Torna, a fatica causa mancanza atavica di tempo, il Bollalmanacco On Demand! Lo fa alla grande, accontentando finalmente l'amico Toto (proprio in occasione del suo compleanno) con un capolavoro di Blake Edwards, S.O.B., da lui diretto e sceneggiato nel 1981. Il prossimo film On Demand sarà Il club delle prime mogli. ENJOY!
Trama: un produttore abbattuto dall'insuccesso della sua ultima fatica cinematografica ha all'improvviso un illuminazione e decide di stravolgere interamente l'opera trasformandola in una storia a base di sesso e perversioni...
Le pellicole che, nel corso del tempo, hanno cercato di appannare un po' lo splendore di Hollywood, tirando fuori tutte le magagne di quella che è più una fabbrica di soldi che di sogni, sono tante quante le stelle in cielo e spaziano in vari registri, dal drammatico, all'horror, alla commedia. In quest'ultima categoria rientra S.O.B., che mette alla berlina i meccanismi hollywoodiani legati alla produzione e distribuzione di un film, con particolare attenzione a tutte le beghe legali e i cavilli che decretano la "proprietà" di una determinata opera e anche al compiacimento del pubblico, somma e volubile divinità dai gusti indiscutibili oggi come allora. In trent'anni quest'ultimo aspetto non è cambiato molto, lo dimostrano le petizioni volute dai fanZ per togliere dal canon l'ultimo episodio di Star Wars oppure il calcio in culo dato a Kevin Spacey per questioni più economiche/d'immagine che di reale preoccupazione per le sue vittime, e ciò rende S.O.B. un film senza tempo, invecchiato alla perfezione. Ho scritto all'inizio che S.O.B. è una commedia ma forse sarebbe meglio definirlo una tragicommedia, permeata da un umorismo nero che si affaccia fin dalle prime sequenze, dove un uomo (che si scoprirà poi essere un grande attore quasi dimenticato) muore sulla spiaggia nell'indifferenza generale, almeno finché la gente comincia ad accorgersi del suo cane disperato; l'attore in questione diventa così l'emblema di una macchina economica che mastica e sputa chi è tanto (s)fortunato da finire nei suoi ingranaggi, dove tutti sgomitano per avere un minimo di attenzione senza preoccuparsi troppo del prossimo e dove ognuno deve pensare non solo al proprio godimento ma anche e soprattutto a parare le proprie chiappe nella previsione di tempi bui. La follia di Felix, produttore messo in ginocchio dall'insuccesso commerciale del suo ultimo film, è quella di un uomo che si dibatte per non annegare e che sceglie di mettere in gioco tutto per compiacere il pubblico, dalla moglie simbolo di innocente purezza ai soldi, fino ad arrivare alla vita ("Forse così il film venderà di più!"), sfruttando nel più paradossale dei modi dinamiche realmente esistenti: non vorrei sempre mettere in mezzo il povero Kevin Spacey ma quanti spettatori "non cinefili" sarebbero andati a vedere l'ultimo film di Ridley Scott se non fossero stati incuriositi dal caso che gli è stato montato sopra? Appunto.
Nel dipingere questa critica corrosiva verso il sistema Hollywoodiano Blake Edwards va ben oltre la mera presa in giro impersonale e ci mette del suo, soprattutto dal punto di vista autobiografico, arrivando persino a scegliere la moglie Julie Andrews per il ruolo di Sally Miles, protagonista del film di Felix nonché moglie in procinto di chiedere il divorzio. In questo caso, personaggio e attrice reale si sovrappongono in quanto anche Sally è considerata da tutti il simbolo immacolato del cinema per famiglie e l'idea di vederla mostrare il seno in un film a sfondo sessuale è la provocazione massima sia di Felix che dello stesso Edwards (dev'essere stato un tale shock all'epoca che persino Seth MacFarlane ha ricordato la visione di "Mary Poppins con le tette al vento" in un episodio de I Griffin). E' esilarante vedere il numero musicale che apre entrambi i film, uno zuccheroso sogno disneyano in cui la protagonista si ritrova in un mondo da fiaba, venire completamente stravolto e trasformato in un incubo a base di simboli fallici e diavoli infoiati, una sequenza che Sally riesce ad affrontare solo perché completamente in botta ed è effettivamente sconvolgente l'immagine di Mary Poppins che si "abbassa" al livello delle altre signorine (e signorini) compiacenti che popolano le ville hollywoodiane, all'interno delle quali sesso, droga e alcool diventano allegre monete di scambio e veicolo di favori reciproci. Nonostante tutta la depravazione che viene mostrata nel film, tuttavia, Edwards riesce a non essere mai volgare e a diventare persino poetico sul finale, dove le Standard Operational Bullshit del titolo originale vengono smascherate da tre adorabili cialtroni ubriachi (William Holden, Robert Preston e Robert Webber, semplicemente favolosi), gli unici ad avere davvero a cuore Felix come amico e persona; l'amara conclusione di S.O.B. è l'affermazione dello spettacolo che deve continuare, della realtà che si fa essa stessa spettacolo e viene scandita da riti sempre più vuoti, per il mero gusto del gossip e di una celebrazione ipocrita dei cosiddetti "grandi nomi", dove tutti vissero felici e contenti come in una fiaba e zeppi di soldi e premi Oscar... almeno fino al prossimo film o al prossimo scandalo, ovviamente.
