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martedì 19 giugno 2018

American Gangster (2007)

Dal mucchio della collezione di film, DVD, BluRay e quant'altro è cicciato fuori qualche tempo fa American Gangster, diretto nel 2007 dal regista Ridley Scott.



Trama: Frank Lucas, criminale di Harlem, riesce a diventare un pezzo grosso importando droga dal Vietnam. Il poliziotto Richie Roberts mette quindi in piedi una task force per cercare di smontare il novello impero di Lucas...



Nonostante American Gangster fosse, fin dal titolo, uno di quei film corali sul mondo della malavita che tanto adoro, all'inizio non mi aveva catturata. So che non si guardano i film "a pezzi" ma purtroppo ho pochissimo tempo libero e American Gangster dura quasi tre ore, quindi sono stata costretta a guardarlo in tre tornate e devo dire di aver sofferto parecchio l'ora "introduttiva". Forse per gli attori coinvolti, ché Washington e Crowe non sono mai stati tra i miei preferiti, forse per lo stile di Scott, sicuramente non accattivante quanto quello di Scorsese, sta di fatto che appassionarmi alla storia vera di Frank Lucas, criminale di colore impegnato a diventare il re della droga ai tempi della guerra in Vietnam, è stato difficile quanto entusiasmarmi davanti all'indagine di Richie Roberts, poliziotto "reietto" in quanto unico sbirro onesto all'interno di un dipartimento composto al 90% da agenti corrotti. Sia Frank che Richie, a differenza dei miei criminali e poliziotti preferiti, mi hanno conquistata in maniera lenta e graduale, imponendosi come personaggi a tutto tondo solo dopo essersi aperti un po' di più e, soprattutto, dopo che le loro storie hanno cominciato ad intrecciarsi tra indagini e depistaggi, fallimenti da entrambe le parti e sconfitte a livello umano, arrivando a palesare più punti in comune che differenze; entrambi i personaggi, inconsciamente o meno, desiderano essere "speciali" (un po' come l'agente speciale Trupo, tale solo di nome) ed eccellere nel loro lavoro, facendosi portavoce di valori quasi un po' antichi, che ognuno riconosce come fondamentali nell'ambiente in cui si ritrovano a gravitare. Fin dall'inizio, Frank viene descritto come un criminale vecchio stampo, intimamente legato al suo quartiere d'origine e agli insegnamenti del suo ex boss, al punto che chiunque sgarri sotto la sua giurisdizione viene punito con spietata violenza. La sua è la tipica storia di ascesa e caduta, una rovina causata da un unico momento di "frivolezza" che consente a Roberts di accorgersi di Frank per la prima volta, superando pregiudizi razziali presenti anche nel mondo del crimine: Frank Lucas, in quanto nero, viene considerato un pesce piccolo sia dagli altri boss, costretti poi a piegarsi al suo potere, sia dai poliziotti, convinti che gli unici criminali in grado di detenere il monopolio sulla droga "del momento" siano i mafiosi italiani. Se Frank è l'uomo d'affari della situazione, Richie Roberts viene invece ritratto come un "proletario" in carriera, dotato di pelo sullo stomaco e un sacco di umanissimi difetti in grado di rendere la sua vita familiare un inferno ma anche di rara intelligenza e perseveranza, due qualità che gli hanno consentito nel tempo di arrivare lontano... e stringere amicizia con la persona più impensabile.


