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venerdì 17 giugno 2022

Bolla Loves Bruno: Trappola di cristallo (1988)

L'appuntamento (mensile? Quindicinale?) con l'amato Bruno entra oggi nel vivo col film che lo ha consacrato all'Olimpo del cinema action, ovvero Trappola di cristallo (Die Hard), diretto nel 1988 dal regista John McTiernan e tratto dal romanzo Nulla è eterno, Joe di Roderick Thorp.



Trama: La vigilia di Natale, il poliziotto John McClane decide di fare una sorpresa alla moglie e presentarsi al suo party aziendale, ma rimane vittima della follia criminale di un gruppo di terroristi che hanno preso i dipendenti in ostaggio...


Scrivere qualcosa di nuovo o interessante su un capolavoro come Trappola di cristallo, con tutti i siti specializzati che ci sono oggi e con tutti i critici competenti che hanno trattato l'argomento su libri e monografie, sarà impossibile, me ne rendo conto. Infatti, mentre scrivo ho la stessa ansia da prestazione che mi prende al momento di affrontare Kubrick, Scorsese o Lynch, perché d'altronde il primo Die Hard è un caposaldo del cinema di genere e ha definito non solo la carriera di Bruce Willis ma anche un certo modo di fare action ironico ed intelligente. Permettetemi dunque di cominciare riprendendo le due righe meravigliate che ho scritto su Facebook. Non sono arrivata a 41 anni senza aver mai visto Trappola di cristallo, anzi. Me ne ero già innamorata da bambina, dopo averlo visto per caso una sera in TV, confondendone il titolo con quello di uno dei film che preferivo, ovvero L'inferno di cristallo; da quel giorno di amore a prima vista (non solo per Bruce Willis, ma ci torniamo su Bruno, ovvio) ho smesso di contare le volte in cui, intero o a spezzoni, mi è capitato di guardare il film di McTiernan, ma era davvero passato parecchio tempo dall'ultima volta in cui avevo prestato davvero attenzione. In occasione della stesura del post mi sono presa una sera di calma, stupendomi innanzitutto della durata. Due ore e dodici. Al giorno d'oggi se non si sforano le due ore i film non li fanno neppure uscire, all'epoca era strano che questo genere di pellicola durasse così tanto, e mentirei se dicessi di non aver cominciato a sudare freddo, reduce da un lunedì di fuoco e vittima di una stanchezza abissale. Eppure. L'attenzione non è calata neppure per un istante, la palpebra men che meno. Dal primo scambio di battute sull'aereo tra l'esperto di voli e un Bruce Willis stanco ma sornione, con quell'aura al tempo stesso cool e dimessa di chi potrebbe avere tutte le donne che vuole ma anche no, troppa sbatta, preferisco l'azione e le sigarette, si rimane catturati dall'archetipo di tutte le storie action degne di venire raccontate: poliziotto dalla vita famigliare a pezzi si riscatta agli occhi della moglie dimostrando al mondo di essere un eroe. Perché noi, signori, non vogliamo il principe azzurro. Noi vogliamo il ruzzo working class hero in canotta che sgomina da solo, tra una battuta e una posa epica, dei pericolosi terroristi. E, ovviamente, pretendiamo che la sua storia venga tramandata senza sciatteria.


In Trappola di cristallo, per l'appunto, non c'è NIENTE di sciatto (a partire dalla colonna sonora che unisce allo score tipico di un action le melodie natalizie). A livello di sceneggiatura non ci sono mai tempi morti o momenti di noia e neppure un personaggio sprecato, perché anche le semplici comparse che si vedono per qualche secondo hanno una spiccata personalità e qualcosa da dire (fateci caso. Molti dei terroristi si somigliano eppure sono tutti facilmente riconoscibili e, soprattutto, non si dimenticano!); il registro del film si compone di elementi comici, romantici, drammatici e thriller mescolati assieme con un equilibrio invidiabile, senza che mai uno prevalga sull'altro o, cosa ancor peggiore, senza che la comicità snaturi il dramma della situazione estrema in cui viene a trovarsi McClane, il quale a sua volta dispone dell'indistruttibilità del tipico eroe senza risultare inverosimile, neppure per un istante. La regia di McTiernan è curatissima, anche qui non c'è mai un'inquadratura banale o anonima. La "trappola di cristallo" del titolo italiano, il Nakatomi Plaza, si fa lui stesso protagonista fin dalle prime inquadrature, che riprendono i terroristi dal basso oppure dall'alto, perché il regista riesce a sfruttare corridoi, scale, intercapedini, angoli morti ed ombre di un edificio enorme che riesce a diventare claustrofobico e stretto, una trappola senza via d'uscita, dove la tecnologia non è amica di chi non sa usare il cervello e trovare soluzioni alternative per sopravvivere. Questo, parlando solo delle sequenze "tranquille", perché tra vetri che si disintegrano, corpo a corpo violentissimi ed esplosioni, Trappola di cristallo è un trionfo di scene action che lasciano ancora oggi, dopo più di trent'anni, a bocca aperta.


