Visualizzazione post con etichetta uma thurman. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta uma thurman. Mostra tutti i post

venerdì 18 gennaio 2019

The House That Jack Built (2018)

Con un misto di timore e reverenza, ho recuperato anche La casa di Jack (The House That Jack Built), diretto e co-sceneggiato nel 2018 dal regista Lars Von Trier.



Trama: Jack è un ingegnere, architetto e soprattutto un serial killer. Nel corso del film lo ascoltiamo raccontare la sua vita criminale, in cinque episodi che coprono un arco di dodici anni.



Il mio rapporto con Von Trier è altalenante. Non lo amo, non lo odio, a tratti mi affascina al punto da trovarlo adorabile, talvolta lo trovo talmente presuntuoso che vorrei prenderlo a schiaffi. Per questo, a differenza di molti altri spettatori, mi avvicino ad ogni sua opera senza particolari pregiudizi ma con un vago senso di ansia data dall'idea di non riuscire a capire tutto quello che vedrò sullo schermo; non si tratta di un terrore "lynchiano", ché bene o male le trame dei film di Von Trier sono sempre complesse ma comunque comprensibili, quanto piuttosto di un'inadeguatezza culturale che prevede un grande sforzo di ricerca da parte dello spettatore. Esempio banalissimo, che vi può far rendere conto di quanto sia capra: l'ultimo dei capitoli in cui è diviso The House That Jack Build si intitola Katabasis. Ora, non avendo studiato greco al liceo non avevo assolutamente idea di cosa fosse la catabasi anche perché nessuno dei professori coi quali ho analizzato la Divina Commedia alle superiori o all'università ha mai usato questo termine per definire una discesa nell'Ade e ora grazie a Von Trier lo so. Grazie ad Alessandra poi ho anche colto molti dei riferimenti "pop" presenti non solo nella catabasi ma anche nel corso del film, uno su tutti l'uso di cartelli scritti a mano dal protagonista per sottolineare alcuni dei concetti espressi, cosa che mi ha permesso di apprezzare maggiormente una pellicola che fa dell'amore per l'arte, per la cultura, per le "icone" e per l'ironica autocritica uno dei suoi punti di forza. Per dire, probabilmente se dovessi incontrare per strada Jack o, come arriva a definirsi nel corso del film, Mr. Sophistication, verrei accusata di essere "simple" o stupida come buona parte delle sue vittime e finirei uccisa nel peggiore dei modi, senza nemmeno rientrare nei cinque incidenti che il protagonista racconta al misterioso Verge, interlocutore di cui per buona parte della pellicola sentiamo solo la voce. Eppure, persino una "simple" come me capisce che il valore di The House That Jack Built non risiede nella sua anima corrotta di opera atta a sconvolgere il pubblico con una violenza insopportabile (se posso permettermi, è vero che il film di Von Trier ha delle sequenze agghiaccianti come quella di Mr. Grumpy, ma Il sacrificio del cervo sacro è MOLTO più insostenibile) ma nei botta e risposta tra Jack e Verge, all'interno dei quali una metodica, crudele follia viene combattuta con un'ironica razionalità... senza che vi sia un netto vincitore, perché a dispetto dell'apparente disinteresse di Verge, la strisciante, colta e raffinata oscurità di Jack minaccia di affascinarlo.


E dunque cos'è, in definitiva, questo The House That Jack Built? In sostanza, sono due ore di riflessione sulla fondamentale malvagità dell'esistenza, di terrificante correlazione tra arte o genialità e le peggiori cose mai capitate al genere umano, di una natura che non è meno terribile o fredda, un mix tra Dante Alighieri e Goethe all'interno del quale Von Trier entra a gamba tesa, col suo pessimismo e lo strascico di tutte le critiche che gli sono piovute addosso nel corso degli ultimi anni, riuscendo a confezionare un film molto valido dal punto di vista della regia e della parte più "riflessiva" della sceneggiatura, meno interessante dal punto di vista del mero, voyeuristico spettacolo "horror". Intendiamoci, come ho scritto sopra The House That Jack Built (titolo tratto da una nursery rhyme inglese che in pratica è la versione originale di Alla fiera dell'Est) non è privo di momenti nauseanti, ma come riflessione sulla natura di serial killer è molto meglio il recente The Clovehitch Killer, anche perché Jack è un maniaco terribilmente sfigato (benché vanesio ed arrogante) e meritevole di essere preso in giro da Verge, soprattutto nel corso del secondo incidente. Ed effettivamente, più del pur bravo Matt Dillon è lo straordinario Bruno Ganz a fare da mattatore, con la sua sola voce contrapposta a quella del protagonista; pacato, disilluso, ironico, perplesso e distaccato, l'attore tedesco diventa la nostra guida nei meandri della mente di Jack, ci consente di prenderne le distanze e talvolta anche di sbeffeggiare la sua presunta superiorità nei confronti del genere umano (sicuramente sbaglio ma l'ho letto come un invito a prendere più alla leggera anche Von Trier), a non "ragionar di lui ma guardare e passare", ché tanto la livella della morte alla fine mette tutti sullo stesso piano, geni malvagi o semplici ochette strillanti che siano. Von Trier sembra suggerire che il tempo delle icone è passato e che la modernità attuale rischia di lasciare ai posteri soltanto della grande mediocrità e la mera illusione di avere contato qualcosa o cambiato il mondo, soprattutto perché tutti sembrano concentrati solo ed esclusivamente su se stessi, sui loro piccoli desideri malvagi reiterati come se fossero davvero importanti. E considerato che questo, a quanto pare, rischia di essere l'ultimo film diretto dal regista, l'utilizzo di Hit the Road Jack! sul finale suona ancora più come autoironica presa in giro. Ci saremo liberati definitivamente del piccolo Lars?


