Niente può fermarla Perché scrivere è la sua missione E solo i libri possono indicarle la strada
Per Vani fare la ghostwriter è il lavoro ideale. Non solo perché così può scrivere nel chiuso della sua casa, in compagnia dei libri e lontano dal resto dell’umanità, per la quale non ha una grande simpatia. Ma soprattutto perché può sfruttare al meglio il suo dono di capire al volo le persone, di emulare i loro gesti, di anticipare i loro pensieri, di ricreare perfettamente il loro stile di scrittura. Una empatia innata da cui il suo datore di lavoro sa come trarre vantaggio. Lui sa che solo Vani è in grado di mettersi nei panni di uno dei più famosi autori viventi di thriller del mondo. E non importa se le chiede di scrivere una storia che nulla ha a che fare con i padri del genere giallo che lei adora, da Dashiell Hammett a Ian Fleming passando per Patricia Highsmith. Vani è comunque la migliore. Tanto che la polizia si è accorta delle sue doti intuitive e le ha chiesto di collaborare. E non con un commissario qualsiasi, bensì Berganza, la copia vivente dei protagonisti di Raymond Chandler: impermeabile beige e sigaretta sempre in bocca. Sono mesi ormai che i due fanno indagini a braccetto. Ma tra un interrogatorio e l’altro, tra un colpo di genio di Vani e l’altro qualcosa di più profondo li unisce. E ora non ci sono più scuse, non ci sono più ostacoli: l’amore può trionfare. O in qualunque modo Vani voglia chiamare quei crampi allo stomaco che sente ogni volta che sono insieme. Eppure la vita di una ghostwriter non ha nulla a che fare con un romanzo rosa, l’happy ending va conquistato, agognato, sospirato. Perché il nuovo caso su cui Vani si trova a lavorare è molto più personale di altri: qualcuno minaccia di morte Riccardo, il suo ex fidanzato. Andare oltre il suo astio per aiutarlo è difficile e proteggere la sua nuova relazione lo è ancora di più. Vani sta per scoprire che la mente umana ha abissi oscuri e che può tessere trame più ordite del più bravo degli scrittori.
Alice Basso è nata nel 1979 a Milano e ora vive in un ridente borgo medievale fuori Torino. Lavora in una casa editrice. Nel tempo libero finge di avere ancora vent'anni e canta in una band di rock acustico per cui scrive anche i testi delle canzoni. Suona il sassofono, ama disegnare, cucina male, guida ancora peggio e di sport nemmeno a parlarne.
La Lisbeth Salander de "noialtri" non si smentisce nemmeno stavolta, anzi, in questa nuova avventura della ghostwriter, c'è un qualcosa che la rende ancora più interessante: Vani è innamorata! Non aspettatevi però le farfalle allo stomaco, alla nostra eroina l'amore provoca crampi. Eh già! A lei il solo guardare o ascoltare il commissario Berganza, provoca degli spasmi dolorosi. Questo nuovo romanzo è un mix giallo-rosa che non perde in ironia e cinismo, piuttosto aggiunge coinvolgimento. La trama, come per ogni libro della Basso è, a mio avviso, secondaria, perché non è quello il punto di forza, ma tutto l'insieme. Un'autrice straordinaria che non si può dire solo che scrive bene, scrive magistralmente: non esistono punti morti, non esistono frasi inutili, non esistono personaggi poco interessanti. Sono follemente innamorata del suo stile, della cultura che traspare fra le righe, ma non è ostentata e, soprattutto amo il riferimento a tutti i libri gialli che vengono snocciolati pagina dopo pagina che mi danno sempre nuovi spunti di lettura. Alla prossima Vani!
Nuovo libro della ghostwriter Vani, nuovo centro pieno.
La vita personale della protagonista, dopo tre libri, si sta finalmente assestando: la neonata relazione con l'Ispettore Berganza procede a gonfie vele, ormai ha solidi appigli nella sua versione più giovane, Morgana, e in quella più anzana, Irma, che per lei sono quasi la madre e la sorella che non ha mai realmente avuto.
Però le sfere lavorative si intersecano anche più del solito: il caso su cui Berganza la coinvolge riguarda il suo ex, Riccardo, ora vittime di uno stalker che lo minaccia di morte. Proprio mentre Enrico, in una bruttissima situazione lavorativa, la assegna a fare la ghost writer di uno dei più celebri e finti successi editoriali globali del millennio, uno scrittore di thriller americani stereotipati e illeggibili, che però ogni volta diventano best sellers. Che conosce fin dall'infanzia Enrico, e che potrebbe salvargli la carriera firmando un contratto con la sua casa editrice. Se Vani riuscirà a non inimicarselo e a scrivere un bel libro.
Un bel libro, con un finale in crescendo che prima ci mostra l'evoluzione della vita della nostra protagonista cui abbiamo assistito dal primo libro a questo, e poi prima ci redime il terzo personaggio irritante della serie (dopo averne redenti già altri due nell'arco di queste 320 pagine), quindi piazza lì con finta noncuranza un cliffhanger da paura.