E a proposito di bocca aperta, non si può non parlare di Bruce Willis, d'altronde questi post sono dedicati a lui. Bruccino in Trappola di cristallo è bello da far paura. Non esistono altri action, per quanto zeppi di manzi, a crearmi scompensi ormonali, perché onestamente ho sempre provato abbastanza repulsione per Stallone, Schwarzy e compagnia picchiante e, parliamoci chiaro, Chris Hemsworth è un babbalone belloccio ma la personalità dov'è quando abbandona il ruolo di Thor? Meh. Willis invece ha trovato qui la sua ragione d'essere, con quel mix di muscolo e panzotta (i costumisti qui sono da ringraziare, così come la generosità di una sceneggiatura che a un certo punto, oh cheppeccato, vuole che la canotta scompaia!), il sorriso obliquo e la battuta pronta, quel minimo di tenerezza paterna e di marito innamorato ma totalmente clumsy, l'aria misteriosa di chi nella vita ne ha viste di stronzate eppure rimane lo stesso umile. In una parola, perfetto. D'altronde anche tutti gli altri attori sono in stato di grazia. Spendo giusto due parole per il mai troppo compianto Alan Rickman al suo primo ruolo "internazionale" eppure già in grado di dare vita a un personaggio iconico, in bilico tra eleganza e pazzia, con quella voce che a perdersela in originale si fa peccato, e all'adorabile Reginald VelJohnson, che l'anno dopo sarebbe diventato l'ancor più adorabile papà Winslow della serie Otto sotto un tetto e che non mi stanco mai di vedere, con la sua espressività e il suo sorriso. Insomma, la visione di Trappola di cristallo mi ha dato gioie a non finire e adesso aspetto di rimettere le manine sul sequel, che onestamente ricordo molto meno.


Del regista John McTiernan ho già parlato QUI. Bruce Willis (John McClane), Bonnie Bedelia (Holly Gennaro McClane), Alan Rickman (Hans Gruber) e Robert Davi (Big Johnson) li trovate invece ai rispettivi link. 

Reginald VelJohnson interpreta il Sergente Al Powell. Americano, lo ricordo per film come Ghostbusters (Acchiappafantasmi), Mr. Crocodile Dundee, Turner e il casinaro, 58 minuti per morire - Die Harder e per serie quali 8 sotto un tetto, I racconti della cripta, CSI - Scena del crimine, Will & Grace, Raven, Ghost Whisperer, Monk e Bones. Anche sceneggiatore e produttore, ha 70 anni.



Il ruolo di John McClane era stato proposto a Richard Gere, Sylvester Stallone, Harrison Ford, Mel Gibson, Arnold Schwarzenegger, Clint Eastwood, Robert De Niro, Charles Bronson, Don Johnson, Burt Reynolds e Michael Madsen (John Travolta era tra i papabili ma era già considerato demodé) ma tutti hanno rifiutato e lo stesso vale per Sam Neill per quanto riguarda il ruolo di Hans Gruber; tra le prescelte per interpretare Holly c'erano Linda Hamilton, Geena Davis, Debra Winger, Michelle Pfeiffer, Jamie Lee Curtis e Carrie Fisher. Tra i registi che hanno preferito dedicarsi ad altri progetti, invece, c'erano Richard Donner e Paul Verhoeven. Le differenze principali tra libro e film è che, nel primo, John McClane (che però si chiama Joe Leland, ha almeno 30 anni più del personaggio di Trappola di cristallo e ha una relazione con la hostess che si vede a inizio film, che diventerà la sua interlocutrice telefonica nel corso del romanzo) non va a trovare la moglie, bensì la figlia, la quale sul finale muore cadendo dal grattacielo assieme al villain, mentre John/Joe rimane permanentemente invalido. I seguiti ufficiali di Trappola di cristallo, di cui spero di poter parlare nel prossimo futuro, sono 58 minuti per morire - Die Harder, Die Hard - Duri a morire, Die Hard - Vivere o morire e Die Hard - Un buon giorno per morire, ma se cercate film dalla trama simile, negli anni '90 ne sono usciti a bizzeffe, tra cui Trappola in alto mare, Air Force One, Con Air e Trappola sulle montagne rocciose. ENJOY!


venerdì 13 dicembre 2019

I Goonies (1985)

Lunedì e martedì anche il multisala savonese ha aderito alla splendida iniziativa di far tornare al cinema I Goonies, diretto nel 1985 da Richard Donner. Potevo forse perderlo?


Trama: il giorno prima dell'esproprio forzato delle loro case, un gruppo di ragazzini denominatosi Goonies parte alla ricerca del tesoro di Willy l'orbo, sepolto da qualche parte nelle caverne sotto la cittadina.