Del regista e sceneggiatore Blake Edwards ho già parlato QUI. Julie Andrews (Sally Miles), William Holden (Tim Culley), Marisa Berenson (Mavis), Shelley Winters (Eva Brown) e Rosanna Arquette (Babs) li trovate invece ai rispettivi link.
Larry Hagman interpreta Dick Benson. Meglio conosciuto come J. R. Ewing della soap Dallas, ha partecipato a film come Superman, Gli intrighi del potere - Nixon e ad altre serie quali Strega per amore, Nip/Tuck e Desperate Housewives. Come doppiatore ha invece lavorato in un episodio de I Simpson. Anche produttore e regista, è morto nel 2012 all'età di 81 anni.
Robert Loggia interpreta Herb Maskowitz. Americano, ha partecipato a film come Lassù qualcuno mi ama, La più grande storia mai raccontata, Porgi l'altra guancia, La vendetta della Pantera Rosa, Piedone d'Egitto, Ufficiale e gentiluomo, Sulle orme della Pantera Rosa, Psycho II, Pantera Rosa - Il mistero Clouseau, Scarface, L'onore dei Prizzi, Doppio taglio, Over the Top, Su e giù per i Caraibi, Big, Bella, bionda... e dice sempre sì, Amore all'ultimo morso, Independence Day, Strade perdute, Independence Day - Rigenerazione e a serie quali Alfred Hitchcock presenta, Il tenente Kojak, Colombo, Wonder Woman, La donna bionica, L'uomo da sei milioni di dollari, Starsky & Hutch, Charlie's Angels, Fantasilandia, La signora in giallo, Magnum P.I., Pandora's Clock: La Terra è in pericolo, Oltre i limiti, Dharma & Greg, Malcom, I Soprano e Monk; come doppiatore ha lavorato per il film Oliver & Company ed episodi de I Griffin. Anche regista, è morto nel 2015 all'età di 85 anni.
Richard Mulligan interpreta Felix Farmer. Americano, ha partecipato a film come Sulle orme della Pantera Rosa e a serie quali Strega per amore, Charlie's Angels, Hunter, Love Boat, Bolle di sapone e Ai confini della realtà; come doppiatore ha lavorato per il film Oliver & Company. E' morto nel 2000 all'età di 67 anni.
Robert Preston interpreta il Dr. Irving Finegarten. Americano, ha partecipato a film come Victor Victoria e Giochi stellari. E' morto nel 1987 all'età di 68 anni.
Robert Vaughn interpreta David Blackman. Meglio conosciuto come Napoleon Solo della serie Organizzazione U.N.C.L.E., ha partecipato a film come I dieci comandamenti, I magnifici sette, L'inferno di cristallo, Superman III, Renegade un osso troppo duro e ad altre serie quali Zorro, Alfred Hitchcock presenta, Colombo, Love Boat, A-Team, Hunter, La signora in giallo, Walker Texas Ranger, La tata, Sentinel e Little Britain USA. Anche regista, è morto nel 2016 all'età di 83 anni.
