Visualizzazione post con etichetta jocelin donahue. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta jocelin donahue. Mostra tutti i post

lunedì 20 ottobre 2025

Nuovi Incubi Halloween Challenge Day 20: The House of the Devil (2009)

Il tema della Nuovi Incubi Halloween Challenge di oggi era "Satanici". Ho quindi scelto The House of the Devil, diretto e sceneggiato nel 2009 dal regista Ti West.


Trama: disperata all'idea di non avere i soldi per pagare l'appartamento nuovo, la studentessa Samantha accetta un lavoro come babysitter nella villa del signor Ulman. La generosa offerta, però, è il preludio a una notte di orrore...


The House of the Devil
era uno dei pochissimi film di Ti West a mancarmi all'appello. Ne avevo sempre sentito parlare abbastanza bene, anche se probabilmente la fama del film era stata surclassata da The Innkeepers, che ha poi consacrato il regista a star dell'horror indipendente, quindi ho approfittato della Challenge per recuperarlo. The House of the Devil, in effetti, ha una struttura narrativa abbastanza simile a quella di The Innkeepers, anche se i personaggi non sono altrettanto ben caratterizzati. Si tratta di uno slow burn che, per la maggior parte della sua durata, introduce la protagonista, Samantha, e le crea attorno un'atmosfera di inquietudine pura, prima di far deflagrare l'orrore negli ultimi dieci minuti. Samantha è la classica studentessa squattrinata protagonista di centinaia di horror, che vorrebbe trovare un appartamento dove stare tranquilla ed evitare di avere a che fare con compagne di stanza moleste. Il bisogno di denaro, assieme alla volontà di essere indipendente da genitori e amiche più abbienti, è ciò che la spinge a rispondere all'annuncio di Mr. Ulman, il quale cerca una babysitter per una notte. Dopo averle tirato un pacco clamoroso, Mr. Ulman si rifà vivo con una fretta pazzesca, pronto a sborsare una cifra esorbitante per quattro ore di lavoro; nonostante le raccomandazioni dell'amica Megan, la palese stranezza dell'uomo, l'ondata di strani omicidi a sfondo satanico, l'arrivo di un'eclissi di luna totale, la scoperta che dovrà fare da babysitter non a un bimbo ma a un'anziana, Samantha accetta e, dopo un breve incontro con Ulman e la moglie, rimane tutta sola nella loro enorme casa. Sarà che da bambina ero terrorizzata all'idea di rimanere sola nel piccolo appartamento che dividevo coi miei, ma con me i film dove ai personaggi tocca lo stesso destino funzionano alla perfezione. Come accade ogni volta che rileggo La nonna di Stephen King, mi immedesimo totalmente in chi si sente a disagio all'interno di un ambiente che dovrebbe essere sicuro, eppure viene travolto da un terrore irrazionale; Ti West, in questo caso, è riuscito a ricreare magistralmente le atmosfere Kinghiane e a veicolare il disagio di una ragazza che, consapevole della presenza di un'altra persona sconosciuta e a rischio di sentirsi male in quanto anziana, tende i sensi al massimo dell'allerta e comincia a notare tutte le piccole magagne di una situazione già in partenza non troppo limpida. Mi rendo conto che molti potrebbero trovare molto noioso The House of the Devil proprio perché, per buona parte del suo metraggio, "prepara" la protagonista e gli spettatori allo shock finale (risultando, in alcuni punti, persino didascalico, vedi la questione della pizza, o i dialoghi tra Samantha e Megan), ma per quanto mi riguarda, la parte terrificante del film è proprio questa, mentre il resto è un "di più" anche un po' baracconesco e derivativo.


