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martedì 28 agosto 2018

Ant-Man and the Wasp (2018)

Tornata dalla splendida Scozia ho trovato aperto il Multisala di Savona e, pur poco convinta, per rimettermi in carreggiata ho deciso di recuperare Ant-Man and the Wasp, diretto dal regista Peyton Reed. NO SPOILER, ci mancherebbe.


Trama: dopo gli eventi accorsi in Civil War, Scott Lang è agli arresti domiciliari e gli è stato proibito di contattare Hope Van Dyne o Hank Pym. Le visioni della moglie scomparsa di Pym lo costringono però a tornare in azione...


Sono passati tre anni dal primo Ant-Man e due da Civil War eppure, col sovraccarico di uscite annuali del MCU, pare quasi trascorso un secolo soprattutto per chi, come me e il Bolluomo, non ha minimamente tempo di indulgere in recuperi che possano rinfrescare la memoria relativamente a pellicole usa e getta, che entusiasmano il tempo di un mese per poi venire subito cancellate dall'uscita successiva. Questo per dire che, se io ricordavo poco o nulla di Ant-Man (occavolo, Scott Lang aveva una figlia???) e di Civil War, il mio povero fidanzato non rammentava nemmeno che il personaggio avesse partecipato ad una delle più attese scene di botte tra supereroi della storia dei cinecomic, quindi continuava a chiedermi perché mai Scott Lang fosse agli arresti domiciliari dopo aver aiutato Captain America. E vi dirò, noi probabilmente staremo anche cominciando l'allegro viaggio verso i prodromi dell'alzheimer, ma posso mettere la mano sul fuoco relativamente al fatto che Ant-Man and the Wasp subirà lo stesso destino dei film che lo hanno preceduto e in meno della metà del tempo. Se le altre pellicole Marvel erano dei ricchissimi fazzolettini usa e getta, il film di Peyton Reed è infatti l'allegro vuoto tra le parole Ma e Quindi (?), il sequel di un film simpatico al quale tuttavia aggiunge poco o nulla, sia in termini di trama che in termini di approfondimento psicologico dei personaggi, affiancati da villain presi direttamente dal discount della malvagità. La mia è una critica, è vero, però non mi ci arrabbio nemmeno più di tanto, anche perché Ant-Man and the Wasp fa il suo dovere di intrattenere per tutta la sua durata, che è probabilmente il compito per cui era stato progettato, oltre a rispondere alla domanda (se qualcuno se la fosse posta) "perché Ant-Man in Infinity War non c'era?" e riempire l'attesa per il prossimo filmone Marvel con qualcosa di non troppo impegnativo. Abbiamo quindi tutti gli ingredienti che rendevano gradevole Ant-Man con pochissime variazioni; se nel primo film Scott Lang era un criminale in quanto ladro, qui lo è in quanto supereroe "in disgrazia", se là il rapporto con Hope era teso, benché romanticamente in evoluzione, proprio per l'ambigua natura di Lang, in questo sequel la disaffezione trova radici in quello che è successo in Civil War. La trama, per il resto, è totalmente incentrata sull'universo Quantico nominato nel primo film, croce e delizia dei vari personaggi, più o meno tutti toccati, buoni o malvagi che siano, dall'esistenza di questa dimensione parallela.


Il pregio principale del film, al di là della trama, resta l'umorismo lieve e tipico di alcune commedie americane, di cui si fanno portavoce il sempre simpatico Paul Rudd, un po' guascone e un po' clueless come giustamente impone il ruolo, lo spassoso Michael Peña che riporta sullo schermo il suo esilarante Luis con tanto di dialoghi messi in bocca ad altri personaggi, e soprattutto un Michael Douglas che riesce a fare ridere senza risultare ridicolo quanto, chessò, uno Skarsgård nudo o un tristissimo Anthony Hopkins in Thor. Anzi, diciamo pure che Ant Man and the Wasp segna la rivincita dei sex symbol anni '80 anche perché la visione della pellicola vale anche solo per la presenza di una Michelle Pfeiffer splendida, capace di dare dei punti a tutto il resto del cast femminile a fronte di un'apparizione totale di nemmeno un quarto d'ora; non è che Evangeline Lilly e la new entry Hannah John-Kamen (tanto affascinante quanto, diciamolo tranquillamente, poco utile) siano da buttare via ma il confronto tra giovinezza e "vecchiaia" stavolta risulta impietoso per la prima, non certo per la seconda. Mettendo un attimo da parte le considerazioni di una persona che ha sempre venerato la Pfeiffer e tornando in campo un po' più "tecnico", l'altra cosa apprezzabile di Ant-Man and the Wasp sono i gradevoli effetti speciali a base di oggetti e persone che si rimpiccioliscono e ingrandiscono a dismisura, particolarmente azzeccati nelle sequenze di lotta ben coreografate, dove il cambio di dimensione diventa fondamentale per conferire dinamismo alle scene, soprattutto quando entra in gioco l'intangibilità di Ghost, personaggio che avrebbe potuto (e avrebbe dovuto) essere utilizzato al meglio delle sue infinite e mortali possibilità, non come un "di più" da affiancare al tristissimo uomo d'affari interpretato da Walton Goggins. Su Ant Man and the Wasp c'è quindi poco altro da dire. Riassumendo, un "classico" cinecomics poco sensazionale ma comunque valido per passare una serata in lieta spensieratezza; non ho idea di come sia la versione 3D (azzarderei a dire "inutile") ma, a parte questo, vi consiglierei di non alzarvi dalla poltrona fino alla fine dei carinissimi titoli di coda perché ci sono ben due scene post-credit, una anche molto interessante. 