La nota positiva è che i libri si mantengono sullo stesso livello elevato, sempre capaci anche di far ridere come idioti. La nota negativa è che ci sarà da aspettare probabilmente un anno per il nuovo volume...
I libri di Alice Basso sono sempre carini e scorrevoli, ma, arrivati al 4° volume della serie, secondo me c'è un po' di stanchezza sia da parte dell'autrice che del lettore. Il romanzo segue un caso di stalking ai danni del perfido Riccardo , ma, dopo un depistaggio, il responsabile è chiaro persino a me che non azzecco mai il colpevole. Mi è piaciuto lo spazio dedicato alla sorella frivola di Vani che, da mero personaggio di contorno, qui acquisisce un certo spessore. Il colpo di scena finale? Perfetto lancio per il 5° volume della serie. Lo leggerò? Probabilmente sì perché mi sono affezionata ai personaggi, sperando di rinverdire i fasti del primo libro della Basso.
Come ogni buona recensione su un libro di Alice anche questa si apre con una premessa necessaria: non sarà una recensione normale, ma sicuramente mi partirà il delirio. Quindi non vi spaventate, state tranquilli, passa.
Ho letto questo libro in 24 ore, anche meno considerando qualche ora di sonno, quei 20 minuti per fare onore alla tagliatelle di Madre e, toh, una doccia. E come al solito la cara Alice (disgraziata, dove scappi, poi parliamo di quel finale....) ha saputo tenermi non solo incollata alle pagine, ma ad ogni singola parola che usciva dalla bocca di Vani, ad ogni più piccolo pensiero, perché oramai l'ho inquadrata: ti distrai un attimo e zac, la dottoressa Sarca ti caccia fuori l'intuizione geniale, la battuta esilarante, e tu ti ritrovi a fissare quella riga imbambolata.
Lo so, non ci state capendo niente, ma questo giro la colpa non è mia, ma di Alice, che ha messo su carta una storia di cui poco vi posso dire perché trattasi di un unico, grande, enorme, gigantesco, mastodontico (viva il dizionario dei sinonimi) spoiler. Se vi facessi una recensione normale il mood sarebbe questo: dunque all'inizio troviamo Vani che sta... ehm, non ve lo posso dire... perché la chiama Enrico mentre andava... non ve lo posso dire... . Insomma capito? Un caos totale, con un consumo di punti di sospensione non indifferente. Quindi sappiate una sola cosa: Silvana Sarca, detta Vani, ghostwriter di professione è finalmente felice. Ebbene si, Vani ha quadrato il cerchio e ora si può dire felice. E tu lettore, sei lì che la spii dalla tua posizione privilegiata e onnisciente e sei felice per lei! Oh ci voleva per Vani questo momento, anche perché naturalmente lei è felice a modo suo, mica in maniera scontata o comune. Non è una che sprizza gioia da tutti i pori, non disegna unicorni e cuoricini, non sospira davanti agli arcobaleni. No. Vani resta Vani, anfibi di ordinanza, unghie vola, e ciuffo di capelli davanti agli occhi, insomma il pacchetto resta invariato. Oserei dire per fortuna, perché come già detto in una precedente recensione (uh figo, mi sto auto citando.... emozione) a noi Vani piace così com'è. Qualcosa però da qualche giorno è cambiato nella sua vita, possiamo dirlo? Ha trovato l'altra metà della mela. Ma adesso stop, non vi dirò altro su di lei... non fate quelle facce, dovete leggerlo!
Ma non solo di cuore si parla. Perché nei libri di Alice non mancano il giallo e il giretto nel mondo dell'editoria. Il giallo in questo quarto libro è stato una chicca, anche perché riguarda quello stronzo stupidino di Riccardo. Ebbene si, dopo tre libri finalmente l'abbiamo trovato: lo stalker che vuole farlo fuori!! Aaahhh, la soddisfazione .... come? No niente, mi dico dalla regia che Berganza indaga, quindi questa pia persona invece di essere osannato tipo salvatore della patria verrà ricercato dalla polizia. Alice... mainagioia eh! Il giallo è molto coinvolgente soprattutto perché fino alla fine mica capisci chi è che vuole morto Riccardo e quindi sei lì che aspetti che a Vani venga l'intuizione (tanto lo sai che è a lei che deve venire l'intuizione), che si accorga del particolare che è sfuggito a tutti.
Puro intuito e spirito di osservazione Vani, ma in questo ormai quarto libro (come crescono in fretta...) vediamo in lei una crescita ulteriore. Non è solo la ragazza che potrebbe far impallidire Lisbeth Salander, mantiene intatti tutto il suo cinismo e la sua ironia ma iniziamo a scoprirla sempre di più come amica e sorella. Non è un cambiamento, è l'aggiunta di qualcosa in più.
Io non so come faccia Alice ad inventarsi ogni volta un libro che mi fa ridere sempre di più, che mi prende e mi cattura, che mi porta a finirlo sempre in meno tempo! Perché con i suoi romanzi è così, ti appassioni e non puoi metterli giù. E ora il solito problema... mi manca Vani! Come facciamo?? Alice #esciilquintolibro !!!!!
