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martedì 15 giugno 2021

Saw - L'enigmista (2004)

Domani uscirà Spiral - L'eredità di Saw; per l'occasione avevo deciso di riguardare tutti i film della saga ma ovviamente non ho avuto minimamente tempo e il mio recupero è cominciato e finito con Saw - L'enigmista (Saw), diretto e co-sceneggiato nel 2004 dal regista James Wan.


Trama: due uomini si risvegliano in una stanza vuota e squallida, legati per un piede ad una catena e separati da un cadavere. I due dovranno capire come sono arrivati lì e soprattutto come liberarsi rimanendo vivi...


Il primo Saw non lo avevo visto al cinema. Avevo noleggiato la videocassetta e lo avevo guardato probabilmente l'anno dopo l'uscita, terminando la visione con la tachicardia a mille e la mascella lasciata sul pavimento per lo shock da twist finale. Se pensate che gli altri li ho guardati al cinema, arrivando direi fino al terzo o forse quarto prima di mollare la presa, e che di loro non ricordo un singolo fotogramma che sia uno, potete già cominciare ad intuire quanto la qualità della saga sia andata calando praticamente dopo pochissimo, distaccandosi dal meccanismo ad orologeria di Saw (in effetti più thriller che horror) per adagiarsi nei più remunerativi terreni del torture porn quasi fine a se stesso. Attenzione, non è che non si vedano gente che muore male o situazioni estreme nel film di Wan, ma più o meno rimaniamo nel territorio del Se7en di Fincher, dove il disgusto per alcune sequenze pesantissime trova il giusto posto all'interno di un gioco, letteralmente, che ci interessa capire e seguire e che ci lascia basiti più per la sua spietata e tortuosa ineluttabilità che per la sua violenza. Chi ha rapito il Dr. Gordon e Adam e perché proprio loro due? Cosa lega la loro vicenda alla morte di molte altre persone per mano del cosiddetto "enigmista", serial killer che punisce chi decide di sprecare la propria vita concedendo una folle redenzione attraverso ordalie inenarrabili? Le risposte non arriveranno lineari, ed è questo uno degli aspetti interessanti di Saw, bensì attraverso flashback che spezzano la narrazione e spesso mirano a confondere lo spettatore, che solo sul finale avrà il quadro completo e perfettamente funzionante di tutti i fili lasciati in sospeso dagli sceneggiatori Wan e Whannell.


Nel caso non abbiate mai guardato Saw - L'enigmista sarà meglio che mi fermi qui con le "rivelazioni" e che passi a parlare un po' di regia e montaggio, di tutti quei flash scioccanti e quelle sequenze velocissime e quasi "da videoclip" che poi sarebbero diventati la cifra stilistica dei film seguenti. In questo caso, molte delle scelte di messa in scena sono legate a limiti di budget e metraggio da raggiungere (per esempio, i  video in bianco e nero che si vedono di tanto in tanto) ma ciò non toglie che il contrasto tra il bianco abbacinante e sporco delle quattro mura in cui sono costretti i protagonisti e quei flash di ipercinetica violenza, alternati ad una realtà cupa e pericolosissima anche nei momenti che dovrebbero essere "normali" mettono ansia oggi come allora, anche in assenza del terribile e ormai iconico pupazzo dalla voce profonda che invita a "fare un gioco". Quanto agli attori, considerato che ho visto Saw nel 2004 e che Benjamin Linus compariva solo a partire dalla terza stagione di Lost, potete immaginare quanto sia rimasta piacevolmente sorpresa di vedere l'attore Michael Emerson (assieme ad un altro habitué di Lost, Ken Leung) che, come al solito, dà il meglio di sé nei panni di personaggi dalla morale ambigua, un po' come all'epoca ero rimasta di sale nel vedere l'adoratoWestley/Robin Hood Cary Elwes non solo invecchiato e liftato ma anche impegnato in un ruolo che più drammatico non si può, ruolo per inciso che, assieme a quello di Whannell, non risente affatto del passare del tempo. La visione di Saw è stata dunque un bel tuffo nei ricordi passati e un'esperienza divertente nonostante conoscessi ormai tutti gli snodi della trama, a dimostrazione di come un film, se fatto bene, non necessita di twist inaspettati per intrattenere. Riguardatelo, se potete!


