Mona è una ragazzina di ventitré/ventiquattro anni fornita di un sarcasmo inadeguato alla sua età. La sua è una storia probabile ma la verità è che nonMona è una ragazzina di ventitré/ventiquattro anni fornita di un sarcasmo inadeguato alla sua età. La sua è una storia probabile ma la verità è che non reggo più questo tipo di scrittura costruita ad effetto.* Non trovo profondità ma un palese intento di stupire usando la volgarità che si svuota di altri significati se non riflettere se stessa. Finito per il vizio di finire ciò che inizio...
*- Con questo intendo passaggi come il seguente (qui descrive il padre)
"Mickey portava la sua divisa: berretto giallo, a rete nella parte dietro, con su scritto GLI IDRAULICI HANNO L’ATTREZZO PIÚ GRANDE, una camicia da lavoro a strisce bianche e azzurre con il suo nome ricamato sul petto e un paio di jeans con dei grossi buchi all’altezza delle ginocchia. Emanava un odore che era un misto di alcol e sigarette, con una leggera nota di fagioli rifritti e sudore di cento sbornie. La barba bruna minacciava di invadergli completamente la faccia; la pelle di una guancia era tutta bucherellata, come se avesse dormito su dei sassolini. Ma ad attirare erano i suoi occhi: limpidi, verdi, magnetici. Erano cosí vivi da sembrare cartoni animati: quando parlava di soldi, le pupille si trasformavano in simboletti del dollaro; quando parlava della madre di Mona, diventavano cuoricini."
La stella solitaria, che accendo dopo questa lettura, urla «No!». Avrebbe potuto essere una storia interessante quella di Eva che dopo nove anni da BruLa stella solitaria, che accendo dopo questa lettura, urla «No!». Avrebbe potuto essere una storia interessante quella di Eva che dopo nove anni da Bruxelles torna al paesello. Ha ricevuto l’invito per la commemorazione della morte di Jan, un ragazzo di 17 anni morto tredici anni prima. Dunque, Eva parte e mette nel bagagliaio un blocco di ghiaccio (!!!!) il cui scopo non ci viene svelato se non nel finale. Al racconto del viaggio si alternano capitoli che rievocano il passato in modo disordinato. Eva cresce con due genitori alcolizzati ed anaffettivi e sia lei che il fratello Jolan e la sorella Tesje costruiscono –ognuno a modo a proprio- barriere difensive. Eva costruisce un rapporto morboso con due coetanei maschi: Pim e Laurens...
Leggendo si è curiosi di capire cosa sia successo veramente a Jan, a cosa serva quel blocco di ghiaccio e-soprattutto- dove vuole andare a parare l’autrice con questa storia. Prima di arrivarci, però, la strada è ardua: non solo perché la Spit getta semini (a proposito di semi qualcuno può spiegare alla Spit –ma anche a chi ha revisionato il libro- che non esistono i semi di patata!!!!) in modo disordinato e con ostinata lentezza ma – principalmente- perché è risoluta a raccontarci particolari raccapriccianti.
Credo sia un peccato: un modo di strafare di una giovane autrice che forse vuole attirare l’attenzione su di sé mettendo sul piatto corpi femminili come fossero pezzi da macello…
Pare ci sia riuscita: in copertina è definita “l’astro nascente della letteratura fiamminga". Forse è questo che molti lettori vogliono. Io di cotanto ripugnante realismo ne faccio anche a meno.