Del regista e co-sceneggiatore Lars Von Trier ho già parlato QUI. Bruno Ganz (Verge), Uma Thurman (Donna 1), Riley Keough (Simple) e Jeremy Davies (Al) li trovate invece ai rispettivi link.

Matt Dillon interpreta Jack. Americano, lo ricordo per film come I ragazzi della 56ª strada, Rusty il selvaggio, Drugstore Cowboys, Da morire, In & Out, Sex Crimes - Giochi pericolosi, Tutti pazzi per Mary, Tu io e Dupree, inoltre ha partecipato a serie quali Wayward Pines e doppiato episodi de I Simpson. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 54 anni e due film in uscita.


Siobhan Fallon Hogan  interpreta Donna 2. Americana, ha partecipato a film come Caro zio Joe, Forrest Gump, Striptease, Men in Black, Il negoziatore, Dancer in the Dark, Dogville, Funny Games, ... e ora parliamo di Kevin, e a serie quali Wayward Pines e American Gods. Anche sceneggiatrice, ha 58 anni e due film in uscita.


Il film era stato annunciato come una miniserie di otto episodi ma alla fine Von Trier ha deciso di realizzare un lungometraggio. Se The House That Jack Built vi fosse piaciuto recuperate The Clovehitch Killer e Il sacrificio del cervo sacro. ENJOY!


sabato 28 febbraio 2015

And the Oscar Goes To... Pulp Fiction (1994)


Pensavate che noi del F.I.C.A. ci fossimo ritirati? Giammai! Su suggerimento di Alessandra del blog Director's Cult abbiamo deciso di coalizzarci nella settimana degli Oscar e conferire un premio "virtuale" ai film che, a parer nostro, sono stati trattati malissimo dall'Academy. Potevo forse rinunciare ad affrontare, finalmente, Pulp Fiction, diretto e co-sceneggiato nel 1994 dal mio aMMore Quentin Tarantino ed insignito SOLO di un Oscar per la Migliore Sceneggiatura Originale? Fuck, no! Preparatevi ad un'esplosione di aMMore con le MM MMaiuscole. ENJOY!


Trama: il film intreccia le vicende di Vincent e Jules, due sicari al soldo del boss Marcellus Wallace, della sua problematica moglie Mia, del pugile suonato Butch e dei due delinquentelli Ringo e Jolanda, pronti a rapinare un diner...


Quentin assieme a Roger Avary durante la premiazione per la Miglior Sceneggiatura
Pulp Fiction vince nella categoria Miglior Film, ritira il premio il produttore Lawrence Bender mentre Quentin è già al terzo frappé da 5 dollari con Bourbon, più Bourbon che frappé, e sta intrattenendo i convenuti con la sua aMMorosa logorrea.

Un po' mi spiace per Le ali della libertà, ma tant'è. Pulp Fiction trionfa in questa edizione degli Oscar, sbaragliando il favoritissimo Forrest Gump. L'Academy, per una volta, ha scelto di premiare un film movimentato e divertentissimo, che sposa le regole del Gangster Movie reinterpretandole ed aggiornandole ai tempi moderni. I malviventi sono stilosissimi, logorroici, vanitosi, quasi ridicoli, sicuramente privi di quella dignità Scorsesiana che li rendeva tragici e dignitosi anche nella loro negatività; Pulp Fiction è la naturale evoluzione di quel processo di sdrammatizzazione già cominciato ai tempi de Le iene, dove la risata strappata da un dialogo particolarmente sagace andava a braccetto con l'orrore causato da litri di sangue ed improvvisa violenza. Quentin sa bene di essere adorato dal pubblico e in Pulp Fiction sbriglia liberamente la fantasia, il citazionismo e il suo amore per il Cinema senza mai perdere di vista la storia che vuole raccontare, una storia di cambiamento e redenzione, giostrata da un deus ex machina burlone che non guarda chi è stato buono o cattivo per distribuire premi o punizioni e, ovviamente, non rispetta né le simpatie del pubblico né il tempo effettivo in cui i personaggi sono sullo schermo. Questo irresistibile ed imprevedibile mix di faccia tosta, musica, colori, dialoghi e sequenze già cult ha giustamente conquistato l'Academy e non poteva essere altrimenti visto che Pulp Fiction, almeno per me, è già il film dell'anno!

