciò che eravamo e a ciò che siamo diventati, a tutti gli ideali traditi, ai miti infranti, sogni di generazioni sbriciolati e dissipati nella povere. Passando dalla Resistenza alla Rivoluzione e arrivando all’individualismo edonista e intriso di tristezza.
Eppure ciascuno, pur essendo figlio del proprio tempo, forgiato dagli errori dei padri, erede del pieno e del vuoto delle precedenti generazioni, ha pur sempre se stesso, un essere umano nuovo, una scommessa da vincere o perdere, un gioco da ritentare e ricominciare ancora.
Ciascuno ha la gioia e il dolore di sempre -l’universale esperienza umana- ma singolare per chi si affaccia per la prima volta al mondo: l’amore, la malattia, la speranza, il disincanto, la fede, il lutto.
Non si arrendevano. E non soltanto perché i Sartori sono friulani e sentono inscritta nella tempra del carattere la loro origine, ma soprattutto perché sono uomini e donne anche profondamente diversi, ma che di tempo in tempo cercano di rispondere alla domanda fondamentale, quella sul senso. Rischiando, sbagliando strada, soffrendo, disperandosi...ricominciando da capo.
Esserci. Qui, ora, e in relazione agli altri. Nella Storia.
Testimoniare. E così rendere la memoria utile a rispondere a quell’unica sostanziale imprescindibile interrogazione su se stessi e sul mondo.
Difficile adesso passare ad altro.
Ecco i Sartori, ed ecco la storia di una famiglia dispiegata in quattro generazioni, dal primo decennio del 1900 al primo del 2000. Un romanzo storico italiano, una saga, un’impresa di circa novecento pagine. Tutte impeccabili, molte intense, da rileggere. “Il miglior romanzo italiano degli ultimi dieci anni” scrive Francesco Cataluccio. Voce autorevole a cui mi sento di fare timida eco.
Sì. Questo è un grande romanzo. Che prima ti avvolge e ti avviluppa e poi ti inghiotte, ti immerge nel dolore e nel disincanto, ti commuove e ti ubriaca nella nostalgia di qualcosa che poteva essere e non è stato. È come uno specchio rivolto verso l’anima, il cuore e non so che altro. La mente anche, sì, senza dubbio.
Perché è impossibile non pensare a ciò che eravamo e a ciò che siamo diventati, a tutti gli ideali traditi, ai miti infranti, sogni di generazioni sbriciolati e dissipati nella povere. Passando dalla Resistenza alla Rivoluzione e arrivando all’individualismo edonista e intriso di tristezza.
Eppure ciascuno, pur essendo figlio del proprio tempo, forgiato dagli errori dei padri, erede del pieno e del vuoto delle precedenti generazioni, ha pur sempre se stesso, un essere umano nuovo, una scommessa da vincere o perdere, un gioco da ritentare e ricominciare ancora.
Ciascuno ha la gioia e il dolore di sempre -l’universale esperienza umana- ma singolare per chi si affaccia per la prima volta al mondo: l’amore, la malattia, la speranza, il disincanto, la fede, il lutto.
Non si arrendevano. E non soltanto perché i Sartori sono friulani e sentono inscritta nella tempra del carattere la loro origine, ma soprattutto perché sono uomini e donne anche profondamente diversi, ma che di tempo in tempo cercano di rispondere alla domanda fondamentale, quella sul senso. Rischiando, sbagliando strada, soffrendo, disperandosi...ricominciando da capo.
Esserci. Qui, ora, e in relazione agli altri. Nella Storia.
Testimoniare. E così rendere la memoria utile a rispondere a quell’unica sostanziale imprescindibile interrogazione su se stessi e sul mondo.
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Finished Reading
March 2, 2020
– Shelved
March 2, 2020
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October 25, 2020
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Finished Reading
:-))