Sono molto felice anche di avere visto The House of the Devil dopo la recente trilogia realizzata dal regista. Purtroppo, dalla visione di The Innkeepers sono passati quattordici anni e, pur ricordando molto bene l'atmosfera generale, non rammento quasi nulla dello stile e della regia, mentre avendo ben freschi in mente sia X che MaXXXine, mi è sembrato di vedere in The House of the Devil un primo seme dei lavori migliori di Ti West. Girato in 16 mm, riproponendo inquadrature, zoomate, stacchi di montaggio (Ti West qui si è occupato anche di questo aspetto), titoli e sequenze tipiche degli horror anni '70-'80, il film è un omaggio nostalgico e rispettoso ma riesce a mantenere comunque una sua personalità, soprattutto perché non si tratta di una fredda riproposizione dei "vezzi" dell'epoca. Ti West li usa per raccontare la storia di una persona vera, preda di quegli sprazzi di stupidera e ingenuità che ce la rende ancora più vicina, e sfrutta i mezzi dell'epoca per consentire allo spettatore di creare un legame profondo con lei. Come ho scritto sopra, i momenti splatter contano fino a un certo punto, soprattutto alla fine. Abbondano, da un certo punto in poi, e sono persino disgustosi, talvolta inverosimili, ma impallidiscono di fronte alla mazzata inaspettata che colpisce a metà film, con tutta la banalità di un male che, dietro l'apparenza clueless, nasconde un agghiacciante disprezzo per la vita umana. The House of the Devil ha, come punti di forza, anche una location splendida (una villa che il regista trasforma nella più terrificante delle magioni gotiche, fatta di angoli morti, porte chiuse, luce soffusa che incrementa le ombre, riprese dall'esterno delle enormi vetrate, che sembrano fatte apposta per rendere Samantha ancora più vulnerabile) e vanta due attrici che si completano alla perfezione. Jocelin Donahue è fantastica nella sua interpretazione di Samantha, ma la scintilla che la rende ancora più vitale è la Megan di Greta Gerwig, ragazzaccia di buona famiglia nonché la migliore amica che tutti vorremmo avere. Il perché la dinamica tra le due funziona e accentua ancor più la tragica ineluttabilità di The House of the Devil, ve lo lascio scoprire da soli, consigliandovi di recuperare questo piccolo gioiellino firmato Ti West.


Del regista e sceneggiatore Ti West, anche montatore, ho già parlato QUIJocelin Donahue (Samantha), Tom Noonan (Mr. Ulman), Greta Gerwig (Megan), AJ Bowen (Victor Ulman) e Dee Wallace (la padrona di casa) li trovate invece ai rispettivi link.

Mary Woronov interpreta Mrs. Ulman. Americana, ha partecipato a film come Silent Night, Bloody Night, Anno 2000 - La corsa della morte, Eating Raoul, La notte della cometa, Terror Vision, Supermarket Horror, La vedova nera, Scene di lotta di classe a Beverly Hills, Dick Tracy, La casa del diavolo e a serie quali Charlie's Angels, Taxi, Cuore e batticuore, Supercar, La signora in giallo, Highlander, Otto sotto un tetto. Anche sceneggiatrice e regista, ha 82 anni e un film in uscita.


Se The House of the Devil vi fosse piaciuto recuperate The Innkeepers. ENJOY!

martedì 14 giugno 2022

Offseason (2021)

Altro film consigliato da Lucia, altro regalo. Oggi parlerò di Offseason, presentato al Torino Film Festival 2021, scritto e diretto nel 2021 dal regista Mickey Keating.


Trama: dopo che dei vandali hanno distrutto la tomba della madre, Marie è costretta a tornare sull'isola dove sono nate entrambe e si ritrova bloccata senza possibilità di tornare sulla terraferma...