Le foto della premiazione misteriosamente non si trovano. Il capellone, comunque, è Bender.
John Travolta e Uma Thurman vincono rispettivamente come Miglior Attore Protagonista e Migliore Attrice Non Protagonista mentre Samuel L. Jackson viene battuto da Martin Landau. Jackson, gran signore, si complimenta appena il vegliardo torna a sedere mentre la Thurman e Travolta deliziano il pubblico improvvisando un balletto sulle note di You Never Can Tell.  

Quentin
è solo al secondo film "importante" come regista ma chi si è innamorato come me ha già capito che il ragazzone ne farà di strada, soprattutto per il modo geniale con cui riesce a mettere in piedi un cast. A parte che io avrei dato un premio "corale" (Bruccino adorato nei panni di Butch lo snobbiamo così? Harvey Keitel che risolve problemi? L'esilarante cameo di Christopher Walken? Lo stesso Quentin e il suo gustosissimo caffé?), però i tre attori nominati e i due vincenti meritano tutte le lodi che sono piombate loro addosso. John Travolta, santo cielo. Ma non lo davate per morto? L'ex Tony Manero osa ripresentarsi inchiattito, strafatto, scemo come un tacco e buffone come non mai per uno dei ruoli più splendidi della sua carriera, come se Quentin lo avesse preso per i lunghi capelli svunci e lo avesse tirato fuori dal limbo per riconsegnarcelo tirato a lucido. E come si muove ancora, quest'uomo! Il ballo con Uma Thurman prende a calci ogni scena tra Forrest Gump e Jenny. E, ovviamente, Uma Thurman è bellissima. Ora, io quest'attrice la ricordavo solo per aver interpretato Cécile De Volanges ne Le relazioni pericolose ma Quentin me l'ha riproposta in un'ottica completamente diversa: sexy, divertente, un'icona di stile con quel Rouge Noir sulle unghie dei piedi nudi, le labbra dipinte e il caschetto nero. Miss Thurman, io la odio perché si capisce che Quentin la ama alla follia, tanto quanto io amo lui, e non potrò mai competere con lei, Dea scesa in terra. Quanto a Samuel L.Jackson, la parte "saggia" del dinamico duo Vincent/Jules, era giusto dargli l'occasione di bucare lo schermo (dopo anni passati nelle retrovie) con il personaggio forse più sfaccettato del film, in grado di esplodere in gesti di violenza insensata ma anche di perdersi in profonde, quasi commoventi riflessioni. A lui auguro la migliore delle carriere!

Qui Los Angeles sembra tanto Cannes, vero? Ehi ma.. cos'è quello sguardo lubrico, Quentin???
Quentin Tarantino vince l'Oscar come miglior regista e ringrazia, tra gli altri, Rossellini, Bava, Fellini e ovviamente Sergio Leone! Grandissimooo!!! 

Dai, bisogna dirlo. Largo ai giovani! Zemeckis? Ma sì, Forrest Gump è bello e tutto ma non è innovativo! Kieslowski? Che due marroni! Woody Allen? Ma basta! Robert Redford? Che barba che noia! Il premio andava giustamente all'aMMore mio. Non vi sto neanche a dire quanto sia bello quel ballo che ho già nominato, con Travolta e la Thurman che si dimenano sulle note di You Never Can Tell come facevano già Romeo e Duchessa ne Gli Aristogatti. Volete un elenco delle altre sequenze che non dimenticherò finché campo? La ripresa "di nuca" di Marcellus Wallace, la tachicardica sequenza della rianimazione di Mia, il concitato confronto con Zed e compagno (come usa Bruccino la katana..!), i piedi nudi della Thurman che introducono il personaggio, lo shock del colpo di pistola in macchina, la ripresa "dal bagagliaio", lo "stacco" di Coniglietta e Zucchino che introduce i titoli di testa (ah, ve l'ho detto che Sally Menke ha vinto l'Oscar per il miglior montaggio? Non scriverò nulla sull'argomento perché non ne avrei le competenze ma Pulp Fiction non sarebbe stato lo stesso senza lei a tirare le fila di tutte le riprese e dei timeskip Tarantiniani), il piano sequenza di Butch mentre cerca di tornare a casa e tantissime altre scene sono fulgidi esempi di amore per il Cinema, conoscenza del mezzo, faccia tosta e incredibile bravura. Non ho le conoscenze per parlare in dettaglio della bellezza del cinema di Tarantino, ma mi basta pensarci perché mi batta forte il cuore e questo vorrà pur dir qualcosa. L'unico consiglio che posso darvi, se non avete mai visto un film di Quentin, è di cominciare subito approfittando di questa serata ricchissima di premi in cui l'Academy si è riscattata da tutte le sue cazzate. Sarà mica stato Marcellus Wallace a minacciarli con la promessa di praticare "una cura medievale per il loro culo" in caso di vittoria, che so, di Robert Zemekis? Sarò ingenua, ma credo proprio che l'Academy abbia visto la luce come Jules!