Nei panni di Lila, l'autostoppista bionda, c'è Jennifer Edwards, figlia del regista. L'acronimo S.O.B., lungi dall'essere Son Of a Bitch come tutti pensano (e com'è stato tradotto in italiano), sta per Standard Operational Bullshit , in riferimento a tutto ciò che accade al protagonista sul finale; a proposito di bullshit, la pellicola (basata in parte sull'esperienza di Blake Edwards sui set di Operazione crepes suzette e Uomini selvaggi) è stata candidata ai Razzie Awards per la peggior regia e peggior sceneggiatura ma quell'anno vinsero rispettivamente Michael Cimino per I cancelli del cielo e Mammina cara, tratto dalla biografia al vetriolo scritta dalla figlia di Joan Crawford sull'attrice. In compenso, S.O.B. era stato anche candidato per un Golden Globe alla Miglior Commedia o Musical, strappatogli dal film Arturo. Detto questo, se S.O.B. vi fosse piaciuto recuperate 10 e Hollywood Party, sempre dello stesso regista. ENJOY!
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martedì 30 gennaio 2018
domenica 23 agosto 2015
La maledizione di Damien (1978)
L'estate, si sa, reca seco zero voglia di sbattersi. Ed è così che ho ravanato nel fondo della mia collezione di film tirandone fuori La maledizione di Damien (Damien: Omen II), diretto nel 1978 dal regista Don Taylor.
Trama: Alcuni anni dopo la fine de Il presagio ritroviamo un Damien ormai tredicenne e ancora ignaro di essere l'Anticristo. Così non è per chi lo circonda, tra amici che cercano di favorirne l'ascesa e nemici che tentano inutilmente di fermarla...
Certo che essere l'Anticristo significa davvero vincere facile. Qualunque cosa accada, per chiunque voglia farci fuori o privarci dei nostri diritti o del nostro patrimonio, c'è sempre babbo Satana a metterci una pezza scatenando corvi assetati di sangue o incredibili botte di sfiga. Succedeva così già ne Il presagio, lo stesso accade anche in La maledizione di Damien, con la differenza fondamentale che nel primo film "un minimo" si riusciva a mantenere la speranza che il demoniaco pargoletto potesse venire fatto fuori, mentre nella pellicola di Don Taylor basta solo che uno pensi di contrastare le intenzioni di Damien o dei suoi seguaci per essere fatto fuori nel giro di un minuto. Insomma, fondamentalmente il difetto di La maledizione di Damien è l'essere stato girato con un ritmo tutto sbagliato che concentra l'attenzione su queste rapide morti ad effetto e per il resto ammorba lo spettatore con interminabili parate militari e ancor più tediosi dialoghi relativi ai ben poco etici piani aziendali di tal Paul Buher, intenzionato a sfruttare la fame nel mondo per fare soldi. Francamente, al posto degli sceneggiatori mi sarei maggiormente concentrata sul passaggio di Damien dall'adolescenza all'età adulta e magari su eventuali pensieri del ragazzino all'idea di essere l'Anticristo, cosa che invece viene liquidata in quattro e quattr'otto con una poco convinta fuga verso il mare con tanto di urlo "Perché proprio a me? Perché? Perchééééé???": o pargolo, non mi sembri tanto disperato all'idea visto che dopo questa merolata vai ad ammazzare tre o quattro persone! Davvero, per quel che riguarda la trama non c'è proprio gusto a guardare La maledizione di Damien, che sembra la versione horror della tipica giornata di Gastone.
Per quanto riguarda il resto, la pellicola viene resa incredibilmente noiosa anche dalla non memorabile regia di Don Taylor, che a differenza de Il presagio riesce a confezionare solo una sequenza degna di essere ricordata (quella dell'ascensore per intenderci, al massimo quella della giornalista attaccata dai corvi) e persino la musica di Jerry Goldsmith, per quanto evocativa ed azzeccata, riesce ad essere utilizzata malissimo e solo per sottolineare, molto banalmente, i momenti in cui l'intervento di Satana si abbatte sui vari personaggi. Poco da dire anche sugli attori. L'inquietantissimo pargoletto di Harvey Stephens è stato sostituito da un adolescente con la faccia da chiulo che, lungi dal fare anche solo minimamente paura, instilla nello spettatore l'incredibile voglia di prenderlo a calci nel didietro, un ancora poco famoso Lance Henriksen viene poco utilizzato e lo stesso vale per il personaggio più interessante della pellicola, l'odiosa ma perspicace zia Marion dell'iconica Sylvia "Juno" Sydney; i nuovi genitori di Damien, William Holden e Lee Grant, lasciano il tempo che trovano e sono davvero poco carismatici, soprattutto il personaggio di Anne Thorne viene sfruttato e sviluppato malissimo e, se arriverete alla fine del film senza addormentarvi com'è capitato di tanto in tanto a me, capirete anche il perché. Dopo questo filmucolo non so nemmeno io se proseguire, come mi ero prefissata tanto tempo fa, nell'impresa di recuperare anche Conflitto finale (c'è Sam Neill però... mah...) e il remake del primo Il presagio ma sicuramente al momento la mia "storia" con Damien si conclude qui. Ne riparliamo magari fra qualche tempo.