Del regista e co-sceneggiatore James Wan ho già parlato QUI. Leigh Whannell (co-sceneggiatore del film, interpreta Adam Faulkner-Stanheight), Cary Elwes (Dr. Lawrence Gordon), Danny Glover (Detective David Tapp), Makenzie Vega (Diana Gordon) e Tobin Bell (Jigsaw) li trovate ai rispettivi link.

Ken Leung interpreta il Detective Steven Sing. Americano, lo ricordo per film come Rush Hour - Due mine vaganti, A.I. Intelligenza artificiale, Vanilla Sky, Red Dragon, X-Men: Conflitto finaleStar Wars: Il risveglio della forza e serie quali I Soprano e Lost. Ha 51 anni e due film in uscita tra cui Old. 


Michael Emerson
interpreta Zep Hindle. Altra adorabile conoscenza di Lost, lo ricordo per serie quali X-Files, Senza traccia, Person of Interest e Il nome della rosa. Ha 67 anni. 


Shawnee Smith
interpreta Amanda. Americana, la ricordo per film come Il fluido che uccide, Armageddon - Giudizio finale, Saw II - La soluzione dell'enigma, Saw III - L'enigma senza fine, The Grudge 3, Saw VI e serie quali La signora in giallo, L'ombra dello scorpione, X-Files e Stephen King's Shining; come doppiatrice ha lavorato in Kim Possible. Anche produttrice, ha 52 anni e un film in uscita. 


Saw - L'enigmista
ha generato una delle saghe horror più longeve di sempre, che comprende i film Saw II - La soluzione dell'enigma, Saw III - L'enigma senza fine, Saw IV, Saw V - Non crederai ai tuoi occhi, Saw VI (tutti disponibili su Prime Video; Saw III, IV, V si trovano anche gratis su RaiPlay), Saw 3D - Il capitolo finale e Saw: Legacy ai quali si aggiungerà a brevissimo lo spin-off Spiral - L'eredità di Saw, che dovrebbe uscire il 16 giugno in Italia. Ovvio che se avete voglia di imbarcarvi nell'impresa di recuperare tutto, siete i benvenuti! ENJOY!

martedì 18 giugno 2019

I morti non muoiono (2019)

Sabato sera sono emigrata a Genova per riuscire a vedere I morti non muoiono (The Dead Don't Die), diretto e sceneggiato dal regista Jim Jarmusch.


Trama: in una cittadina pacifica i morti cominciano a risorgere a causa degli sconvolgimenti climatici.


Sono passati due giorni dalla visione de I morti non muoiono e sinceramente non ho ancora capito se questo film mi è piaciuto oppure no. Cioè, per essere più precisi non ho ancora capito se ho visto un'opera geniale o una fantozziana "cagata pazzesca" che aggiunge poco o nulla al mito dello zombi romeriano, non a caso citato anche nei ringraziamenti finali. Sarà che di Jarmusch ho visto proprio pochissimo e non conosco la poetica, se ce n'è una, del regista? Può essere. Partiamo dalle cose che ho sicuramente apprezzato de I morti non muoiono. Innanzitutto, l'ironia. Non poteva essere altrimenti, con un protagonista come Bill Murray, quell'umorismo che col tempo si è fatto sempre più malinconico, così come si è fatta più accentuata la sua aria distaccata dalla realtà, un "se per caso cadesse il mondo io mi sposto un po' più in là": qui abbiamo l'apice dello scazzo Murrayano, concretizzato in un poliziotto che due anni prima doveva andare in pensione e che, d'un tratto, si ritrova a combattere un'invasione di zombi in una cittadina dove il massimo del criminale è un eremita che forse ruba dei polli. E se Murray, anche in un'occasione come questa, si sposta un po' più in là, ad affiancarlo c'è un Adam Driver esilarante perché ANCORA più scazzato, piagato dall'onniscienza. In mezzo ai due, la povera Chloe Sevigny, innocente ed umana, giustamente sconvolta all'idea che i morti non muoiano mentre i suoi due colleghi paiono contemplare la questione con distacco. Poi, ovviamente, ci sono i morti (che non muoiono), che come gli zombi di Romero tornano a fare quello che facevano in vita come se nulla fosse successo, spinti da un cervello ormai in pappa e da una fame che li porta a mangiare, mangiare e ancora mangiare. Sotto gli occhi dell'eremita Bob, che della città e dei cittadini conosce pregi (pochi) e difetti (molti) si svolge quindi una storia estrema ma vecchia come il mondo, tanto che il finale è già scritto e risaputo, insito com'è nel DNA di una società egoista e di un'umanità che si è auto condannata a morte, beatamente inconsapevole delle implicazioni globali delle azioni del singolo, concentrato nella sua becera quotidianità. E' così che, a rimetterci, sono i cattivi (lo splendido Steve Buscemi col suo "make America white again") ma anche i buoni o i medi, spazzati via senza aver avuto la possibilità di brillare nemmeno una volta.