Del regista Peyton Reed ho già parlato QUI. Paul Rudd (Scott Lang/Ant-Man), Evangeline Lilly (Hope Van Dyne/Wasp), Michael Peña (Luis), Walton Goggins (Sonny Burch), Bobby Cannavale (Paxton), Judy Greer (Maggie), David Dastmalchian (Kurt), Michelle Pfeiffer (Janet Van Dyne/Wasp), Laurence Fishburne (Dr. Bill Foster) e Michael Douglas (Dr. Hank Pym) li trovate invece ai rispettivi link.


L'immancabile Stan Lee compare nel film nei panni di un signore che si ritrova la macchina rimpicciolita. Ovviamente, Ant Man and the Wasp è da vedersi dopo Ant-ManCaptain America: Civil War e, pur collocandosi cronologicamente prima di Avengers: Infinity War, sarebbe meglio che abbiate visto l'ultimo film degli Avangers prima di tornare a divertirvi con Scott Lang. Se il film vi fosse piaciuto recuperate inoltre Captain America: Il primo vendicatoreIron ManIron Man 2, L'incredibile HulkThor , The Avengers, Iron Man 3Thor: The Dark WorldCaptain America: The Winter SoldierGuardiani della GalassiaGuardiani della Galassia vol. 2, Avengers: Age of UltronDoctor StrangeSpider-Man: Homecoming , Thor: Ragnarok Black PantherENJOY!


domenica 31 gennaio 2016

The Hateful Eight (2015)

Dear Quentin,

Hello. It's me (leggilo con la voce di Adele, per favore). Sono passati quattro anni dall'ultima lettera d'aMMore che ti ho scritto e sinceramente sono un po' arrabbiata. Innanzitutto, non hai mai risposto ma pazienza, so che mi pensi sempre tanto; seconda cosa, alla prima di The Hateful Eight a Roma c'era persino quella pucchiacca della D'Urso, ti costava tanto togliere il posto a lei e darlo a me? Tra l'altro, dovresti sapere che abito a Savona quindi poteva anche mettermi male andare a vedere il film proiettato in 70 mm come volevi tu ma, per fortuna, a questo ho posto rimedio: sono partita, sono andata fino all'Arcadia di Melzo (un postaccio, mi perdonino i Melziani, anche se il multisala dentro è davvero IL trionfo), solo per fare la Tua Volontà. E quanto ho goduto, santo Te.


'sti profani: "che differenza passa tra la versione 70 mm e quella normale?". Beh. Tolto che, almeno all'Arcadia, lo schermo era talmente grande e le immagini talmente profonde, ben definite e ricche che sembrava di essere DENTRO il film, a ghiacciarsi il midollo nella tormenta di neve o a passeggiare tra le quattro mura dell'emporio di Minnie sfiorando i personaggi presenti. E poi. Quattro minuti di Ouverture, a godersi l'inquietante melodia che il Maestro Morricone ha realizzato per il film senza che nessuna immagine scorresse sullo schermo, pregustandosi l'atmosfera di un western che tale non è, più giallo e horror che racconto di frontiera; la possibilità di avere inquadrature più ampie, consentendo allo spettatore di cogliere dettagli impensabili per un formato "moderno" (aspetto di vedere anche la versione digitale per capire meglio le differenze ma, Quentin bello, anche il mio occhio non allenato ha percepito la meraviglia!); un intermezzo di 12 minuti esatti, dopo il quale il film, per una volta volutamente interrotto al punto giusto, riprende con la tua garrula vocetta narrante a fare da ironico contrappunto alle tesissime vicende appena passate sullo schermo. Basterebbero solo queste poche cose per giustificare un pellegrinaggio nelle tre sale italiane che proiettano The Hateful Eight in questo formato ma la mia competenza non è tale da riuscire a descrivere e farti capire quale esperienza folgorante sia stata la visione "in glorioso 70 mm" del tuo film, quindi mi fermo qui: tanto l'hai girato tu, lo sai.