Dovete leggere i libri della Basso, DOVETE! È un dovere morale nei vostri confronti, dovete per forza regalarvi questa esperienza perché è raro trovare qualcosa di paragonabile anche solo lontanamente. Ma qui mi sento anche di dire che vanno letti in ordine di uscita e non così a caso. Perché se ci si butta solo su questo non si possono capire bene le implicazioni pregresse, né la natura dei personaggi, come purtroppo è capitato guardando in giro. E poi davvero si può partire dal quarto libro di una serie? Ma soprattutto siamo matti a rinunciare ai tre capolavori prima?
Basta tergiversare, vi parlo di questo ora. Vani, la nostra ghostwriter preferita (non diteglielo perché potrebbe offendersi), stavolta deve occuparsi di thriller, ma di quelli prevedibile e stereotipati che lei disprezza, per una nuova serie che deve salvare la poltrona a Enrico, il suo capo. Quindi nel libro c'è tutta la parte relativa alla costruzione di un thriller, con riferimenti vari tipici suoi, sempre apprezzati, e l'apporto purista di Berganza. Ora parliamo proprio del suo Romeo. Sì perché la relazione tra Vani e il commissario si è evoluta in qualcosa di unico, prezioso. Visti i soggetti non si accenna a nessuna farfalla nello stomaco, ma i crampi sono assicurati. E cosa c'è di male? Anzi, perché no? Perché non godersi il momento senza spaventarsi del futuro? Vani ragiona un po' come me sul cominciare i libri tanto attesi: la paura che poi tutto finisca la blocca, la spaventa, ma non per questo ci si deve trattenere, anzi bisogna godersi ogni momento. E in questo libro sono presenti diversi momenti che mi hanno fatto stare bene, e dire: "Oh, finalmente!". Gli innamorati hanno bisogno di privacy per molte più ragioni di quanto si creda. Il sesso non è la più sconcia delle cose che non vanno fatte in pubblico. Ci sono gli sguardi e i sorrisi, le parole in codice, i giochi, le carezze a tempo perso: tutta roba che, a vederla da fuori, ottiene l’unico e immancabile risultato di farti sembrare un cretino. Altra cosa importante è l'accettazione degli affetti. Vani si rende conto di tenere a qualcuno, con tutte le conseguenze che ne derivano. Ho amato molto in particolare il recupero del rapporto con Lara, sua sorella. Un venirsi incontro reciproco che migliora la vita di tutti. Ma ho adorato pure la famiglia che si è scelta e la scena finale del concerto mi ha quasi commossa (non diteglielo però!). ... continua sul blog
Alice Basso, nota traduttrice, sa usare le parole molto bene e non a caso la protagonista di questo suo romanzo è la ghostwriter Vani Sarca, per la quale le persone sono come i libri che sa leggere come nessun altro. Proprio grazie a questa capacità di entrare nella testa degli altri, riesce a capire e trovare la soluzione a molti casi ed è in grado di risolvere vari misteri. In un saliscendi di episodi e fatti che si susseguono, Alice Basso riesce, con grande bravura e intelligenza, a raccontare una storia ricca di citazioni letterarie, condita da un pizzico di ironia e amore. Alice Basso conquista, non solo come traduttrice, ma anche come scrittrice dalla scrittura fluida e piacevole.
Leggere La scrittrice del mistero è come tornare a casa dopo una vacanza. Familiare, confortevole, ma allo stesso tempo diverso. Vani è cambiata rispetto a quando l’abbiamo conosciuta, mentre sotto alcuni punti di vista è rimasta sempre la stessa.
Questo romanzo comincia esattamente da dove si è concluso il precedente, lei ha scelto Berganza a Riccardo e ora il commissario e la scrittrice devono imparare a muovere i primi passi come coppia. Tra i due c’è stata sempre chimica, ma finalmente vediamo la loro connessione trasformarsi in qualcosa di più. La sua vita privata però non ha mai la precedenza e, infatti, tra un nuovo romanzo da scrivere per un autore di Thriller e una indagine che riguarda Riccardo, il suo ex fidanzato, minacciato di morte da qualcuno che sorprendente non è lei, Vani si ritroverà un’altra volta a dover entrare nella mente di chi la circonda per risolvere e creare lei stessa misteri.
In questo libro la nostra amata protagonista deve imparare a conoscere sé stessa. I crampi allo stomaco quando tra lei e Berganza va tutto per il verso giusto, la sua abituale solitudine che viene soppiantata dalla presenza della famiglia che si è scelta, sua sorella che per la prima volta sembra darle retta, sono solo alcuni dei cambiamenti più importanti della sua vita.Ancora una volta la narrazione del presente si accompagna a flashback che ci fanno capire meglio sia Vani che sua sorella. Il carattere duro e cinico della scrittrice viene messo continuamente a dura prova e, non per la prima volta, sembra cedere lasciando per un po’ il posto a qualcosa di diverso.
Leggendo questo romanzo ho riso tantissimo, ho trovato nuove citazioni che userò nel quotidiano (“La ucciderò a colpi di dizionario nelle tempie”, “È una deiezione canina sotto la scarpa dell’universo”) e mi sono emozionata nel vedere Vani veramente felice.