Ne I morti non muoiono, infatti, non ci sono eroi, solo gente clueless che quando riesce a sopravvivere ai famelici zombi deve tutto alla fortuna (alla sceneggiatura?), non certo all'abilità. Anzi, di abilità non si parla proprio, ché persino i poliziotti se la sentono colare e decidono di non intervenire, ognuno per motivi tutti suoi. Ci sarebbe un deus ex machina, in effetti, sul quale non vi spoilererò nulla, ma è nulla più che un'"aggiunta", una meteora che passa e se ne va, come se non valesse la pena salvare tanta mediocrità concentrata in una cittadina e, per estensione, nel mondo. Un ripensamento, quasi, e in generale (forse è questo che non ho apprezzato granché) un work in progress incompiuto come alcune parti del film. Per esempio, quelle interferenze televisive che sembrano così importanti, tanto da venire introdotte già nei titoli di testa, a cosa portano poi?  I personaggi dei ragazzini imprigionati all'interno del riformatorio hanno un qualche significato, salvo quello di aumentare gli attori presenti? E infine: c'è qualcosa di più, celato dietro un omaggio ironico e ben realizzato agli storici film di Romero? Sinceramente, non saprei rispondere a questa domanda ma ripensandoci, per quanto non sia uscita entusiasta dalla proiezione quanto avrei voluto, I morti non muoiono è comunque un film che sono contenta di aver visto perché è zeppo di momenti memorabili e personaggi sopra le righe, di dialoghi che apparentemente non vanno da nessuna parte ma regalano grande gioia, quasi quanto vedere facce conosciute dietro gli zombi. Quella gioia, ahimé, che non regala l'adattamento italiano, particolarmente sciatto e svogliato, tanto che le parole ossessivamente ripetute dagli zombi a volte vengono tradotte, altre no (giocattoli va bene, coffee non lo traduciamo, non ci va), per non parlare di quel riferimento metacinematografico iniziale tradotto in maniera così farraginosa che probabilmente il 90% degli spettatori se lo perderà. Della serie, i morti non muoiono ma nemmeno la mala adaptación, ahimé.


Del regista e sceneggiatore Jim Jarmusch ho già parlato QUI. Bill Murray (Capo Cliff Robertson), Adam Driver (Agente Ronnie Peterson), Tom Waits (Eremita Bob), Chloe Sevigny (Agente Mindy Morrison), Steve Buscemi (Fattore Frank Miller), Danny Glover (Hank Thompson), Caleb Landry Jones (Bobby Wiggins), RZA (Dean), Larry Fessenden (Danny Perkins), Carol Kane (Mallory O'Brien), Tilda Swinton (Zelda Swinton) e Selena Gomez (Zoe) li trovate invece ai rispettivi link.


Dietro al trucco da zombi ci sono musicisti come Iggy Pop, Sturgill Simpson (autore della canzone che da il titolo al film) e Charlotte Kemp Muhl, anche modella; purtroppo avremmo potuto avere anche Bruce Campbell ma niente, non aveva voglia di partecipare a un altro horror a quanto pare. Se I morti non muoiono vi fosse piaciuto recuperate i film di Romero dedicati agli zombi e aggiungete Shaun of the Dead e Benvenuti a Zombieland. ENJOY!


domenica 3 dicembre 2017

Predator 2 (1990)

Essendomi riguardata Predator ho pensato "Ho fatto trenta, facciamo anche trentuno"ed ecco perché oggi vi parlerò di Predator 2, diretto nel 1990 dal regista Stephen Hopkins.


Trama: nel bel mezzo di una guerra metropolitana tra bande piomba un Predator assetato di sangue che elegge il Tenente Mike Harrigan a nemico e preda maggiormente ambita...