La storia, non te lo sto nemmeno a dire, l'ho adorata. Qualche vecchio barbogio che non voglio nemmeno nominare in una lettera destinata a te, ha osato dire che The Hateful Eight è noioso, pieno di dialoghi inutili, inconcludenti, altre bestemmie del genere. Ora, questa sensazione l'avevo provata nella prima parte di A prova di morte, sai benissimo che quel film tra tutti è quello che mi è piaciuto di meno (pur essendo sempre meraviglioso, ovvio!!!!), ma stavolta no, che ca**o. Ogni dialogo è funzionale, crea legami tra i personaggi, ci racconta qualcosa della loro personalità, viene ripreso nelle scene seguenti per arricchire di ulteriori significati le loro azioni, insomma, ogni parola spesa in The Hateful Eight (come anche ogni silenzio e ogni gesto) è INDISPENSABILE. Tre ore? Mi sono sembrate una e mezza, nemmeno. Alla fine ne volevo ancora. Quando comincia la parte "gialla", preceduta da un'infinità di scene atte a mettere dubbi non solo ai protagonisti ma anche allo spettatore, io ormai ero già catturata in quel "whoddunnit?" che parte dal primo incontro tra John Ruth e il Maggiore Marquis, ma ho dimenticato tutto nell'esatto momento in cui hai scelto di regalare a Samuel L. Jackson il ruolo migliore dai tempi di Pulp Fiction. Durante quel lungo monologo che conclude il primo tempo sono rimasta ipnotizzata, talmente appesa alle parole del Maggiore che il vero motivo del suo racconto ha colpito anche me come un colpo di pistola; poi, vabbé, è cominciata la peggior macellata dell'ultimo anno e vorrei conoscere UN solo spettatore capace di dire che The Hateful Eight è un film lungo, noioso ed inconcludente. A parte che ad un certo punto sembrava di vedere QUELLA puntata de I Griffin e mi sono sentita male per lo schifo e lo shock, sei riuscito a sconvolgermi non solo con il sangue ma anche con il tripudio di rivelazioni che ne è seguito, che hanno mandato a gambe all'aria buona parte del quadro accusatorio che mi ero fatta, ma anche con quel terribile flashback: in dieci minuti sei riuscito a spezzarmi il cuore e ad ammazzarmi d'ansia NONOSTANTE sapessi come sarebbe andata a finire la storia. Sei cattivo, ma ti amo.


Ti amo anche e soprattutto per avermi restituito delle Iene in gran spolvero. No, dico: unire Le Iene al western, alla storia americana della guerra di secessione, alle atmosfere claustrofobiche de La cosa. Solo tu potevi riuscirci. Tu e la manica di "bastardi" che hai messo assieme. Un po' di diludendo l'ho avuto dalla consapevolezza che non hai sfruttato al meglio gli adorati Tim Roth e Michael Madsen, troppo defilati povere creature, anche se Ted il Tuttofare pareva voler uscire dalle vesti di Oswaldo Mobray e dare idealmente il cinque al Christoph Waltz di Django Unchained. Samuel L. Jackson e Kurt Russell sono favolosi, Walton Goggins è esilarante e sei riuscito persino nella non facile impresa di rendermi gradito quel mollume di Channing Tatum ma i fiori all'occhiello di The Hateful Eight sono Jennifer Jason Leigh e Bruce Dern. Bruce Dern, santo cielo, che si "limita" a fare il vecchio rincoglionito!!! Come sei riuscito a rendere un personaggio simile una delle colonne portanti dell'intera vicenda lo sai solo tu... ma parliamo di Jennifer: un mostro. Mai una donna estrapolata dal contesto di un film horror è riuscita a farmi così "schifo" e allo stesso tempo ispirarmi tenerezza e simpatia. La sua trasformazione da semplice criminale a terrificante strega ricoperta di sangue e senza alcuna parvenza di umanità sul viso non è solo frutto dell'incredibile lavoro di Nicotero, Berger e compagnia, questa donna ha lavorato sugli sguardi, sui gesti, sulla voce (ma che bella è la sua ballata???) ed è diventata l'unico personaggio di sesso femminile capace di tenere testa a delle divinità maschili in guisa di attori! Vogliamo darle l'Oscar? Io lo farei ma so che la Academy ha altri progetti, ahimé. Tuttavia, credo che lavorare in un tuo film sia già di per sé il premio di una vita. Ah, voto 11 anche per avere inserito la sempre carinissima Zoe Bell e il figlio numero 1, povero sfigato.


In sostanza, aMMore mio, ho ADORATO The Hateful Eight. Probabilmente non entrerà nella cinquina dei tuoi film migliori ma ho già voglia di rivederlo e lo farò di sicuro, magari la settimana prossima, perché più ci penso più mi sembra meraviglioso. Sì, anche col doppiaggio italiano, nonostante quel paio di scelte scellerate (lo spagnolo parlato dal doppiatore italiano?? La canzone cantata prima in inglese POI in italiano? Eccheschifo, mettete due sottotitoli, santo Quentin!) e l'orrida voce che ti hanno appioppato. Ora ti saluto, "Mary mi sta chiamando", ha-ha. Ciccio, scherzavo: attendo tue nuove, non costringermi a scrivere una finta lettera di risposta come se fossi un Abramo Lincoln qualunque!!!

Sempre tua,
Bollina


Del regista e sceneggiatore Quentin Tarantino ho già parlato QUI. Samuel L. Jackson (Maggiore Marquis Warren), Kurt Russell (John Ruth), Jennifer Jason Leigh (Daisy Domergue), Walton Goggins (Sceriffo Chris Mannix), Demián Bichir (Bob), Tim Roth (Oswaldo Mobray), Michael Madsen (Joe Gage), Bruce Dern (Generale Sandy Smithers), Zoe Bell (Judy Sei Cavalli) e Channing Tatum (Jody) li trovate invece ai rispettivi link.