Offseason
è uno di quei film che mi fa venire voglia di prendere Providence e di rileggerlo da capo, oltre ovviamente di rimettere mano alle opere lovecraftiane, da cui il film prende dichiaratamente ispirazione, soprattutto da La maschera di Innsmouth. Film come Grano rosso sangue (un esempio famoso su mille) dimostrano che non è sempre facilissimo sfruttare un cliché horror apparentemente collaudato come "i protagonisti si recano in una città dove tutto sembra normale e si ritrovano a dover sopravvivere agli abitanti votati a un male senza nome"; il rischio, come successo anche in quel sequel (che non voglio nemmeno nominare e no, non sto parlando del remake con Nicolas Cage) di The Wicker Man, è di allontanare lo spettatore sia dai protagonisti sia dalla weirdness dei cittadini, annoiandolo con siparietti e fughe episodiche, per così dire, sfilacciando l'inquietudine e riducendo il tutto a uno slasher folk. Ciò non accade, fortunatamente, in Offseason, film che, nonostante il basso budget, coinvolge l'appassionato del genere portando sullo schermo atmosfere stranianti e una vicenda che risulta sbagliata fin dall'inizio, sin dall'agghiacciante monologo della madre di Marie, che si mostrerà assai rivelatorio col prosieguo della storia. Marie e il suo (ex?) compagno si recano, per l'appunto "fuori stagione", sull'isola dov'è nata la madre di lei, uno di quei postacci dove, finita la stagione turistica, tutto diventa morto, grigio e triste; il motivo è che la tomba della donna è stata vandalizzata, ma c'è anche la questione che la madre di Marie non voleva assolutamente essere sepolta nell'isola e la figlia non sa più a chi chiedere ragione del mancato rispetto delle sue volontà. Finita l'estate, inoltre, il ponte che collega l'isola alla terraferma viene alzato e, fino all'anno successivo, nessuno può più entrare o uscire, e i due protagonisti sono arrivati nell'isola proprio il giorno di chiusura. Considerato che il manovratore del ponte è quel simpatico omino di Richard Brake, cosa mai potrà andare storto, vi chiederete?


Mickey Keating
, con due soldi di budget sfruttati probabilmente per il finale, mette in scena un orrore cosmico da manuale, di quelli che portano sia i protagonisti sia gli spettatori a farsi delle domande relativamente al proprio posto all'interno del cosmo e a piangere spauriti e probabilmente impazziti; l'isola di Offseason è un luogo molto più piccolo di quello che si pensi, soprattutto paragonato a ciò che si nasconde nel suo passato, eppure i campi lunghi a base di spiagge sterminate e boschi, inframmezzati a inquietantissimi scorci di cimiteri nebbiosi e vicoli abbandonati mai baciati dal sole, perennemente immersi in in colori plumbei, la trasformano in una dimensione senza tempo né spazio, dalla quale non è possibile uscire e non solo per via di un ponte sollevato. Le immagini e alcuni flash stranianti sono molto più efficaci di un paio di discorsi ad hoc messi in bocca ad alcuni personaggi e danno proprio l'idea di un destino ineluttabile, che neppure la fuga in una realtà fatta di successo e prestigiose firme notarili (ma quanto "sbagliate"?) può arginare per troppo tempo, perché a cosa vale essere una briciola, un "dito di una mano", quando quella stessa mano decide di chiudersi? La scoperta di ciò che si nasconde sull'isola, al di là di ovvie immagini fatte di persone assenti ed echi di voci spettrali, passa tutta sul volto di Jocelin Donahue, che regge praticamente da sola l'intero film e che, con la sua bellezza mai sfacciata, aiuta ancor più lo spettatore ad immedesimarsi in un personaggio "normale" ed umano, dai problemi anche troppo comuni, e a provare ancora più ansia davanti al terribile destino che le si prospetta. Se vi piacciono questo genere di storie pessimiste, con sprazzi di gotico e folk, direi che avete trovato il film che fa per voi!


Di Joe Swanberg (George Darrow), Richard Brake (l'uomo del ponte), Jeremy Gardner (il pescatore) e Larry Fessenden (H. Grierson) ho già parlato ai rispettivi link.

Mickey Keating è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Carnage Park. Anche produttore e attore, ha 31 anni.


Jocelin Donahue
interpreta Marie Aldrich. Americana, ha partecipato a film come The Burrowers, The House of the Devil, Holidays, Doctor Sleep e a serie quali CSI - Scena del crimine. Ha 41 anni. 


Se Offseason vi fosse piaciuto, fate un salto QUI e recuperate tutto questo ben di Cthulhu. ENJOY!

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...