Il mistero da risolvere è diverso dai precedenti e forse meno spaventoso e pericoloso, però sempre interessante. Le capacità empatiche della protagonista saranno ancora una volta l’elemento essenziale per la risoluzione del caso, così come saranno fondamentali per il nuovo lavoro proposto dal suo capo.
I libri di Alice Basso si leggono ad una velocità incredibile perché non si riesce a fare altro finché la storia non si è conclusa. Il problema però è che bisogna attendere un anno per il successivo. Io sin da quando ho letto il primo sostengo che dovrebbe uscirne uno al mese, è una necessità, un bisogno indispensabile alla mia salute psicofisica.
Dovete assolutamente leggere questo libro e anche i precedenti se ancora non lo avete fatto. A mio parere è la migliore serie italiana in circolazione e non potete perdervela.
Ormai Alice Basso è una certezza, e questo libro ne è stato l’ennesima conferma.
Quarto romanzo della serie, in questo romanzo Vani si ritrova a dover affrontare la stesura di un romanzo giallo sì, ma uno di quei gialli pieni di stereotipi e sciocchezze che non stanno né in cielo né in terra, e allo stesso tempo si trova ad avere a che fare con Riccardo Randi, il suo ex, che le chiede aiuto per un caso di stalking abbastanza macabro: un caso abbastanza interessante, ma un po’ prevedibile. Tutto ciò si va ad unire al fatto che Vani deve destreggiarsi anche nella storia appena nata con il Commissario Berganza. E finalmente! dico io, ma soprattutto: e che relazione! Assieme sono fantastici, la loro relazione è unica e davvero preziosa, di quelle che sono il sogno per tutti. Sono una coppia molto dolce, la cui relazione è fatta di sguardi, sorrisi e carezze. E proprio le relazioni di Vani sono quello che mi è piaciuto di più dell’intero romanzo, in quanto hanno mostrato una grandissima crescita della protagonista, in quanto finalmente è in grado di accettare gli affetti degli altri, riuscendo a riconoscere di avere una famiglia molto allargata, ma comunque fantastica.
L’unica pecca del libro? L’ultima frase. Ed è una pecca più che altro perché ti fa dire quando posso avere il prossimo volume?
Premetto che ho amato questo libro al pari dei precedenti. Sì, mi è piaciuto da matti. Ma avendoli letti tutti di fila, l’impressione che mi ha dato questo è che – anche se non mancano imprevisti e colpi di scena – sia meno movimentato e più introspettivo, più sentimentale, se vogliamo, non solo perché si dà (giustamente) più spazio alla relazione di Vani e Berganza, ma anche per Morgana, per Lara, per Riccardo… ma non è mica una critica, anzi. È solo la mia constatazione. Mi piace come Vani si sia evoluta, anche tutti gli sprazzi di sentimenti che ci offre ora e che, invece, all’inizio della saga le avrebbero fatto venire un’orticaria fulminante e qui solo una colite. Mi piace, quando un personaggio cresce senza tradire se stesso e l’autrice ha fatto un buon lavoro. Ho persino riso più del solito, perché certi pezzi d’ironia sono impagabili. Ho divorato questo libro in un giorno solo, mi è piaciuto dall’inizio alla fine, persino per le scelte riguardanti Riccardo di cui ho dissertato con affetto in ogni libro precedente. Mi chiedo come farò adesso ad aspettare il prossimo volume, perché mi sento già in crisi d’astinenza da Vani. Signora autrice, se mai leggerà questo commento insensato (ma fatto di cuore): ha tutta la mia stima e la mia ammirazione, pertanto la prego... Produca presto il seguito, che non è giusto lasciarci in questo modo a macerare!
Altra avventura di Vani. La quarta. E qualcosa - per me - non ha funzionato alla perfezione. La trama gialla non sempre è risultata fluida e accattivante, ho trovato parecchi concetti ripetuti e le vicende sentimentali (ah, l’amore!) e familiari dei vari protagonisti si insinuano fortemente nel racconto, spesso spezzandolo, facendo risultare alcuni di loro decisamente sottotono.
E fino a qui niente di che, avrei dato tre stelle.
Se non che... il finale (wow! che soddisfazione!), in parte sibillino, eh!... mi ha fatto decidere per una valutazione leggermente superiore. Una sorta di premio, perché in questa storia, nonostante tutto, si ritrovano a convivere alla grande ironia e intelligenza. Oltre a un forte senso di solidarietà e rispetto nei confronti dei più fragili.
Spero solo di ritrovare nel prossimo capitolo della serie la stessa verve dei primi.