Sull'onda del successo cinematografico del primo Predator, la Dark Comics si è accaparrata un paio di anni dopo i diritti per lo sfruttamento del personaggio e ha immesso sul mercato una miniserie a fumetti di quattro numeri. Dal successo di questa mini dipendeva il ritorno di Predator sullo schermo ed evidentemente la scommessa è stata vinta in quanto nel novembre del 1990 (pochi mesi dopo la conclusione della serie a fumetti) usciva negli USA Predator 2, ambientato 10 anni dopo gli eventi accorsi nel primo film e ispirato dalle atmosfere metropolitane del fumetto. Accantonata la lussureggiante giungla colombiana e l'idea di un gruppo di tostissimi mercenari persi in una terra ostile, Predator 2 offre allo spettatore uno scorcio di futuro talmente squallido e violento che probabilmente avrebbe ridotto in lacrime persino il Top Dollar de Il Corvo, con una Los Angeles messa a ferro e fuoco da bande rivali di spacciatori di droga armati di pistole grandi quanto cannoni e talvolta persino dediti a pratiche voodoo. La task force comandata dal tenente Harrigan ha già il suo bel da fare a tenere a bada questo nutrito gruppo di strepponi ma le cose si complicano ulteriormente quando un Predator invisibile comincia ad eliminare i delinquenti in modi sempre più sanguinosi, lanciando una chiara sfida agli sbirri che iniziano a loro volta a cadere come mosche. A questo ameno quadro bisogna aggiungere anche un'organizzazione governativa che, come nei migliori episodi di X-Files, sa ma non dice e cerca di tenere nascosta la vera natura del "giustiziere misterioso" scontrandosi con la cocciutaggine di un tenente disposto a tutto pur di scoprire la verità e vendicare i compagni ingiustamente uccisi. In soldoni, Predator 2 è tutto questo, un mix (magari non riuscito come il capostipite ma comunque gradevole) di fantascienza, horror e cop movie ultraviolento, con i grattacieli e le sozze strade di Los Angeles utilizzate come claustrofobico terreno di caccia al posto della giungla e il palese desiderio di  aprire la strada non solo ad altri sequel ma anche e soprattutto a un universo multimediale: sul finale compare una pistola il cui background viene esplorato in uno dei fumetti dedicati a Predator e che avrebbe dovuto in teoria aprire la strada ad un prequel mai girato, inoltre c'è quel simpatico teschio di Xenomorfo che fa ciao dall'interno dell'astronave.


Considerazioni nerd a parte (non mi addentro troppo nell'argomento, non essendo fan sfegatata o #massimaesperta di nessuna delle due saghe e non avendo mai visto Alien vs Predator), tutti nominano giustamente Predator ma c'è del bello e del buono anche nel suo sequel, cupo, pessimista ed esagerato forse più del capostipite. Predator 2 possiede un gusto tutto anni '90 per il cattivone kitsch, per il pistolone gigante, per i complotti e gli aggeggi tecnologici dall'aspetto strano, gusto che innanzitutto consente al Predator di avere un arsenale un po' più ampio e permette poi allo spettatore di farsi grasse risate con villain giustamente terminati nel modo più sanguinolento possibile ma non prima di averli visti gigioneggiare in tutta la loro tamarreide. Alcune sequenze restano impresse a lungo, come per esempio lo scontro in metropolitana, decisamente al cardiopalma, il sacrificio voodoo interrotto dall'arrivo del Predator e non ultimo lo scontro finale tra alieno e protagonista, che si conclude con un twist niente male. Ciò che manca a Predator 2, fondamentalmente, è un po' di testosterone da body builder zamarro, che gente come Schwarznegger e Jesse Ventura distribuivano invece a manciate. Non è che Danny Glover sia un protagonista poco valido, però diciamo che l'attore si limita a sudare come un'anguilla e ad urlare scazzato, matto come un cavallo, e per quanto sia badass non riesce a raggiungere le vette di uno Schwarzy che lascia il coltello conficcato nel petto del nemico con tanto di battutina perculante. Fortunatamente i personaggi di contorno sono sufficientemente simpatici, a partire da un Bill Paxton particolarmente logorroico e piacione per arrivare ad un ancor bello Gary Busey, impegnato in un ruolo che da molte gioie soprattutto sul finale, senza dimenticare la quota "rosa" di Maria Conchita Alonso, nonostante sembri più uomale di tutti i suoi colleghi maschi. Non sono sicura che Predator 2 meriti lo status di cult come Predator, tuttavia non è un film al quale si possa voler male ed è sicuramente due spanne sopra l'orrido Predators. Come ho letto da qualche parte su internet "Sono 27 fo**uti anni che non girano un film decente su Predator", speriamo che il ritorno alle origini di Shane Black, previsto per l'anno prossimo, possa metterci una pezza!