Nonostante le mie diffidenze iniziali, bisogna dire che Washington e Crowe offrono delle interpretazioni intense e perfette, ognuno a modo suo. Il buon Denzel punta a tirare fuori la "normalità" di Frank Lucas, a mostrare una facciata di rispettabilità con un'interpretazione misurata che solo talvolta lascia il posto alla follia di una violenza che comunque non è mai caricata; questa scelta probabilmente impedisce al personaggio di fissarsi nella memoria dello spettatore come altri suoi "colleghi" famosi ma rende Frank una figura affascinante e borderline, una sorta di "legale malvagio" (anche troppo legale, a detta del vero Richie Roberts, presente come consulente durante la realizzazione del film assieme a Frank Lucas) che non sorprenderebbe trovare davvero per le strade di Harlem. Dall'altra parte, Russell Crowe conferisce al suo sbirro l'espressione pesta dello sconfitto e il fisico dell'uomo d'azione cresciuto a birra e junk food, dotato del carisma di chi non nasce "capo" ma lo diventa mostrando sempre di essere un passo avanti agli altri pur senza essere odioso nonostante la missione infame che si è preposto. Il confronto finale tra i due, che avrebbero meritato un po' più di screen time insieme, è quello tra l'uomo d'affari arrogante e l'uomo della strada che non si fa incantare né dalla ricchezza né dalle belle parole ed è una gioia vedere duettare questi grandi attori, anche quando il vecchio Scott si adagia nelle atmosfere da legal drama. Ben diversa la regia di tutto ciò che precede il finale, rigorosa ma implacabile, fredda e precisa nel mostrare la violenza di un mondo dove ogni cosa può rappresentare una minaccia, sia di giorno che di notte, sia all'aperto che nelle lussuose case dei criminali o nei tristi ufficetti dei poliziotti (a tal proposito, splendide le scenografie, giustamente nominate all'Oscar ma surclassate da quelle di Sweeney Todd, opera dei nostrani Dante Ferretti e Francesca LoSchiavo). Altro aspetto gradevole del film è la colonna sonora, un mix di blues e soul perfetto per ricreare l'atmosfera anni '70 del film e piacevolmente in contrasto con ciò che aspetta Frank negli anni '90, un deprimente esempio della musica gangsta/nigga che andava di moda all'epoca... nonché l'ulteriore rappresentazione del tempo che passa, recando seco cambiamenti non necessariamente migliori, giusto per chiudere il circolo di ciò che viene detto all'inizio a Frank dal suo boss ormai anziano. Detto ciò, probabilmente American Gangster non entrerà in un'ideale top 5 dei miei gangster movie preferiti ma è comunque un grandissimo film che sono contenta di avere visto e che vi consiglio spassionatamente se, come me, siete rimasti indietro coi recuperi!


Del regista Ridley Scott ho già parlato QUI. Denzel Washington (Frank Lucas), Russell Crowe (Richie Roberts), Chiwetel Ejiofor (Huey Lucas), Josh Brolin (Detective Trupo), Ted Levine (Lou Toback), John Hawkes (Freddie Spearman), RZA (Moses Jones), Ruben Santiago - Hudson (Doc), Carla Cugino (Laurie Roberts), Cuba Gooding Jr. (Nicky Barnes), Idris Elba (Tango), Jon Polito (Rossi) e Roger Bart (Avvocato dell'esercito) li trovate invece ai rispettivi link.

Roger Guenveur Smith interpreta Nate. Americano, lo ricordo per film come Fa' la cosa giusta, Malcom X, La baia di Eva e Final Destination. Anche sceneggiatore, ha 63 anni e sei film in uscita.


Armand Assante interpreta Dominic Cattano. Americano, lo ricordo per film come Bella, bionda... e dice sempre sì, 1942 - La conquista del paradiso, Dredd - La legge sono io e Striptease, inoltre ha partecipato a serie come Il tenente Kojak e E.R. - Medici in prima linea. Anche produttore e stuntman, ha 69 anni e quattro film in uscita.