“La scrittrice del mistero” è il quarto volume della serie dedicata a Vani Sarca nata dal genio di Alice Basso e pubblicata da Garzanti. Uscito il 26 aprile è già finito nello scaffale dei libri letti, con una maratona di lettura che si è conclusa solo quando sono arrivata sconvolta all’ultima riga. La Basso riesce sempre a colpire nel segno, e ad alzare l’asticella ad ogni volume. E ora, non mi aspetta che mettermi seduta e aspettare l’ultimo volume. #TeamBerganza
A volte quando so che amo la persona oltre la facciata di scrittore e intellettuale, quando ho conosciuto e intavolato conversazioni più meno intelligenti (con più o meno cibo e alcool coinvolti) mi sembra impossibile essere neutrale. Quanto la stima influenza la mia lettura? Quanto finisco per essere catapultata in quel mondo magico che mette insieme e io ne sono completamente innamorata? Non è facile, eppure allo stesso tempo mi rendo conto di approcciarmi alla storia con più timore e con delle aspettative altissime. Ho iniziato l’ultimo libro della Basso con un vago senso di timore reverenziale e la convinzione che niente potesse farmi cambiare idea... e in effetti così è stato. La scrittura spedita della Basso, unita ad un intreccio ben congeniato che mi ha lasciato con il fiato sospeso fino alla fine quando ho girato l’ultima pagina e ho iniziato ad urlare con la voglia di averne ancora. D’altronde ad un volume alla fine della serie la tensione alle stelle, soprattutto per gli sviluppi che si succedono in questa storia. Vani Sarca è una ghostwriter ma è prima di tutto una donna, un po’ misogina e sicuramente abituata a coltivare strenuamente la sua solitudine e la sua indipendenza. Isolata nella sua torre di carta, Vani si mette in gioco, ma soprattutto deve fare i conti con una felicità imprevista, quasi sconosciuta, e mai inseguita. Non è facile certo mettere in comune due persone da sempre dotate di un certo senso pratico, di una voglia sconfinata di giustizia, e con un umorismo e un intuito formidabile. Come si fanno a nascondere i pensieri quando sono cristallini per chi ci osserva davvero? Eppure Vani non rifugge ad un sentimento che si propaga con la forza dei crampi ed è disposta a preservarlo con le unghie e con i denti anche quando sulla scena si affacciano vecchi pretendenti e nuovi incarichi. Il giallo e il mistero sembrano il pane quotidiano sia del commissario Berganza e la Sarca, che in una rincorsa tra un’intimità crescente e l’obiettività di mantenere una certa autorevolezza, cercano di non lasciarsi ingannare dalla loro voglia di felicità. Berganza, dall’impermeabile beige, i modi sicuri, la sigaretta tra le labbra, che fa tanto anni venti, resta l’inquadratura memorabile ogni volta che entra in scena, che sa conservare la sua invisibilità nei momenti di tensione, salvo poi intervenire per smorzarla e caricare il mondo della sua forza. Ma d’altronde le sue battute sono sempre quelle che danno la svolta, che imbastiscono i momenti più incredibili. Se Vani è la motrice, Berganza è l’olio che facilita il movimento, con un rodaggio che ha solo bisogno di realizzarsi. Ma non sono soli in questo capitolo, perché al contempo scopriamo la storia di Lara, la sorellina minore di Vani, che non solo si metterà a nudo, ma avrà bisogno di tutto il sostegno di Vani che quanto a organizzazione, è una stratega nata. Ogni avvenimento è necessario per disegnare un quadro completo, una riflessione che supera la pagina e arriva al lettore. Quanto siamo capaci di dare una seconda possibilità? C’è redenzione, quando ci si accorge degli errori commessi? Riusciamo a superare i nostri beceri egoismi? La famiglia, che da un certo punto di vista è capace di ferirci in maniera fortissima, dall’altro lato è fondamentale per disegnare il nostro porto sicuro. Quanto siamo disposti a rischiare per tentare di costruire rapporti che hanno un senso? Meglio una gioia oggi e un pianto domani, o un rimpianto che potrebbe bruciare per tutta la vita? La Basso, tra le righe lancia domande, a cui Vani, cerca, inconsapevolmente di dare una risposta.
Il particolare da non dimenticare? Una scatola di latta del the...
Una storia intrecciata dal genio della Basso, che riesce a provocare crampi, far sospirare e tenere in tensione ad ogni pagina letta, senza dimenticare i momenti comici in cui cadere con gioia. Perché in fondo non c’è pace per Vani Sarca. Buona lettura guys!
Dopo aver aspettato per mesi “La scrittrice del mistero” di Alice Basso (Garzanti), il nuovo libro della serie che ha come protagonista Vani Sarca, una persona sana di mente normale cosa avrebbe fatto? Se lo sarebbe centellinato, avrebbe avuto la lungimiranza di gustarselo con calma, non dico per mesi ma almeno per giorni… e invece niente.
Una volta cominciato, sono andata avanti fino alla fine, con una paresi facciale che mi costerà nuove rughe (non scherzo, ho dovuto massaggiare la mascella perché ho letto con un sorriso costantemente stampato in faccia. Ripeto, non scherzo), e adesso mi ritrovo con la stessa smania che ho avuto al termine di “Non ditelo allo scrittore“: quindi, Alice, a quando il quinto libro?
Se non conoscete Vani Sarca, la ghostwriter dark, ironica e incredibilmente sagace, nata dalla penna unica e inconfondibile di Alice Basso non avete idea di quello che vi state perdendo. Siete sempre in tempo per rimediare, i libri per fortuna non scadono, quindi su, andate in libreria o ordinate online il primo della serie. Poi sarà un attimo diventarne dipendenti.
