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Battaglia di Pavia (538)

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Battaglia di Pavia
parte della guerra gotica
(guerre di Giustiniano I)
Fibbia ostrogota, Pavia, Musei Civici
Data538
LuogoPavia, Italia
EsitoVittoria Romana
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
circa 1.000 uominiSconosciuti
Perdite
SconosciuteSconosciute
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La battaglia di Pavia del 538 fu uno degli episodi bellici rientranti nella guerra gotica.

Belisario, mentre era impegnato nell’assedio di Roma, nell’inverno tra il 537 e il 538, fu raggiunto da una delegazione di importanti cittadini di Milano, guidati dal vescovo Dazio, che promisero al comandante bizantino che gli avrebbero consegnato Milano e l’intera provincia della Ligura (che ricalcava l’antica regio XI Transpadana) se Belisario avesse inviato un contingente per scacciare gli Ostrogoti. Belisario accettò la proposta e inviò, per mare, il duca Mundila con circa un migliaio dei suoi soldati privati della Tracia e dell’Isauria: i cosiddetti bucellarii, comandati rispettivamente da Paolo e Enne. Le forze bizantine sbarcarono a Genova e, insieme al prefetto del pretorio Fidelio (originario di Milano) e a una delegazione di milanesi, penetrarono nella pianura Padana e, attraversato con delle navi il Po, giunsero nei pressi di Pavia (allora chiamata Ticinum)[1].

Secondo Procopio, la guarnigione ostrogota di Pavia era molto numerosa e parecchi goti della regione avevano depositato in città i loro beni perché essa era reputata imprendibile[2]: Pavia, infatti, pur essendo posta in una zona pianeggiante, era difesa a sud dal Ticino. Lo stesso fiume, nei pressi della città, si divideva in numerosi meandri, intercalati da boschi, lanche e zone umide, ma le difese naturali di Pavia non si limitavano al Ticino: due piccoli corsi d’acqua (il Navigliaccio e le due Vernavole) originati dalle risorgive e dotati di acque perenni, scavavano due profondi avvallamenti a est e a ovest della città. Pavia inoltre era provvista di solide opere fortificate risalenti all’età romana, rafforzate pochi decenni prima probabilmente da Teodorico[3], che aveva fatto anche edificare in città uno dei suoi palazzi reali[4]. Quando l’esercito bizantino si avvicinò a Pavia fu attaccato dalla guarnigione ostrogota presente in città. Ne scaturì un furioso combattimento, nel quale gli Ostrogoti furono sconfitti e dovettero ritirarsi all’interno delle mura di Pavia, inseguiti dagli uomini di Mundila, che per poco non riuscirono a entrare in città. Terminato lo scontro, i Bizantini si mossero in direzione di Milano, tuttavia il prefetto del pretorio Fidelio, che si era attardato a pregare in una chiesa suburbana posta a poca distanza dalle fortificazioni di Pavia, probabilmente vedendo l’esercito bizantino ormai distante, tentò di raggiungerlo a cavallo, ma cadde. Alcuni combattenti Ostrogoti di guardia sulle mura di Pavia, vedendolo a terra, uscirono dalla città e lo uccisero[2].

Senza colpo ferire il piccolo esercito bizantino comandato dal duca Mundila riuscì a impossessarsi di quasi tutta la regione, fatta eccezione per Pavia, dove si trovavano concentrate tutte le forze ostrogote dell’Italia nord-occidentale. Da Pavia, pochi mesi dopo, alcune migliaia di Ostrogoti al comando di Uraia, nipote del re Vitige, insieme con 2 000 Burgundi mandati in aiuto dal re merovingio Teodeberto, attaccarono Milano.

  • Procopio di Cesarea, La guerra Gotica di Procopio di Cesarea, a cura di Domenico Pietro Antonio Comparetti, II, Roma, Istituto Storico Italiano, 1896, pp. 80-81.
  • Lellia Cracco Ruggini, Ticinum: dal 476 d.C. alla fine del Regno Gotico, in Storia di Pavia, I, L’età Antica, Pavia, Banca del Monte di Pavia, 1984.