Norman Reedus, star di The Walking Dead, compare qui nei panni del detective all'obitorio mentre il rapper Common interpreta Turner Lucas, uno dei fratelli di Frank. Il film avrebbe già dovuto venire realizzato nel 2004 con Antoine Fuqua alla regia e Denzel Washington come protagonista, assieme a Benicio Del Toro; alla fine la Universal, preoccupata per il budget (Fuqua avrebbe voluto anche Ray Liotta e John C. Reilly nel cast, il primo nel ruolo di Ritchie Roberts), ha fermato il progetto, per poi riprenderlo qualche anno dopo con Ridley Scott, nel frattempo diventato molto amico di Russell Crowe. Al grande James Gandolfini era stato offerto invece il ruolo del detective Trupo ma l'attore ha rinunciato alla parte mentre il rapper 50 Cent ha partecipato all'audizione per il ruolo di Huey Lucas. Detto questo, se American Gangster vi fosse piaciuto recuperate Quei bravi ragazzi, C'era una volta in America e The Departed - Il bene e il male. ENJOY!


lunedì 25 agosto 2014

Robin Williams Celebration Day: Al di là dei sogni (1998)


La notte del 12 agosto 2014 si è spezzato il cuore non solo dei cinefili ma anche di chi, semplicemente, aveva guardato almeno una volta nella vita un film con Robin Williams. I miei genitori, amici che hanno altri interessi e vanno al cinema giusto una/due volte all'anno, la vicina di casa, tutti in qualche modo sono stati toccati dalla perdita di questo attore assai versatile, purtroppo defilatosi dalle scene negli ultimi anni, e lo ricordano con piacere per tutta una serie di film che oggi noi Blogger andremo ad omaggiare. Nonostante la tristezza per la perdita di un grande, ho voluto farmi ancora più male riguardando Al di là dei sogni (What Dreams May Come), diretto nel 1998 dal regista Vincent Ward e tratto dal romanzo omonimo di Richard Matheson.


Trama: Il pediatra Chris muore in seguito ad un incidente d'auto e finisce in paradiso. La moglie Annie, già provata dal senso di colpa per la morte dei due figli, si suicida e finisce all'inferno, dove Chris si recherà per cercare di salvarla...


Al di là dei sogni, vituperato da quasi tutti i cinefili esistenti al mondo, è il "tipico" film anni '90 di Robin Williams, del periodo in cui l'attore era abbonato a ruoli strappalacrime e storie in grado di spezzare il cuore a una roccia. Non lo dico con disprezzo, ovviamente, anche se non nascondo che pellicole come Patch Adams mi siano sempre risultate un po' indigeste, tuttavia credo fermamente che simili personaggi abbiano contribuito a relegare il povero Williams all'interno di una tipologia che nel 2000 era già passata di moda e che lo ha portato, progressivamente, a cercare di reinventarsi prima e a sparire dalle scene (salvo comparsate ed omaggi) poi. E adesso chiudo la parentesi "acredine" perché, a conti fatti, Al di là dei sogni è un film che mi piace molto, non posso negarlo. Soffermandomi sull'interpretazione di Robin Williams posso dire che è la summa di tutto quello che lo ha portato ad essere amato dalla gente "semplice": il suo viso, aperto e sincero, è quello di una persona normale che cela dentro di sé quei poteri che tutti siamo in grado di tirare fuori nei momenti di crisi, la sua naturale "follia" viene a malapena sedata da un'interpretazione misurata, sofferta ma non patetica, le innumerevoli "voci" lasciano spazio a quella del cuore, a gesti e sguardi che valgono più di mille parole e raccontano la tristezza di un uomo innamorato ed imperfetto a cui vengono sottratti gli affetti più cari anche in un luogo che dovrebbe essere di assoluta e perfetta felicità. E' impossibile non farsi coinvolgere dalla vicenda di Chris (nonostante tutte le sue sfortune e le sue gioie siano così estreme, in un senso e nell'altro, da superare spesso ogni concetto di verosimiglianza) e non sperare che tutto si risolva per il meglio perché quest'uomo, nonostante i difetti, è il padre che tutti avremmo voluto avere, l'anima gemella in grado di accompagnarci nella morte e anche oltre, l'uomo che decide di diventare come Orfeo e guardare indietro, non per curiosità ma per il rifiuto di abbandonare la donna amata. Un eroe nel vero senso della parola, un "giusto" in cui tutti possiamo riconoscerci perché dotato di quel viso da eterno bambino, di quella naturale e dimessa umiltà, di quegli occhi vivaci e brillanti che hanno vegliato sulle nostre serate in famiglia, davanti alla TV, fin da quando eravamo piccini. E adesso smetto di parlare di Robin Williams o scoppio a piangere.