Del regista Stephen Hopkins ho già parlato QUI. Gary Busey (Peter Keyes), Rubén Blades (Danny Archuleta), Maria Conchita Alonso (Leona Cantrell), Bill Paxton (Jerry Lambert) e Robert Davi (Capitano Phil Heinemann) li trovate invece ai rispettivi link.

Danny Glover interpreta il tenente Mike Harrigan. Americano, lo ricordo per film come Fuga da Alcatraz, Witness - Il testimone, Il colore viola, Arma letale, Arma letale 2, Arma letale 3, L'uomo della pioggia, Arma letale 4, I Tenenbaum, Saw - L'enigmista e Be Kind Rewind, inoltre ha partecipato a serie quali Ralph Supermaxieroe, ER - Medici in prima linea, My Name is Earl e Criminal Minds; come doppiatore ha lavorato per  serie come Capitan Planet, American Dad!, e film quali Z la formica e Il principe d'Egitto. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 71 anni e ben dieci film in uscita.


Adam Baldwin interpreta Garber. Americano, NON imparentato coi gli altri famosi Baldwin, ha partecipato a film come Full Metal Jacket, Wyatt Earp, Independence Day, Il patriota e a serie quali Oltre i limiti, X-Files, CSI: Miami, Angel, Bones e CSI: NY. Ha 55 anni.


Il ruolo di Gary Busey, a sua volta scelto dal produttore Joel Silver quando invece Stephen Hopkins avrebbe voluto John Lithgow (i produttori avrebbero voluto anche Steven Seagal come protagonista, per inciso), era stato proposto ad Arnold Schwarzenegger, che sarebbe dovuto ritornare come Dutch, ma Schwarzy ha rifiutato, ritenendo stupida l'idea di un Predator a spasso per la città, mentre dopo Trappola di cristallo il compenso richiesto da John McTiernan sarebbe stato troppo alto e i produttori volevano mantenere i costi a livello della pellicola precedente (che è poi lo stesso motivo per cui il film è stato ambientato a Los Angeles invece che a New York). Altro forfait lo ha dato Patrick Swayze, che ha dovuto rinunciare a partecipare al film a causa delle ferite riportate durante le riprese de Il duro del Road House. Ricompare invece, anche se è difficile notarla, relegata com'è a pochissime sequenze mostrate da un monitor, la Anna di Elpidia Carrillo, ovvero la sopravvissuta del primo film. Predator 2 segue direttamente Predator e, ovviamente, precede Predators e l'imminente The Predator oltre a dare ufficialmente il via allo spin-off Alien vs Predator in virtù della testa di alieno vista tra i trofei all'interno dell'astronave sul finale.

sabato 21 settembre 2013

Bill Murray Day: I Tenenbaum (2001)

Oggi è il giorno glorioso in cui si festeggia un mito della mia infanzia. Ma che dico, mito? Ammettiamolo, qui si parla tranquillamente di primo amore, dell’uomo più bello del mondo per una bimba di 8/9 anni, di un acchiappafantasmi che riusciva a conquistare la bella Dana con battute pronte e tanta faccia tosta. Sto ovviamente parlando di William James Murray, per gli amici Bill Murray, che oggi compie 63 anni e viene giustamente festeggiato dal solito gruppo di folli blogger. La scelta del film per il Bill Murray Day è caduta così su I Tenenbaum (The Royal Tenenbaums), co-sceneggiato e diretto dal geniale Wes Anderson nel 2001.


Trama: i Tenenbaum sono una benestante famiglia di disadattati dove sono cresciuti tre ex-bambini prodigio. Quando il padre, Royal, annuncia di avere una malattia terminale, i membri della famiglia, pur se riluttanti, sono costretti a riunirsi…