James Parks (vero nome James Jean Parks), interpreta O.B. Jackson. Americano, lo ricordo per film come Fuoco cammina con me, Dal tramonto all'alba 2, Kill Bill - Vol. 1, Kill Bill - Vol.2, Grindhouse, Grindhouse - A prova di morte, Machete e Django Unchained; inoltre, ha partecipato a serie come Buffy l'ammazzavampiri, Walker Texas Ranger, Nash Bridges, X-Files, Numb3rs, CSI, Bones e 24. Ha 48 anni e due film in uscita.


Tra gli altri attori segnalo la presenza di Gene Jones (protagonista di The Testament) nei panni di Sweet Jay. Parlando invece di chi non ce l'ha fatta

SPOILER

Viggo Mortensen avrebbe dovuto interpretare Jodie ma ha dovuto rinunciare perché impegnato in altri film; la morte di Jodie stesso avrebbe dovuto essere ben più brutale (mangiato vivo dai ratti dopo essere stato colpito da Warren e Mannix), così come quella del Generale (l'impatto del proiettile lo avrebbe dovuto spedire dritto tra le fiamme del camino) e di Warren (ucciso dalla stessa Daisy). In ultimo, The Hateful Eight è pieno di riferimenti ad altri film girati da Quentin: intanto si svolge nello stesso universo di Django Unchained, come testimoniano alcune delle selle presenti nelle scene, poi il personaggio di Tim Roth è sicuramente un antenato del Archie Hicox di Bastardi senza gloria. E queste sono solo un paio delle tante gioie nascoste in The Hateful Eight: se vi fosse piaciuto, recuperate TUTTA la filmografia di Quentin e riempitevi la vita d'aMMore! ENJOY!


Edit del 1/02/2016

Quentin ha risposto. E come il Maggiore Warren con Lincoln, mi bullo di quest'onore: Tié!


domenica 17 novembre 2013

Machete Kills (2013)

Mercoledì la Bolla è andata a vedere Machete Kills. Quel film girato da Robert Rodriguez. La Bolla ora scrive, voi leggete.


Trama: Machete viene chiamato dal presidente degli Stati Uniti per impedire che la nazione venga colpita dai missili del pericolosissimo ribelle pazzo Mendez. Ovviamente sotto c'è molto più di quel che appare...


Alla Bolla Machete Kills è piaciuto. L'ha fatta tanto ridere, più del primo. C'è tanto tanto trash inutile ed ingiustificato, proprio l'ideale per non pensare. E infatti la Bolla non pensa. La Bolla accetta e ride. La Bolla va in brodo di giuggiole davanti a quella tamarra di Lady Gaga, a Mel Gibson chiaroveggente che prende in giro il suo ruolo di profeta dei poveri, a quel Carlo Estevez che compare per la prima volta sullo schermo, al ritorno di Tom Savini, al Camaleonte e a Banderas che gli mancava solo la gallina Rosita poi era a posto per sempre.


La Bolla ride davanti alla copulata in treddì, alle innumerevoli citazioni ignoranti di Guerre Stellari, della fantascienza maffa anni '80, di tutti i film di Rodriguez e di alcuni del buon Tarantino. La Bolla ride del fatto che Nicotero e Berger si sono bevuti il cervello realizzando effetti speciali da cartoleria o del fatto che il missile "puff" si sgonfia e sciabatta nell'acqua come una pietra tirata da un bambino mollo. La Bolla piange commossa davanti a quel finto trailer di Machete Kills Again... In Space, lo vorrebbe guardare adesso, subito. Perché Danny Trejo vestito come Big Jim astronauta e l'uomo con la maschera di ferro (Di Caprio? DaVero????) varrebbero da soli il prezzo del biglietto.


La Bolla ama Machete. Perché Machete vuole bene a tutti (mavaffanculo). E certo, pulin, pare proprio tenero come un Minipony. Perché anche se Danny Trejo ha una sola espressione (quella incazzata, ovviamente), fulmina i nemici, decapita, sventra, corre rigido come una foca sul Pack, fa implodere i nemici, veste da zamarro, parla in terza persona come Giulio Cesare e avrà sì e no tre minuti di dialogo in tutto il film si vede che è un tenerone. Però sentire Voz accusare  Machete di essere dotato di mezzo cervello ha fatto male alla Bolla. Così la Bolla si è adeguata. Perché Machete capita. Machete non twitta. Machete non saprebbe usare Blogger. Quindi la Bolla ha scritto l'unica recensione che Machete riuscirebbe a capir... ehm... avrebbe voglia di leggere. Stacce ™.


Del regista e co-sceneggiatore Robert Rodriguez ho già parlato qui. Danny Trejo (Machete), Mel Gibson (Voz), Michelle Rodriguez (Luz), Amber Heard (Miss San Antonio), Charlie Sheen (o, meglio, Carlos Estevez, nei panni del presidente), Antonio Banderas (El Camaleón 4), Walton Goggins (El Camaleón 1), Vanessa Hudgens (Cereza), Alexa Vega (Killjoy), Tom Savini (Osiris Amanapur), William Sadler (Sceriffo Doakes) e Jessica Alba (Sartana) ho già parlato ai rispettivi link.

Demian Bichir (vero nome Demián Bichir Nájera) interpreta Mendez. Messicano, ha partecipato a film come Che – L’argentino, Che – Guerriglia, Le belve, Corpi da reato e a serie come Weeds. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 50 anni e due film in uscita. 