Parliamo un po' di Al di là dei sogni in generale. La pellicola ha vinto all'epoca l'Oscar per i migliori effetti speciali e non è difficile capire il perché. Se devo essere sincera il tempo è stato un po' impietoso con la parte ambientata all'Inferno, che sembra un brutto action affossato dalla CG, ma le sequenze ambientate in Paradiso sono tuttora delle incredibili visioni: Robin Williams che si inzacchera di tempera mentre il coloratissimo paesaggio si squaglia attorno a lui, l'onirica visione a tinte dorate dove persone di tutte le epoche volano all'interno di un quadro o la nascita e la morte dell'albero violetto sono immagini che si scolpiscono a fuoco nella mente dello spettatore e non lo lasciano più, tanto è grande la meraviglia che sono in grado di suscitare. I colori e le luci sono importantissimi in Al di là dei sogni, non solo nelle sequenze ambientate nell'aldilà, basti pensare ai confronti tra Chris e Annie dove predominano il rosso dell'Amore, il verde della speranza e della solitudine, il nero del lutto e il seppia dell'oblio, come se l'intera pellicola fosse in realtà un quadro dipinto da un artista interessato più a veicolare le emozioni e coinvolgere lo spettatore tramite le immagini piuttosto che le parole. Allo stesso modo, come viene detto nel film, i personaggi cambiano aspetto nell'aldilà per non rimanere legati a preconcetti univoci e ciò ha dato origine alla strana ed eterogenea accozzaglia di attori che formano il cast, tutti eccellenti a partire da Cuba Gooding Jr. e Max Von Sydow, quest'ultimo impegnato in un ruolo particolarissimo che parrebbe un incrocio tra il vecchio Clint Eastwood e il Virgilio di dantesca memoria. L'unica parte di Al di là dei sogni che mi ha fatto storcere il naso, a dirla tutta, è il finale, su cui non voglio fare spoiler, che è molto diverso da quello del romanzo e che implica una SCELTA (peraltro, mi si passi il termine, stronza ed egoista) dei personaggi principali; pare ne esista uno alternativo presente sul DVD del film e mi piacerebbe vederlo ma resta il fatto che, per quanto odiato dalla maggior parte della critica, Al di là dei sogni è comunque un film che mi è piaciuto parecchio e sono contenta di averlo rivisto per ricordare al meglio il grandissimo Robin! Nel frattempo, se aveste voglia di approfondire la vostra conoscenza in merito, Robin Williams è stato già protagonista del Bollalmanacco a queste coordinate:

L'attimo fuggente (1989)


Hook - Capitan Uncino (1991)


Aladdin (1992)


Jumanji (1995)


The Butler - Un maggiordomo alla casa bianca (2013)


Ed ecco gli omaggi degli altri stimatissimi Blogger!


Montecristo - Il mondo secondo Garp
Whiterussian vs Pensieri Cannibali - Hook
Scrivenny - La leggenda del re pescatore
Non c'è paragone - Good Morning Vietnam
Combinazione casuale - Jumanji
Director's Cult - Toys
Pietro - Flubber
Recensioni Ribelli - L'attimo fuggente
Solaris - L'uomo bicentenario
La fabbrica dei sogni - One Hour Photo
Viaggiando (Meno) - The Angriest Man in Brooklin
In Central Perk - Will Hunting - Genio ribelle

mercoledì 22 gennaio 2014

The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca (2013)

Ispirata più dall'idea che lo avesse sceneggiato Danny Strong che dall'argomento del film in sé, in questi giorni ho guardato The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca (The Butler), diretto nel 2013 dal regista Lee Daniels.