Parlare de I Goonies è come parlare di uno di famiglia, visto che mi tiene compagnia da quando ero bambina. A onor del vero non lo riguardavo da almeno una decina d'anni, complice lo scarso utilizzo della TV e la precedenza accordata a film ancora da vedere, ma mi è bastato sedermi in sala martedì per ritrovare tutte le sensazioni di gioia, meraviglia e divertimento che questo piccolo gioiello suscita in me da sempre. I Goonies è la quintessenza di ciò che dovrebbe essere un film d'avventura per ragazzi, non a caso è un prodotto uscito dalle mani esperte di Steven Spielberg e Chris Columbus, che ne hanno firmato la sceneggiatura. Innanzitutto, ha dei personaggi iconici i cui tratti salienti possono venire riassunti in un'unica, fondamentale scena introduttiva sulla scia di un folle inseguimento con sparatoria (fateci caso, bastano pochi fotogrammi per ognuno: Mouth è lo sbruffoncello, Data l'inventore pasticcione, Chunk il ciccione ingenuo e casinista, Mikey il "capo" ragionevole e malinconico, a cui viene dedicata qualche inquadratura in più); questi stessi personaggi si rapportano tra loro con un cameratismo realistico e divertente e la loro avventura straordinaria nasce da problemi terribilmente ordinari, ovvero debiti, povertà e persone senza scrupoli (tre cose che, se ricordate, doveva affrontare anche il protagonista di Gremlins, sempre scritto da Columbus), che rischiano di rappresentare la fine non solo della loro amicizia ma anche della loro infanzia, dei loro sogni cancellati a colpi di carte bollate. La ricerca del tesoro di Willy l'orbo rappresenta la speranza di fuga, la fantasia che corre in aiuto di ragazzini schiacciati dalla realtà ed è giusto che presenti tutti i topoi di un romanzo d'avventura, con enigmi da risolvere, pericoli mortali, trappole e nemici senza scrupoli che cercano di far loro la pelle, anche se questi nemici sono l'esilarante terzetto formato dalla famiglia Fratelli. Aggiungiamo poi l'indispensabile elemento horror, qui rappresentato da scheletri in abbondanza e soprattutto dal mitico Sloth, che non sfigurerebbe dietro le intercapedini de La casa nera anche se alla fine è tanto buonino come Lupo De' Lupis e più che una creatura paurosa è il vero tesoro scoperto dai Goonies.


Quella de I Goonies è una storia che non perde freschezza da più di trent'anni (anche se noi, da maledetti stronzi quasi quarantenni, abbiamo avuto modo di porci domande scomode che non riporterò in questa sede) ma anche gli altri aspetti della pellicola sono invecchiati benissimo. La colonna sonora funge da suono pavloviano, bastano le prime note per tornare bambini e la faccia di Cindy Lauper per profondersi nel peggiore dei karaoke, ma è bellissimo anche farsi accompagnare da Donner nei meandri oscuri e zeppi di "tracobetti" del sottosuolo di Goon Docks, tra sequenze frenetiche di pura azione e commoventi primi piani ispirati, per non parlare poi della ricchezza e dell'inquietante maestosità della nave di Willy l'orbo, sia all'interno del suo rifugio sia in quell'ultimo viaggio verso l'ignoto, salutata dagli increduli abitanti della cittadina. C'è da dire poi che, visto dopo trenta e fischia anni, I Goonies regala anche delle gioie a livello di casting; si ride parecchio all'idea di un Brand che, per vendicarsi di tutti i soprusi subiti nel corso del film, decide di schioccare le dita ed eliminare un buon 50% della popolazione e si possono trovare parecchie similitudini tra la dolce, quieta testardaggine del piccolo Mikey e la pazienza di Samvise Gamgee, ma il mio cuore ovviamente è sempre per Corey Feldman e le mattane spagnole del suo Mouth, oltre che per l'accento smaccatamente siculo che il doppiaggio italiano ha appioppato a mamma Fratelli e ai sue due figli rincoglioniti. A prescindere da quale personaggio amiate di più, non c'è dubbio che quello de I Goonies è stato un casting particolarmente ispirato che funziona alla perfezione oggi come allora e non c'è uno solo degli attori che non vorrei abbracciare e ringraziare per aver contribuito a realizzare quello che, a mio avviso, è il film per ragazzi più bello di sempre. Un vero peccato che alla proiezione serale delle 21 ci fossimo quasi solo noi adulti, perché per un bambino vedere una pellicola simile al cinema potrebbe diventare un ricordo indelebile ed importante.


Del regista Richard Donner, che compare non accreditato nei panni di un poliziotto, ho già parlato QUI. Sean Astin (Mikey), Josh Brolin (Brand), Corey Feldman (Mouth) e Robert Davi (Jake) li trovate invece ai rispettivi link.

Joe Pantoliano interpreta Francis. Americano, lo ricordo come Ralph Cifaretto de I Soprano ma ha partecipato a film come L'impero del sole, Il fuggitivo, Baby Birba - Un giorno in libertà, Congo, Bound - Torbido inganno, Matrix, Memento, Daredevil e a serie come MASH, I racconti della cripta, Oltre i limiti, Roswell; come doppiatore ha lavorato ne I Simpson e SpongeBob Squarepants. Anche produttore, sceneggiatore e regista, ha 68 anni e tre film in uscita.