Cuba Gooding Jr. interpreta El Camaleón 2. Americano, lo ricordo per film come Il principe cerca moglie, Codice d’onore, Cuba Libre – La notte del giudizio, Virus letale, Jerry Maguire (Oscar come miglior attore non protagonista), Qualcosa è cambiato, Al di là dei sogni, Instinct – Istinto primordiale, Pearl Harbor, Rat Race e Zoolander; inoltre, ha partecipato alla serie MacGyver e doppiato Mucche alla riscossa. Anche produttore, ha 45 anni e due film in uscita.


Nel film, come ho già accennato nel post, compare anche la cantante Lady Gaga nei panni di La Camaleón, ma non solo: tra le altre guest stare segnalo Sofia Vergara (Desdemona), il "VanDamme" cileno Marko Zaror (Zaror) e le immancabili sorelle Electra ed Elise Avellan in versione sexy infermiere. E adesso arriva la nota dolente, ovvero scoprire quale attrice famosissima e già molto vituperata dalla sottoscritta ai tempi di Dawson's Creek non è stata al gioco e verrà per questo ri-bollata di infamia perpetua: Michelle Williams ha rifiutato il ruolo di Miss San Antonio. Cacca su di lei. E cacca anche su Rodriguez se non dirigerà il promesso Machete Kills Again... In Space! Nell'attesa, se Machete Kills vi fosse piaciuto recuperate Machete e aggiungete Desperado, Grindhouse - Planet Terror, I mercenari e I mercenari 2. ENJOY!

lunedì 29 aprile 2013

La casa dei 1000 corpi (2003)

Lunedì scorso c'era in TV La casa del diavolo quindi io, per prepararmi degnamente all'imminente arrivo de Le streghe di Salem, ho deciso di fare una bella maratona Rob Zombie e guardare in sequenza La casa dei 1000 corpi (House of 1000 Corpses), diretto dal regista nel 2003, e ovviamente il succitato seguito.


Trama: quattro ragazzi in viaggio la vigilia di Halloween vengono imprigionati e seviziati da una famiglia di maniaci misteriosamente legati al fantomatico Dottor Satana..


Rob Zombie, fino al 2003 conosciuto per la sua carriera di cantante, sia nel gruppo White Zombie che come solista, quell'anno aveva deciso di scioccare l'audience di tutto il mondo con questo nostalgico e folle La casa dei 1000 corpi. Ricordo bene di come mi fossi dovuta fare due ore di macchina per poterlo vedere al cinema (figuriamoci se da queste parti lo distribuivano!!!) dopo averne letto mirabilie praticamente ovunque e di come mi fosse piaciuto a tal punto da volere subito il DVD. Rivisto oggi, soprattutto dopo aver avuto modo di guardare La casa del diavolo, La casa dei 1000 corpi non è altro che un divertissement splatter dove il buon Zombie "gioca" a fare il regista sperimentando a manetta, tra soluzioni videoclippare, barocchismi al limite del trash, omaggi agli home video della famiglia Manson, deliri horror/metallari e picchi di autorialità che nemmeno professionisti molto più navigati avrebbero potuto raggiungere (mi riferisco alla splendida sequenza in cui i "salvatori" di Denise e compagnia vengono spietatamente uccisi da Otis), il tutto appiccicato ad un esilissimo canovaccio che mescola influenze provenienti da almeno una decina di horror storici, Non aprite quella porta in primis.


Ne La casa dei 1000 corpi viene spinto pesantemente il pedale del grottesco, tanto che non è possibile immedesimarsi nei ragazzi seviziati né tantomeno comprendere i folli membri della famiglia Firefly, con entrambe le "fazioni" stereotipate in modo tale da creare da una parte della banalissima carne da macello, dall'altra delle maschere, dei mostri praticamente privi di una personalità nonostante siano dotati di una caratteristica che li distingue gli uni dagli altri: c'è il deforme Tiny, l'iconoclasta "artista" Otis, la mamma vajassa, il fratello taciturno e selvatico, la procace e folle Baby (interpretata dalla futura moglie del regista, che probabilmente è stato folgorato dalle chiappe di Sheri Moon visto che in ogni film ce le mostra ignude), il nonno scoglionato, tutte persone che mettono ansia alla prima occhiata e spingerebbero chiunque avesse un po' di cervello a star ben lontano dalla loro casa. Però il bello o, meglio, quello che mi ha sempre inquietato de La casa dei 1000 corpi è il modo in cui Zombie riesce a dare una natura quasi tangibile alla follia che prepotentemente irrompe nella (ir)realtà, basti pensare alla sequenza della rapina all'inizio, alla scena degli spaventapasseri o a quella della scoperta dei corpi nascosti nel capanno dei Firefly, tre momenti in cui lo spettatore rimane completamente annichilito davanti all'inaspettato colpo di scena, tre momenti che fanno scadere il pur interessante finale nella baracconata satanica salvata solo da un graditissimo omaggio ai deliri cinematografici di cineasti prettamente italiani.