Trama: il film racconta la storia di Cecil Gaines, diventato uno dei maggiordomi di colore della Casa Bianca ai tempi del mandato di Eisenhower e ritiratosi durante la presidenza di Reagan, dopo anni di soddisfazioni lavorative e dolori in seno alla famiglia...


"I'm merely a humble butler, sir." "And what do you do?" "I buttle". Così parlava il geniale Tim Curry nell'esilarante Signori, il delitto è servito. Mentre Forrest Gump diceva "La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita". Se unite queste due storiche frasi avrete la filosofia completa e definitiva dell'ambizioso The Butler, un film in cui l'odioso Forest Withaker (non posso farci niente, lo trovo mollo e privo di carisma, inoltre quell'occhio perennemente a mezz'asta fa calare la palpebra anche a me!) perlappuntamente serve i suoi padroni e racconta la sua storia come un novello Gump, inframmezzando a eventi strettamente personali degli stralci di nera storia americana, nera sia perché legata alla comunità di colore sia, soprattutto, perché vergognosa e disdicevole, segnata da segregazione, stupidità, soprusi e violenze di ogni tipo. Sulla carta, quindi, The Butler sarebbe indubbiamente interessante, considerando anche il suo essere tratto dalla vera storia di Eugene Allen, che ha lavorato alla Casa Bianca per più di trent'anni. Il problema è che condensare in due ore questi trent'anni di storia americana, le mentalità di mezza dozzina di presidenti, quattro o cinque diversi modi di combattere la segregazione razziale e il dramma di una famiglia allo sbando significa offrire allo spettatore un bignami colmo di buchi, piatto, didascalico e sbrigativo, che non lascia nemmeno il tempo di simpatizzare con le persone rappresentate. Si arriva alla fine della pellicola con un gigantesco punto interrogativo sulla testa e la consapevolezza di dover tirare fuori i vecchi libri dell'università o del liceo per riuscire ad apprezzare appieno la visione appena terminata e ciò, se da un lato è ammirevole, dall'altro rischia di condannare The Butler al dimenticatoio dopo un giorno o due.


Un po' deprimente anche lo spreco di grande potenziale attoriale. Se, come ho detto, Forest Withaker è di una mollezza rara, la sua famiglia (secondogenito a parte, un minorato mentale sotto mentite spoglie, probabilmente) e i suoi colorati colleghi offrono interpretazioni sentite e coinvolgenti mentre i grandi nomi chiamati per ruoli che dureranno sì e no dieci minuti a testa sono decisamente superflui e valgono giusto per richiamare la maggior parte del pubblico. Per chi, come me, è fan scatenata di Alan Rickman, John Cusack o Liev Schreiber è quasi una bestemmia vederli relegati in un angolo per fare spazio a Withaker e, soprattutto, quello di Cusack è un esempio di aberrante miscasting: vederlo sudato e con quel naso posticcio scatenerebbe la risata isterica a chiunque visto che la somiglianza con Nixon è praticamente inesistente. E' incredibile, quindi, come un film che aspettavo con abbastanza trepidazione si sia rivelato così una sòla o, meglio, talmente insapore da non ispirarmi nemmeno una recensione di media lunghezza; posso capire il didascalismo e la banalità della sceneggiatura, d'altronde secondo me Danny Strong deve ancora farsi le ossette, soprattutto per quel che riguarda i lungometraggi, ma visti i nomi degli altri coinvolti qualcosina in più si poteva fare. E adesso capisco anche perché The Butler è stato snobbato ai Golden Globe e non ha ricevuto nomination per l'Oscar nonostante il patriottismo che ne impregna ogni fotogramma. Comunque, se siete degli irriducibili appassionati di storia americana guardatelo perché alcune performance, soprattutto quelle di Oprah Winfrey e David Oyelowo, sono davvero notevoli.