Anne Ramsey interpreta Mamma Fratelli. Americana, ha partecipato a film come Dovevi essere morta, Getta la mamma dal treno, S.O.S. Fantasmi e a serie quali Charlie's Angels, Wonder Woman, Starsky & Hutch, Chips, La signora in giallo, Casa Keaton, Supercar e ALF. E' morta nel 1988 all'età di 59 anni.


Ke Huy Quan, che interpreta Data, aveva partecipato l'anno prima a Indiana Jones e il tempio maledetto nel ruolo di Short. Cosa faccia ora l'ex ragazzino è un mistero, probabilmente vive girando per convention nerd mentre Jeff Cohen, alias Chunk, ha appeso da molto la recitazione al chiodo ed è diventato un famoso avvocato. Heather Langenkamp aveva fatto il provino per il ruolo di Andy ma, anche se Spielberg e Donner erano entusiasti della sua performance, l'attrice era troppo vecchia per il ruolo; Spielberg ha cercato di scusarsi anni dopo offrendo alla Langenkamp il ruolo della dottoressa Ellie Sattler in Jurassic Park ma l'attrice si era già impegnata con Nightmare - Nuovo incubo. Detto questo, se I Goonies vi fosse piaciuto recuperate Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi, Scuola di mostri, Mud, Navigator, Explorers e Stand by Me - Ricordo di un'estate. ENJOY!


domenica 3 dicembre 2017

Predator 2 (1990)

Essendomi riguardata Predator ho pensato "Ho fatto trenta, facciamo anche trentuno"ed ecco perché oggi vi parlerò di Predator 2, diretto nel 1990 dal regista Stephen Hopkins.


Trama: nel bel mezzo di una guerra metropolitana tra bande piomba un Predator assetato di sangue che elegge il Tenente Mike Harrigan a nemico e preda maggiormente ambita...



Sull'onda del successo cinematografico del primo Predator, la Dark Comics si è accaparrata un paio di anni dopo i diritti per lo sfruttamento del personaggio e ha immesso sul mercato una miniserie a fumetti di quattro numeri. Dal successo di questa mini dipendeva il ritorno di Predator sullo schermo ed evidentemente la scommessa è stata vinta in quanto nel novembre del 1990 (pochi mesi dopo la conclusione della serie a fumetti) usciva negli USA Predator 2, ambientato 10 anni dopo gli eventi accorsi nel primo film e ispirato dalle atmosfere metropolitane del fumetto. Accantonata la lussureggiante giungla colombiana e l'idea di un gruppo di tostissimi mercenari persi in una terra ostile, Predator 2 offre allo spettatore uno scorcio di futuro talmente squallido e violento che probabilmente avrebbe ridotto in lacrime persino il Top Dollar de Il Corvo, con una Los Angeles messa a ferro e fuoco da bande rivali di spacciatori di droga armati di pistole grandi quanto cannoni e talvolta persino dediti a pratiche voodoo. La task force comandata dal tenente Harrigan ha già il suo bel da fare a tenere a bada questo nutrito gruppo di strepponi ma le cose si complicano ulteriormente quando un Predator invisibile comincia ad eliminare i delinquenti in modi sempre più sanguinosi, lanciando una chiara sfida agli sbirri che iniziano a loro volta a cadere come mosche. A questo ameno quadro bisogna aggiungere anche un'organizzazione governativa che, come nei migliori episodi di X-Files, sa ma non dice e cerca di tenere nascosta la vera natura del "giustiziere misterioso" scontrandosi con la cocciutaggine di un tenente disposto a tutto pur di scoprire la verità e vendicare i compagni ingiustamente uccisi. In soldoni, Predator 2 è tutto questo, un mix (magari non riuscito come il capostipite ma comunque gradevole) di fantascienza, horror e cop movie ultraviolento, con i grattacieli e le sozze strade di Los Angeles utilizzate come claustrofobico terreno di caccia al posto della giungla e il palese desiderio di  aprire la strada non solo ad altri sequel ma anche e soprattutto a un universo multimediale: sul finale compare una pistola il cui background viene esplorato in uno dei fumetti dedicati a Predator e che avrebbe dovuto in teoria aprire la strada ad un prequel mai girato, inoltre c'è quel simpatico teschio di Xenomorfo che fa ciao dall'interno dell'astronave.