Tra gli attori, grandissimi soprattutto Bill Moseley nei panni di un Otis ancora acerbo e ben lontano dal terribile personaggio che vedremo ne La casa del diavolo e, ovviamente, un Sid Haig spassosissimo nei panni del sudicio clown Capitan Spaulding, mentre le vittime sacrificali sono davvero dei bamboccetti bruttarelli e senza carisma alcuno. Assolutamente sopra la media la colonna sonora così come il tasso di crudeltà lasciate intelligentemente all'immaginazione dello spettatore che, così, riesce a rimanere ancora più sconcertato (la scena in cui la ragazza viene buttata da Otis nella cella e ghermita da persone cammuffate da stracci è devastante!!), grandissimi infine anche il make-up e gli effetti speciali, dosati con parsimonia ma di sicuro effetto. Insomma, se non l'avete mai visto La casa dei 1000 corpi merita tantissimo ed è un degno antipasto che vi renderà ancora più entusiasti davanti al capolavoro del regista, La casa del diavolo.


Del regista e sceneggiatore Rob Zombie, che compare anche nei panni di uno degli assistenti del Dr. Satana, ho già parlato qui mentre Walton Goggins (Steve Naish), Jennifer Jostyn (Mary), Sheri Moon (non ancora Zombie, Baby Firefly), Bill Moseley (Otis) e Rainn Wilson (Bill) li trovate ai rispettivi link. 

Karen Black (vero nome Karen Blanche Ziegler) interpreta Mother Firefly. Americana, ha partecipato a film come Easy Rider, Cinque pezzi facili, Nashville, Invaders, Baby Killer III e a serie come Miami Vice, L’ispettore Tibbs, Party of Five. Anche sceneggiatrice, compositrice e produttrice, ha 74 anni e due film in uscita. 


Erin Daniels (vero nome Erin Cohen) interpreta Denise. Americana, ha partecipato a film come One Hour Photo e A Single Man, oltre a serie come Oltre i limiti, Dexter, CSI: NY e CSI: Scena del crimine. Anche regista, sceneggiatrice e produttrice, ha 41 anni e due film in uscita tra cui The Bling Ring di Sofia Coppola.


Sid Haig (vero nome Sidney Eddie Mosesian) interpreta Capitan Spaulding. Americano, lo ricordo per film come il meraviglioso Spider Baby, Agente 007 una cascata di diamanti, Jackie Brown, Kill Bill volume 2, La casa del Diavolo, Halloween – The Beginning e l’imminente Le streghe di Salem, inoltre ha partecipato a serie come Batman, Star Trek, Missione impossibile, Charlie’s Angels, Hazzard, A-Team e MacGyver. Anche produttore e aiuto regista, ha 74 anni e quattro film in uscita.


Il film è stato presentato nel 2003 all’Argentinian Film Festival e pare che la versione mostrata al pubblico fosse più lunga, con qualche cambiamento nella trama (viene rivelato che nonno Hugo stesso è il Dr. Satana, quindi nei sotterranei ci sono solo le creature del mad doctor, che poco prima del finale divorano Jerry) e nel finale (Capitan Spaulding “salva” Denise con un camioncino, dal retro del quale esce l’assistente che la trascina verso l’interno, illuminato di luce rossastra). Se La casa dei 1000 corpi vi fosse piaciuto, vi consiglio innanzitutto di recuperare La casa del Diavolo (bellissimo seguito sempre diretto da Rob Zombie) e altri horror come Le colline hanno gli occhi, Quel motel vicino alla palude, Non aprite quella porta, Jeepers Creeper, L’ultima casa a sinistra e Spider Baby. ENJOY!!

martedì 22 gennaio 2013

Django Unchained (2012)

Caro Quentin,
domenica sera sono finalmente riuscita ad andare al cinema a vedere il tuo ultimo film, Django Unchained. Lo so, ormai c'erano già andati tutti e ne hanno parlato a straf**tere in qualsiasi blog, me ne rendo conto. Ma questa non è una recensione per i lettori, è una mia lettera per te, quindi che ti frega se quello che scriverò l'avranno già letto in tutte le salse?  Salto la trama, tanto già la conosci? Sì, d'altronde il film l'hai scritto e girato tu, è giusto.


Innanzitutto, grazie. Grazie per avermi ridato l'orgoglio di essere italiana. Sì perché effettivamente tu non hai inventato nulla, ti sei "limitato" ad omaggiare gli spaghetti western che tanto davano lustro al cinema nostrano quando io non ero ancora nata. E chi se ne frega se devi arrivare tu a ricordarci le nostre origini, l'importante è che qualcuno ce le ricordi e che il tuo nome spinga i giovani debosciati che non hanno nemmeno idea di chi siano Corbucci, Sergio Leone o E.B. Clucher, solo per fare un paio di nomi, a recuperare i vecchi film che tanto facevano divertire papà e nonni. Di conseguenza, ti ringrazio anche per aver riportato su schermo la strana coppia Trinità e Bambino incarnandoli nel logorroico e paraculissimo (ma quanto meraviglioso! poi ci torniamo) Dr. Schultz e nell'ingenuo ed ignorantello "braccio" Django; mi hai fatto ritornare bambina e mi hai fatto divertire come una matta, anche se è vero che i tempi cambiano. Il tuo omaggio, per esempio, prevede violenza e sangue a fiumi, non pistolettate a salve e sganassoni... ma ti pare che io mi sia lamentata? Ben vengano i palettoni che squassano cavalli, povere bestiole, e crivellano corpi, gli showdown finali talmente concitati che a ridipingere le pareti di rosso sono il sangue e le cervella, le frustate talmente ben date che pare di sentirle addosso, i cani che si sbranano poveri mandinghi e questi ultimi che si cavano gli occhi gli uni con gli altri. D'altronde, siamo nel selvaggio west. O meglio, scusami, nel selvaggio sud, dove anche la legge viene amministrata con la pistola.