Per chi invece ha seguito il percorso di Vani fino a qui, che dire? “La scrittrice del mistero” è un libro ricco di tante storie, pregno di sottotesto, di emozioni. C’è, come al solito, un libro da scrivere, un mistero da risolvere e, cosa più importante, l’amore con cui fare i conti. L’amore a tutto tondo, in realtà, quello appena nato, quello adolescenziale, quello che si incrina, ma anche quello malato.
Vogliamo parlare del commissario Berganza? Vogliamo davvero farlo o ci limitiamo a sospirare e a capire perfettamente i crampi allo stomaco di Vani?
Questo romanzo è sicuramente il migliore della serie fino ad ora, anche se a circa 3/4 sono riuscita a capire chi fosse il colpevole. Ma il finale...il colpo di scena finale....mi ha lasciata in sospeso e nel dilemma: leggo subito il romanzo successivo per sapere cosa succede...ma che io sappia al momento è l'ultimo di questa serie...oppure diluisco il piacere di ritrovare questi personaggi e affronto prima un'altra lettura?
Per Vani fare la ghostwriter è il lavoro ideale. Non solo perché così può scrivere nel chiuso della sua casa, in compagnia dei libri e lontana dal resto dell'umanità, per la quale non ha grande simpatia. Ma soprattutto perché può sfruttare al meglio il suo dono di capire al volo le persone, di emulare i loro gesti, di anticipare i loro pensieri, di ricreare perfettamente il loro stile di scrittura. Una empatia innata da cui il suo datore di lavoro sa come trarre vantaggio. Lui sa che solo Vani è in grado di mettersi nei panni di uno dei più famosi autori viventi di thriller al mondo. Vani è la migliore tanto che la polizia si è accorta delle sue doti intuitive e le ha chiesto di collaborare. E non con un commissario qualsiasi, bensì Berganza, la copia vivente dei protagonisti di Raymond Chandler. E tra un'indagine e l'altra qualcosa di più profondo li unisce. Il nuovo caso su cui si trovano a lavorare è molto più personale: qualcuno minaccia di morte Riccardo, l'ex fidanzato di Vani. Andare oltre il suo astio per aiutarlo è difficile... Quarto libro della serie che ha come protagonista la ghostwriter più amata di sempre. Ritroviamo tutti i personaggi dei romanzi precedenti, alcuni dei quali li conosceremo in maniera più approfondita come Lara, la bellissima sorella di Vani. Nei romanzi precedenti avevo sempre avuto la certezza che le due sorelle si sopportassero a malapena, ma in questo ci troviamo di fronte ad una Vani che, seppure cercando di mantenere intatta la sua fama di "sociopatica che odia l'umanità compresa (anzi forse più di tutti) la sua famiglia", è sempre stata dietro la sua svampita sorella, è sempre stata lì pronta ad aiutarla, senza dare troppo nell'occhio, e a cercare di risparmiarle dolore ed umiliazioni. In questo romanzo il legame tra le sorelle viene recuperato e si fortifica. Poi abbiamo Berganza, come non amarlo! Il suo fascino è sempre stato nei suoi silenzi carichi di significato ma qui in più di un'occasione lo vediamo parlare più del solito e non solo con la sua amata Vani ma anche con l'ex di lei, Riccardo Randi, minacciato di morte.
"(Randi) Sa qual è il problema peggiore del crimine? O della violenza, insomma, del male in generale...e le parlo da commissario (...) Il male che giustifica il male. Se qualcuno ti fa del male, ti senti autorizzato a farne anche tu, a quella stessa persona o anche a terze, perché in fondo l'hai già visto fare a qualcun altro e quindi, pensi, non può essere così grave. (...) E succede a tutti i livelli sa. (...) Ma è nelle cose piccole, nel piccolo schifo quotidiano, che il contagio è più implacabile: nel tizio che froda il fisco perché il vicino gli ha detto che lui lo fa e tanto non gli succede niente; nell'impiegato che si prende i meriti dello stagista perché quando era in prova lui anche i suoi supervisori l'hanno umiliato e sfruttato, (...) Mica devono essere per forza delitti di sangue: spesso sono solo minuscole meschinità: Una catena quotidiana di piccoli squallori che con l'esempio reciproco tutti ci autorizziamo a vicenda a compiere (...)"
Insomma Berganza è una "brava persona" e sarà forse la sua vicinanza che rende la nostra Vani un filino meno cinica, un po' più felice. Questa storia d'amore fa bene a Vani tranne che al suo stomaco che si contorce in preda ai crampi tanto più lei è felice. E che anche Vani sia una "brava persona" è chiaro dal suo atteggiamento verso un impaurito Riccardo, vittima di uno stalker, dal suo superare l'astio che ha verso di lui per aiutarlo, dal suo non "ucciderlo" nonostante Riccardo interrompa con una telefonata il primo vero appuntamento tra lei e Berganza. Tra citazioni letterarie e l'ironia di vani e del commissario il romanzo scorre che è una bellezza. La fine arriva sempre troppo presto (e che fine!) quando leggo un romanzo di Alice Basso e sarà dura aspettare il prossimo. Impossibile non consigliare la lettura dell'intera serie che ha come protagonista Vani Sarca.