Considerazioni nerd a parte (non mi addentro troppo nell'argomento, non essendo fan sfegatata o #massimaesperta di nessuna delle due saghe e non avendo mai visto Alien vs Predator), tutti nominano giustamente Predator ma c'è del bello e del buono anche nel suo sequel, cupo, pessimista ed esagerato forse più del capostipite. Predator 2 possiede un gusto tutto anni '90 per il cattivone kitsch, per il pistolone gigante, per i complotti e gli aggeggi tecnologici dall'aspetto strano, gusto che innanzitutto consente al Predator di avere un arsenale un po' più ampio e permette poi allo spettatore di farsi grasse risate con villain giustamente terminati nel modo più sanguinolento possibile ma non prima di averli visti gigioneggiare in tutta la loro tamarreide. Alcune sequenze restano impresse a lungo, come per esempio lo scontro in metropolitana, decisamente al cardiopalma, il sacrificio voodoo interrotto dall'arrivo del Predator e non ultimo lo scontro finale tra alieno e protagonista, che si conclude con un twist niente male. Ciò che manca a Predator 2, fondamentalmente, è un po' di testosterone da body builder zamarro, che gente come Schwarznegger e Jesse Ventura distribuivano invece a manciate. Non è che Danny Glover sia un protagonista poco valido, però diciamo che l'attore si limita a sudare come un'anguilla e ad urlare scazzato, matto come un cavallo, e per quanto sia badass non riesce a raggiungere le vette di uno Schwarzy che lascia il coltello conficcato nel petto del nemico con tanto di battutina perculante. Fortunatamente i personaggi di contorno sono sufficientemente simpatici, a partire da un Bill Paxton particolarmente logorroico e piacione per arrivare ad un ancor bello Gary Busey, impegnato in un ruolo che da molte gioie soprattutto sul finale, senza dimenticare la quota "rosa" di Maria Conchita Alonso, nonostante sembri più uomale di tutti i suoi colleghi maschi. Non sono sicura che Predator 2 meriti lo status di cult come Predator, tuttavia non è un film al quale si possa voler male ed è sicuramente due spanne sopra l'orrido Predators. Come ho letto da qualche parte su internet "Sono 27 fo**uti anni che non girano un film decente su Predator", speriamo che il ritorno alle origini di Shane Black, previsto per l'anno prossimo, possa metterci una pezza!


Del regista Stephen Hopkins ho già parlato QUI. Gary Busey (Peter Keyes), Rubén Blades (Danny Archuleta), Maria Conchita Alonso (Leona Cantrell), Bill Paxton (Jerry Lambert) e Robert Davi (Capitano Phil Heinemann) li trovate invece ai rispettivi link.

Danny Glover interpreta il tenente Mike Harrigan. Americano, lo ricordo per film come Fuga da Alcatraz, Witness - Il testimone, Il colore viola, Arma letale, Arma letale 2, Arma letale 3, L'uomo della pioggia, Arma letale 4, I Tenenbaum, Saw - L'enigmista e Be Kind Rewind, inoltre ha partecipato a serie quali Ralph Supermaxieroe, ER - Medici in prima linea, My Name is Earl e Criminal Minds; come doppiatore ha lavorato per  serie come Capitan Planet, American Dad!, e film quali Z la formica e Il principe d'Egitto. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 71 anni e ben dieci film in uscita.


Adam Baldwin interpreta Garber. Americano, NON imparentato coi gli altri famosi Baldwin, ha partecipato a film come Full Metal Jacket, Wyatt Earp, Independence Day, Il patriota e a serie quali Oltre i limiti, X-Files, CSI: Miami, Angel, Bones e CSI: NY. Ha 55 anni.


Il ruolo di Gary Busey, a sua volta scelto dal produttore Joel Silver quando invece Stephen Hopkins avrebbe voluto John Lithgow (i produttori avrebbero voluto anche Steven Seagal come protagonista, per inciso), era stato proposto ad Arnold Schwarzenegger, che sarebbe dovuto ritornare come Dutch, ma Schwarzy ha rifiutato, ritenendo stupida l'idea di un Predator a spasso per la città, mentre dopo Trappola di cristallo il compenso richiesto da John McTiernan sarebbe stato troppo alto e i produttori volevano mantenere i costi a livello della pellicola precedente (che è poi lo stesso motivo per cui il film è stato ambientato a Los Angeles invece che a New York). Altro forfait lo ha dato Patrick Swayze, che ha dovuto rinunciare a partecipare al film a causa delle ferite riportate durante le riprese de Il duro del Road House. Ricompare invece, anche se è difficile notarla, relegata com'è a pochissime sequenze mostrate da un monitor, la Anna di Elpidia Carrillo, ovvero la sopravvissuta del primo film. Predator 2 segue direttamente Predator e, ovviamente, precede Predators e l'imminente The Predator oltre a dare ufficialmente il via allo spin-off Alien vs Predator in virtù della testa di alieno vista tra i trofei all'interno dell'astronave sul finale.

venerdì 13 febbraio 2015

The Iceman (2012)

La settimana scorsa è uscito in Italia, con l'ovvio ritardo di un paio di anni, The Iceman, diretto e co-sceneggiato dal regista Ariel Vromen partendo dal libro The Iceman: The True Story of a Cold-Blooded Killer di Anthony Bruno, biografia che racconta la vita del killer Richard Kuklinski. Incuriosita, non me lo sono lasciato scappare...


Trama: Richard Kuklinski è per tutti un marito fedele e un buon padre di famiglia ma il suo lavoro in realtà è quello di killer al soldo del boss Roy Demeo. Quando i soldi cominciano però a scarseggiare e Richard rimane disoccupato, la sua vera natura si fa sempre più evidente...