Non fatevi ingannare dalla quarta di copertina che cerca di agganciare la Sebold di “Amabili resti” per un parallelismo. Io l’ho letto anni fa e sono sicura che la Sebold sia riuscita a parlare della violenza (autobiografica tra l’altro!) senza essere così disgustosa....more
Che pasticcio! Un libro che ti promette la tensione salvo poi consegnarti una farsa. Si parte dignitosamente facendoci conoscere la giovane Elizabeth RiChe pasticcio! Un libro che ti promette la tensione salvo poi consegnarti una farsa. Si parte dignitosamente facendoci conoscere la giovane Elizabeth Richmond: scialba impiegata di un museo con una vita ordinaria nella sua routine ma triste per la mancanza di relazioni. Elizabeth, infatti, sembra essere trasparente: nessuno la nota, nessuno se ne interessa. Lei, tuttavia, pare non affliggersi per questo e si crogiola nel suo anonimato. La sofferenza sembra essere solo fisica e causata da forti emicranie. Come si suol dire, però, “l’apparenza inganna” e sotto il sottile strato di un’esistenza ordinata si cela il caos di personalità multiple e in lotta per predominare. Entra in scena, dunque, il dottor Wright, anziano dottore pratico d’ipnosi. Il racconto, però, assume tratti che hanno del comico fino a raggiungere, poi, le sfumature del grottesco. (view spoiler)[ C’è un capitolo in cui Betsy (una delle personalità) prende il sopravvento e scappa New York a cercare la madre (che in realtà è morta anni prima). E’ un capitolo per me riuscito: c’è la giusta tensione e le allucinazioni deliranti sono ben rese. Il resto del libro non si mantiene, però, su questo livello… Peccato!! (hide spoiler)] Collocato sullo scaffale «no, grazie!».
Ho concluso il 2017 commentando un libro che ho apprezzato molto. Non un romanzo ma un testo che, a cavallo tra il m “Quale retorica intossicante!”
Ho concluso il 2017 commentando un libro che ho apprezzato molto. Non un romanzo ma un testo che, a cavallo tra il memoir e l’intervista, dispiega differenti esperienze di donne che hanno lottato. Apro, dunque, il mio nuovo anno di letture con questo fil rouge che mi lascia sul sentiero femminile/femminista. O, perlomeno, io mi ero illusa di aver teso un filo d’unione. Pubblicato nel 1977, “La passione della nuova Eva” gioca sulle maschere ed i travestimenti. Le differenze uomo/donna (fisiche o di ruolo) sono rimesse in discussione, ribaltate, sottoposte ad un processo di fusione che non fa più distinguere i confini costruiti da una società patriarcale. Il testo stesso si presenta apparentemente come romanzo ma, in realtà, ha i toni e l'andamento di un pamphlet. Il protagonista è un uomo di nome Evandro che ci conduce in un viaggio allucinante che dall’Inghilterra lo porterà alla corrotta terra d’America. Sesso, violenza ma, soprattutto, un’artificiosa costruzione letteraria dove la Carter adatta gli archetipi di genere costruendoci attorno una storia. Un risultato macchinoso, pesante, nauseante che vuole rappresentare la nascita di nuovi ruoli che vanno al di là dei recinti del genere. Eva fu l’alba ed Eva è il tramonto. La nuova Eva è la donna rigenerata perché prende coscienza dei suoi limiti ma soprattutto di quelle capacità che le erano negate. Lettura per me pessima. Mille volte preferisco leggere un saggio piuttosto che un romanzo dove la fantasia non è libera ma incatenata a forme di pensiero razionale. Non so se mi spiego…...more
Per caso mi era capitato tra le mani “Il sogno del Villaggio dei Ding” dello scrittore cinese Yan Lianke; un romanzo che mette in risalto le contraddizioni della Cina moderna e che ha come tema principale una vicenda a me sconosciuta, ossia, la massiccia campagna di donazione del sangue intrapresa negli anni '80. Avevo trovato il libro molto interessante Questo preambolo per arrivare a spiegare che acquistando “Servire il popolo” mi aspettavo qualcosa di più concreto da arte dell'autore ma....
Il titolo - è uno slogan di Mao Tse Tung con cui intitolò un intero capitolo che elencava citazioni estratte dal famigerato “Libretto Rosso”.
La copertina - una bocca rosso scarlatto, aperta in una posa lussuriosa...uhm...che pensare? Non a grandi lettere ma sicuramente in posizione mirata, l'editor declama: «Censurato dal Partito Comunista Cinese come pornografia». L'esca è lanciata...
Nella sinossi: - «irriverente, sboccata, caustica: la novella erotica contro le degenerazioni del regime comunista che ha divertito e scandalizzato i cinesi. Subito sequestrata dal Partito, è poi riapparsa clandestinamente in Internet. »
In breve - Wu Dawang è un diligente rivoluzionario che si sottometterà alle voglie carnali di Liu Lian, moglie del comandante, seguendo il precetto secondo cui per essere un buon rivoluzionario maoista occorre servire il popolo e ciò significa, innanzitutto, obbedire ai propri superiori. Dunque quando Liu Lian comanda di calarsi i calzoni Wu Dawang non può far altro che obbedire: questo è il succo…
Pro - La satira funziona. Ripetendo i linguaggi della burocrazia politica si rende sia l'idea dell'assurdità insita nella cieca fede ideologica, sia la contraddizione tra quella che è l'enunciazione dei principi populisti e l'effettiva messa in atto degli interessi strettamente personali.