Ormai erano passati più di dieci anni da quando avevo visto I Tenenbaum e, francamente, credo non lo avrei scelto per il Bill Murray Day se avessi ricordato che il festeggiato, povirazzo, si vede davvero poco. Nonostante questo, come al solito, il nostro spicca anche in mezzo ai geniali freaks che popolano i film di Anderson (giovane regista che lo ha eletto, per fortuna di tutti gli spettatori e fan, ad attore feticcio), e ci riesce in virtù di quella faccetta un po’ così, quell’espressione tipica dell’uomo sconfitto dalla vita ma, allo stesso tempo, talmente stralunato ed immerso nell’ennui che forse, di quello che gli accade, gli importa meno di zero. Ne I Tenenbaum Bill interpreta Raleigh St. Clair, marito “anziano” della bella e depressa Margot Tenenbaum nonché scrittore e studioso di disturbi comportamentali. Nella fattispecie, il nostro trascura palesemente la moglie (della quale è comunque innamorato) perché totalmente preso dalle stranezze di un ragazzetto daltonico, chiuso in un mondo tutto suo e dotato di un udito quasi sovraumano. Vederlo affrontare lo studio di questo mostriciattolo con piglio accademico e distaccato, lo stesso che riserva comunque ai propri problemi coniugali (Margot non lo ama, lo tradisce e fondamentalmente è una zoccola della peggior specie ma lui ci rimane male perché in anni di matrimonio non si era mai accorto che la donna fumava), risulta tragicomico e quasi disturbante, come d'altronde tutto il resto della pellicola e dei personaggi che descrive.


I Tenenbaum infatti, oltre a contenere un abbozzo di quello che poi verrà sviluppato nel delizioso Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore (vedi appunto la fuga dei due ragazzini raccontata all’inizio), è forse il film di Anderson dove lo spettatore riesce maggiormente ad empatizzare per gli strani protagonisti e a provare pena per il triste destino che si sono creati con le loro mani. Il mondo della famiglia Tenenbaum è un universo a sé stante che cozza costantemente contro la realtà che circonda i membri della "tribù"; la gente che guarda da fuori la loro vita vede o un branco di pazzoidi da evitare/ incanalare in binari più comprensibili oppure degli eccentrici ricconi da invidiare e solo il personaggio interpretato da Danny Glover cerca, per amore, di comprendere ed accettare tutti i problemi, le stranezze e le fisime dei Tenenbaum e dei loro amici più stretti. Privati delle loro eccentricità, i membri della famiglia del titolo non sono altro che persone disilluse, egoiste, tristi e disagiate, un'accozzaglia di individui incapaci di parlarsi o di capirsi che, paradossalmente, incominceranno il cammino verso la "normalità" proprio a partire da una tragedia... o presunta tale. Al di là della storia, comunque gradevolissima e persino nominata all'Oscar per la miglior sceneggiatura, è però lo stile di Anderson ad essere meraviglioso ed inconfondibile: la storia viene suddivisa in capitoli come se fosse un libro e ognuno di essi è introdotto dal suo corrispettivo cartaceo, ogni personaggio, soprattutto i tre figli, indossano delle mise che riescono sia a caratterizzarli che ad essere stilosissime, il regista introduce qua e là dei tocchi surreali e ipnotizza lo spettatore con una colonna sonora strepitosa e gli attori assecondano in modo perfetto (soprattutto Gene Hackman e Ben Stiller) l'atmosfera vintage e nevrotica della pellicola. In due parole, un capolavoro e un'altra prestigiosa tacca nella filmografia del festeggiato... che è spesso stato ospite graditissimo del Bollalmanacco!


Ghostbusters - Acchiappafantasmi (1984), per la prima volta nei panni di Peter Wenkman, ideale capo carismatico (e cialtrone) del folle gruppetto di acchiappafantasmi!

La piccola bottega degli orrori (1986): sotto le grinfie di un ispirato Steve Martin nei panni del dentista sadico arriva nientemeno che un paziente masochista!!

Ghostbusters II - Acchiappafantasmi II (1989) il ritorno di Peter Wenkman, sempre più affascinante!

Ed Wood (1994) dove Murray interpreta un gaYo collaboratore del regista peggiore del mondo.

Benvenuti a Zombieland (2009): meritato cameo nei panni di se stesso, anche se c'è gente che ANCORA non conosce Bill Murray!!

Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore (2012) dove interpreta un marito e padre ormai sconfitto dalla vita e dalla noia...

A Royal Weekend (2012) dove interpreta nientemeno che Roosevelt, in una performance forse un po' sottotono ma comunque sempre valida!

Ed ecco ora l'elenco degli altri blogger che festeggiano oggi il Bill Murray Day:

Cooking Movies
Director's Cult
Ho voglia di cinema
In Central Perk
Montecristo
Pensieri Cannibali
Recensioni ribelli
Scrivenny 2.0
White Russian

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