Di Sylvia Sidney (zia Marion) e Lance Henriksen (Sergente Neff) ho già parlato ai rispettivi link.
Don Taylor è il regista della pellicola (ha sostituito il non accreditato Mike Hodges, che ha abbandonato il set a causa di divergenze creative). Americano, ha diretto film come Fuga dal pianeta delle scimmie, L'isola del dottor Moreau ed episodi di serie come Alfred Hitchcock presenta. Anche attore, sceneggiatore e produttore, è morto nel 1998 all'età di 78 anni.
William Holden (vero nome William Franklin Beedle Jr.) interpreta Richard Thorn. Americano, ha partecipato a film come Viale del tramonto, Stalag 17 (che gli è valso un Oscar come miglior attore protagonista), Sabrina, Il ponte sul fiume Kwai, Casino Royale, Il mucchio selvaggio, L'inferno di cristallo, Quinto potere e S.O.B.. E' morto nel 1981 all'età di 63 anni.
Lee Grant (vero nome Lyova Haskell Rosenthal) interpreta Ann Thorn. Americana, ha partecipato a film come La calda notte dell'ispettore Tibbs, Shampoo (che le è valso un Oscar come miglior attrice non protagonista), Il villaggio dei dannati, Airport '77, Mulholland Drive e a serie come Peyton Place e Colombo. Anche regista, produttrice e sceneggiatrice, ha 90 anni.
William Holden avrebbe dovuto partecipare già a Il presagio ma aveva rifiutato perché non voleva prendere parte ad un film incentrato sulla figura del demonio; neanche a dirlo, dopo che Il presagio è diventato un successo al botteghino, l'attore ha deciso di partecipare al secondo capitolo della saga. David Seltzer, che aveva sceneggiato la prima pellicola, ha invece deciso molto coerentemente di chiamarsi fuori da La maledizione di Damien e ha dichiarato che, se avesse accettato di scrivere la sceneggiatura del secondo capitolo, l'avrebbe fatta cominciare il giorno dopo la fine del primo film, con Damien che viveva nella Casa Bianca. Detto questo, se La maledizione di Damien vi fosse piaciuto recuperate Il presagio e i due seguiti, Conflitto finale e Omen IV: Presagio infernale ed estote parati! perché nel 2016 la A&E dovrebbe mandare in onda la serie TV Damien. ENJOY!
Trama: Alcuni anni dopo la fine de Il presagio ritroviamo un Damien ormai tredicenne e ancora ignaro di essere l'Anticristo. Così non è per chi lo circonda, tra amici che cercano di favorirne l'ascesa e nemici che tentano inutilmente di fermarla...
Certo che essere l'Anticristo significa davvero vincere facile. Qualunque cosa accada, per chiunque voglia farci fuori o privarci dei nostri diritti o del nostro patrimonio, c'è sempre babbo Satana a metterci una pezza scatenando corvi assetati di sangue o incredibili botte di sfiga. Succedeva così già ne Il presagio, lo stesso accade anche in La maledizione di Damien, con la differenza fondamentale che nel primo film "un minimo" si riusciva a mantenere la speranza che il demoniaco pargoletto potesse venire fatto fuori, mentre nella pellicola di Don Taylor basta solo che uno pensi di contrastare le intenzioni di Damien o dei suoi seguaci per essere fatto fuori nel giro di un minuto. Insomma, fondamentalmente il difetto di La maledizione di Damien è l'essere stato girato con un ritmo tutto sbagliato che concentra l'attenzione su queste rapide morti ad effetto e per il resto ammorba lo spettatore con interminabili parate militari e ancor più tediosi dialoghi relativi ai ben poco etici piani aziendali di tal Paul Buher, intenzionato a sfruttare la fame nel mondo per fare soldi. Francamente, al posto degli sceneggiatori mi sarei maggiormente concentrata sul passaggio di Damien dall'adolescenza all'età adulta e magari su eventuali pensieri del ragazzino all'idea di essere l'Anticristo, cosa che invece viene liquidata in quattro e quattr'otto con una poco convinta fuga verso il mare con tanto di urlo "Perché proprio a me? Perché? Perchééééé???": o pargolo, non mi sembri tanto disperato all'idea visto che dopo questa merolata vai ad ammazzare tre o quattro persone! Davvero, per quel che riguarda la trama non c'è proprio gusto a guardare La maledizione di Damien, che sembra la versione horror della tipica giornata di Gastone.