Contro- Scontato e prolisso. Mi sono largamente annoiata.
Nb - Ovviamente la pornografia citata in copertina è uno specchietto per le allodole occidentali. Molto probabilmente in Cina considerano pornografico ogni dileggio al grande Mao......more
Per la serie "Le Perle di Saggezza": "La vita incomincia, la vita continua, la vita finisce" [sic!]
Un romanzo che nasce da quell'attualità che si rPer la serie "Le Perle di Saggezza": "La vita incomincia, la vita continua, la vita finisce" [sic!]
Un romanzo che nasce da quell'attualità che si racchiude in uno slogan oramai a tutti noto: "rottamazione". Ravera immagina, quindi ,un futuro dove le generazioni di trentenni "rottamano" i loro padri confinandoli ed isolandoli come merce avariata. Lo scenario distopico che ne nasce, in realtà, si configura con elementi che non sono poi tanto inverosimili. La trama mi ha destato una certa curiosità, tuttavia, ancora una volta, non trovo sintonia con la scrittura di Lidia Ravera. Non mi arriva proprio; la trovo asciutta ed artificiale.
Narrare è un'arte, meglio, una predisposizione (Gli scaduti - Capitolo 13)...more
Abbastanza deludente. Due stelle equivalgono ad una sufficienza che considero anche un po' (tanto) tirata per i capelli. Mi ha infastidito la precisa e Abbastanza deludente. Due stelle equivalgono ad una sufficienza che considero anche un po' (tanto) tirata per i capelli. Mi ha infastidito la precisa e palese intenzione di far leva sull'emotività del lettore: bambino triste abbandonato dalla mamma, papà alcolizzato ma un gran pezzo di pane...
Se voleva far ridere poi con me non c'è riuscito. Scrittura pessima. ...more
Cambridge, Massachusetts – estate 1977 L'inaspettata amicizia tra due giovani mediorientali mette a confronto due differenti modalità di convivenza mulCambridge, Massachusetts – estate 1977 L'inaspettata amicizia tra due giovani mediorientali mette a confronto due differenti modalità di convivenza multiculturale. Una tematica interessante nella misura in cui riflette uno dei problemi sociali che necessitano più urgenza di riflessione. Come gestire la propria identità culturale in un contesto così lontano dalle proprie origini? Da una parte la rabbia, il rifiuto e la critica al capitalismo occidentale. Dall'altra il bisogno di 'inserimento, la necessità di essere riconosciuti, di appartenere. Due uomini differenti per status e indole si rispecchiano e scoprono che: "nessun essere umano è una cosa soltanto (...)ognuno di noi ha tante sfaccettature".
Nonostante l'interesse per la tematica, questa lettura per me ha presentato due falle. Innanzitutto ad un certo punto il racconto si nasconde e si dilunga su bevute e scopate in cui si esplicita una filosofia di vita rasente alla misoginia. Ciò mi è risultato abbastanza antipatico. In secondo luogo non ho apprezzato la morale che emerge. Aciman pare dire: "caro fratello fai come me se vuoi rimanere negli Usa devi meritartelo. Abbassa la testa, lecca culi, pugnala gli amici alle spalle e salva la tua carriera. Altrimenti torna al paesello dove vivrai felice e contento...". Perchè questo è esattamente ciò che accade in "Harward Square". [Tag personale: "No grazie!"] ...more
"Sono il pubblico di una commedia che non capisco"
Dall'isola caraibica di San Pedro a New York; da meravigliosi paesaggi a tetri appartamenti. Luisa "Sono il pubblico di una commedia che non capisco"
Dall'isola caraibica di San Pedro a New York; da meravigliosi paesaggi a tetri appartamenti. Luisa si rifugia nell'idealizzato e nostalgico ricordo della terra d'infanzia. Soccombe senza neppur aver imbracciato un'arma e ci conduce in un noioso racconto di una vita dove non succede nulla.