« Questa volta ripartiamo esattamente da dove ci eravamo lasciati... e non ve lo posso dire! Questo romanzo è un autentico campo minato di spoiler, ve l'assicuro. E non esiste qualcosa di più complesso per quanti sono chiamati a parlarvi di un libro se di questo, in realtà, si possa effettivamente dire molto poco. Quindi, circumnavigando la questione, ci troviamo davanti ad una Vani Sarca ironica e sarcastica, ma sorprendentemente felice. Alle prese, in effetti, con costanti crampi particolarmente fastidiosi, ma che lasciano scoperti cuore e nervi, creando un livello di immedesimazione pressochè totale. Come è ovvio, d'altronde, che anche in questo quarto capitolo non mancheranno le difficoltà, l'inacidito zampino di un beffardo destino e qualche inevitabile rottura di palle! »
And again, maybe 5 stars are a little bit too much, but maybe not. I enjoy this series so much! And I love all of it. The story, and this one was a little bit darker than the other books, the setting, I have to love a book in which you can really feel to be in Turin. And I loved the characters, all of them, even Enrico. Vani and Berganza are great, I love how they work together, and also how they are as a romantic couple, they are so sweet in their own way! And I loved that I found the time to read this book in one sit. Totally loved it!
Vani è sempre Vani... Anche se, ora che è innamorata, si sta addolcendo un po'. Adoro questa serie! Il libro mi è piaciuto così tanto che non riesco a trovare le parole giuste per descriverlo. Resto in attesa del successivo, anche se so già che prima della prossima volta non se ne parla.
Alice Basso, veniamo a noi! La mia primissima recensione, che recensione non era ovviamente, ma solo un’accozzaglia di pensieri deliranti sui primi due libri di quest’autrice che non conoscevo ma che divorai nel giro di pochissimi giorni, nasceva dall’esigenza di comunicare ai miei amici di Fb quanto avessi adorato la penna di questa autrice, il suo stile, disincantato, ironico, spavaldo, sarcastico, la sua protagonista Vani Sarca ed il “suo” commissario Berganza. Una lettura cominciata per caso, d’estate sulla spiaggia, attratta dalla copertina e dalla trama che si svolgeva in una casa editrice, la lettura è continuata e si è svolta in 4 libri, sempre più articolati, avvincenti, ma con la certezza di ritrovare una di famiglia, una che hai frequentato per un po’, che non vedi da tempo, ma che quando la rincontri sembra che il tempo si sia fermato su ricordi indelebili. In questo libro c’è tutto: una bellissima copertina, la mia preferita tra le quattro, una storia d’amore corrisposta e bramata, un Berganza in gran forma, che finalmente si sbottona un po’ di più ed addirittura si lascia andare anche a qualche effusione e qualche frase più articolata dei suoi silenzi, una Vani sempre più tosta e piacevole. L’autrice ci aveva lasciato nel suo precedente libro con la sua Vani Sarca, una ghostwriter di professione e di vocazione che, dopo mesi di tentennamenti, si decide e si dichiara al Commissario, lasciandoci tutti sul filo del rasoio! Inutile dire che questo anno di attesa è stato lunghissimo e sofferto, ma ne è valsa, come sempre, la pena!
Sono confusa. Io odio essere confusa. Sono confusa perché c’è qualcosa, in fondo alle mie viscere, che suppura e si agita e mi turba profondamente. Io odio essere turbata. E odio odiare così tanto essere confusa e turbata. Vorrei che tutto mi scivolasse addosso. Una volta mi veniva meglio. Ma le cose ti scivolano addosso quando puoi permetterti di non prenderle sul personale.
Chi conosce Alice Basso e Vani Sarca sa che i romanzi ruotano attorno a dei casi che rimbalzano tra la casa editrice L’edera dove lavora Vani, accanto al suo opprimente ed insopportabile capo, Enrico Fuschi, ed il Commissariato di polizia, dove lavora Berganza, e con cui lei collabora, mettendo a disposizione la sua dote di entrare nelle menti altrui e carpirne pensieri e segreti, per venire a capo di casi difficili. In questo ultimo caso non c’è un delitto vero e proprio, ma delle minacce di morte subite niente di meno che dall’affascinante, ed anche stronzissimo, ex di Vani, lo scrittore Riccardo Randi che, non sapendo proprio a chi rivolgersi per risolvere il caso, a chi penserà bene di rivolgersi? Ovviamente, al nostro Berganza che, anche in questa circostanza, dimostrerà professionalità, senso pratico e grande maturità, e si farà aiutare, come sempre finora, dalla sua più sveglia e capace collaboratrice esterna, Vani.
I gesti del commissario sono come le parole che inventava Lewis Carrol: uno solo ne contiene una decina.