Quentin non si contiene e bacia il neo premiato Miglior Attore Protagonista. Come dite? Dal Chinese Theatre non si dovrebbe vedere il mare? Mah, strano...
Ovviamente, mica è finita qui! Gli Oscar del cuore continuano su questi blog. Seguite i link e... ENJOY!

Mari's Red Room
Non c'è paragone
Solaris
Delicatamente perfido
Director's cult
La fabbrica dei sogni
In Central Perk
Scrivenny
Cinquecento Film Insieme
Pensieri Cannibali

domenica 13 aprile 2014

Nymphomaniac - Volume 1 (2013)

Oh, alla fine ci sono riuscita. Anche io posso dire di aver visto il film sulla bocca di tutti o, perlomeno, la prima parte: Nymphomaniac - Volume I (Nymphomaniac: Vol. 1), scritto e diretto nel 2013 da Lars Von Trier. I vecchi cinefili barbogi e privi di senso dell’umorismo sono pregati di fermarsi qui con la lettura e distrarsi con qualcosa di più vicino ad una critica accademica, siete avvisati!


Trama: Seligman, acculturato signore ormai di una certa età, trova per strada Joe, una donna vittima di un misterioso incidente. La accoglie in casa sua e lei comincia a raccontargli i dettagli della sua vita da ninfomane…


Ho cominciato la visione di Nymphomaniac - Volume I aspettandomi le peggio cose. Ero certa che mi sarei addormentata, che avrei cominciato ad inveire contro le pretese del cinema autoriale, che come minimo non l’avrei capito e, pur di non parlarne sul blog ed evitare il rischio di venir tacciata di somma ignoranza, avrei fatto finta di non averlo nemmeno visto. Inaspettatamente, mi sono divertita parecchio durante la visione (non cominciate a pensare male...) e mi sono fatta delle grasse risate perché Nymphomaniac è essenzialmente uno di quei drammi grotteschi e paradossali che ultimamente rientrano molto nei miei gusti. Non c'è nulla di scandaloso, davvero: un film simile FORSE avrebbe potuto scatenare l'ira dei beghini un paio di decenni fa ma con quello che si sente in giro, tra Parioline e bunga bunga, la storia della ninfomane Joe fa quasi sorridere per l'ingenuità con cui viene messa in scena e, soprattutto, ascoltata dal povero Seligman/Papà Castoro/Grillo Parlante/ Stellan Skarsgard che, trovandosi davanti una Regina della Vulva in vena di autocommiserarsi ed ignorante come una capra, pensa bene di contestualizzare ogni suo racconto di "vita" associandovi riferimenti culturali o ittici, facili metafore che anche lo spettatore scemo potrà così capire: gli uomini come pesci che devono essere attirati nella rete, il delirium tremens di Edgar Allan Poe (vabbé…) accostato all’astinenza dovuta alla malattia del padre, la polifonia di Bach giusto per dare un tono all’incredibile voglia di copulare della protagonista e una sequenza di Fibonacci che ci sta sempre bene, mancava solo Dan Brown che seguiva tutte le indicazioni per trovare il tesoro nella patonza della Gainsbourg. La storia di Joe, che dovrebbe meritare tutta la nostra pietà in quanto malata di sesso e condannata ad una solitudine perpetua, diventa così una sequenza quasi ininterrotta di momenti (spero involontariamente) ridicoli, resi ancor più esilaranti da una presunzione di serietà gettata qui e là a sprazzi quasi come se il Von Trier sceneggiatore fosse indeciso tra il dare allo spettatore quello che si aspettava (pessimismo cosmico, ermetismo, voglia di vivere sotto i piedi, interamente riassunti nelle terribili immagini del padre morente) oppure percularlo senza pietà spiazzandolo completamente con questa storiella fintamente pruriginosa, talmente intrisa di moralismo e desiderio di espiazione da sembrare scritta da un'educanda.