Del regista Lee Daniels ho già parlato qui. Forest Whitaker (Cecil Gaines), Vanessa Redgrave (Annabeth Westfall), David Oyelowo (Louis Gaines), Terrence Howard (Howard), Cuba Gooding Jr. (Carter Wilson), Robin Williams (Dwight D. Eisenhower), John Cusack (Richard Nixon), James Marsden (John Fitzgerald Kennedy), Liev Schreiber (Lyndon Johnson) e Alan Rickman (Ronald Reagan) li trovate invece ai rispettivi link.

Danny Strong (vero nome Daniel William Strong) è lo sceneggiatore della pellicola e interpreta un giornalista all'interno dell'autobus durante l'attacco del KuKluxKlan. Da Buffy addicted non potevo non dedicargli un trafiletto perché il ragazzo, assieme ai compari Tom Lenk ed Adam Busch, faceva parte del trio di archenemesisses della bionda eroina conosciuto come Troika. Come attore, lo ricordo per pellicole quali L'angelo del male, Pleasantville, Shriek - Hai impegni per venerdì 17? e Seabiscuit, inoltre ha partecipato alle serie Bayside School - La nuova classe, Una famiglia del terzo tipo, Clueless, Nip/Tuck, Una mamma per amica, How I Met Your Mother e Grey's Anatomy. Americano, anche produttore, ha 39 anni.


Jane Fonda (vero nome Lady Jayne Seymour Fonda) interpreta Nancy Reagan. Americana, la ricordo per film come A piedi nudi nel parco, Tre passi nel delirio, Barbarella, Una squillo per l'ispettore Klute e Tornando a casa (queste due pellicole le sono valse l'Oscar come migliore attrice protagonista). Anche produttrice, ha 76 anni e due film in uscita.


Tra le altre guest star presenti nella pellicola troviamo inoltre un’irriconoscibile Mariah Carey (Hattie Pearl, la madre di Cecil), la conduttrice Oprah Winfrey (Gloria Gaines) e Lenny Kravitz (James Holloway). Nella "sala tagli" è invece rimasta una scena in cui Cecil avrebbe dovuto incontrare personalmente Barack Obama e quelle in cui Melissa Leo compare nei panni di Mamie Eisenhower, mentre tra gli attori che non hanno partecipato alla pellicola segnalo Matthew McConaughey e James Franco, entrambi interpellati per il ruolo di Kennedy, Mila Kunis (come Jackie Kennedy) e Liam Neeson (come Lyndon Johnson). Anche Nicole Kidman, Zac Efron e Hugh Jackman avrebbero dovuto essere presenti ma i loro ruoli sono rimasti sconosciuti. Detto questo, se The Butler vi è piaciuto recuperate anche The Help e Il colore viola. ENJOY!

domenica 17 novembre 2013

Machete Kills (2013)

Mercoledì la Bolla è andata a vedere Machete Kills. Quel film girato da Robert Rodriguez. La Bolla ora scrive, voi leggete.


Trama: Machete viene chiamato dal presidente degli Stati Uniti per impedire che la nazione venga colpita dai missili del pericolosissimo ribelle pazzo Mendez. Ovviamente sotto c'è molto più di quel che appare...


Alla Bolla Machete Kills è piaciuto. L'ha fatta tanto ridere, più del primo. C'è tanto tanto trash inutile ed ingiustificato, proprio l'ideale per non pensare. E infatti la Bolla non pensa. La Bolla accetta e ride. La Bolla va in brodo di giuggiole davanti a quella tamarra di Lady Gaga, a Mel Gibson chiaroveggente che prende in giro il suo ruolo di profeta dei poveri, a quel Carlo Estevez che compare per la prima volta sullo schermo, al ritorno di Tom Savini, al Camaleonte e a Banderas che gli mancava solo la gallina Rosita poi era a posto per sempre.