E comunque, caro il mio Quentin, sei un bel paraculo (e te lo dico con tanto aMMore, perché è questo che mi piace di te). Potrai anche cominciare il film con un commovente omaggio al Django di Corbucci e concluderlo sulle fighissime note di Lo chiamavano Trinità..., ma tutto quel che sta nel mezzo è tuo, lo spirito del film è tuo! Cosa credi, che non mi sia accorta di come la vendetta di Django sia un degno complemento a quello della Sposa in Kill Bill, tanto che il Dr. Schultz gli ricorda di non perdere di vista il cammino e non fare strane ed inaspettate deviazioni? E quest'ultimo? E' talmente cialtrone e meravigliosamente teatrale da esser un degno precursore di Aldo l'Apache e Mr. Wolf, con in più quel guizzo di intellettualismo europeo che lo rende uno dei migliori personaggi che tu abbia mai creato. Sì, Quentin, sei un maledetto. Perché io del Dr. Schultz e del suo cavallo Fritz mi sono innamorata fin dalla prima battuta, perché sei talmente sfacciato da urlare al mondo quanto tu sia l'unico regista in grado di portare il grandissimo Christoph Waltz oltre i livelli dell'eccellenza (se non si porta di nuovo a casa la doppietta Golden Globe + Oscar mi mangio il cappello, giuro!), perché sei riuscito a farmi apprezzare persino Jamie Foxx e Di Caprio (con la manina veramente insanguinata, bravissimo!!), gli unici dubbi che avevo sulla tua operazione. Ma il bello è che tu tutti questi riferimenti per fan, queste chicche (e Savini?? Guarda che l'ho visto, eh!! Ma l'elenco della gente che ho sgamato te lo becchi alla fine della lettera, mariuolo che non sei altro!!) non li metti a babbo, tanto per. Li infili in una trama con le contropalle. Sarà anche semplice, ma la storia di Django mi ha presa un casino. Brutto romanticone, ti metti persino a citare Sigfrido e Brunilde, indulgi nel romanzo di formazione trasformando il naif Django in uno scafatissimo uomo degno di essere libero, gli dai una spalla che lo supera in più di un'occasione, ad ostacolarli piazzi dei villain indimenticabili, mi fai persino tremare dall'ansia per Broomhilda e versare una lacrima prima della sparatoria finale. E per rispettare lo spirito dei western che guardavo da bambina non risparmi nemmeno i pezzi comici (ma sarai scemo! il siparietto del proto-KKK mi ha fatta morir dalle risate e ti prenderei a coppini nella testa per esserti infilato in quel terzetto di deficienti alla fine!!! Che cavolo facevate tu e John Jarrat assieme, eh? Lo scherzetto della testa sullo stecco ai danni di qualche schiavo?! Orrore!!). Insomma, la sceneggiatura di Django Unchained ha tutto, ma non sono io che devo ricordartelo.


E allora cosa vuoi ancora? Che ribadisca quanto la colonna sonora da te scelta sia perfetta e in grado di accompagnare ogni scena in modo esemplare? Che magnifichi la tua regia? Va bene, lo farò, anche se ho notato, e non volermene, che si sente un po' la mancanza della mano di Sally Menke al montaggio, la bonanima di quella santa donna conferiva un tocco di personalità in più ai tuoi capolavori. Però quegli schizzi di rosso sul bianco dei cavalli e del cotone, quei flashback sgranati e violentissimi, quei paesaggi su cui si stagliano le silhouette dei due cowboy, l'immagine finale di Broomhilde che si infila le dita nelle orecchie, il balletto da piacione di Jamie Foxx in sella al cavallo, il primo piano degli occhi addolorati di Christoph Waltz e il passaggio del testimone tra il nuovo e il vecchio Django ("La D non si pronuncia" "Lo so.") sono immagini che ho rinchiuso nel mio cuoricino per non farle uscire mai più. Degli attori principali ti ho già detto tutto, semplicemente perfetti, ma sappi che ho anche apprezzato molto la comparsata trash di Don Johnson e quella, più sostanziosa e seria, di un Samuel Jackson in stato di grazia. Ah, a proposito del personaggio di Stephen: geniale interrompere il suo "Django, sei un gran figlio di p....." come fece già a suo tempo il grande Sergio Leone col Biondo. E non lo faccio per vantarmi della mia cinefilia, ma il parallelo tra l'Alex di Arancia Meccanica e il Dr. Schultz mentre ascolta la musica del Ludovico Van nel bel mezzo del turbamento violento è l'ultima chicca che mi ha ricordato, se ancora ce ne fosse bisogno, perché ti adoro tanto.