Chi mi ha deluso, invece, è proprio Riccardo. Va bene una maturazione del personaggio, un cambiamento dovuto ad un evento, una delusione, un obiettivo, ma lui è un po’ troppo: da stronzo e affascinante che era mi è diventato uno smidollato senza spina dorsale. Ci credo che Vani sia allibita, scioccata da tutto questo zuccheroso cambiamento! Ha fatto venire il diabete anche a me!
Madonna ‘ste atmosfere da finale di stagione. Quasi lo preferivo prima, quando era uno stronzo opportunista. Almeno era divertente.
Vani, che in questo quarto libro deve occuparsi di scrivere un thriller per un autore di grido, che vende milioni di copie, ma di cui sia lei che Berganza, veri estimatori del genere, non amano per niente i libri, non mi ha deluso per niente, anzi. Ho trovato una Sarca che soffre un po’ di mal di stomaco, più precisamente di crampi, perché se le persone normali quando sono innamorate e felici sentono le farfalle nella pancia, lei doveva distinguersi anche in questo e vivere la felicità piegata in due dai crampi. Ho trovato una Sarca forse più umana, ed un pizzico più legata alla sua famiglia di origine, ma sempre una Sarca di cui si continua a sottolineare “la presunzione e lo snobismo intellettuale”, con mio sommo piacere! Non capisco cosa ci sia di sbagliato nell’essere presuntuosi in un campo che è il tuo, se ti sei impegnata tutta la vita per dare il massimo in un settore e soprattutto se sei riuscita a fare di una tua passione, la tua professione! Di Vani mi piace proprio il suo snobismo intellettuale, il suo fregarsene dei giudizi, la sua capacità di sparire dietro ad altri autori, ma restare sempre se stessa e soprattutto fedele a se stessa. Vani sa chi è e si piace. Fa delle scelte perché rispecchiano se stessa e quando non fa delle scelte, è solo perché continua ad essere se stessa. Se ne sta distante da tutti non perché sia una sociopatica, una depressa o una possibile serial killer, lei sta da sola perché ama circondarsi solo da un preciso tipo di persone, come Morgana e Berganza, ed è riuscita, dopo varie prove nella vita, a fare quello che tutti dovrebbero fare per vivere meglio: scegliere le persone con cui sopravvivere. Quello che è mancato un po’ in questo volume, per ovvie ragioni, è quel punzecchiarsi continuo tra lei e il Commissario, quel riuscire a leggere nella mente di tutti, tranne che nei gesti, così chiari al lettore, ma così incomprensibili alla sua capacità di trarre delle conclusioni. In compenso il loro rapporto, divenuto finalmente una relazione, ci ha regalato momenti delicati e dolcissimi, uno scambio di sguardi che varrà sempre più di mille parole, messe una accanto all’altra, ma anche tante parole che varranno sempre più di mille sguardi:
Io che non parlo mai con nessuno e il commissario che non parla mai e basta, stasera parliamo, parliamo e parliamo, intenti e appassionati e affascinati l’uno dall’altra. A un certo punto ci accorgiamo che si è fatta notte fonda e perciò torniamo a letto, insieme, e stiamo così d’incanto da trovare superflue le parole, almeno per un po’. Poi a poco a poco le parole tornano, e continuano ancora e ancora, sommesse e leggere, fino a quando il commissario s’addormenta.
Che dire? Alice Basso è sempre una garanzia, e se ogni volta i libri sono così belli e scritti bene e divertenti e profondi, di certo non ci lamentiamo dell’attesa, anzi, la invitiamo a scrivere, scrivere e scrivere velocemente! È un tipo di scrittura, veloce, intelligente, articolata, anche arzigogolata a volte, ma comunque chiara e pertinente e coerente. Io ho proprio un’adorazione nei confronti di Vani e del suo modo di (non) esporsi al mondo, e sì continuerò ad aspettare questo quinto ed ultimo capitolo di una storia che mi appassiona sempre più! E poi il quarto si è concluso con un nuovo caso che inizia, quindi, impossibile non attendere con ansia il seguito!
Ok, d'accordo, è ormai palese che i romanzi di questa serie partano con un vantaggio non trascurabile rispetto a tutti gli altri (ero euforica sin dalle prime pagine, non vedevo l'ora di averlo tra le mani), ma l'incredibile è che riescono sempre a rispondere alle aspettative, se non a superarle! Ormai Vani Sarca è di casa, lei, Irma, Morgana, Riccardo e, last but not least, il mio Romeo commissario Berganza. È una risata ad ogni battuta, un'esultanza ad ogni scena eclatante (prendete quella del discorso del testimone di nozze: FA-VO-LO-SA!), un sussulto ad ogni sorpresa. Senza dimenticare l'infinita marea di riferimenti letterari, di quelli che solo i veri intenditori possono cogliere, i quali non hanno fatto altro che confermare il mio essere in sintonia con la protagonista, dandomi l'impressione di trovarmi faccia a faccia con il mio alter ego.
"Io l'ho sempre detto che tenere a qualcosa è una grandissima fregatura."
"La vita è una performance mediatica molto scadente: ad altissima definizione audio-video, ma con una pessima sceneggiatura."