La Bolla ride davanti alla copulata in treddì, alle innumerevoli citazioni ignoranti di Guerre Stellari, della fantascienza maffa anni '80, di tutti i film di Rodriguez e di alcuni del buon Tarantino. La Bolla ride del fatto che Nicotero e Berger si sono bevuti il cervello realizzando effetti speciali da cartoleria o del fatto che il missile "puff" si sgonfia e sciabatta nell'acqua come una pietra tirata da un bambino mollo. La Bolla piange commossa davanti a quel finto trailer di Machete Kills Again... In Space, lo vorrebbe guardare adesso, subito. Perché Danny Trejo vestito come Big Jim astronauta e l'uomo con la maschera di ferro (Di Caprio? DaVero????) varrebbero da soli il prezzo del biglietto.


La Bolla ama Machete. Perché Machete vuole bene a tutti (mavaffanculo). E certo, pulin, pare proprio tenero come un Minipony. Perché anche se Danny Trejo ha una sola espressione (quella incazzata, ovviamente), fulmina i nemici, decapita, sventra, corre rigido come una foca sul Pack, fa implodere i nemici, veste da zamarro, parla in terza persona come Giulio Cesare e avrà sì e no tre minuti di dialogo in tutto il film si vede che è un tenerone. Però sentire Voz accusare  Machete di essere dotato di mezzo cervello ha fatto male alla Bolla. Così la Bolla si è adeguata. Perché Machete capita. Machete non twitta. Machete non saprebbe usare Blogger. Quindi la Bolla ha scritto l'unica recensione che Machete riuscirebbe a capir... ehm... avrebbe voglia di leggere. Stacce ™.


Del regista e co-sceneggiatore Robert Rodriguez ho già parlato qui. Danny Trejo (Machete), Mel Gibson (Voz), Michelle Rodriguez (Luz), Amber Heard (Miss San Antonio), Charlie Sheen (o, meglio, Carlos Estevez, nei panni del presidente), Antonio Banderas (El Camaleón 4), Walton Goggins (El Camaleón 1), Vanessa Hudgens (Cereza), Alexa Vega (Killjoy), Tom Savini (Osiris Amanapur), William Sadler (Sceriffo Doakes) e Jessica Alba (Sartana) ho già parlato ai rispettivi link.

Demian Bichir (vero nome Demián Bichir Nájera) interpreta Mendez. Messicano, ha partecipato a film come Che – L’argentino, Che – Guerriglia, Le belve, Corpi da reato e a serie come Weeds. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 50 anni e due film in uscita. 


Cuba Gooding Jr. interpreta El Camaleón 2. Americano, lo ricordo per film come Il principe cerca moglie, Codice d’onore, Cuba Libre – La notte del giudizio, Virus letale, Jerry Maguire (Oscar come miglior attore non protagonista), Qualcosa è cambiato, Al di là dei sogni, Instinct – Istinto primordiale, Pearl Harbor, Rat Race e Zoolander; inoltre, ha partecipato alla serie MacGyver e doppiato Mucche alla riscossa. Anche produttore, ha 45 anni e due film in uscita.


Nel film, come ho già accennato nel post, compare anche la cantante Lady Gaga nei panni di La Camaleón, ma non solo: tra le altre guest stare segnalo Sofia Vergara (Desdemona), il "VanDamme" cileno Marko Zaror (Zaror) e le immancabili sorelle Electra ed Elise Avellan in versione sexy infermiere. E adesso arriva la nota dolente, ovvero scoprire quale attrice famosissima e già molto vituperata dalla sottoscritta ai tempi di Dawson's Creek non è stata al gioco e verrà per questo ri-bollata di infamia perpetua: Michelle Williams ha rifiutato il ruolo di Miss San Antonio. Cacca su di lei. E cacca anche su Rodriguez se non dirigerà il promesso Machete Kills Again... In Space! Nell'attesa, se Machete Kills vi fosse piaciuto recuperate Machete e aggiungete Desperado, Grindhouse - Planet Terror, I mercenari e I mercenari 2. ENJOY!

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