Gesù, Quentin, sono stata prolissa e la mia dichiarazione d'amore verrà letta pubblicamente, quindi mi toccherà trovare anche qualche difetto al tuo film, altrimenti mi accuseranno di non essere obiettiva. E va bene, un difetto l'ho trovato. Mi fa male dirlo, ma.... c'è. Non posso esimermi dal fartelo notare, anche se non trovo le parole. E va bene, ecco qua: probabilmente ti hanno detto che mi piacciono gli uomini spessi. Al limite del ciccio. Che tu ti sia adeguato ai miei gusti mi riempie di gioia, ma per citare Elio, "ti mancano due buchi nel sedere per esser Ciccio Bombo Cannoniere e andare ad abitare in Francia". Vederti lì in piedi, con quella panza da alcoolizzato, accanto a quel bel figurino di Jamie Foxx, che hai mostrato ignudo a più riprese... ehhh. Dai, amore, buttiamo giù sti due chiletti in vista della tua prossima comparsata, eh? Per il resto, continua così. Aspetto con ansia il tuo prossimo film e anche di poter sentire il tuo accento aussie guardando Django Unchained in lingua originale. Grazie ancora, Quentin!!!!
Tua,
Bollina


Di Quentin (che qui, oltre ad essere regista e sceneggiatore, interpreta anche lo sfigatissimo impiegato della LeQuint Dickey Mining Co. assieme al John Jarrat di Wolf Creek) ho già parlato qua. Jamie Foxx (Django), Christoph Waltz (Dr. King Schultz), Leonardo Di Caprio (Calvin Candie), Samuel L. Jackson (Stephen), Don Johnson (Big Daddy) e Franco Nero (Amerigo Vessepi) li trovate invece nei rispettivi link. Beccàti, ovviamente, all'interno del nutrito gruppetto di cacciatori armati di cani, anche Tom Savini, Michael Bowen e Robert Carradine.

Kerry Washington interpreta Broomhilda. Americana, ha partecipato a film come I Fantastici 4, Mr. & Mrs. Smith, I Fantastici 4 e Silver Surfer e a episodi della serie NYPD. Ha 35 anni e un film in uscita.


Walton Goggins (vero nome Walton Sanders Goggins Jr.) interpreta Billy Crash. Americano, ha partecipato a film come Karate Kid 4, Il corvo 3 – Salvation, Pallottole cinesi, La casa dei 1000 corpi, Predators, Cowboys & Aliens, Lincoln e alle serie Beverly Hills 90210, L’ispettore Tibbs, Renegade, Sentinel, NYPD, CSI: Scena del crimine, The Shield, CSI: Miami e Sons of Anarchy. Anche produttore, ha 41 anni e un film in uscita.


Dennis Christopher (vero nome Dennis Carelli) interpreta Leonide Moguy. Americano, ha partecipato a film come Momenti di gloria, It (nei panni di Eddie Kaspbrak) e alle serie Moonlighting, La signora in giallo, Sentinel, Roswell, Six Feet Under, Angel, NYPD, CSI: Scena del crimine e Criminal Minds. Ha 57 anni.


Michael Parks (vero nome Harry Samuel Parks) interpreta uno degli impiegati della LeQuint Dickey Mining Co.  Americano, lo ricordo per  aver interpretato lo sceriffo Earl McGraw nei film Dal Tramonto all’alba, Kill Bill – Vol. 1 e Vol. 2, Grindhouse – A prova di morte e Planet Terror, inoltre ha partecipato anche a Dal tramonto all’alba 3, Argo e a serie come La signora in giallo e I segreti di Twin Peaks (dove interpretava il laido Jean Renault). Anche produttore e regista, ha 72 anni e due film in uscita.


Tra gli altri attori, segnalo Laura Cayouette (che in Django Unchained interpreta l'odiosa sorella di Calvin e in Kill Bill recitava accanto a Michael Madsen nei panni della spogliarellista Rocket), l'ex Luke Duke di Hazzard Tom Wopat nei panni del cosiddetto Marshall, lo Swamp Thing di Con Air M.C. Ganey nei panni di Big John Brittle e, tra i cacciatori, la stunt di Uma Thurman Zoe Bell nascosta dal fazzoletto rosso, il Gesù Cristo di Jesus Christ Superstar Ted Neeley e il cosiddetto “figlio numero uno” dello sceriffo di Kill Bill, James Parks. Dopo tutte queste guest star passiamo ora a chi non ce l’ha fatta, per stupidità o scherzi del destino. Nella prima categoria, con buona pace della sottoscritta che non lo sopporta, rientra Will Smith: Quentin ha buttato giù la sceneggiatura pensando di dargli la parte del protagonista e il cretino dalle orecchie a sventola ha osato rifiutare. Ma sparati, bestia! Più sfortunati e per questo rispettabilissimi sono stati Kevin Costner, Joseph Gordon - Levitt, Sacha Baron Coen e Kurt Russell, che hanno dovuto tutti rinunciare per impegni pregressi. Un caso a parte, invece, è Sid Haig, che aveva una parte quasi assicurata finché Tarantino non ha deciso di darla a un altro, probabilmente per vendicarsi del fatto che l'attore, anni prima, aveva rifiutato il ruolo di Marcellus Wallace in Pulp Fiction. Quentin, Quentin, ma sei tremendo!! Per concludere questo lunghissimo delirio, se Django Unchained vi fosse piaciuto, consiglio almeno la visione dei film già citati nella "recensione": Django, Lo chiamavano Trinità... e Il buono, il brutto e il cattivo. ENJOY!



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