La ragazza si farà I racconti sono piuttosto vari per ambientazione temporale e suggeriscono l'idea che l'autrice ami cimentarsi generosamente con figuLa ragazza si farà I racconti sono piuttosto vari per ambientazione temporale e suggeriscono l'idea che l'autrice ami cimentarsi generosamente con figure abbastanza al di fuori dalla sua esperienza di giovane donna. Quello che accomuna i racconti sono le protagoniste femminili, animate da un'energia che è la cifra un po' ingenua e deliziosa di questa scrittrice. Ho visto LG su youtube in un reading organizzato in una libreria. Era buffa e sembra uno dei personaggi dei suoi racconti, la maestra di scuola primaria che cerca di coinvolgere il suo pubblico di bambinetti timidi. Che differenza con Tutto quello che è un uomo, di Szalay, appena letto: la Groff può essere meno raffinata ma è di lettura più piacevole perchè vivace e vitaminica quanto Szalay è esangue e desolato. E' stata accostata a Alice Munro, grandissimo complimento, io credo che l'autrice ci darà delle soddisfazioni ma la cifra mi sembra completamente diversa: la sua forza mi sembra l'empatia, mentre la Munro sembra guardare le molte sciagure umane da un'altra dimensione. I racconti che mi sono piaciuti di più sono Lucky Chow Fun e Majorette. Ambientati nella provincia americana, mi hanno fatto pensare a Joyce Carol Oates, che dipinge con maestria gotica l'anima nera dell'America. Ma queste ragazze di Lauren Groff, anche se spaventate, resistono e riescono a sfuggire alla cattiva sorte. L'ultimo racconto, quello che dà il titolo alla raccolta, mi ricorda la fuga dei parigini all'arrivo dei nazisti scritta dalla Nemirovski. Ma va bene così, la ragazza si farà, la raccolta Florida, successiva, è più bella....more
Lucean le stelle Lydia è morta, questo si sa dal primo rigo: segue l’indagine della polizia, della madre, del fratello Nath. Tutto sotto gli occhi sgraLucean le stelle Lydia è morta, questo si sa dal primo rigo: segue l’indagine della polizia, della madre, del fratello Nath. Tutto sotto gli occhi sgranati della piccola di casa, che sa tante cose perché nessuno le bada e quindi osserva indisturbata. La trama non è particolarmente originale, anzi è ampiamente vista al cinema; mi sembra però notevole la bravura con la quale l’autrice svolge le sue riflessioni, procedendo gradualmente a mettere a fuoco la storia e lasciando spazio a una serie di riflessioni di interesse generale. Una famiglia come tante, con qualche problema in più perché il padre è l’unico abitante di chiare origini cinesi del paese e i figli si sentono diversi, negli anni ’70, in un paese di yankees. I genitori hanno un loro vissuto, del quale non si parla, ma che viene fatto pesare ai figli. Sembra impossibile che i genitori non sappiano nulla dei figli amatissimi, ma succede, perché i figli sono come cavalli da corsa, non si stanno mica a sentire: si iscrivono alle gare amatoriali, se ne lodano coi conoscenti le qualità vere o presunte, si appendono al muro i trofei; oppure si ignorano e basta, devono essere grati di esistere La madre avrebbe voluto fare il medico, ma le maternità l’hanno ostacolata ed è diventata una casalinga ambiziosa: guarda con sentimenti ambigui la vicina di villetta con giardino, che fa la dottoressa e ha un figlio ma non un marito. Talvolta mi chiedo se aver privilegiato studi e lavoro sia una cosa sensata, ma se penso alla desperate housewife, che vive proiettata sugli altri direi proprio di sì. Se dovessi cercare una morale, voterei per un invito all’onestà intellettuale davanti a sé stessi e al mondo. Un’altra delle qualità del libro è che i personaggi, alla fine del percorso, non sono istericamente arroccati sulle loro posizioni ma frollati dalla vita, disposti finalmente ad ascoltare. Una movimentazione del genere in circa 200 pagine non è poco. ...more