Messa da parte quindi la fondamentale natura innocua della storia presa in esame, bisogna dire che Nymphomaniac tiene desta l'attenzione per un paio di motivi, al di là dell'esilarante cliffhanger imposto dai produttori che hanno deciso di spezzare quest'opera in due parti distinte (vedere per credere, Stallone non avrebbe potuto fare meglio, ci vuole del genio!). Innanzitutto, il Von Trier regista è sgamato all'inverosimile, tanto da piazzare subito all'inizio della pellicola una zamarrissima canzone dei Rammstein che mi ha messo istantaneamente nel giusto mood. Dopo questo colpo d'accelleratore le sequenze si alternano tra la staticità tipica della "scuola" Dogma, suggestioni Malickiane, divertenti didascalie pop alla Wes Anderson e strizzate d'occhio a Kubrick (ci mancava giusto la Sarabanda di Handel poi il quadro sarebbe stato completo...), in un guazzabuglio di stili accattivante e stimolante che rende il film, composto da episodi introdotti ognuno da un titolo e un'immagine evocativa, inaspettatamente piacevole. Gli attori ci mettono del loro, soprattutto i grandi nomi. Tolta la presenza costante di un grandissimo Stellan Skarsgard che si è fatto perdonare la ridicola partecipazione a Thor - The Dark World assumendo su di sé il non facile ruolo di confessore, tra gli altri interpreti "relegati" a mere comparse spicca una favolosa Uma Thurman protagonista dell'episodio più grottesco e convincente dell'intera pellicola, una sequenza molto simile a quelle più riuscite del meraviglioso Carnage. La giovane protagonista Stacy Martin, per quanto sia oggettivamente di una bruttezza rara (se fossi uomo non la copulerei nemmeno col membro di un altro, alla faccia della ninfomania...), è bravissima a portare interamente sulle proprie spalle (e non solo) uno dei ruoli più antipatici e difficili della storia del cinema, peccato però che abbiano deciso di affiancarle uno dei giovani attori più bolsi in circolazione: la faccia inespressiva di Shia LaBoeuf mi farebbe passare qualsiasi desiderio, ve lo garantisco, ma effettivamente per la parte che ha (un uomo forse ancora più mollo e odioso della protagonista) calza a pennello. Aspettando quindi il Volume 2, di cui parlerò già domani perché come ho detto il cliffhanger mi ha catturata e non potevo non sapere cosa sarebbe successo alla povera Joe, vi direi di andare tranquillamente al cinema a vedere Nymphomaniac - Volume 1 senza timore di addormentarvi o innervosirvi: questa volta Trier è stato magnanimo e meno "affilato" del solito, rischiate anche di divertirvi durante la visione o quando ve lo racconteranno gli amici, com'è successo a Toto che ha chiosato:

"Ma la polifonia prevede una simultaneità, altrimenti non è polifonia. Se vuole fare un paragone che se ne fotta 10 tutti insieme, ma non 10 in una giornata semplicemente uno dopo l'altro. Quella è monodia.
Avrei capito una gang bang..."

Capito, Lars? Eh. Un po' di precisione, diamine.


Di Stellan Skarsgård (Seligman), Christian Slater (il padre di Joe) e Uma Thurman (Mrs. H) ho già parlato ai rispettivi link.

Lars Von Trier (vero nome Lars Trier) è regista e sceneggiatore della pellicola. Danese, ha diretto film come Idioti, Dancer in the Dark, Dogville, Antichrist, Melancholia e alcuni episodi della serie Il regno. Anche attore, ha 58 anni.


Charlotte Gainsbourg (vero nome Charlotte Lucy Gainsbourg) interpreta Joe. Inglese, la ricordo per film come Jane Eyre, I miserabili, 21 grammi - Il peso dell'anima, Antichrist e Melancholia. Anche sceneggiatrice, ha 43 anni e quattro film in uscita.


Shia LaBeouf (vero nome Shia Saide LaBeouf) interpreta Jerome. Americano, lo ricordo per film come Scemo & più scemo - Iniziò così..., Charlie's Angels - Più che mai, Constantine, Disturbia, Transformers (e seguiti), Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo e Wall Street - Il denaro non dorme mai; inoltre, ha partecipato a serie come X-Files ed E.R. Medici in prima linea. Anche regista, sceneggiatore e produttore, ha 28 anni e un film in uscita.


