Vai al contenuto

De liberis educandis

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
De liberis educandis
Titolo originaleΠερὶ παίδων ἀγωγῆς
Altri titoliL'educazione dei figli
Busto moderno di Plutarco nella sua Cheronea.
AutorePseudo-Plutarco
PeriodoI-II secolo
Generesaggio
Sottogeneremorale
Lingua originalegreco antico
SerieMoralia

Il De liberis educandis (Περὶ παίδων ἀγωγῆς) è un trattato morale sulla pedagogia, attribuito in passato a Plutarco e per questo incluso nei suoi Moralia, in posizione introduttiva, da Massimo Planude[1].

Si ritiene generalmente che il saggio che si trova per primo nelle opere di Plutarco non possa essere stato scritto da lui. Gli argomenti contro l'autenticità del saggio, basati sia su prove esterne che interne, furono elencati nell'edizione plutarchea di Wyttenbach[2].

Il saggio, tuttavia, è di per sé interessante, poiché riflette per molti versi le condizioni educative del suo tempo. Riconoscendo francamente la differenza nelle doti naturali, l'autore insiste sui grandi benefici che inevitabilmente derivano dalla formazione. L'addestramento fisico è ovviamente richiesto e l'addestramento militare è ritenuto più importante per preparare gli uomini a vincere in battaglia. La conoscenza della filosofia è l'obiettivo finale dell'educazione.

Analisi critica

[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di un’opera che, nei suoi precisi limiti, costituisce una preziosa testimonianza della concezione pedagogica greca. I destinatari dell’opuscolo sono i padri, e le raccomandazioni riguardano la procreazione, l’infanzia, la prima età scolare e le tappe successive, fino all’adolescenza.

«Le sue idee sono state totalmente assorbite dalla pedagogia moderna. Vediamone alcune: l’importanza della famiglia, e in particolare della figura paterna, nell’educazione dei figli (i padri devono interessarsi costantemente dei loro ragazzi, operando una scelta accurata e attenta dei maestri, seguendone da vicino l’istruzione, controllandone i progressi, verificando il lavoro degli insegnanti); la necessità di sviluppare nei giovani un forte senso morale; la tolleranza verso i loro errori, per evitare di schiacciarne l’entusiasmo con eccessivi rimproveri o, peggio ancora, con il ricorso a punizioni corporali, sempre deprecabili; l’alternanza sapientemente dosata di impegno nello studio e di svago, e l’importanza riservata in tal senso all’esercizio fisico.[3]»

Le invettive contro l'indifferenza dei genitori sull'educazione dei loro figli e la loro riluttanza a pagare stipendi adeguati per garantire uomini di carattere come insegnanti, oltre a quelle sugli eccessi dei giovani e un monito contro gli adulatori, suggerita forse dal saggio del vero Plutarco dedicato a quell'argomento, sono state di notevole attualità fin dalla traduzione latina di Guarino Veronese.

  1. ^ 1A-14C.
  2. ^ Plutarchi Chaeronensis Moralia, Oxonii 1975, vol. VI, pp. 29-64.
  3. ^ Plutarco, Tutti i Moralia, a cura di E. Lelli e G. Pisani, Milano, Bompiani, 2017, p. 2504.
  • (GRCIT) Plutarco, Come educare i figli, introduzione, traduzione e note di Giuliano Pisani, in Tutti i Moralia, prima traduzione italiana completa, coordinamento di Emanuele Lelli e Giuliano Pisani, Milano, Bompiani, 2017, pp. 2-25, ISBN 978-88-452-9281-1.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN234313859 · BAV 492/14522 · LCCN (ENno2012024994 · GND (DE4404092-1 · BNF (FRcb12551553j (data)