Una donna-bambina la cui unica decisione ferrea è quella di essere una domestica per confermare una filosofia di vita: meglio prendere degli ordini che dare una svolta alla propria vita.
Che immane fatica! Sì alla fine ci sono arrivata: ma che fatica! Chi ti ha obbligata (potreste chiedermi)? Un obbligo con me stessa dato che ho accettatoChe immane fatica! Sì alla fine ci sono arrivata: ma che fatica! Chi ti ha obbligata (potreste chiedermi)? Un obbligo con me stessa dato che ho accettato di giocare al gioco “adotta un autore”. Guarda che ...fortunella sono che la ruota della fortuna mi fa adottare tale Sedaris mai sentito nominare. Dato che difficilmente mi tiro indietro (capatosta!!!) .....eccomi, e questo è anche il secondo libro che leggo! Per tutta la lettura mi sono immaginata una di quelle scene da (tele)film americano dove il protagonista si posiziona davanti ad un pubblico annoiato in un bar di periferia e cerca di "scaldarlo" con battute a raffica. Ridono in due: lui e la moglie che sta in prima fila. Almeno in "Me parlare bello un giorno" c'era un filo conduttore basato su alcune sue esperienze e sulla sua strampalata famiglia. Visto il titolo, qui ti aspetti che il tema sia il tabagismo; ridicolizzato, ironizzato come Sedaris sa fare; invece, salta di palo in frasca tra l'altro inventando delle cose assurde che non reggono proprio. L'idea che mi sono fatta è che dopo il grande successo radiofonico come comico intrattenitore si sia voluto approfittare per far cassa a tutti i costi. Il risultato è qualcosa di veramente forzato!! Un "No, grazie" ripetuto all'infinito!!!
Don Agape è il giovane e sprovveduto prete, emblema della fede semplice, primitiva e per facile analogia, dunque, la vera fede. Dovrebbe –Ingenuità
Don Agape è il giovane e sprovveduto prete, emblema della fede semplice, primitiva e per facile analogia, dunque, la vera fede. Dovrebbe – forse- nelle intenzioni dell’autrice, ispirare una complice tenerezza ma è ridicolo nel suo balbettare, nel suo meravigliarsi di tutto e di tutti. E’ patetico assistere al passaggio da un atteggiamento esistenziale arrendevole al repentino risveglio in cui si rende conto (come se spronato da un ritardo cognitivo) di possedere un’adeguata autonomia di pensiero.
Yann è un algido montanaro: ferito nel corpo dopo un fatale incidente in montagna che lo lascia claudicante. Ferito nell’anima dopo la morte in guerra del fratello e col cuore spezzato per un amore che sembra irrealizzabile. Poche parole, dunque, e sguardi sfuggenti che non concedono nulla.
Fiamma è la solitaria donna dei boschi che di nome e di fatto accende in vario modo le fantasie degli abitanti del piccolo borgo valdostano di Saint Rhémy. Dalla madre ha ereditato l’arte di conoscere le piante mediche e con essa quella nomea di stregoneria che allontana la possibilità di ogni relazione civile.
Queste le tre voci hanno in mano le redini del racconto e aggiungono al paesaggio naturale altri personaggi funzionali alla storia: il buon maestro che insegna alle streghe la lettura e l’amore per i libri, l’anziano sacerdote custode della religione di stampo medioevale, i fratelli sanguinari che si esercitano a fare pulizia etnica...
La lettura non ha intoppi: nulla toglie e nulla aggiunge ma forte è la sensazione di già letto, già visto, già sentito.
Non solo le tematiche (la montagna, la stregoneria, gli zingari, la fede bigotta, le controversie dell’amore…) sono trite e ritrite ma c’è tutta quella dimensione del buono che è troppo buono e del cattivo che è troppo cattivo senza ci sia spazio per le sfumature. Il risultato è una trama scontata che va a comporre una favola del buonismo dove la scrittura stessa fa percepire una lampante ingenuità. Un’innocenza che, ad essere sincera, non mi ha realmente disturbata ma messo nella posizione di chi ascolta sorridendo il racconto sempliciotto di un bambino.
Poi, come sempre, è una questione di punti di vista e chissà perché mi torna in mente De André quando diceva: «dall’ingenuità possono nascere dei piccoli miracoli, o anche delle grandi stronzate.».