Connie Nielsen (vero nome Connie Inge-Lise Nielsen) interpreta la madre di Joe. Danese, ha partecipato a film come Vacanze di Natale '91, L'avvocato del Diavolo, Rushmore, Il gladiatore, One Hour Photo The Hunted - La preda. Ha 49 anni e tre film in uscita.


A differenza di Liam Hemsworth, che ha rifiutato la parte di Jerome, pare che Shia LaBoeuf ne fosse così entusiasta che, per averla, ha mandato a Von Trier dei filmati dove faceva sesso con la fidanzata. Contento lui. Ma, d'altronde, con quell'espressione bolsa è stato effettivamente meglio puntare su altri pregi. Nulla di fatto anche per Nicole Kidman, che ha dovuto rinunciare al ruolo di Mrs. H per impegni pregressi. Nell'attesa che esca Nymphomaniac - Volume 2 a fine mese, se il primo capitolo vi fosse piaciuto recuperate anche il resto della filmografia VonTrierana perché credo nessun altro giri pellicole simili. ENJOY!

mercoledì 11 settembre 2013

Comic Movie (2013)

Spinta da non so  nemmeno io quale follia cosmica ho deciso di recuperare, nonostante non fosse uscito dalle mie parti, Comic Movie (Movie 43), film a episodi diretto nel 2013 da una ridda di registi che troverete nominati in fondo al post. "Bolla, come sei raffazzonata oggi!", direte voi. Beh è quel che si merita questo capolavoro...


Trama (versione internazionale*): due ragazzi decidono di giocare all'insopportabile e saccente fratellino haker un tiro mancino. Per fargli abbandonare l'inseparabile portatile e zepparglielo di virus lo attirano fuori da camera sua con la richiesta di cercare un film assolutamente introvabile e proibito (nonché inventato sul momento), ovvero Movie 43. Dopo vari tentativi, che portano alla visione di filmati al limite dell'indecenza, salta fuori che la pellicola esiste davvero... e potrebbe scatenare la fine del mondo!
*La trama riportata si riferisce alla versione internazionale del film. Negli USA la cornice è leggermente più sensata e vede un regista (Dennis Quaid) completamente folle cercare di vendere Movie 43 a un produttore (Greg Kinnear) presentandogli man mano tutti gli spezzoni che lo compongono e conta, tra le guest star, anche Seth MacFarlane. Nel DVD di Comic Movie, inoltre, è stato inserito anche Find Our Daughter, episodio che ha per protagonisti Julianne Moore e Tony Shalhoub.


Partiamo dal titolo, vah. Comic Movie è l'ovvio tentativo italiano di attirare quei poveri gonzi che vanno al cinema solo per vedere quei tristissimi film/parodia che scimmiottano le mode del momento come Superhero Movie, Epic Movie, Scary Movie, etc. etc. Poveri gonzi, diffidate dagli infingardi distributori perché nonostante l'umorismo di bassa lega sia più o meno simile Comic Movie è una raccolta di cortometraggi tenuti malamente assieme da una cornice "narrativa" che li lega l'uno all'altro, non c'eentrano nulla né i fumetti né la comicità. A quelli che invece, come me, sapevano a cosa sarebbero andati incontro, dico solo che i gran nomi di richiamo presenti nella pellicola pregheranno i loro dei perché i fan si dimentichino del loro coinvolgimento in quello che, a conti fatti, è uno dei film meno divertenti, più noiosi, patetici e disgustosi del globo terracqueo. Una roba che, al confronto, F is for Fart è un serio e nobile capolavoro dell'avanguardismo giapponese. Detto questo, cercate di seguirmi in questo excursus delle storie presenti in Comic Movie (seguono alcuni SPOILER ma chissenefrega, insomma. Se non volete leggerli saltate al sesto paragrafo).