Per me che sono abituata ai mafiosi glamour di Scorsese, alle pacchianate dei Soprano o a tamarreidi di caratura assai inferiore, The Iceman è davvero una strana bestia, sottile e glaciale come il protagonista che da il nome al titolo. Il film di Ariel Vromen non è fatto di momenti eclatanti o di autocompiacimento gratuito, piuttosto riesce ad insinuarsi sotto la pelle dello spettatore e a provocargli un freddo brivido lungo la schiena raccontando la vita apparentemente ordinaria di un mostro. Non ci sono altre parole per descrivere Richard Kuklinski, uomo che guarda le altrui esistenze come se avesse davanti il nulla assoluto e che decide di mettere su famiglia fondamentalmente per frapporre tra lui e la società civile un minimo di umanità ed amore che gli impediscano di perdere definitivamente il controllo. Non a caso la moglie Deborah è una povera ingenua, una verginella che ama gli uomini che si prendano cura di lei, la vizino, la coccolino e le dicano come vivere; Kuklinski grazie all'amore della donna riesce a creare quella famiglia ideale che non ha mai avuto (il padre era un pazzo e il fratello è in carcere) e vivere così l'apparente normalità di un immigrato perfettamente inserito all'interno del "sogno americano". Il problema, però, è che Kuklinski non è un uomo normale. Nonostante il codice d'onore che gli impedisce di uccidere bambini, il cosidetto Iceman infatti ama il gusto del sangue e ha una naturale tendenza a fare del male al prossimo, assecondando inquietanti e subitanei scatti di follia che diventeranno sempre più frequenti ed evidenti dopo la seconda metà del film, quando il nostro sarà costretto ad allearsi (sicuramente per soldi ma non solo) col terribile Mr. Freezy e i suoi strani metodi di conservare i cadaveri.


Il gelido cuore di tutto il film è un incredibile Michael Shannon, che subisce una portentosa trasformazione nel corso di The Iceman. All'inizio lo vediamo infatti come un anonimo proletario immigrato, quasi dimesso sia nell'aspetto che nell'atteggiamento, mentre man mano che la pellicola prosegue anche il look di Kuklinski cambia non solo per adeguarsi al passare degli anni (gli anni cafoni della disco music, per intenderci) ma anche al suo status di killer a sangue freddo, ormai ricco sfondato e anche troppo sicuro di sé. Come accade nei migliori esempi di questo genere di crime story i personaggi finiscono vittime dei loro stessi vizi e del mancato rispetto delle regole all'interno dell'ambiente criminale in cui si muovono; in questo caso, almeno per quel che mi riguarda, il valore della pellicola sta sempre nel riuscire a trasferire allo spettatore il senso di angoscia e rabbiosa impotenza del malvivente protagonista e The Iceman ci riesce in pieno. Questo, assieme all'interpretazione di Shannon e agli altri incredibili caratteristi utilizzati come cast di contorno (giuro che David Schwimmer non l'avevo affatto riconosciuto), è il fondamentale e necessario aspetto positivo di un film che, purtroppo, tende ad essere a tratti anche troppo lento e soporifero: l'ultimo quarto d'ora è una sanguinosa corsa sull'ottovolante ma per tutto il resto della durata si contano parecchi tempi morti e la particolare tonalità seppia della fotografia, unita ad una regia tutto sommato classica e di scarso impatto visivo, non aiuta in tal senso. Nonostante questi difettucci The Iceman rimane comunque un interessante excursus all'interno della mente di un serial killer "istituzionalizzato" che permette ancora una volta di testimoniare l'effettiva (e in questo caso reale) banalità del male che vive, invisibile ed impercettibile, accanto a noi.


Di Michael Shannon (Richard Kuklinski), Winona Ryder (Deborah Pellicotti), Chris Evans (Mr. Freezy), Ray Liotta (Roy Demeo), James Franco (Marty Freeman) e Robert Davi (Leonard Merks) ho già parlato ai rispettivi link.

Ariel Vromen è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Israeliano, ha diretto film come RX - Strade senza ritorno e Danika. Anche produttore, ha 41 anni e tre film in uscita.


David Schwimmer interpreta Josh Rosenthal. Meglio conosciuto come il Ross della serie Friends, lo ricordo per film come Wolf - La belva è fuori, Tre amici, un matrimonio e un funerale, Sei giorni sette notti e L'allievo, inoltre ha partecipato ad altre serie come NYPD, Blossom, ER - Medici in prima linea, Band of Brothers e 30 Rock. Come doppiatore ha prestato la voce a Melman nei film Madagascar, Madagascar 2 - Via dall'isola e Madagascar 3 - Ricercati in Europa. Anche regista e produttore, ha 48 anni e parteciperà all'imminente serie American Crime Story.


John Ventimiglia interpreta Mickey Scicoli. Americano, da me molto apprezzato per il ruolo di Artie ne I Soprano, lo ricordo per film come Mosche da bar ed Extreme Measures, inoltre ha partecipato ad altre serie come CSI - Scena del crimine. Anche sceneggiatore, compositore e produttore, ha 51 anni e due film in uscita.


Stephen Dorff interpreta Joey Kuklinski. Americano, lo ricordo per film come Non aprite quel cancello, Cuba Libre - La notte del giudizio, Blade, A morte Hollywood, Zoolander, Paura.com e World Trade Center, inoltre ha partecipato a serie come Pappa e Ciccia e Blossom. Anche produttore, ha 42 anni e tre film in uscita.