Il papa e il marmo Libro ben scritto, ha il merito di accendere l’attenzione su un artista unico per capacità creative, potenza realizzatrice e devozioIl papa e il marmo Libro ben scritto, ha il merito di accendere l’attenzione su un artista unico per capacità creative, potenza realizzatrice e devozione all’arte, con nessuna concessione a quello che riteneva futile: Michelangelo. Bello leggere il libro e guardare le opere su internet e sui libri. Mi fa sorridere il fatto che un busto di Bruto (non finito), che nei libri è a malapena menzionato, sia per me la più bella opera contenuta nel museo del Bargello, giusto per dire di quanto MB stacchi gli altri scultori. Si tratta di una biografia romanzata, utile per ripercorrere vita e opere dell’artista nel travagliato ‘500 italiano, credo complessivamente abbastanza corretta. E’ anche interessante per rinfrescarsi le idee sulla vita artistica dell’epoca a Firenze e Roma e i vari architetti e pittori che furono contemporanei. Fa riflettere sull’influsso determinante che il carattere di una persona ha su vita e opere, nel senso che M, pur avendo spaziato dalla prediletta scultura a pittura, architettura e ingegneria (San Pietro in primo luogo) ed essendo introdotto presso almeno 4 papi e Carlo V, fu sempre altamente sottopagato, ricattato e inseguito: per aver speso pochissime delle sue sovrumane energie a comportarsi in modo prudente. Mi ha però disturbato l’amore giovanile fra Michelangelo e Contessina de’ Medici, perché non è documentato in maniera attendibile e sembra messo lì perché il giovane Michelangelo si sarà pure innamorato, e la sua innamorata sarà stata una fanciulla speciale e poche potevano essere più speciali di una figlia di Lorenzo il Magnifico. Necessariamente alcune parti della lunga vita di MB non sono raccontate; tuttavia mi pare che le dissolvenze non siano molto armoniose. Si può aggiungere che l’origine del tormento era il papa di turno che lo distoglieva dall’opera alla quale stava lavorando per altre commissioni e l’estasi era davanti al marmo....more
Lento scorre il fiume Nel romanzo di esordio Joan Didion, nata e vissuta a Sacramento, racconta qualcosa che conosce bene: una società in via di estinLento scorre il fiume Nel romanzo di esordio Joan Didion, nata e vissuta a Sacramento, racconta qualcosa che conosce bene: una società in via di estinzione, una sorta di nobiltà decaduta californiana. Gente vissuta all’ombra degli antenati - i pionieri che avevano attraversato le grandi pianure e costruito un impero economico nel West - e ora si sente morsa ai fianchi dalle associazioni sindacali, che vorrebbero condizioni di lavoro migliori per i lavoratori. Ultimi degli ultimi sono i braccianti messicani. Ma le ragioni della decadenza sono più vaste: la redditività delle tenute agrarie diminuisce, i nuovi imprenditori immobiliari comprano e costruiscono ville per la gente di città. Le nuove generazioni dei proprietari terrieri sono state allevate nell’ovatta e cresciute al Country Club, non sono in grado di affrontare l’economia che cambia e nemmeno il naufragio delle loro esistenze. Sotto il sole infuocato, fra i verdi campi di luppolo, maestoso scorre il fiume Sacramento che, in piena, erode le sponde e minaccia di portar via le spoglie mortali della sorella Martha, seppellita nella tenuta degli avi, quasi sentinella orizzontale a guardia del territorio Tutto questo è lo sfondo sul quale si sviluppa il male di vivere della famiglia McClellan. Male di vivere fatto di noia, poca fantasia, cattivo esempio, poca fiducia, inettitudine, incapacità di comunicare. La famiglia si sgretola, fra feste senza allegria, cene silenziose, alcolici a fiumi, sesso con l’amico anche lui decaduto per abbracciare ancora, per sentirsi vivere ancora, forse per compassione. Infine, una tragedia senza motivo. Il libro sembra iniziare dalla fine, ma non è così, il lampo al magnesio della consapevolezza arriva in fondo, troppo tardi. E’ un libro che si rivela meglio nel tempo, perché la scrittura attenta e la maestria nella costruzione della storia sul momento distrae dal quadro generale. Per quanto opera prima, Joan Didion c’è già tutta, forse non arrivata al massimo della ricercatezza ma già notevole: quasi maestosa. Fa pensare, per motivi diversi, a Faulkner e Scott Fitzgerald. "Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato." ……… Eugenio Montale...more
