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Ombre sull'Hudson
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La grande mela e i suoi popoli
Isaac Bashevis Singer si guarda intorno e fa un inventario delle anime ebraiche a New York, dopo la seconda guerra mondiale. Si parte da una sera nel salotto di Boris Makaver, dove tutti i personaggi compaiono nel comune sblaterare di una sera fra amici e si percorre i pensieri di questa gente, che prendono strade imprevedibili. Il personaggio principale è Grein, un uomo d’affari in bilico fra le donne e l’ortodossia religiosa; è un singolare equilibrio fra l’applicazione letterale della religione della sua gioventù e il vettore somma dell’attrazione suscitata dalle varie donne fra le quali si divide. Sembra uno scherzo, ma Grein è serissimo. Il panorama è molto vario, come sempre nel genere umano, il mio preferito è Boris Makaver, che condivide la sua ricchezza con una corte di amici che non hanno il suo senso degli affari e sono sbarcati in America ricchi di cultura e poveri da tutti gli altri punti di vista. Questo libro del 1956 ha raccontato una parte del mondo ebraico di New York e rivela quotidianità e i pensieri che li agitavano: integrazione in un paese diverso dalla Polonia yiddish, il ricordo dei loro cari inceneriti e peggio, i racconti dei reduci, come continuare a rivolgersi ancora a un Dio che non ascolta le preghiere del suo popolo e d’altra parte come fare senza la preghiera, sulla quale si appoggia l’ebraismo. Mi stupisce il grande successo incontrato dal libro, perché è interessante e profondo, ma anche pesante per chi non abbia una dimensione religiosa. Forse sottovaluto la religiosità dei lettori. Una cosa che ho trovato affascinante è la rappresentazione di New York, grande, caotica, magica.
Isaac Bashevis Singer si guarda intorno e fa un inventario delle anime ebraiche a New York, dopo la seconda guerra mondiale. Si parte da una sera nel salotto di Boris Makaver, dove tutti i personaggi compaiono nel comune sblaterare di una sera fra amici e si percorre i pensieri di questa gente, che prendono strade imprevedibili. Il personaggio principale è Grein, un uomo d’affari in bilico fra le donne e l’ortodossia religiosa; è un singolare equilibrio fra l’applicazione letterale della religione della sua gioventù e il vettore somma dell’attrazione suscitata dalle varie donne fra le quali si divide. Sembra uno scherzo, ma Grein è serissimo. Il panorama è molto vario, come sempre nel genere umano, il mio preferito è Boris Makaver, che condivide la sua ricchezza con una corte di amici che non hanno il suo senso degli affari e sono sbarcati in America ricchi di cultura e poveri da tutti gli altri punti di vista. Questo libro del 1956 ha raccontato una parte del mondo ebraico di New York e rivela quotidianità e i pensieri che li agitavano: integrazione in un paese diverso dalla Polonia yiddish, il ricordo dei loro cari inceneriti e peggio, i racconti dei reduci, come continuare a rivolgersi ancora a un Dio che non ascolta le preghiere del suo popolo e d’altra parte come fare senza la preghiera, sulla quale si appoggia l’ebraismo. Mi stupisce il grande successo incontrato dal libro, perché è interessante e profondo, ma anche pesante per chi non abbia una dimensione religiosa. Forse sottovaluto la religiosità dei lettori. Una cosa che ho trovato affascinante è la rappresentazione di New York, grande, caotica, magica.
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December 26, 2022
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ebraismo
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December 26, 2022
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Emilio
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Dec 28, 2022 12:40PM
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