Il ruolo di James Franco è stato cambiato e sensibilmente ridotto ma avrebbe dovuto interpretare Mr. Freezy mentre Benicio Del Toro avrebbe dovuto interpretare Roy Demeo: diciamocelo, molto probabilmente Michael Shannon sarebbe stato eclissato da questi due pazzoidi ma il film sarebbe risultato ancora più interessante! Diludendo anche per la sostituzione di Maggie Gyllenhaal, scelta per il ruolo di Deborah e costretta ad abbandonare il progetto a causa della gravidanza. Detto questo, se The Iceman vi fosse piaciuto recuperate Quei bravi ragazzi e Blow. ENJOY!

mercoledì 10 settembre 2014

I mercenari 3 (2014)

Domenica sono andata a vedere l'unico film che MAI avrei osato perdere questa settimana, ovvero I mercenari 3 (The Expendables 3), diretto dal regista Patrick Hughes.


Trama: Barney e i suoi Expendables devono combattere contro un nemico proveniente direttamente dal loro passato...


Dopo quella meraviglia de I mercenari 2 era difficile che si potesse fare di meglio per quel che riguarda un film di questo genere e infatti I mercenari 3 è, brutto da dirsi, il peggiore della serie dedicata agli Expendables. I motivi sono molteplici, non ultimo l'inevitabile perdita di freschezza di un franchise che nasceva già vecchio in quanto celebrazione delle glorie action degli anni '80, ma a questo bisogna aggiungere anche un piglio più "serio" (sconsigliatissimo!!), un cocciuto desiderio di infilare mille guest star senza sfruttarne al meglio neanche una e, peggio, di strizzare l'occhio alle nuove generazioni creando un nuovo gruppetto di giovani Expendables dotati del carisma di un sacco di patate novelle.  Il risultato è un film troppo lungo dove i giovani prendono in giro i vecchi (battuta chiave: "non siamo più negli anni '80" - purtroppo, aggiungerei -), i vecchi si palleggiano battutine da caserma quando va bene o da pseudofidanzati quando va male, ci sono un sacco e mezzo di botti e ben poche botte, i livelli di tamarreide non vengono alimentati da quella goliardia che animava i primi due capitoli e, in generale, sembra davvero di vedere la libera uscita degli ospiti di Villa Arzilla, magari un po' più pompati. Cioé, mettetevi nei miei panni, fa male al cuore scrivere delle cose simili ma devo essere sincera: a fronte di una trama che OVVIAMENTE dev'essere una belinata incredibile, mi sono divertita MOLTO di più guardando le mercenarie della Asylum. Ne I mercenari 3 i momenti di vera tristezza sono troppi, troppe le volte in cui Stallone si ritaglia un orrendo primo piano in cui fissa il vuoto sconsolato, troppe le sequenze in cui i Mercenari cazzeggiano tristi rimpiangendo i bei vecchi tempi, troppo poche quelle in cui Lundgren fa il belinone e ancor meno quelle epiche dove, per dire, Van Damme calcia un coltello in petto al nemico o Chuck Norris sbaraglia un intero plotone. E tutto, fondamentalmente, perché? Perché Stallone mi ha gestito male il casting e il tempo dedicato ai singoli personaggi.


Dei giovani, inutili Expendables non voglio nemmeno parlare, mezz'ora persa a reclutare 'sti imberbi pupazzetti uno più insignificante e inutile dell'altro (c'è la biondina per le quote rosa, il fuciliere che non spara un colpo, il wannabe Uomo Ragno hacker che rimane appeso come un'oloturia nella tromba di un ascensore per TUTTA la battaglia finale, il cretinetti che scorazza sulla moto rigorosamente COL CASCO) quando si poteva almeno far tirare un calcetto al povero, bistrattato Jet Li e rendere molto ma molto più badass uno Schwarzenegger ormai più largo che lungo. Le new entries tra i vecchi non sarebbero neanche male, a dir la verità. Mel Gibson ormai è perfetto nel ruolo del villain, è palesemente l'unico assieme a Banderas a saper recitare e, soprattutto, è anche il solo ad essere rimasto un figo vero, con un fisico della Madonna; il già citato Banderas è simpatico ma ormai non mi ingrifa più nemmeno quando usa la mitraglietta con una mano sola gigioneggiando come se non ci fosse un domani, visto che 'sti maledetti me lo conciano come un vecchio pastore sardo e lo rendono talmente scemo che gli manca solo la gallina RRRRrrosita per concludere degnamente l'operazione; per finire, Harrison Ford ormai non è più Han Solo ma Han Vecchio, sembra il nonno brutto di Sean Connery e mi chiedo come diamine sia possibile visto che Giancarlo Giannini ha la sua stessa età e al confronto sembra un giovincello (mi spiace ma sostituire Willis con Ford non è stata una mossa né furba né elegante, Sly. Sallo.). Ah, stavo per dimenticarmi Wesley Snipes, inqualificabile per bruttezza e stupidità del personaggio sotto ogni punto di vista, tanto che sarebbe stato meglio lasciarlo in quella prigione dove ha giaciuto negli ultimi anni. Cosa salvo dunque di questi Mercenari 3? Beh, ovviamente tutto il cucuzzaro di tamarraggine, la piacioneria disarmante di Banderas, l'infantilità di Lundgren, il sigaro di Schwarznegger, Come With Me Now dei Kongos, l'apparizione di Robert Davi e soprattutto la battuta "Io sono L'Aia", l'unica in grado di spingermi all'applauso. Il resto sta rischiando di diventare noia. E non ho detto gioia. Sly, ti prego, vai in pensione prima di spezzarmi il cuore e costringermi a scrivere una recensione veramente negativa.