Un blocco verde scuro compatto e impenetrabile Ho scoperto Willa Cather leggendo un libro di Truman Capote che la conobbe da ragazzo e che amava molto Un blocco verde scuro compatto e impenetrabile Ho scoperto Willa Cather leggendo un libro di Truman Capote che la conobbe da ragazzo e che amava molto la sua scrittura. Il libro mi ha attratto perchè racconta la vita degli abitanti della città di Quebec nel XVII secolo e, come sempre, non so resistere alle vite che non sono la mia. L'autrice è molto brava a dare rilievo al carattere dei vari personaggi, lo fa con grande naturalezza. I protagonisti sono un farmacista e la figlia adolescente, trasferiti da Parigi a Quebec al seguito del Governatore quando lei aveva quattro anni. I giovani genitori ricostruiscono uno stile di vita cittadino simile al precedente, con tutte le stoffe inamidate e i merletti del caso; poi il farmacista rimane vedovo, la bimba cresce, hanno frequentazioni più trasversali e avventurose, dato che i coloni francesi in Canada erano legati al commercio di pellicce e all'agricoltura locale. Il padre rimane cittadino fino all'osso, pensa al nuovo mondo fuori dalla città come un blocco verde scuro compatto e impenetrabile, attraversato da insetti e serpenti e sigillato col muschio; vive l'inverno in attesa delle navi che nella tarda primavera torneranno dalla Francia, acclamate e festeggiate dall'intera popolazione. Al contrario, la ragazza non è tanto sicura di voler tornare in Francia, abbandonando tutto quello che conosce. Il suo mondo è vario, dall'arcivescovo alla madre superiora, dal bimbo figlio di una prostituta che cerca di educare al meglio al giovane aitante che vive buona parte dell'anno nell'entroterra canadese, a contatto con la popolazione locale per il commercio di pellicce. Il racconto è piacevole e vivace, soffre un po' della traduzione un po' datata (1942) ma soddisfa pienamente le aspettative.
Un'assoluta onestà, come il traduttore Nicola Manuppelli titola la postfazione, riprendendo il canone estetico dichiarato da Andre Dubus in un'intervisUn'assoluta onestà, come il traduttore Nicola Manuppelli titola la postfazione, riprendendo il canone estetico dichiarato da Andre Dubus in un'intervista. In questo libro ancora più che negli altri Dubus trascura ogni artificio letterario per seguire i propri pensieri in forma di racconto. Questo non avviene a scapito della qualità della scrittura che al contrario risulta trasparente e priva di quelle costruzioni che a volte risultano ridicole, se non sostenute da un contenuto adeguato. Le relazioni fra uomini e donne, i legami familiari o la loro assenza occupano un posto centrale nella sua scrittura. Uomini e donne si cercano, si incontrano, si tradiscono, si lasciano, cercano altre compagnie, con un turn over che è oltre lo standard a cui sono abituata, forse perchè negli USA c'è una maggiore mobilità nel mondo del lavoro che porta la gente a spostarsi di più e questo non aiuta i rapporti duraturi. Sembra che la gente si conosca al bar, si conosca in senso biblico e magari faccia figli prima di scambiare quelle chiacchiere sufficienti per capire che si cercano cose diverse ed è opportuno usare metodi anticoncezionali. Si vede la bella famiglia americana benestante da film, che vive in villa con giardino fuori dalla metropoli, la bella signora che torna a casa e viene minacciata dai cattivoni. Altri stereotipi si rivelano fondati, l'uso abbondante di superalcolici e i fucili come oggetto quotidiano, tanto che è normale che un