Perché Al tempo del processo, ho letto un po’ degli articoli settimanali di Carrere usciti in Italia su La Repubblica, mi erano piaciuti. Dal libro mi Perché Al tempo del processo, ho letto un po’ degli articoli settimanali di Carrere usciti in Italia su La Repubblica, mi erano piaciuti. Dal libro mi aspettavo qualcosa di diverso, non solo una cronaca ma un approfondimento, che non c’è, mi rendo conto che forse è anche impossibile, troppo scomodo parlarne in margine al processo. Però mi manca. All’inizio il libro mi è sembrato un po’ pornografico nella descrizione delle dimensioni dei buchi dei Kalashnikoff e dei pezzi umani sparpagliati e ho anche pensato di smettere. Poi dai morti è passato alla parte civile: i sopravvissuti, i parenti delle vittime – l’aspetto concreto e surreale della monetizzazione del dolore, fisico e morale, per i risarcimenti. La parte più umana paradossalmente è quella degli imputati di second’ordine, quelli per i quali bisognava definire il grado di colpevolezza: criminali consapevoli o gente capitata per caso in un gioco enormemente più grande. Ho apprezzato molto l’accuratezza di Carrere e dei giudici nel soppesare le responsabilità effettive di queste persone, evitando lo “sbatti il mostro in prima pagina”, da un lato facile e populistico, dall’altro estremamente inopportuno in paesi come Francia e Belgio che sono seduti su una polveriera, anzi due: nazionalismo e jihad. Ho anche apprezzato la pietà per questa gente, uno con bambini piccoli ai quali non diceva di essere sotto processo ma inventava storie fantasiose come essere in prigione come secondino; significativa una spiegazione sul perché si accompagnavano agli estremisti e sostenevano di non essere al corrente “Signor giudice, se uno di noi va a comprare una baguette, ci andiamo in 5”, volendo intendere la differenza sociale/culturale. La parte piacevole è quella di colore, sulle molte persone conosciute, giornalisti, avvocati della difesa e dell’accusa, molti giovani e appassionati. Mi è mancata la riflessione sul perché del terrorismo islamico in Europa. Irricevibile la partecipazione della Francia alla guerra in Siria, dato che non hanno colpito il governo ma la gente al Bataclan. Disagio, ma non era gente di banlieue. La mia idea e mi pare fra le righe anche quella di Carrere, è che si tratti di gente arrivata all’età adulta in modo inconcludente, che decide di darsi una ripulita davanti allo specchio, dimostrando a sé stesso che si vale qualcosa. In altre parole, un suicidio/ecatombe che non fa bene a nessuno, tantomeno agli arabi che vorrebbero vivere serenamente in Europa. ...more
Senza paracadute La lettura di Nomadland è coinvolgente e interessante, ma soprattutto è istruttiva. Dovrebbero leggerlo tutti gli ammiratori nostrani Senza paracadute La lettura di Nomadland è coinvolgente e interessante, ma soprattutto è istruttiva. Dovrebbero leggerlo tutti gli ammiratori nostrani del liberismo economico senza paracaduti sociali, per capire perchè pagare le tasse in Italia è buono e giusto e bisognerebbe proprio che le pagassero tutti. Nomadland è il reportage di una giornalista che ha seguito un nuovo fenomeno sociale statunitense: dalla crisi economica del 2008, una parte della media borghesia USA ha visto azzerati i propri risparmi e si è trovata a non poter soddisfare bisogni primari come vitto e alloggio: quindi, non potendo eliminare il vitto e le spese sanitarie minime, ha rinunciato a pagare l'affitto trasferendosi in un camper. Già la cosa in sé è difficilmente immaginabile in Italia, dove c'è l'abitudine alla casa di proprietà, se possibile. Particolarmente spiacevole trovarsi a settant'anni, dopo una vita di lavoro, a vivere in una roulotte e a lavorare a tempo determinato, l'estate come personale di servizio nei parchi e prima delle festività di Natale nei grossi magazzini Amazon, a smistare oggetti percorrendo 20 km al giorno. Dovendosi spostare di 3000 Km fra un lavoro precario e un altro lavoro precario. Davvero, mi chiedo se gli ammiratori italiani del liberismo economico sanno che gli studenti USA vanno all'università indebitandosi pesantemente e che un'operazione chirurgica di un certo rilievo può significare vendere la casa. Le pagine belle del libro sono quelle che parlano delle amicizie e della solidarietà reciproca fra le persone che condividono questo modo di vivere, della dignità e del senso dell'umorismo che coltivano appassionatamente.