Di Sylvester Stallone (anche sceneggiatore oltre che interprete di Barney Ross), Jason Statham (Christmas), Harrison Ford (Drummer), Arnold Schwarzenegger (Trench), Mel Gibson (Stonebanks), Dolph Lundgren (Gunner Jensen), Terry Crews (Caesar), Antonio Banderas (Galgo) e  Jet Li (Yin Yang) ho già parlato nei rispettivi link.

Patrick Hughes è il regista della pellicola. Australiano, ha diretto il film Red Hill. Anche sceneggiatore e produttore, ha 36 anni e un film in uscita.


Wesley Snipes interpreta Doc. Americano, lo ricordo per film come Mo' Better Blues, Jungle Fever, Chi non salta bianco è, Demolition Man, A Wong Foo grazie di tutto! Julie Newmar, The Fan - Il mito, Blade, Blade II e Blade: Trinity; inoltre, ha partecipato a serie come Miami Vice e The Bernie Mac Show. Anche produttore e stuntman, ha 52 anni e un film in uscita.


Kelsey Grammer (vero nome Allen Kelsey Grammer) interpreta Bonaparte. Americano, lo ricordo per film come Giù le mani dal mio periscopio, 15 minuti - Follia omicida a New York, X-Men - Conflitto finale, X-Men - Giorni di un futuro passato e soprattutto per serie come Cin cin, Frasier, Medium e 30 Rock. Ha lavorato anche come doppiatore nei film Anastasia, Toy Story 2 - Woody e Buzz alla riscossa e presta la voce a Telespalla Bob ne I Simpson. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 59 anni e quattro film in uscita.


Kellan Lutz interpreta Smilee. Americano, ha partecipato a tutti i film della serie Twilight nei panni di Emmett Cullen, ad altre pellicole come Che la fine abbia inizio e Nightmare e a serie come Beautiful, CSI: NY, Six Feet Under, CSI - Scena del crimine, Heroes, 90210 e 30 Rock. Anche produttore e stuntman, ha 29 anni e un film in uscita.


Robert Davi interpreta Goran Vata. Americano, lo ricordo per film come I Goonies, Trappola di cristallo, Maniac Cop - Il poliziotto maniaco, Predator 2 e Il figlio della Pantera Rosa, inoltre ha partecipato a serie come Charlie's Angels, L'incredibile Hulk, Dinasty, A-Team, Hunter, Jarod il camaleonte, Nip/Tuck, Criminal Minds e CSI - Scena del crimine. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 63 anni e undici film in uscita.


Parliamo un po' dei giovinastri che infestano il film e del motivo per cui Stallone li ha convocati. A parte il più famoso Kellan Lutz abbiamo nell'ordine Glen Powell (Thorn) che è l'unica vera incognita, nel senso che lui e l'action sembrano vivere su due mondi paralleli, il campione di boxe Victor Ortiz (Mars) messo chissà perché a fare il fuciliere senza lasciargli menare nemmeno un pugno e la bionda Ronda Rousey (Luna) che, da sola, credo potrebbe prendere a calcinculo tutti gli Expendables in quanto campionessa olimpionica di judo ed esperta di arti marziali miste. Scelte di casting abbastanza loffie, se mi è concesso, un po' come loffia è stata la scelta di Bruce Willis di non partecipare, cosa che lo ha portato a beccarsi una botta di "pigro e avido" su Twitter nonché insulti sparsi qua e là nel film. Giusto rifiuto è stato invece quello di Mel Gibson, a cui era stata offerta la possibilità di dirigere il film, non solo di parteciparvi; picche anche da parte di Steven Seagal, Mickey Rourke, Jackie Chan (che giustamente non aveva voglia di fare la figura barbina di Jet Li per cinque minuti scarsi) e Nicolas Cage, sostituito da Kelsey Grammer, mentre Wesley Snipes avrebbe dovuto interpretare Caesar già nel primo Expendables ma era stato costretto a rifiutare per i suoi problemi con la giustizia fiscale USA (problemi tra l'altro citati in un dialogo de I mercenari 3). Detto questo, preparatevi perché The Expendables 4, salvo morti improvvise, dovrebbe farsi e molto probabilmente stavolta Jackie Chan e Pierce Brosnan saranno della partita. Io ho già paura, e voi? Nell'attesa, se I mercenari 3 vi fosse piaciuto recuperate, neanche a dirlo, I mercenari, I mercenari 2 e Mercenaries. ENJOY!!

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