ragazzino spari a una figura vista nel buio del giardino senza sapere di chi si tratti, anche lodato dai genitori. Leggendo si percepisce che si tratta di un'opera di età matura, perchè i racconti e gli argomenti hanno un sapore definitivo; si racconta la fatica che si fa nell'andare avanti, si riflette sulle perdite, su quello che si sarebbe potuto perdere e che ci è stato graziato (Benedizioni), sul necessario atteggiamento maturo e aperto che ci consente di raccogliere i doni insperati che la vita ci offre, quando non ci si contava più (Ballando a notte fonda). Inaspettatamente, si vedono figure maschili nella loro fragilità, come era l'autore al tempo di questo libro. Nell'ambito dell'analisi sincera, c'è un interessante racconto sulla responsabilità, tema non dei più frequenti, in cui una donna riflette con crudezza su un incidente e la morte di una persona che non è compianta, perchè, sia pure non volendo, aveva messo in pericolo altre vite. La donna ha ragione, ma in questi termini diretti è una lettura inconsueta....more
Ho letto un film western Questa storia mi è piaciuta e l'ho letta d'un fiato, il paragone col film western viene perchè i protagonisti sono cowboys verHo letto un film western Questa storia mi è piaciuta e l'ho letta d'un fiato, il paragone col film western viene perchè i protagonisti sono cowboys veri e propri che accompagnano una mandria di migliaia di bovini e 2 maiali dal Texas al Montana e quindi ci sono le pianure, i guadi, tantissima polvere, il deserto, le praterie, i bivacchi e i canti serali davanti al fuoco: questo è il paesaggio e la poesia dei grandi spazi del West. E' un West più semplice di quello cerebrale di Cormac McCarthy, ma molto interessante, perchè si avvicina alla vita vera della gente, che cerco sempre di immaginare. C'è un'umanità varia, che vive con varie sfumature di vita cristiana, etica del lavoro, spirito di sopravvivenza; coloni, cowboys, Indiani più o meno socievoli e civilizzati, banditi; i saloons, il pianista, gli ubriachi e le ragazze da saloon. Sono sicura che come donna non avrei mai voluto vivere nel West, perchè la parte bella era tutta per gli uomini. Le donne a casa a tirar su figli accudire i malati e piangere i morti, poca compagnia, condizioni igieniche da dimenticare. Uno dei personaggi femminili più importanti dopo un'infanzia in una famiglia di contadini rimane orfana e fa appunto la prostituta: come dire che il passo dal vestitino della prima comunione a quello del bordello poteva essere molto corto. Un bel libro che illustrava questo aspetto del lavoro femminile è Memorie di una maitresse americana, ambientato più o meno nello stesso periodo, che ho trovato interessante anche dal punto di vista “sociologico”. Un aspetto interessante è la quantità di gente alla deriva che si trova nel libro. Purtroppo in tutte le società c'è gente che se la cava male, ma senza alcun paracadute sociale e negli spazi immensi di quelle regioni quasi vuote essere alla deriva aveva un significato maestoso, voleva dire perdere completamente il senno. Una delle protagoniste del libro è un esempio drammatico in cui il viaggio allo sbando alla ricerca di una vecchia fiamma è quasi una dimensione di fuga esistenziale, nella quale si lascia alle spalle un marito affettuoso, un figlio adolescente, un figlio neonato, la vita stessa in una specie di lucida follia. Una bella lettura, che riposa lo sguardo nei grandi spazi e fa apprezzare le comodità e conquiste della vita attuale. I personaggi principali sono ben caratterizzati e rappresentativi della varietà di tipi umani che popolavano progressivamente un paese, che sarebbe stato per bisonti e non era per vecchi, né per donne e bambini, forse solo per uomini che amavano andare a cavallo. ...more