Comic Movie mi ha fatto ridere all'inizio. Non posso dire di no, sarei falsa come Giuda se negassi l'evidenza. Ammetto anche che la storia di contorno mi ha incuriosita perché volevo davvero sapere dove sarebbero andati a parare con la questione del Movie 43. Quindi, andiamo con ordine. Il cortometraggio con Hugh Jackman e Kate Winslet è quello che, cronologicamente, è stato girato per primo ed è servito da esca per distributori e attori famosi nel corso dei dieci anni di gestazione di questa mmmmerda. Indubbiamente, fa stramazzare al suolo dalle risate soprattutto per le facce che fa la Winslet davanti ad un Jackman sempre bellissimo ma con un difetto fisico a dir poco imbarazzante e funziona perché basato su uno sketch vecchio come il cucco: nessuno si accorge di tale difetto o comunque tutti scelgono di ignorarlo tranne la protagonista, che si ritrova sempre più in difficoltà. Segue l'altrettanto simpatico Homeschooled, con Naomi Watts e quel gran figo di Liev Schreiber che decidono di educare il figlio adolescente a casa, fungendo non solo da insegnanti ma anche da bulli, primi amori e quant'altro. Una roba surreale che mi ha strappato altre grasse risate, così come ha fatto la prima sequenza di The Proposal... almeno finché la proposta della svampita Anna Faris (Will you poop on me?) non viene messa in atto. E' un mio limite, lo so, ma l'umorismo scatologico a base di scoregge e cacca (non merda, c'è differenza!!) non mi fa affatto ridere. Così come mi intristisce vedere Richard Gere e Uma Thurman nei ruoli più sputtananti della loro carriera, il primo nei panni del manager che si ritrova a dover combattere contro la stupidità degli adolescenti che vorrebbero scoparsi il primo IPod fatto come una donna vera e la seconda in quelli di un'imbarazzante Lois Lane stalkerata da Superman in quella che potrebbe essere la peggiore presa in giro di sempre del rapporto tra Batman e Robin. Per fortuna arrivano le meravigliose accoppiate Kieran Culkin/Emma Stone e Chloe Moretz/Christopher Mintz-Plasse a risollevare l'atmosfera con due simpatici sketch abbastanza piacevoli e originali... se non fosse che a dare il carico a coppe e affossare definitivamente Comic Movie ci pensano gli ultimi quattro cortometraggi, che meritano per questo un paragrafo a parte.


Happy Birthday vede il bellissimo Gerard Butler nei panni di un lepricauno. La cosa non fa ridere, il corto è di una deficienza rara e scommetto quel che volete che il doppiaggio italiano non riuscirà a riprodurre l'unico elemento piacevole, ovvero l'accento "oirish" del nanetto. Il finale poi è l'equivalente di una di quelle barzellette sporche e idiote che raccontano gli ultimi derelitti del pianeta quando al bar la conversazione langue, sul serio. Segue Truth or Dare, con un'imbarazzante Halle Berry alla quale dovrebbero venire frantumati i denti con l'immeritato Oscar vinto ormai troppi anni fa. L'apice del becerume viene toccato quando, nel corso delle sfide (di una deficienza incredibile su una scala da 0 a Zach Galifianakis in Una notte da leoni) tra lei e il tizio con cui ha un appuntamento al buio, la signora Berry prepara il guacamole con la tetta destra o decide di trasformarlo in un cinese. Mamma mia, le matte risate, guarda. Mel Brooks, prendi esempio e vergognati. Non bastasse questo capolavoro di umorismo, ecco arrivare l'insignificante Victory's Glory, che vorrebbe parodiare quei film dove la squadra composta da outsider vince la partita dopo un edificante discorso del coach e lo fa mettendo in bocca a quest'ultimo parolacce, banalità e incitazioni a percuotere col fallo gli avversari (sic). Ancora non vi basta? Credete davvero che nulla possa superare il cattivo gusto di vedere esplodere un uomo investito e poi immerso nelle sue feci? O, ingenue creature! Dopo i titoli di coda vi aspetta Beezel, un simpatico gatto animato gay e in odore di Troma che si sodomizza da solo con uno spolverino mentre guarda il suo padrone fare sesso con la fidanzata! Dov'è Fritz il gatto? Vatti a nascondere, cartonetto per educande!! E potrei continuare per ore, ma anche no.


Madonna quanto ho scritto. E ciò è male perché mi si dice che un bravo critico, cosa che effettivamente non sono, è in grado di condensare le sue opinioni in poche righe. Ok. Questo film è Lammerda©. Buono solo per lo spezzone con la Winslet e Jackman e per i due finti spot dal gusto assurdo che richiama molto quello de I Griffin, il resto non ha ragione di essere. Come ho detto, non fa ridere. E un film comico che non fa ridere, giusto per mettersi allo stesso livello di Comic Movie, è utile come un chiulo senza buco.

Ecco la fine che merita Comic Movie...
Di Griffin Dunne, regista del segmento “Veronica”, ho già parlato QUI, Elizabeth Banks, regista di Middleschool Date e co-protagonista dell'episodio Beezel nei panni di Amy, la trovate QUA e Brett Ratner, regista di Happy Birthday, è già stato nominato in questo post. Beezel invece è stato girato da James Gunn. Hugh Jackman (David), Kate Winslet (Beth), Liev Schreiber (Robert), Naomi Watts (Samantha), Kieran Culkin (Neil), Emma Stone (Veronica), Justin Long (finto Robin), Jason Sudeikis (falso Batman), Leslie Bibb (falsa Wonder Woman), Christopher Mintz-Plasse (Mikey), Chloe Grace Moretz (Amanda), Gerard Butler (i due lepricani), Sean William Scott (Brian), Halle Berry (Emily) e Terrence Howard (Coach Jackson) li trovate invece ai rispettivi link.