Per quanto riguarda il resto, la pellicola viene resa incredibilmente noiosa anche dalla non memorabile regia di Don Taylor, che a differenza de Il presagio riesce a confezionare solo una sequenza degna di essere ricordata (quella dell'ascensore per intenderci, al massimo quella della giornalista attaccata dai corvi) e persino la musica di Jerry Goldsmith, per quanto evocativa ed azzeccata, riesce ad essere utilizzata malissimo e solo per sottolineare, molto banalmente, i momenti in cui l'intervento di Satana si abbatte sui vari personaggi. Poco da dire anche sugli attori. L'inquietantissimo pargoletto di Harvey Stephens è stato sostituito da un adolescente con la faccia da chiulo che, lungi dal fare anche solo minimamente paura, instilla nello spettatore l'incredibile voglia di prenderlo a calci nel didietro, un ancora poco famoso Lance Henriksen viene poco utilizzato e lo stesso vale per il personaggio più interessante della pellicola, l'odiosa ma perspicace zia Marion dell'iconica Sylvia "Juno" Sydney; i nuovi genitori di Damien, William Holden e Lee Grant, lasciano il tempo che trovano e sono davvero poco carismatici, soprattutto il personaggio di Anne Thorne viene sfruttato e sviluppato malissimo e, se arriverete alla fine del film senza addormentarvi com'è capitato di tanto in tanto a me, capirete anche il perché. Dopo questo filmucolo non so nemmeno io se proseguire, come mi ero prefissata tanto tempo fa, nell'impresa di recuperare anche Conflitto finale (c'è Sam Neill però... mah...) e il remake del primo Il presagio ma sicuramente al momento la mia "storia" con Damien si conclude qui. Ne riparliamo magari fra qualche tempo.
Di Sylvia Sidney (zia Marion) e Lance Henriksen (Sergente Neff) ho già parlato ai rispettivi link.
Don Taylor è il regista della pellicola (ha sostituito il non accreditato Mike Hodges, che ha abbandonato il set a causa di divergenze creative). Americano, ha diretto film come Fuga dal pianeta delle scimmie, L'isola del dottor Moreau ed episodi di serie come Alfred Hitchcock presenta. Anche attore, sceneggiatore e produttore, è morto nel 1998 all'età di 78 anni.
William Holden (vero nome William Franklin Beedle Jr.) interpreta Richard Thorn. Americano, ha partecipato a film come Viale del tramonto, Stalag 17 (che gli è valso un Oscar come miglior attore protagonista), Sabrina, Il ponte sul fiume Kwai, Casino Royale, Il mucchio selvaggio, L'inferno di cristallo, Quinto potere e S.O.B.. E' morto nel 1981 all'età di 63 anni.
Lee Grant (vero nome Lyova Haskell Rosenthal) interpreta Ann Thorn. Americana, ha partecipato a film come La calda notte dell'ispettore Tibbs, Shampoo (che le è valso un Oscar come miglior attrice non protagonista), Il villaggio dei dannati, Airport '77, Mulholland Drive e a serie come Peyton Place e Colombo. Anche regista, produttrice e sceneggiatrice, ha 90 anni.
William Holden avrebbe dovuto partecipare già a Il presagio ma aveva rifiutato perché non voleva prendere parte ad un film incentrato sulla figura del demonio; neanche a dirlo, dopo che Il presagio è diventato un successo al botteghino, l'attore ha deciso di partecipare al secondo capitolo della saga. David Seltzer, che aveva sceneggiato la prima pellicola, ha invece deciso molto coerentemente di chiamarsi fuori da La maledizione di Damien e ha dichiarato che, se avesse accettato di scrivere la sceneggiatura del secondo capitolo, l'avrebbe fatta cominciare il giorno dopo la fine del primo film, con Damien che viveva nella Casa Bianca. Detto questo, se La maledizione di Damien vi fosse piaciuto recuperate Il presagio e i due seguiti, Conflitto finale e Omen IV: Presagio infernale ed estote parati! perché nel 2016 la A&E dovrebbe mandare in onda la serie TV Damien. ENJOY!
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