Mollezze di un'educazione molle Titolo disonesto dell'editore italiano, Joan Didion non parla della sua vita familiare: riflette sul suo paese d'originMollezze di un'educazione molle Titolo disonesto dell'editore italiano, Joan Didion non parla della sua vita familiare: riflette sul suo paese d'origine, la California, con la severità che qualche volta si riserva a quello che ci è caro. Il suo libro d'esordio, Run River, trattava in parte lo stesso argomento in forma di romanzo e si concludeva negli anni sessanta. I pensieri dell'autrice si sviluppano in modo piacevolmente vario, perchè non ha una tesi da imporre. Comincia smontando un discorso che aveva preparato per la scuola quando era ragazzina e parlava della California come della terra dell'oro raggiunta dagli eroici pionieri, gli antenati gloriosi dell'epopea del West. Crescendo, si era documentata e aveva realizzato che si trattava di gente che a un certo punto aveva interrotto la vita precedente e si era buttata in un'avventura incerta, che qualche volta aveva portato a una vita migliore; molte altre, aveva pagato un prezzo altissimo, lasciando per la via cassettoni di palissandro, argenteria, corpi seppelliti alla meglio. I discendenti dei pionieri credono che tutto sia loro dovuto, in memoria degli antichi colonizzatori :“americani del vecchio ceppo” per dirla con Jack London. Idea repubblicana che supporta il triste rifiuto della gente di origine asiatica, neri, italiani, messicani e altri estranei meno bianchi di loro. Un altro argomento sul quale Joan Didion infierisce è il declino dei valori manifestato in una comunità del comparto aerospaziale, a sua volta in fase di smantellamento. Qui le famiglie di un gruppo di tangheri di 16-18 anni , sedicenti Spur Posse, difendono i loro bravi ragazzi dalle accuse di stupro, poiché la scuola con le lezioni di educazione sessuale mette loro in testa delle idee: le famiglie dei bulli dicono sempre cose imbarazzanti. Pare che la comunità ritenesse la cittadina un posto ottimale, dato il numero di attività ricreative disponibili, tutte a base di palla: baseball, basket, football, tutti avevano la loro palla. Pare infatti che nelle High Schools americane i meriti sportivi diano crediti spendibili per la promozione: in questo caso però “mens sana in corpore sano” non sembra funzionare. Joan Didion mi fa sorridere col discorso della decadenza della gioventù dovuta alle mollezze di un'educazione molle; lo dicevano anche gli autori latini a proposito del passaggio dalla Repubblica all'Impero, e probabilmente avevano anche ragione. ...more
Più che pantere, alligatori I racconti di Lauren Groff mi hanno piacevolmente sorpresa e partivo anche un po' prevenuta, dato il polverone che si era aPiù che pantere, alligatori I racconti di Lauren Groff mi hanno piacevolmente sorpresa e partivo anche un po' prevenuta, dato il polverone che si era alzato su Fato e furia, che non ho letto ma la cui trama non mi sembrava molto originale. Invece Florida mi è sembrato un libro non autobiografico ma personale, nel quale l'autrice proietta alcune versioni fallimentari di sé, per metterle bene a fuoco ed evitarle; oppure mette in scena varie circostanze drammatiche, quali uragani, incidenti in luoghi sperduti con o senza bambini piccoli, paure assortite, dalle quali comunque si ritorna indietro. Avere tutta questa paura ma cavarsela è molto catartico e ci aiuta a credere che possiamo aver fortuna anche domani (mi sento già meglio – è vero). La protagonista del primo racconto è una madre che con suo disappunto è diventata una donna che strilla e per evitare di strapazzare i figlioletti è anche diventata una donna che corre: dopocena mette le scarpe da corsa e via, per le stradine alberate del quartiere residenziale: dalle finestre illuminate le si rivela una città notturna, diversa da quella che appare di giorno. In un altro racconto molto bello la protagonista è una giovane donna che in poco tempo passa da un lavoro universitario, una bella casa con uomo ricco e insopportabile all'essere priva dell'assegno di ricerca, scaricata dall'uomo e in caduta libera, senza risorse e senza amici, aiutata da altre persone che vivono ai margini: una delle tante paure che affollano la mente dell'autrice. Sullo sfondo delle storie c'è una natura palpitante cinguettante sibilante umida e afosa: Florida. Per me è stata una bella lettura, nel complesso di grande freschezza....more