Peter Farrelly è il regista della “cornice” originale del film e degli episodi The Catch e Truth or Dare. Americano, ha diretto pellicole come Scemo & più scemo, Tutti pazzi per Mary, Io, me & Irene, Osmosis Jones e Amore a prima svista. Anche produttore, sceneggiatore e attore, ha 57 anni e in progetto il film Dumb and Dumber To, al momento in fase di pre-produzione.


Steven Brill è il regista della “cornice” del film e dell’episodio IBabe. Americano, ha diretto pellicole come Little Nicky – Un diavolo a Manhattan e Without a Paddle – Un tranquillo weekend di vacanza. Anche attore, sceneggiatore e produttore, ha 51 anni e un film in uscita.  


Steve Carr è il regista dell’episodio The Proposition. Americano, ha diretto film come Il dottor Dolittle 2 e L’asilo dei papà. Anche produttore, ha 51 anni e un film in uscita.


Anna Faris interpreta Vanessa. Americana, la ricordo per film come Scary Movie, Scary Movie 2, Lost in Translation, Scary Movie 3, I segreti di Brokeback Mountain, Scary Movie 4 e My Super Ex-Girlfriend, inoltre ha partecipato alla serie Friends. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 37 anni e un film in uscita.


Chris Pratt interpreta Jason. Americano, ha partecipato a film come Wanted - Scegli il tuo destino, Jennifer's Body, Zero Dark Thirty e alla serie The O.C. Ha 34 anni e quattro film in uscita tra cui Lego - The Movie e Guardians of the Galaxy.


Richard Gere (vero nome Richard Tiffany Gere) interpreta il capo nell'episodio IBabe. Americano, ex sex symbol degli anni '80/'90, lo ricordo per film come American Gigolo, Ufficiale e gentiluomo, Pretty Woman, Sommersby, Il primo cavaliere, The Jackal, Se scappi ti sposo, Autumn in New York, Il Dottor T & le donne, The Mothman Prophecies - Voci dall'ombra, Chicago Hachiko - Il tuo migliore amico. Anche produttore e regista, ha 64 anni e un film in uscita.


Uma Thurman (vero nome Uma Karuna Thurman) interpreta la finta Lois Lane. Qui parliamo di una delle muse di Tarantino nonché una delle mie attrici preferite, che ricordo per film come Le relazioni pericolose, Pulp Fiction, Batman & Robin, Gattaca - La porta dell'universo, I miserabili, The Avengers - Agenti speciali, Vatel, Kill Bill, Be Cool My Super Ex-Girlfriend. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 43 anni e quattro film in uscita tra cui Nynphomaniac, ma quello che stiamo aspettando tutti con ansia è Kill Bill 3, annunciato ma sempre rimandato!!


Will Graham e Rusty Cundieff sono altri due registi impelagati nel progetto di cui tuttavia non ho mai sentito parlare mentre James Duffy, regista di SuperHero Speed Dating, ha all’attivo solo il corto che lo ha ispirato, Robin’s Big Date. Un altro segmento tratto da un corto già esistente (Machine Child) è l’interessante Machine Kids, usato come una sorta di “pubblicità progresso” e diretto da Jonathan Van Tulleken, regista di alcuni episodi della serie Misfits. Passiamo ora agli altri attori più o meno famosi coinvolti nel progetto: nel corso del film troviamo Jack McBrayer, lo stagista della serie 30 Rock, la Veronica Mars Kristen Bell, la voce originale del griffiniano Joe, Patrick Warburton, la star della serie Jackass Johnny Knoxville, il comico inglese Stephen Merchant, quella vajassa di Snookie e il protagonista dei tre Transformer Josh Duhamel. Ci hanno invece visto lungo e hanno mandato al diavolo il progetto George Clooney (che avrebbe dovuto recitare nei panni di sé stesso), Colin Farrell (interpellato per il ruolo del leprecauno) e persino i campioni del cattivo gusto Ray Parker e Matt Stone, creatori di South Park, che avrebbero dovuto dirigere uno degli episodi. Ringraziate inoltre, per una volta, l’audience americana che ha bocciato durante un test screening l’episodio dove Anton Yelchin interpretava un necrofilo perché non voglio nemmeno sapere dove sarebbero andati a parare! Detto questo, non saprei cosa consigliarvi se vi fosse piaciuto Comic Movie. Forse un buon psichiatra? ENJOY!!

Se vuoi condividere l'articolo

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...