Per invidia – solo per invidia Ipotizzo che Gore Vidal abbia scritto questo libro per invidia di Salman Rushdie che aveva ottenuto una fatwa; lui speraPer invidia – solo per invidia Ipotizzo che Gore Vidal abbia scritto questo libro per invidia di Salman Rushdie che aveva ottenuto una fatwa; lui sperava dunque almeno in una scomunica; ma non mi risulta che il Papa l'abbia bruciato sul balcone in mondovisione. Ed è un peccato, perchè il libro avrebbe avuto un successone. Libro particolarissimo, non riesco a immaginare a quale fascia di lettori sia rivolto: denota una buona conoscenza del Cristianesimo delle origini, inizialmente una corrente ebraica zelota, che a seguito dell'intervento/reinvenzione di san Paolo diventò una religione a sé stante, quella che conosciamo. La singolarità sta nel registro adottato dall'autore, fra il dissacrante e il blasfemo, con ampio uso di fantascienza. La vittima principale della blasfemia di Vidal è san Paolo, denominato il Tarsitano, ma va giù pesante anche con San Timoteo. Su Gesù non è propriamente blasfemo, ma gli attribuisce personalità e comportamento completamente diverso e comunque nessuna intenzione di distaccarsi dall'ebraismo. La voce narrante è san Timoteo, discepolo di san Paolo, che ripercorre con affetto la loro giovinezza bohémien, licenziosa, gloriosa e intraprendente, fra feste e happening religiosi. Ci sono anche Nerone e Petronio. E' una lettura estremamente vivace e divertente come non avrei mai sospettato, dato l'argomento, fa proprio ridere: un'immagine su tutte, quella di san Paolo che per non fare addormentare gli astanti mentre elenca le genealogie (“generò”) balla il tip tap. Le immagini prese da Hollywood abbondano, dalle battaglie legali su chi si aggiudica la diretta dal Golgota (che fortunatamente non compare direttamente) agli happening di danza e recitazione in cui vengono letti i perfidi diari della danzatrice che fa il cappottino agli amici dell'ambiente. Una trasposizione cinematografica avrebbe assolutamente richiesto la presenza di Truman Capote. ...more
Vanità di Cappuccetto rosso Questo è uno dei più famosi racconti di Joyce Carol Oates ed è in effetti molto potente. Si parte come una sceneggiatura diVanità di Cappuccetto rosso Questo è uno dei più famosi racconti di Joyce Carol Oates ed è in effetti molto potente. Si parte come una sceneggiatura di Happy days con tre ragazzine che vanno di nascosto in un bar drive-in e occhieggiano i ragazzi più grandi, valutando quanto sono alla moda e di bell'aspetto: il trionfo della frivolezza dell'adolescenza. Poi si materializza il destino (?) che punisce la civetteria di una ragazza, che aveva soppesato con lo sguardo un tipo, il quale si era fatto delle idee. Nell'introduzione è scritto che il racconto riprende i sermoni medievali che invitavano le fanciulle alla modestia, illustrando le conseguenze di una condotta imprudente; in effetti, nel XX secolo, JC Oates ha scritto un racconto morale, riprendendo inquietanti dettagli da un caso di cronaca che aveva turbato gli USA. Singolare coincidenza, il racconto fu pubblicato nel 1966, lo stesso anno di A sangue freddo, di Truman Capote: stessa collocazione negli Stati Uniti centrali, desolati e spazzati dai venti. JC Oates è una scrittrice molto talentuosa, ma la sua vena nera toglie la voglia di uscire di casa; oppure, a seconda dei casi, fa venir voglia di fuggire nel vasto mondo, nell'anonimato. Mi viene voglia di aggiungere che le brave ragazze vanno in paradiso, ma quelle cattive vanno dappertutto, sia pure a loro rischio e pericolo....more